Vaccini
Gli enti di Gates preparano il vaccino universale «contro tutti i Coronavirus»
CEPI (Coalition of Epidemic Preparedness Innovation) è una partnership di soggetti pubblici e privati tra cui l’India, la Germania, il Giappone, la Norvegia, il Regno Unito, la UE, il Wellcome Trust (ente creato dalla società di vaccini poi fusasi con Glaxo) e, immancabili, dai coniugi Gates.
CEPI è stata lanciata a Davos – cioè nella capitale del Grande Reset – nel 2017 dalla Bill & Melinda Gates Foundation, con grant da centinaia di milioni di dollari. Le attività di CEPI sono moltissine: I test di Moderna sul mRNA1273 sono stati finanziati pure dalla CEPI.
CEPI, oltre ad aver finanziato i vaccini COVID, gestisce il programma Covax (un progetto internazionale che vuole garantire un «accesso equo» ai vaccini anti COVID) assieme ad altri enti come il GAVI (ente di cooperazione mondiale tra soggetti pubblici e privati, che dichiara lo scopo di assicurare «l’immunizzazione per tutti», a cui il governo Conte bis diede 287,5 milioni di euro) e l’OMS.
Tutte gli acronimi sopracitati hanno in comune il fatto di essere tutti finanziati da Bill Gates, per cifre totali di miliardi di dollari – centinaia vanno solo all’OMS, di cui dopo il ritiro degli USA sotto Trump Gates è diventato il primo finanziatore in assoluto.
Il Corriere della Sera ha intervistato Richard Hatchett, CEO di CEPI, che ha svelato i progetti in via di realizzazione. Su tutti, quello per un supervaccino.
«CEPI ha aperto alle proposte per un vaccino che protegga dai betacoronavirus, cioè non solo da SARS-CoV-2 ma da SARS, MERS e altri coronavirus che emergeranno in futuro…. Stiamo per annunciare un programma per un vaccino che includa altre parti del virus SARS-CoV-2, non solo la proteina spike ma un repertorio antigenico più vasto».
L’uomo gatesiano pare frustrato nei confronti della famosa proteina spike, perché «ci sono molte mutazioni quella parte del virus, perciò dobbiamo sviluppare vaccini che non siano suscettibili a piccoli cambiamenti nella proteina spike o nel dominio legante del recettore: necessario un diverso approccio concettuale in modo da anticipare anziché inseguire il virus».
In pratica, stanno cercando un vaccino che neutralizzi i virus che non ancora esistono. Una sostanza che agisca come una «guerra preventiva dell’era Bush». Un supervaccino.
In pratica, stanno cercando un vaccino che neutralizzi i virus che non ancora esistono. Una sostanza che agisca come una «guerra preventiva dell’era Bush». Un supervaccino
«Diversi virologi pensano che possa essere più facile arrivare ad un vaccino universale contro i coronavirus rispetto ad un vaccino universale per l’influenza, cosa che si cerca di fare da molti anni ma non ce abbiamo ancora».
Ecco quindi che riappare, il sogno del vaccino universale, utopia dei virologi che sbavano sul Nobel, sogno paradisiaco delle farmaceutiche (molte delle quali finanziate anche loro da Gates e dalla sua Fondazione) che, con gli obblighi che si innesterebbero, diventerebbero, se possibile, ancora più potenti…
Perché, dice l’uomo CEPI, dovete (novità!) avere paura. E tanta.
«Il COVID non è certo il peggiore (…) Sappiamo che esistono altri coronavirus di tipo SARS e MERS con tasso di letalità 20-50 volte maggiore del COVID, quindi penso che sia davvero importante la ricerca di un vaccino universale».
«Diversi virologi pensano che possa essere più facile arrivare ad un vaccino universale contro i coronavirus rispetto ad un vaccino universale per l’influenza, cosa che si cerca di fare da molti anni ma non ce abbiamo ancora»
Il vaccino universale s’ha da fare, perché «abbiamo la prova che è possibile ottenere un vaccino universale per una famiglia virale, per esempio quello che usiamo contro il vaiolo protegge contro tutti i virus della famiglia degli Orthopoxvirus» dice il nostro, buttando lì un termine tecnico turlupinante.
L’intervista, a parte la questione del «vaccino universale», contieni passaggi al limite del grottesco – ma del resto, cosa non lo è sui giornali di oggi. L’uomo CEPI dice infatti, per far capire quanto lavoro stiano facendo laggiù, che stanno «anche studiando l’approccio mix and match, cioè cosa succede se le persone usano un vaccino e fanno un richiamo con un altro». Interessante. Il problema che sorge al comune lettore è che il mischiotto, inizialmente proibito e deriso, in Italia e nel mondo lo hanno fatto tantissimi. Ci allieta sapere che finalmente, dopo aver inoculato milioni di persone, si studi la questione. Se qualcuno lo conosce, informi il tizio che quando si ha una carrozza, i cavalli vanno davanti.
