Geopolitica
Gaza, per gli USA nessun segno di genocidio
L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha respinto le accuse di genocidio contro Israele da parte di diversi Paesi, incluso un alleato della NATO, insistendo sul fatto che Washington non vede alcuna indicazione che le forze dello Stato Ebraico stiano commettendo atti del genere mentre martellano la Striscia di Gaza in una campagna per distruggere Hamas.
La scorsa settimana il governo del Sud Africa ha presentato un caso di genocidio contro Israele alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), e mercoledì la Turchia, che è membro della NATO, ha annunciato il suo sostegno ufficiale all’accusa.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha denunciato le accuse in una conferenza stampa più tardi mercoledì, affermando che non vi era alcuna indicazione che le forze di difesa israeliane (IDF) stessero commettendo un genocidio contro i palestinesi.
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«Il genocidio è ovviamente un’atrocità atroce, una delle atrocità più atroci che qualsiasi individuo possa commettere», ha affermato Miller. «Queste sono accuse che non dovrebbero essere prese alla leggera e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, non stiamo assistendo ad alcun atto che costituisca un genocidio».
Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, è stato più deciso nella sua risposta, affermando che le accuse contro Israele erano «prive di merito», aggiungendo che il caso della CIG presentato dal Sud Africa era «controproducente e completamente privo di qualsiasi base di fatto».
Secondo le autorità sanitarie di Gaza, più di 22.000 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre. Il mese scorso le Nazioni Unite avevano avvertito che più di 500.000 abitanti di Gaza stavano morendo di fame a causa dei bombardamenti israeliani e che l’85% della popolazione era sfollata. Il conflitto è iniziato quando i militanti di Hamas hanno lanciato attacchi a sorpresa contro i villaggi nel sud di Israele, uccidendo più di 1.100 persone, tra cui quasi 700 cittadini israeliani, e riportando a Gaza centinaia di ostaggi.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, capofila internazionale di chi accusa di genocidio lo Stato Ebraico, ha paragonato la campagna militare di Israele nell’enclave palestinese all’Olocausto della Germania nazista contro il popolo ebraico, criticando aspramente i Paesi occidentali per aver sostenuto le tattiche di Israele e suggerendo che tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (da Erdogan definito il come «macellaio di Gaza») e Adolf Hitler non vi sia questa gran differenza.
Il ministro degli Esteri della Turchia, Hakan Fidan, ha sostenuto mercoledì che, dando «sostegno incondizionato» a Israele, le nazioni occidentali hanno perso ogni credibilità nel parlare di «principi, virtù e moralità». «Vedo che tutto ciò sta aprendo la strada a un’enorme rottura geostrategica» ha dichiarato il capo della diplomazia turca.
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I commenti di Miller sono arrivati il giorno dopo che il Dipartimento di Stato americano ha rimproverato le dichiarazioni «infiammatorie e irresponsabili» di due politici israeliani che chiedevano l’allontanamento dei palestinesi da Gaza. Martedì il ministro della Difesa israeliano Itamar Ben Gvir –appartenente al partito sionista Otzma Yehudit. i cui membri sono arrivati a chiedere la nuclearizzazione di Gaza – ha ribadito la sua dichiarazione, dicendo: «con tutto il rispetto, non siamo un’altra stella sulla bandiera americana».
Le richieste di sfollamento di massa dei palestinesi sono contrarie alla politica ufficiale del governo israeliano e al punto di vista degli Stati Uniti, ha detto Miller ai giornalisti mercoledì. «Sono in diretta contraddizione con la politica del suo stesso governo, e crediamo che tali dichiarazioni dovrebbero cessare», ha detto riferendosi alla retorica di Gvir.
Tuttavia, il Miller ha aggiunto che era appropriato che l’IDF chiedesse agli abitanti di Gaza di evacuare «temporaneamente» le loro case quando le forze israeliane effettuano «operazioni militari legittime» nei loro quartieri.
Le accuse a Israele di genocidio dei palestinesi stanno arrivando da tutte le parti: in settimana l’eurodeputata irlandese Clare Daly ha definito la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen «frau genocidio» per la posizione dell’UE sull’operazione militare israeliana a Gaza.
In precedenza, il ministro spagnuolo per i diritti sociali Ione Belarra aveva accusato Bruxelles di inerzia di fronte a quello che lei chiamava «genocidio» in atto a Gaza.
Già a inizio conflitto l’Erdogan aveva detto che la Turchia avrebbe presentato al mondo prove dei «crimini di guerra» israeliani.
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Immagine del 9 ottobre 2023 di i Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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