Politica
«Gli USA sono diretti all’inferno»: discorso di Donald Trump dopo essere stato in tribunale
Trump si è presentato a Manhattan davanti al giudice. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole di 34 capi di imputazione.
Secondo quanto riferito, Trump si è seduto con le mani giunte, affiancato dai suoi avvocati, mentre ha detto “non colpevole” quando gli è stato chiesto come si è dichiarato alle accuse. Prima dell’udienza in tribunale, ha salutato con la mano una folla riunita fuori dal tribunale dopo essere stato guidato in un corteo dalla sua casa alla Trump Tower a Manhattan. Ha alzato il pugno in aria mentre lasciava la Trump Tower davanti ai giornalisti. Ha ignorato le domande dei giornalisti mentre lasciava l’aula.
L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan ha accusato Trump di aver organizzato un pagamento segreto alla porno attrice per impedirle di rendere pubblica una presunta relazione, e successivamente di aver tentato di coprire il trasferimento attraverso documenti commerciali falsificati.
Per qualche ragione, sono stati fatti entrare fotografi in aula, quando di solito le uniche immagini che possono uscire sono i disegni degli sketch-artist tribunalizi.
Trump si è costituito in tribunale anche se non era tenuto a farlo, specie dopo che il governatore della Florida, dove risiede ora Trump, Ron DeSantis – suo principale rivale alle primarie repubblicane – aveva dichiarato che avrebbe negato l’estradizione.
I sostenitori di Trump hanno invaso Manhattan. Una quantità di lavoratori dei media erano pure presenti.
MASSIVE turnout today in front of the Manhattan Courthouse, as thousands gather to show their support of President Trump #TrumpIndictment pic.twitter.com/JxljYJeG5g
— Meech Memez (@MeechMemez) April 4, 2023
La città di Nuova York è stata quindi bloccata almeno per metà, per un costo di sicurezza, è stato detto, di almeno 200 milioni di dollari.
Una volta finito in tribunale, Trump è tornato nella sua magione di Mar-a-Lago in Florida, da dove ha tenuto un discorso davanti a centinaia di sostenitori.
Big Trump is on the way to Manhattan to win his election, it’s a party! pic.twitter.com/xmnSaUsVTY
— Dom Lucre | Breaker of Narratives (@dom_lucre) April 3, 2023
Qui l’ex presidente si è scagliato contro i pubblici ministeri di New York, accusando anche i Democratici USA di persecuzione politica e «indagini fraudolente».
Trump ha pronunciato il discorso a un pubblico ieri martedì sera, insistendo sul fatto che «non c’è nessun caso» contro di lui dopo essere tornato a casa da New York, dove è stato accusato di falsificazione di documenti aziendali all’inizio della giornata.
«Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere in America… L’unico crimine che ho commesso è difendere senza paura la nostra Nazione da coloro che cercano di distruggerla”, ha detto, aggiungendo che l’ultimo caso fa parte di un “assalto di indagini fraudolente» promossa dai Democratici.
Trump ha sostenuto che dal momento che i suoi rivali «non possono batterci alle urne», hanno cercato di «batterci attraverso la legge», ribadendo alcune delle sue precedenti affermazioni di diffuse frodi elettorali nella corsa presidenziale del 2020. Ha respinto le accuse contro di lui come «false», affermando che il loro scopo è «interferire con le imminenti elezioni del 2024» e dovrebbero essere «ritirate immediatamente».
Assumendo il tono di un candidato presidenziale, l’ex leader ha continuato a lanciare una litania di critiche ai democratici e al presidente Joe Biden, accusandoli di inflazione elevata che «paralizza» l’economia statunitense, «statistiche sulla criminalità furiosa» e immigrazione fatta di «frontiere aperte».
Trump ha dichiarato che Biden potrebbe condurre il Paese in «una Terza Guerra Mondiale nucleare totale», riferendosi apparentemente al coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto in Ucraina. «Ci crediate o no, è vicina» ha detto il 45° presidente alla folla di sostenitori di Mar-a-Lago.
Trump ha negato ogni illecito, definendo l’accusa una «caccia alle streghe» e una «persecuzione politica» da parte del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che ha descritto come un «procuratore di sinistra radicale sostenuto da George Soros» durante il suo discorso di martedì sera.
L’ufficio del procuratore distrettuale ha detto che prevede di produrre la maggior parte delle sue prove nei prossimi 65 giorni, mentre la difesa di Trump ha tempo fino all’inizio di agosto per presentare eventuali istanze contro il caso.
Sebbene il giudice Juan Merchan abbia programmato la prossima udienza di persona per il 4 dicembre, gli avvocati di Trump affermano di sperare che il caso venga archiviato prima che possa essere processato.
Si temeva che il giudice emanasse un gag order, ossia un ordine della Corte che proibisce all’imputato di parlare all’esterno delle questioni che riguardano il processo. Un gag order è stato emesso nel caso di Roger Stone, advisor di Trump arrestato con un raid FBI all’alba e mandato in galera per collusione con la Russia e con Wikileaks.
Tuttavia un «ordine bavaglio» contro un candidato presidente – quello oggi che stacca di 30 punti percentuali i rivali repubblicani – sarebbe un caso da capogiro, politicamente e giuridicamente. Il giudice, ad ogni modo, ha lanciato un sinistro avvertimento a Trump: niente post sui social che «incitano alla violenza», altrimenti l’ordinanza di imbavagliamento sarà spiccata. Insomma: attento a quello che dici, ti guardo.
Trump a Mar-a-Lago ha tenuto un lungo discorso che nominava tutti i procuratori che stanno cercando di accusarlo, per poi fare discorsi di geopolitica: l’ex presidente guarda con orrore agli accordi tra Russia e Cina e Iran e Arabia Saudita, dimostrazione della fine della forza americana sul mondo. L’ex inquilino della Casa Bianca ha inoltre parlato nuovamente del caso del laptop di Hunter Biden, ritenuto prova della corruzione del clan Biden, accusando l’FBI e i membri dell’Intelligence che hanno partecipato all’insabbiamento.
«Il nostro Paese è diretto all’Inferno» ha dichiarato Trump in apertura del suo discorso in Florida.
Former Pres. Donald J. Trump addresses the nation after indictment
TRUMP: Because our country is going to Hell
(Mar-a-Lago audience erupts in applause)
???? pic.twitter.com/xHCERRWe3o
— Bad Fox Graphics (@BadFoxGraphics) April 5, 2023
Cosa possa accadere se questa farsa dovesse continuare – un cortocircuito di giustizia e politica che in Italia abbiamo conosciuto bene – non lo sappiamo.
Tuttavia, ha scritto Renovatio 21, una delle conseguenze indirette potrebbe essere la pace mondiale.
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Politica
I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi
Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.
Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.
«Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».
A viral video shows a prisoner confronting Nicolas Sarkozy, saying, “We’ll avenge Gaddafi. Give back the billions.” The former French president, jailed for conspiracy, is accused of taking Libyan money before leading NATO’s 2011 war that killed Gaddafi. pic.twitter.com/KlAISnFVSX
— comra (@comrawire) October 22, 2025
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Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.
«L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.
Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.
L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.
A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.
Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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Politica
Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro
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Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra
Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.
I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.
Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.
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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.
Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.
Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.
Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.
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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.
Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.
Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.
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