Internet
Facebook accusato dal BMJ per il fact-cheking «incompetente» sulla storia Pfizer
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.
In una lettera aperta a Mark Zuckerberg di Facebook, il BMJ definisce i fact checker del gigante tecnologico «imprecisi, incompetenti e irresponsabili», affermando che non sono riusciti a «fornire alcuna affermazione di fatto che l’articolo del BMJ sia sbagliato».
Il BMJ [British Medical Journal, prestigiosissima rivista medica britannica con respiro internazionale, ndr] ha chiesto al co-fondatore di Facebook Mark Zuckerberg di rimuovere un avvertimento che scoraggia gli utenti di Facebook da l condividere un articolo sui difetti nella sperimentazione del vaccino COVID di Pfizer, affermando che i fact checker «incompetenti» della piattaforma etichettano immancabilmente articoli come falsi.
In una lettera aperta venerdì, gli editori del BMJ hanno spiegato come alcuni lettori non siano in grado di pubblicare il suo articolo del 2 novembre su Facebook.
Altri lettori hanno ricevuto avvisi pop-up secondo cui se scelgono di condividere «informazioni false», i loro post potrebbero avere una posizione inferiore nel feed delle notizie di Facebook.
L’avvertimento di Facebook indirizza gli utenti a Lead Stories, un sito di verifica dei fatti finanziato dal gigante dei social media. Lead Stories ha uno screenshot dell’articolo con un timbro con su scritto «Flaws Rewied» («Difetti rivisti») e un URL contenente la frase «avviso-bufale».
«Riteniamo che il “fact-checking” eseguito da Lead Stories sia impreciso, incompetente e irresponsabile»
«Riteniamo che il “fact-checking” eseguito da Lead Stories sia impreciso, incompetente e irresponsabile», hanno scritto i redattori del BMJ Fiona Godlee e Kamran Abbasi. «Non fornisce alcuna asserzione di fatto che l’articolo del BMJ sia sbagliato».
L’articolo del BMJ del mese scorso documentava una serie di cattive pratiche che potrebbero aver danneggiato l’integrità dei dati e la sicurezza del paziente nello studio di Fase 3 per il vaccino COVID di Pfizer. Un informatore aveva fornito al BMJ documenti interni dell’azienda, foto, registrazioni audio ed e-mail da una società di ricerca a contratto che supervisionava alcuni siti di prova.
La Food and Drug Administration statunitense ha rifiutato di ispezionare i siti interessati nonostante abbia ricevuto un reclamo diretto nel 2020, ha affermato il BMJ. Il vaccino di Pfizer, chiamato Comirnaty , ha ricevuto l’approvazione nell’agosto 2021.
«C’è anche una preoccupazione più ampia che desideriamo sollevare», ha scritto il BMJ nella sua lettera a Zuckerberg. «Siamo consapevoli che il BMJ non è l’unico fornitore di informazioni di alta qualità ad essere stato colpito dall’incompetenza del regime di controllo dei fatti di Meta».
«Siamo consapevoli che il BMJ non è l’unico fornitore di informazioni di alta qualità ad essere stato colpito dall’incompetenza del regime di controllo dei fatti di Meta»
Meta è il nome della nuova società madre di Facebook, che possiede anche Instagram.
Il mese scorso Instagram ha «shadowbannato» Cochrane , un’organizzazione senza scopo di lucro con sede nel Regno Unito, che fornisce informazioni di alta qualità per migliorare le conoscenze sanitarie e il processo decisionale.
Agli utenti di Instagram è stato impedito di taggare l’account di Cochrane , che ha più di 16.000 follower. Un pop-up ha affermato che Cochrane ha «pubblicato ripetutamente contenuti che vanno contro le nostre Linee guida della community su contenuti falsi su COVID-19 o vaccini».
???? Um, @instagram you got this one wrong! @cochranecollab and @CochraneLibrary continue to be there for those looking to use high-quality information to make #health decisions. Learn more: https://t.co/8q0IowNp9u And search our evidence: https://t.co/3AdemrcQSL #infodemic pic.twitter.com/m6NUItZ3tu
— Cochrane (@cochranecollab) November 10, 2021
Cochrane ha affermato di non sapere cosa abbia innescato il divieto-ombra di diverse settimane, ma ha ipotizzato che potrebbero essere stati i suoi articoli sull’ivermectina.
«Se l’obiettivo è ridurre le cospirazioni e la disinformazione, è molto meglio consentire la discussione e il dibattito ed essere aperti e onesti sulle informazioni che abbiamo, comprese le carenze e i limiti», ha affermato Cochrane.
Facebook non è l’unico cliente di Lead Stories. L’azienda lavora anche per Google, ByteDance (proprietario di TikTok) e il Poynter Institute for Media Studies.
La missione dichiarata del fact checker è quella di «cercare storie, immagini, video e post di tendenza che contengono informazioni false al fine di verificarli il più rapidamente possibile».
Il BMJ ha esortato Zuckerberg ad agire rapidamente, «in particolare per correggere l’errore relativo all’articolo del BMJ e per rivedere i processi che hanno portato all’errore; e in generale riconsiderare il tuo investimento e l’approccio al fact checking in generale»
Il Team di Children’s Health Defense
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
Il magnate Elon Musk ha invocato lo scioglimento dell’Unione Europea dopo che Bruxelles ha sanzionato la sua piattaforma social X con una multa.
