Bioetica
Feti trovati in barili a Bologna, sepoltura della questione
Renovatio 21 aveva preconizzato che la sconvolgente storia dei feti trovati in alcuni barili abbandonati si sarebbe inabissata subito.
Ecco che, infatti, arrivano i cattolici a chiedere la sepoltura.
«Siamo disponibili a ridare dignità ai bimbi non nati i cui corpicini sono stati ritrovati nei bidoni abbandonati» hanno fatto sapere un nugolo di sigle cattoliche, le solite.
I piccoli esseri umani sono considerati spazzatura ospedaliera e quindi vengono bruciati. Tanto per capire cosa sono gli ospedali moderni
Le associazioni si appellano «alle aziende ospedaliere e ai centri di ricerca di trovare un accordo per permettere alle associazioni del terzo settore di dare una degna sepoltura ai corpicini abbandonati dei bimbi non nati. Chiediamo che non vengano inceneriti, né buttati tra i rifiuti speciali, né usati come materiale di laboratorio e studio», scrive l’edizione bolognese del Corriere della Sera.
Le catto-associazioni lanciano quindi una precisa disanima di giurisprudenza: «Oltre le 28 settimane i feti sono considerati dalla legge come bimbi “nati morti” per essi la sepoltura avviene sempre. Per i feti di età gestazionale tra le 20 e le 28 settimane – considerati “prodotti abortivi” – il permesso di seppellimento è rilasciato dall’unità sanitaria locale». Infine, come riportato dal Corriere, sotto le 20 settimane – definiti dalla legge «prodotti del concepimento – i bimbi non nati possono essere sepolti nei cimiteri a richiesta dei genitori».
«Dunque è sempre possibile – anche sotto le 28 settimane – per i parenti o chi per essi chiedere la sepoltura del proprio figlio entro 24 ore dall’espulsione o estrazione del feto».
Qualcuno ha in passato perfino avanzato l’idea che se l’impianto di smaltimento è termovalorizzato, possiamo dire che gli ospedali si scaldano anche grazie alla combustione dei bambini morti
Recepita la volontà funeraria dei movimenti pro-vita, il Corriere conclude che «la legge non è chiara sul cosa si debba fare in assenza di tale richiesta ma in genere i feti vengono smaltiti fra i rifiuti speciali ospedalieri e avviati alla termodistruzione (non in forno crematorio) ai sensi del DPR 254/03».
Interessante la puntualizzazione messa tra parentesi: «non in forno crematorio», che magari alcuni, specie in questo periodo, fa venire in mente certe concezioni dell’essere umano viste in un passato più o meno recente.
Quindi, per chi non lo sapeva ancora, eccovi la verità: i piccoli esseri umani sono considerati spazzatura ospedaliera e quindi vengono bruciati. Tanto per capire cosa sono gli ospedali moderni.
Qualcuno ha in passato perfino avanzato l’idea che se l’impianto di smaltimento è termovalorizzato, possiamo dire che gli ospedali si scaldano anche grazie alla combustione dei bambini morti. Se pensate a Moloch, la divinità cartaginese nella cui fornace andavano gettati gli infanti come offerta sacrificale, non siete soli.
Se pensate a Moloch, la divinità cartaginese nella cui fornace andavano gettati gli infanti come offerta sacrificale, non siete soli
Ad ogni modo, è sulla sepoltura che vogliamo tornare: ma non quella di quei poveri esseri umani, ma, ancora una volta sul seppellimento dell’intera questione.
Perché i «cattolici», invece che guardare alla luna, ci stanno dicendo di guardare il dito. Con tutta la cifra di pietà e sentimento che aiuta a distrarre dalle vere questioni che soggiacciono a questa storia di abominio assoluto.
Perché, una volta celebrata l’inumazione di questi poveri resti, cosa resta, se non un po’ di pubblicità delle anime belle organizzate?
Risolve il problema? Maddeché, pare che nemmeno si voglia ammettere che un problema – un problema mostruoso, mostruoso come il demone Moloch – vi sia. E molto vicino a noi.
Come abbiamo detto, vi sarebbero delle domande da fare, invece che pensare agli atti pietosi. Domande che servono a capire quale sia il problema – un qualcosa che ora sembra, come previsto, da evitare.
