© 9 novembre 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Alimentazione
Grande Reset, il piano alimentare del del World Economic Forum avvantaggia le grandi industrie, non le persone
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21
«Il Grande Reset riguarda il mantenimento e il potenziamento di una macchina di estrazione industriale e la proprietà privata sulla vita» – Vandana Shiva
«Il Grande Reset riguarda il mantenimento e il potenziamento di una macchina di estrazione industriale e la proprietà privata sulla vita» – Vandana Shiva
Il Grande Reset del World Economic Forum include un piano per trasformare le industrie alimentari e agricole e l’alimentazione. Gli architetti del piano ritengono che esso contrasterà la scarsità di cibo, la fame e le malattie, oltre a mitigare i cambiamenti climatici.
Tuttavia osservando più attentamente le industrie e gli esperti associati al WEF allo scopo di traghettarci in questa trasformazione globale comprendiamo che il vero motivo è un maggiore controllo delle imprese sul sistema alimentare sfruttando soluzioni tecnologiche.
Vandana Shiva, studiosa, ambientalista, sostenitrice della sovranità alimentare e autrice, ha dichiarato a The Defender: «Il Grande Reset riguarda il controllo da parte degli azionisti delle multinazionali del World Economic Forum su quanti più aspetti mondiali possibile. Dai dati digitali a ogni boccone di cibo che mangiamo».
Il Grande Reset del World Economic Forum include un piano per trasformare le industrie alimentari e agricole e l’alimentazione. Gli architetti del piano ritengono che esso contrasterà la scarsità di cibo, la fame e le malattie, oltre a mitigare i cambiamenti climatici.
Il WEF si definisce come «la piattaforma globale per la cooperazione pubblico-privato» che connette imprese, politici, intellettuali, scienziati e altri leader per «definire, discutere e avanzare progetti fondamentali per l’agenda globale».
Secondo il fondatore del WEF e presidente esecutivo, Klaus Schwab, il forum è guidato dallo scopo di rendere «le compagnie private gli amministratori fiduciari della società» per «affrontare le sfide ambientali e sociali».
In luglio, Schwab ha pubblicato un libro di 195 pagine, «COVID-19: The Great Reset», nel quale incoraggia gli industriali e chi ricopre ruoli decisionali a «fare buon uso della pandemia, non lasciando che questa crisi vada sprecata».
TIME Magazine (di proprietà di Marc Benioff, membro del WEF) ha iniziato a collaborare con il WEF per trattare del Grande Reset e «mostrare come la pandemia di COVID-19 sia un’occasione unica per trasformare il nostro modo di vivere».
Il vero motivo è un maggiore controllo delle imprese sul sistema alimentare sfruttando soluzioni tecnologiche
Il Grande Reset vuole essere onnicomprensivo. Le organizzazioni associate includono i maggiori operatori della raccolta dei dati, telecomunicazioni, produzione di armi, finanza, farmaceutica, biotecnologia e industrie alimentari.
Il piano del WEF per il «reset» dell’alimentazione e dell’agricoltura comprende progetti e partnership strategiche che favoriscono l’utilizzo di organismi geneticamente modificati, proteine create in laboratorio e sostanze chimiche industriali e farmaceutiche come soluzioni sostenibili per i problemi alimentari e sanitari.
«Il Grande Reset riguarda il controllo da parte degli azionisti delle multinazionali del World Economic Forum su quanti più aspetti mondiali possibile. Dai dati digitali a ogni boccone di cibo che mangiamo»
Ad esempio, il WEF ha promosso e si è associato con un’organizzazione chiamata EAT Forum. EAT Forum si autodefinisce come «Davos for food» e prevede di «apportare valore alle imprese e industrie» e «dettare l’agenda politica».
EAT è stata co-fondata da Wellcome Trust, organizzazione istituita con fondi della GlaxoSmithKline e gode ancora oggi di una partnership strategica col colosso farmaceutico. EAT collabora con oltre 40 governi locali in Europa, Africa, Asia, Nord America, Sud America e Australia. L’organizzazione assiste anche il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF) nella «creazione di nuove linee guida alimentari» e iniziative di sviluppo sostenibile.
Secondo Federic Leroy, professore di scienze dell’alimentazione e biotecnologie all’Università di Bruxelles, la rete di EAT interagisce strettamente con le aziende che producono le imitazioni della carne, tra cui Impossible Foods e altre imprese biotech, che mirano a sostituire cibi genuini con prodotti di laboratorio geneticamente modificati.