Il grottesco non cala di intensità, quando il funzionario vaccinale globale racconta che «nei prossimi anni ottimizzeremo i vaccini che abbiamo già e forse in questo modo potremo raggiungere un’immunità di lunga durata (…) Potenzialmente ci sono diverse strade per superare la situazione attuale di dover fare richiami ogni 6 mesi».
Par di capire, nelle stanze dei bottoni dei virologi mondialisti e dei miliardari che li finanziano, hanno già deciso che i richiami li dobbiamo fare ogni sei mesi?
Cioè, par di capire, nelle stanze dei bottoni dei virologi mondialisti e dei miliardari che li finanziano, hanno già deciso che i richiami li dobbiamo fare ogni sei mesi?
Parrebbe, e il Corriere pubblica tutto, senza azzardare neanche mezza domanda. Ma forse siamo noi che abbiamo letto male, perché stupidi no vax ignoranti. Anche se ricordiamo bene quando lo stesso Gates parlò di dosi multiple già un anno fa, ma anche allora forse non capivamo nulla.
L’articolo è firmato Viviana Mazza. La Mazza capisce, invece. Forse. Ma non fa un plissé davanti a questa sequela di rivelazioni, ultima delle quali quella della possibile «nasalizzazione» del vaccino COVID: «con l’università di Hong Kong abbiamo investito in un vaccino per via nasale, senza ago, e che possa bloccare la trasmissione del virus attraverso l’immunità della mucosa, proteggendo le vie aeree superiori».
Ci limitiamo ad una domanda: il supervaccino farà superdanni?
«Questa è solo un’idea» dice lo stipendiato da Bill Gates.
Dell’idea che può avere la popolazione del vaccino, e ancor di più del «vaccino universale», non sembra importare niente a nessuno.
Pazienza, ci siamo abituati.
Ma ci limitiamo ad una domanda: il supervaccino farà superdanni?
Immagine di AxeMoose via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported (CC BY-NC 3.0)
Vaccini
Il comitato consultivo del CDC vota per porre fine alla raccomandazione di vaccinare i neonati contro l’epatite B
Il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) ha deliberato per revocare la raccomandazione storica che imponeva la vaccinazione contro l’epatite B a tutti i neonati subito dopo la nascita. Questa decisione rappresenta un trionfo significativo per la campagna «Make America Healthy Again» promossa dal segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr., mirata a una revisione del calendario vaccinale pediatrico, in un’epoca di crescenti interrogativi sull’impennata dei casi di autismo tra i bambini.
Con 8 voti a favore e 3 contrari, l’ACIP ha indicato che le madri risultate negative al test per l’epatite B possano concordare con il proprio pediatra «quando o se» somministrare il vaccino ai loro neonati. Le direttive per i piccoli nati da madri positive o con status ignoto al virus restano immutate.
Si prevedono ulteriori revisioni alla politica vaccinale nei mesi a venire, mentre il panel valuta l’intero protocollo di immunizzazioni infantili. Diversi oratori intervenuti all’assemblea, e almeno parte degli esperti consultati, sono noti per le loro riserve sul tema dei vaccini.
Kennedy si definisce «pro-sicurezza», non «anti-vaccini», ma i media mainstream – pesantemente influenzati dai contributi pubblicitari delle multinazionali farmaceutiche – hanno ritratto il titolare dell’HHS come un «anti-vaccinista». Tale immagine è lontana dalla realtà, come ha ribadito di recente lo stesso Kennedy: «Credo che i vaccini abbiano salvato milioni di vite e svolgano un ruolo fondamentale nell’assistenza sanitaria».
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Il Ssegretario sta esaminando un potenziale nesso tra il vaccino e l’aumento dei disturbi autistici, evidenziando come il piano vaccinale per l’infanzia sia passato da poche somministrazioni a un ventaglio di decine di dosi.
Il vaccino contro l’epatite B ha provocato danni così estesi nella popolazione americana che nel 1999 ABC News gli dedicò un’inchiesta e il Congresso indisse un’audizione. Eppure, gli specialisti allineati alla narrazione ufficiale hanno negato l’esistenza di legami provati. È sufficiente rammentare che le contestazioni più accese alla riforma vaccinale di RFK Jr. proverranno dai media corporate e dai parlamentari, che dipendono in misura preponderante dai finanziamenti dell’industria farmaceutica.