Venerdì, la Commissione Europea ha comminato a X una penalità di 120 milioni di euro per «violazione degli obblighi di trasparenza» sanciti dal Digital Services Act (DSA) del 2022, che definisce i criteri per la responsabilità e la moderazione dei contenuti online. La decisione ha giudicato «ingannevole» il meccanismo della spunta blu su X, censurando inoltre la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria e il diniego di accesso ai dati richiesti per gli studiosi.
In una raffica di messaggi diffusi sabato, Musk – che abitualmente denuncia l’iper-regolamentazione imposta da Bruxelles – ha asserito che «la burocrazia dell’UE sta lentamente soffocando l’Europa fino alla morte».
The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Stati, affinché i governi possano rappresentare al meglio i loro cittadini», ha postato Musk, bollato il blocco come «un mostro burocratico».
L’imprenditore, a capo anche di Tesla e SpaceX, aveva già in passato etichettato l’UE come una «gigantesca cattedrale della burocrazia», sostenendo che l’eccesso di norme freni l’innovazione.
Il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha aspramente condannato la sanzione, qualificandola come «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». Il vicepresidente USA JD Vance ha rincarato la dose, accusando l’UE di aver preso di mira X perché «non si è prestata alla censura».
Anche l’ambasciatore americano presso l’UE Andrew Puzder ha stigmatizzato l’iniziativa, dichiarando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le normative oppressive che colpiscono le imprese USA all’estero».
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, ha giustificato la multa affermando che «ingannare gli utenti con spunte blu fasulle, occultare dati nelle inserzioni e negare l’accesso ai ricercatori non è tollerabile online nell’UE».
Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha replicato all’uscita di Musk con ironia: «Vai su Marte. Lì non c’è censura sui saluti nazisti», alludendo alle polemiche su un presunto gesto estremo compiuto dall’imprenditore durante le celebrazioni per l’insediamento del presidente USA Donald Trump a gennaio 2025.
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Successivamente Musk ha equiparato l’Unione Europea a una reincarnazione della Germania nazista, dopo che il blocco ha irrogato una pesante sanzione alla sua piattaforma social X.
Nel fine settimana Elone ha scaricato una raffica di post incendiari contro Bruxelles, in reazione alla multa da circa 120 milioni di euro comminata a X per aver «violato i suoi obblighi di trasparenza» in base al DSA. La Commissione europea ha contestato la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria della piattaforma e la natura fuorviante del suo sistema di «account verificato» contrassegnato dalla spunta blu.
Musk ha rilanciato un post recante la dicitura «Il Quarto Reich», illustrato da un’immagine in cui la bandiera UE si solleva scoprendo quella della Germania nazista. «Più o meno», ha commentato l’imprenditore. Il contenuto del post è stato censurato nei Paesi UE.
Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione.
«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto.
Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero».
Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE».
Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
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Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
Gli Stati Uniti hanno accusato Bruxelles di aver «attaccato» gli americani dopo che l’Unione Europea ha inflitto alla piattaforma social X di Elon Musk una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari) per violazione delle norme di moderazione dei contenuti previste dal Digital Services Act (DSA).
La Commissione europea ha reso nota la sanzione venerdì, precisando che si tratta della prima decisione formale di non conformità emessa in base al DSA.
La misura si inserisce in una più ampia offensiva regolatoria dell’UE contro i grandi colossi tecnologici statunitensi: in passato Bruxelles ha già comminato multe da diversi miliardi a Google per abuso di posizione dominante nella ricerca e nella pubblicità, ha sanzionato Apple in base al DSA e alle norme antitrust nazionali e ha penalizzato Meta per il modello pubblicitario «pay-or-consent». Queste azioni hanno ulteriormente inasprito le divergenze tra Washington e l’UE in materia di regolamentazione del digitale.
Secondo la Commissione, le violazioni commesse da X riguardano la progettazione ingannevole del sistema di spunta blu verificata, che «espone gli utenti a truffe», la mancanza di trasparenza nella libreria pubblicitaria e il rifiuto di fornire ai ricercatori l’accesso ai dati pubblici richiesto.
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Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha reagito duramente, scrivendo su X che la multa non rappresenta solo un attacco alla piattaforma, ma «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». «I giorni in cui gli americani venivano censurati online sono finiti», ha aggiunto.
Elon Musk ha rilanciato i commenti del commissario FCC Brendan Carr, secondo il quale l’UE prende di mira X semplicemente perché è un’azienda americana «di successo» e «l’Europa sta tassando gli americani per sovvenzionare un continente soffocato dalle sue stesse normative oppressive».
Anche il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance è intervenuto, sostenendo che l’UE sta punendo X «per non aver adottato misure di censura» e che gli europei dovrebbero «difendere la libertà di espressione invece di aggredire le aziende americane per questioni di poco conto».
L’amministrazione del presidente Donald Trump si oppone da anni alle leggi digitali europee, accusandole di essere «progettate per danneggiare la tecnologia americana» e minacciando dazi di ritorsione in risposta a tasse digitali e regolamenti sulle piattaforme.
Bruxelles ribatte che le proprie regole valgono allo stesso modo per tutte le imprese che operano nel mercato unico e riflettono semplicemente un approccio più severo su privacy, concorrenza e sicurezza online.
Le relazioni tra Washington e Bruxelles restano tese su numerosi fronti – commercio, sussidi industriali, standard ambientali e controlli tecnologici – con gli Stati Uniti che accusano l’UE di protezionismo e i leader europei che criticano le misure unilaterali americane in materia di dazi e tecnologia.
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Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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