Il Grande Reset vuole essere onnicomprensivo. Le organizzazioni associate includono i maggiori operatori della raccolta dei dati, telecomunicazioni, produzione di armi, finanza, farmaceutica, biotecnologia e industrie alimentari
«Li spacciano come sani e sostenibili, ma non lo sono», dichiara Leroy a The Defender.
Impossible Foods è stata co-fondata da Google, Jeff Bezos e Bill Gates. Recenti analisi hanno mostrato che la finta carne prodotta in laboratorio contiene livelli di glifosato 11 volte maggiori rispetto al principale concorrente.
L’iniziativa di punta di EAT è FReSH, che l’organizzazione definisce come lo sforzo per guidare la trasformazione del sistema alimentare. I partner del progetto sono Bayer, Cargill, Syngenta, Unilever e il gigante tecnologico Google.
«Le compagnie come Unilever e Bayer e altre industrie farmaceutiche effettuano già lavorazioni chimiche – molte delle aziende elencate sono nella posizione di trarre enormi profitti da questo nuovo business basato sulla lavorazione di sostanze ed estratti necessari per produrre alimenti in laboratorio su scala globale», afferma Leroy.
Il piano del WEF per il «reset» dell’alimentazione e dell’agricoltura comprende progetti e partnership strategiche che favoriscono l’utilizzo di OGM, proteine create in laboratorio e sostanze chimiche industriali e farmaceutiche come soluzioni sostenibili per i problemi alimentari e sanitari.
Nel suo libro, Schwab parla di come le biotecnologie e gli alimenti geneticamente modificati dovrebbero diventare i pilastri fondamentali per risolvere i problemi legati alla scarsità di cibo, che il COVID ha rivelato e aggravato.
Scrive che «si raggiungerà la sicurezza alimentare globale quando le regolamentazioni sui cibi geneticamente modificati verranno adattate fino a riflettere la realtà, cioè che l’editing genetico offre un metodo preciso, efficiente e sicuro per aumentare i raccolti».
Shiva non è d’accordo. A The Defender afferma che «Il WEF sta diffondendo una scienza falsa» e «la promozione di queste tecnologie e soluzioni da parte di Schwab prova che il Grande Reset riguarda il mantenimento e il potenziamento di una macchina di estrazione industriale e la proprietà privata sulla vita».
Il guru del Grande Reset Klaus Schwab scrive che «si raggiungerà la sicurezza alimentare globale quando le regolamentazioni sui cibi geneticamente modificati verranno adattate fino a riflettere la realtà, cioè che l’editing genetico offre un metodo preciso, efficiente e sicuro per aumentare i raccolti».
EAT ha sviluppato quella che chiama «sana dieta planetaria» che il WEF considera come «la soluzione alimentare sostenibile del futuro».
Tuttavia, secondo Leroy è una dieta che intende rimpiazzare tutto il resto. «La dieta punta a ridurre l’apporto di carne e latticini per la popolazione fino al 90%, in certi casi, e a sostituirli con cibi creati in laboratorio, cereali e olio», afferma. «La dieta proposta da EAT non riguarda la nutrizione, ma le grandi industrie e il controllo delle imprese sul sistema alimentare», spiega Shiva.
Secondo il report di EAT, i grandi aggiustamenti che le organizzazioni e le imprese associate vogliono apportare al sistema alimentare «non possono avere successo se lasciate i mano agli individui», e i cambiamenti che vogliono imporre sulle abitudini alimentari della società «richiedono una riforma sistematica con interventi politici severi, che includono leggi, misure fiscali, incentivi e sanzioni, una riconfigurazione dei commerci e altre misure economiche e strutturali».
Ma per Shiva è un approccio sbagliato, perché «tutta la scienza» conferma che le diete devono essere basate sulle biodiversità regionali e geografiche.
«La dieta punta a ridurre l’apporto di carne e latticini per la popolazione fino al 90%, in certi casi, e a sostituirli con cibi creati in laboratorio, cereali e olio»
Spiega che «la dieta unica e globale di EAT sarà prodotta con le tecnologie occidentali e mediante l’utilizzo di agenti chimici nell’agricoltura. L’imposizione alle singole nazioni da parte delle lobby multinazionali è ciò che chiamo imperialismo alimentare».
Jeremy Loffredo
Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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