Geopolitica
Forze aeree USA e britanniche colpiscono obiettivi Houthi in Yemen
Secondo quanto riportato da Al-Masirah TV, le forze aeree statunitensi e britanniche hanno condotto attacchi contro diversi obiettivi nello Yemen occidentale legati al gruppo militante Houthi.
L’emittente, affiliata al movimento Ansar Allah, legato agli Houthi, ha riferito domenica che gli attacchi e un raid avevano come obiettivo il distretto di At-Tuhayta, nel governatorato di Al-Hodeidah.
Il rapporto, confermato da una fonte di sicurezza nel governatorato, non ha fornito informazioni sulle vittime né altri dettagli sull’attentato.
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Il raid di domenica è stato il primo dopo gli attacchi di metà novembre, quando le forze aeree anglo-americane avevano bombardato congiuntamente obiettivi nei governatorati di Saada e Amran.
Gli Houthi, un gruppo islamista sciita che controlla gran parte dello Yemen, hanno attaccato le navi commerciali legate a Israele nel Mar Rosso dall’ottobre dello scorso anno, in risposta al bombardamento di Gaza da parte di Israele.
Il gruppo yemenita ha lanciato missili o droni contro più di 80 navi mercantili da quando Israele ha dichiarato guerra ad Hamas a Gaza, in seguito a una serie di raid mortali del gruppo palestinese nel territorio israeliano. Inizialmente, gli Houthi hanno preso di mira solo le imbarcazioni «collegate a» Israele, ma hanno esteso le loro interdizioni alle imbarcazioni statunitensi e britanniche dopo gli attacchi aerei anglo-americani di gennaio.
Gli Houthi hanno anche attaccato navi da guerra occidentali nella regione e affermano di aver lanciato missili direttamente contro Israele in diverse occasioni, descrivendo le loro azioni come una campagna di solidarietà con i palestinesi.
Droni yemeniti avevano attaccato navi da guerra statunitensi ancora a fine settembre.
Come riportato da Renovatio 21, gli Houthi hanno subito nelle scorse settimane anche bombardamenti da parte di Israele, obiettivo a sua volta di missili del gruppo sciita.
Come riportato da Renovatio 21, settimane fa gli Houthi hanno abbattuto l’ottavo drone statunitense MQ-9 Reaper. Avevano tirato giù un Reaper già tre mesi fa. Il mese scorso una petroliera battente bandiera greca che attraversava il Mar Rosso ha preso fuoco a seguito di attacchi nei pressi di un porto yemenita controllato dai ribelli sciiti.
A marzo gli Houthi avevano fatto circolare la voce secondo la quale la milizia sciita avrebbe effettuato con successo un volo di prova di un missile ipersonico e si stava preparando ad aggiungerlo al suo arsenale.
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Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC) – i cosiddetti pasdaran, considerati alleati degli Houthi – ha presentato un nuovo missile ipersonico durante una cerimonia tenutasi a Teheran alla presenza del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Spedizioni e commerci nel Mar Rosso hanno subito in questi mesi un crollo sino al -90%.
Vi è inoltre preoccupazione per la possibilità che gli Houthi trancino i cavi sottomarini di internet, con alcuni che sostengono che il blackout di rete mondiale di otto mesi fa fosse legato proprio ad un sabotaggio da parte del movimento yemenita.
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Immagine di Richard Boyle via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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