Bioetica
Gaza, il grande esperto di bioetica lamenta il vuoto morale tra gli studenti americani
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Renovatio 21 può spiegare chi è Ezekiel Emanuel, figlio di un terrorista sionista dell’Irgun e fratello di due pezzi grossi del sistema profondo della politica e dello spettacolo USA in vari articoli pubblicati in questi anni. Le sue posizioni sul fatto che dopo i 75 anni le persone non dovrebbero essere curate (perché dopo quell’età «non vale più la pena di vivere») o sugli obblighi vaccinali totali ovviamente non vanno ascritti alla categoria del «vuoto morale», ma a quella della Necrocultura più infame e conclamata.
Un eminente esperto di bioetica, Ezekiel J. Emanuel, dell’Università della Pennsylvania, afferma che la guerra a Gaza ha messo in luce un vuoto morale negli studenti universitari americani. È rimasto scioccato dal fatto che le organizzazioni studentesche delle università d’élite credono che Israele sia responsabile del massacro del 7 ottobre da parte delle forze di Hamas da Gaza.
In un appassionato e indignato editoriale sul New York Times, Emanuel scrive:
«Il massacro di Hamas è il più semplice dei casi morali. Gli aggressori hanno intenzionalmente preso di mira e ucciso oltre 1.000 civili. Hanno ucciso neonati e bambini, persone che assistevano a un concerto e persone provenienti dalla Tailandia, dal Nepal e da più di una dozzina di Paesi che difficilmente potrebbero essere responsabili di decenni di violenza israelo-palestinese, come se ciò potesse essere una giustificazione. E poi questi stessi uomini armati hanno preso ostaggi civili, con l’intenzione esplicitamente espressa di usarli come deterrente e, se ciò avesse fallito, di giustiziarli».
Eppure gli studenti di Harvard hanno scritto in una lettera aperta che «ritengono il regime israeliano interamente responsabile di tutta la violenza in corso».
Emanuel riconosce che le università non sono riuscite a educare gli studenti alla moralità di base:
«Quelli di noi che sono dirigenti universitari e docenti sono in colpa. Possiamo diplomare i nostri studenti, conferire diplomi che certificano le loro qualifiche come le migliori e più brillanti. Ma evidentemente non siamo riusciti a educarli. Non siamo riusciti a dare loro il fondamento etico e la bussola morale per riconoscere i fondamenti dell’umanità».
Come è successo?
«…i college e le università devono essere più autocritici e ripensare cosa significa per gli studenti ricevere un’istruzione. Negli ultimi 50 anni, con poche eccezioni, l’istruzione superiore ha ridotto i requisiti. Allo stesso tempo, il mondo accademico è diventato più titubante: spesso evitiamo di sfidare i nostri studenti, di porre loro domande difficili, di costringerli ad articolare e giustificare le loro opinioni. Tutte le opinioni sono ugualmente valide, sosteniamo. Abbiamo paura di offenderli».
Per quanto riguarda il futuro, Emanuel offre una ricetta, ma poche speranze:
«I presidenti e i professori dei college dovrebbero smettere di concentrarsi sulle dotazioni e sulla raccolta di fondi, sulle tasse scolastiche e sui guadagni dei nostri laureati. Dobbiamo concentrarci sulla missione principale: capire cosa significa laureare persone istruite. A sua volta, questo ci impone di articolare e giustificare ciò che pensiamo sia l’istruzione in modo che i nostri studenti non facciano mai più dichiarazioni palesemente ignoranti e allarmanti».
Come ciò accadrà se gli stessi docenti non crederanno nel motto di Harvard «Veritas» è difficile da immaginare.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Ted Eytan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
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