L’Italia è stata il primo Paese europeo a rendere obbligatoria la vaccinazione per i nuovi nati e per gli adolescenti di 12 anni con la legge 27 maggio 1991, n. 165, entrata in vigore dal 1992.
I giornali riportano che la decisione fu presa dal ministero dove direttore generale e ministro della Sanità stesso ricevettero una tangente di 600 milioni di lire da GlaxoSmihKline, produttrice del vaccino Engerix B contro l’epatite B per i neonati.
In Italia l’obbligo è rimasto per i nati dal 1992 in poi (coorti 1981-2000 anche per la dose adolescenti) fino al 2017, quando la legge Lorenzin (119/2017) lo ha confermato estendendolo a 10 vaccinazioni. Oggi resta obbligatorio 0-15 anni.
Va ricordato che l’epatite B si trasmette per via sessuale o scambio di siringhe tra tossicodipendenti: perché, quindi, vaccinare un neonato per tale morbo?
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Vaccini
Uno studio minimizza il rischio di miocardite nei bambini a causa del vaccino COVID
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Il riassunto dell’articolo ometteva prove del rischio del vaccino
Il disegno dello studio è profondamente compromesso perché i 22 autori hanno costruito un modello complicato per evitare di effettuare un confronto diretto (solo vaccino contro solo malattia). E anche dopo aver falsificato i conti, anche dopo aver preso i dati di quasi 14 milioni di bambini e adolescenti sotto i 18 anni in Inghilterra, hanno ottenuto un risultato che è appena statisticamente significativo, con barre di errore sovrapposte per il rischio da COVID-19 e il rischio da vaccinazione. La situazione peggiora. I risultati, che favorivano marginalmente la vaccinazione, furono annunciati in un riassunto in cima al documento e annunciati alla stampa. Ma nascosta nell’appendice, pubblicata separatamente online, c’è una tabella che mostra una versione più pertinente del confronto. La versione riportata nel riassunto si riferisce a un periodo iniziale in cui il vaccino non era disponibile. L’appendice mostra dati comparabili per il periodo in cui il vaccino era disponibile, limitatamente alle fasce d’età per le quali il vaccino era offerto. Nell’appendice, il rischio di miocardite dovuto alla malattia è la metà di quello associato al vaccino. Ciò contraddice palesemente il riassunto e i titoli dell’articolo – e questa era una risposta alla versione ingannevole della domanda, non a quella più diretta a cui i ricercatori hanno scelto di non rispondere.Sostieni Renovatio 21
Gli autori dello studio hanno posto la domanda sbagliata
La domanda più pertinente è semplice: i bambini vaccinati hanno avuto un’incidenza di miocardite più alta rispetto ai bambini non vaccinati? È una domanda a cui è facile rispondere, dati i dati a cui questi autori (ma non il pubblico) avevano accesso. In pochi minuti, avrebbero potuto calcolare il tasso di miocardite tra i bambini vaccinati e non vaccinati. Tuttavia, se hanno fatto il calcolo, non ne hanno riportato i risultati. Immagino che abbiano fatto il calcolo, ma non gli sia piaciuto quello che hanno visto, quindi non l’abbiano incluso nell’articolo pubblicato. Come ho affermato sopra, credo che gli autori dello studio abbiano «posto la domanda sbagliata». Ciò che intendo dire è che l’articolo confronta il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dalla vaccinazione. Ma questa non è la domanda più rilevante. Perché? Poiché molte persone si sono vaccinate e poi hanno comunque contratto il COVID, sono state inutilmente esposte a entrambi i rischi. Al contrario, molti bambini che non hanno ricevuto il vaccino non hanno contratto il COVID. Oppure, la loro forma è così lieve che non se ne accorgono nemmeno. Questi bambini hanno evitato entrambi i rischi. Ecco perché confrontare il rischio di miocardite da COVID con il rischio derivante dal vaccino COVID non è la questione pertinente. Non è una questione di «o l’uno o l’altro».Iscriviti al canale Telegram ![]()
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- Gli autori hanno posto una domanda complicata quando una semplice era più pertinente.
- Data questa domanda errata, non hanno effettuato l’analisi più diretta per rispondere.
- Ciononostante, hanno scoperto che il vaccino presentava un rischio di miocardite quasi doppio rispetto alla malattia. Questo risultato era riportato solo nella Tabella S16 dell’Appendice Supplementare, ma non era menzionato da nessuna parte nel corpo dell’articolo, né tantomeno nel riassunto in cima.
- E nonostante ciò hanno fatto annunci importanti al pubblico, sostenendo che il loro studio conferma che i bambini stanno meglio con il vaccino che senza.
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Vaccini
Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani
I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.
Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.
«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».
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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.
«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».
«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.
I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:
«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».
«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».
«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».
«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .
«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.
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