Per esempio, la prima, semplice semplice: quanti sono quei feti? Si è parlato di una quarantina di barili.
Quanti sono quei feti? Si è parlato di una quarantina di barili
Se anche solo ciascuno contenesse un feto solo – dubitiamo – si tratterebbe, per chi crede che la vita inizi al concepimento, di una strage. Considerando le dimensioni di un feto, e quelle di un barile, l’immaginazione ci porta a pensare che invece potrebbero essere molti, molti di più. Numeri da bombardamento – se, ribadiamo, non si è desensibilizzati verso l’aborto, e si crede con fermezza che quella che galleggia in quella formaldeide sia vita umana, la cui dignità inscalfibile è fondamento dell’intera Civiltà.
Quindi, ripetiamo, quanti sono quei feti? Perché nessuno lo chiede?
Perché, invece che un appello per portarli al cimitero, non c’è, da parte di chi se ne interessa, una denuncia?
Perché non c’è un’interrogazione parlamentare?
Perché non c’è un’interrogazione parlamentare?
Ancora: da dove vengono quei feti? «Dai primi accertamenti parrebbe che i fusti provengano da una struttura universitaria, in particolare una biblioteca di anatomia che li avrebbe conservati per motivi di ricerca» scrive con sicumera il Corriere.
Ma cosa significa «conservare per motivi di ricerca»?
Significa che sono stati tenuti lì integri (integri dopo un aborto? Spiegateci! Sono feti o pezzi di feti?) come soprammobile, o come modellino didattico per gli studenti (quindi, li vedevano in molti)?
Significa che non sono stati sezionati, squartati etc., come abbiamo visto fare nelle rivelazioni sul commercio della multinazionale dell’aborto Planned Parenthood iperfinanziata da Gates – e, come sappiamo, avviene quando si crea una nuova linee cellulare fetale da immortalizzare, come quelle in uso nei vaccini (non solo COVID, ora non dimentichiamolo).
La verità è che dopo la normalizzazione dell’aborto, siamo giunti – grazie all’aiuto del papa «cattolico» – alle porte della normalizzazione dell’uso di esseri umani per la ricerca scientifica e per la produzione di farmaci, situandoci ben oltre, per numeri e profondità, Mengele e gli impiccati di Norimberga.
Ancora: quali leggi, quali regolamenti vi sono per una cosa del genere? Vi sono registri? Vi sono responsabilità? Di chi? Presidenti? Capi dipartimento? Rettori? Studenti? (Sempre che si tratti di un’istituto universitario e non, magari, di un ente medico)
Ancora: di chi sono figli, quei feti? Le madri (e i padri…) hanno firmato una qualche carta che desse il consenso per conservazione (o esperimenti) sul nascituro abortito? (cosa di per sé illogica e inumana: come si può dare il consenso sull’uso scientifico del cadavere di un’altra persona, anche se è tuo figlio…?)
Ancora: nel caso si sia trattato di esperimenti, possiamo sapere quali sono stati? Per quale «progresso» della Scienza dobbiamo ringraziarli?
Ancora: sono coinvolti dei privati, delle aziende?
Perché c’è una cosa che crediamo: puoi seppellire la Verità, ma essa poi risorge
Rispondere a queste domande aiuterebbe, più che ha seppellire i feti, a iniziare il percorso (lungo, all’apparenza oggi impossibile – non c’è nessuno che lo sa meglio di Renovatio 21) per cui tutto questo non si ripeta più.
La verità è che dopo la normalizzazione dell’aborto, siamo giunti – grazie all’aiuto del papa «cattolico» – alle porte della normalizzazione dell’uso di esseri umani per la ricerca scientifica e per la produzione di farmaci, situandoci ben oltre, per numeri e profondità, Mengele e gli impiccati di Norimberga.
Statene certi: noi non seppelliremo mai questa storia.
Perché c’è una cosa che crediamo: puoi seppellire la Verità, ma essa poi risorge.
Roberto Dal Bosco
Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha lodato il principe Alberto di Monaco che nel principato dove è regnante ha rifiutato di firmare la legge per legalizzare l’aborto.
«Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando» scrive Sua Eccellenza in un post sul social media X. «Nel 1990 fa il Re Baldovino del Belgio abdicò, piuttosto di dare la propria approvazione all’odiosa legge sull’aborto: anch’egli fu un Monarca veramente cattolico».
«Suscita sconcerto il silenzio del Vaticano dinanzi a questa testimonianza di Fede, che dovrebbe essere additata ad esempio: un silenzio che diventa assordante quando tace davanti all’uccisione di milioni di innocenti massacrati nel ventre materno. Un silenzio che è riecheggiato quando Joe Biden finanziava l’industria dell’aborto e lo autorizzava fino al momento del parto» continua monsignore.
«La “chiesa sinodale” presta ascolto al “grido della Terra”, mentre finge di non udire il gemito dei bambini sterminati. Essa è troppo impegnata a propagandare gli “obiettivi sostenibili” dell’Agenda 2030 (tra cui figura anche l’aborto, definito ipocritamente “salute riproduttiva”) per denunciare i sacrifici umani di questa società antiumana e anticristica. Troppo occupata a lucrare sul traffico di clandestini che dovrebbe invece denunciare come strumento di islamizzazione dell’Europa un tempo cristiana» tuona l’arcivescovo già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America.
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Come riportato da Renovatio 21, in passato il prelato lombardo ha definito l’aborto come «il sacramento di Satana».
«Morte. Solo morte. Morte prima di nascere. Morte durante la vita. Morte prima di morire naturalmente. Significativamente, chi è favorevole alla morte degli innocenti – bambini, malati, anziani – è contrario alla pena di morte. Si può essere trovati indegni di vivere perché poveri, perché vecchi, perché non voluti da chi ci ha concepito; ma se si massacrano persone o si compiono delitti orrendi, la pena capitale è considerata una barbarie» aveva scritto monsignore in un testo di due anni fa.
«Dovremmo iniziare a comprendere che i teorizzatori di questa immane strage che si perpetua da decenni e ci ripiomba nella barbarie del peggior paganesimo non si considerano parte dello sterminio: nessuno di loro è stato abortito; nessuno di loro è stato lasciato morire senza cure; a nessuno di loro è stata imposta la morte per ordine di un tribunale. Siamo noi, siete voi e i vostri figli, i vostri genitori, i vostri nonni che dovete morire, e che vi dovete sentire in colpa perché siete vivi, perché esistete e producete CO2».
«L’aborto è un atto di culto a Satana. È un sacrificio umano offerto ai demoni, e questo lo affermano orgogliosamente gli stessi adepti della «chiesa di Satana», che negli Stati Americani in cui l’aborto è vietato rivendicano di poter usare i feti abortiti nei loro riti infernali. D’altra parte, in nome della laicità si abbattono le Croci e le statue della Madonna e dei Santi, ma al loro posto iniziano a comparire immagini raccapriccianti di Bafometto» ha detto monsignore.
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«L’aborto è un crimine orrendo perché oltre alla vita terrena priva il bambino della visione beatifica, destinandolo al limbo perché sprovvisto della Grazia battesimale. L’aborto è un crimine orrendo perché cerca di strappare a Dio delle anime che Egli ha voluto, ha creato, ha amato e per le quali ha offerto la propria vita sulla Croce. L’aborto è un crimine orrendo perché fa credere alla madre che sia lecito uccidere la creatura che più di tutte, e a costo della sua stessa vita, ella dovrebbe difendere. E con tale crimine quella madre si rende assassina e se non si pente si condanna alla dannazione eterna, vivendo molto spesso anche nella vita quotidiana il rimorso più lancinante. L’aborto è un crimine orrendo perché si accanisce sull’innocente proprio a causa della sua innocenza, rievocando gli omicidi rituali dei bambini commessi nelle sette di ieri e di oggi. Sappiamo bene che la cabala globalista è legata dal pactum sceleris della pedofilia e di altri crimini orrendi, e che a quel patto sono vincolati esponenti del potere, dell’alta finanza, dello spettacolo e dell’informazione».
«Rifiutiamo l’aborto e avremo milioni di anime che potranno amare ed essere amate, compiere grandi cose, diventare sante, combattere al nostro fianco, meritare il Cielo».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
Il presidente della Conferenza episcopale spagnola ha denunciato la «tragedia dei 73 milioni di aborti» praticati ogni anno in tutto il mondo. Lo riporta LifeSite.
Nel suo discorso alla 128ª Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli a Madrid, Luis Javier Argüello García, arcivescovo di Valladolid, ha parlato di come l’aborto venga messo a tacere dalla società secolarizzata e i sostenitori della vita vengano emarginati.
«Chiunque dichiari pubblicamente che l’aborto è oggettivamente immorale perché pone fine alla vita di un essere umano diverso dai genitori rischia una dura condanna personale, sociale e politica: “Mettere in discussione questa conquista? Dubitare di questo diritto? Questo è il culmine del pensiero fascista e autoritario e merita di essere immediatamente etichettato come estremismo di destra”», ha affermato monsignor Argüello.
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«Fornire informazioni alle donne incinte è considerato un abuso, e pregare fuori da una clinica per l’aborto è considerato una minaccia». «Perché questo rifiuto di pensare razionalmente e di lasciare che la scienza – DNA, genomica, ultrasuoni, ecc. – parli, informi e ci permetta di riconoscere la verità?» ha chiesto.
L’arcivescovo ha affermato che l’essere umano è «un organismo vivente della specie Homo Sapiens».
«Secondo questa definizione, il fatto che un feto o un embrione sia un essere umano è semplicemente un fatto biologico», ha osservato. «Basta dare un’occhiata a qualsiasi libro di testo di embriologia medica per vedere che gli scienziati confermano all’unanimità che, dal momento della fecondazione, nel corpo della madre si crea un organismo umano vivente e indipendente, con un proprio patrimonio genetico».
«Per questo non c’è bisogno di consultare la Bibbia, anche se essa ci insegna che la sua dignità è sacra e che è dotata di un’anima immortale», ha aggiunto il presule.
«La società occidentale ha completamente soppresso la questione dell’aborto», ha affermato Argüello. «La tragedia di 73 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno, di cui 100.000 in Spagna, è diventata la normalità. Siamo arrivati a un punto di estrema irrazionalità nella bioetica, che è al servizio della biopolitica».
«Nello stesso ospedale, un gruppo di medici può essere determinato a salvare un feto di cinque mesi e mezzo, mentre un altro gruppo nella stanza accanto uccide deliberatamente un bambino della stessa età», ha affermato, sottolineando l’ipocrisia e l’incoerenza della posizione pro-aborto.
«Questo è del tutto legale. Allo stesso modo, la legge può punire la distruzione di un nido d’aquila con una multa di 15.000 euro e fino a due anni di carcere, ma garantisce il diritto di uccidere un bambino con sindrome di Down fino al termine della gravidanza».
«Tuttavia, una prospettiva cattolica non può limitarsi ad affermare la protezione della vita nascente e a lottare contro l’aborto», ha sottolineato l’arcivescovo. «Deve tenere conto della madre, del padre e delle circostanze ambientali, sociali ed economiche che accompagnano la gravidanza, il parto e i primi anni di vita».
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Monsignor Argüello ha sottolineato l’importanza di sostenere le madri in situazioni difficili prima e dopo il parto, un compito che molte organizzazioni e individui pro-life intraprendono regolarmente.
«Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le donne incinte e incoraggiarle a non esitare a chiedere aiuto quando si trovano ad affrontare lo stress di una gravidanza potenzialmente indesiderata», ha affermato. «La soluzione a una situazione così spesso difficile da sopportare da soli non dovrebbe essere l’interruzione della vita non ancora nata. Ribadisco l’impegno della Chiesa e di tante donne e uomini ragionevoli di buona volontà ad aiutare in questa situazione».
«La presunta soluzione ai problemi che richiedono politiche a favore della famiglia e della vita è un sintomo dell’indebolimento morale della nostra democrazia», ha concluso.
Come riportato da Renovatio 21, monsignor Arguello ha rilanciato lo scorso anno la causa di beatificazione della monarca spagnuola Isabella di Castiglia detta Isabella la Cattolica (1451-1504), tuttavia il Dicastero per le Cause dei Santi ha appena annunciato che, dato il contesto attuale, è «quasi impossibile» portare a termine il processo.
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Immagine di Iglesia en Valladolid via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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