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Necrocultura

+Europa e meno coerenza: aborto sì e vaccini pure (senza scelta)

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Facciamo un salto indietro nel tempo, precisamente al 15 febbraio scorso.

Siamo nel bel mezzo di una campagna elettorale che, con grandi frutti, porterà il partito di Bonino Emma ad accaparrarsi un importante 2,5%.

Un fiasco pazzesco, ben pensando che a +Europa il sostegno del «filantropo» miliardario George Soros («l’unico singolo uomo al mondo ad avere una politica estera», dicono i maligni) non si è mai visto mancare, con spot pubblicitari più ricchi di qualsiasi altro partito.

 

Eppure niente: la Bonino proprio non tira.

Sarà l’età, sarà il non essere stata premiata con un ministero negli ultimi due governi, ma rimane il fatto che, anche stavolta, contro ogni aspettativa, Emma non raggiunge la soglia di sbarramento fissata al 3% utile per entrare in Parlamento.

 

Nostro malgrado, però, ben sappiamo che la Bonino Emma si è sempre accontentata perché da quel poco o tanto spazio assegnatole insieme al suo mentore Giacinto Pannella detto Marco è riuscita a “radicalizzare” tutto il Parlamento, vincendo le battaglie fondamentali per la perversione della nazione italiana.

 

Dai Silvio Viale passati al Pd, ai Capezzone passati al Centro-Destra, i Radicali hanno insinuato  sia a destra che a sinistra il veleno della Necrocultura più scellerata.

Essi hanno portato al Paese ondate di morte di livello veramente indicibile.

 

Bisognerebbe domandarsi cosa ci facesse la Bonino, nel 1994, nella lista di Forza Italia (ma eletta con i voti della Lega Nord in Veneto!) con Berlusconi, Dell’Utri e il mitico Previti; passando, oggi, con la listarella di democristiani capitanati da Tabacci.

I Radicali hanno insinuato  sia a destra che a sinistra il veleno della Necrocultura più scellerata. Essi hanno portato al Paese ondate di morte di livello veramente indicibile.

 

 

Con l’appoggio indistinto di tutte le forze politiche parlamentari, le battaglie radicali si sono dipanate tranquille per decenni e decenni.

La CEI, di tutta risposta, è riuscita a fare battaglie ancora peggiori dando alla luce la Legge 40/2004, una legge che, riveliamolo, ammazza più embrioni dell’aborto legalizzato con la 194/1978.

La legge 40/2004 ha permesso, inoltre, un cortocircuito umano (bioetico, filosofico, teologico, biologico) senza precedenti: la sospensione fra la vita e la morte in vitro, racchiusa nei congelatori e con la crioconservazione di ovociti. Ovvero: esseri umani (siamo stati tutti embrioni! Anche, ci si creda o no, Gesù Cristo) immessi in un limbo in cui non sono né vivi né morti, e non possono quindi né vivere né morire.

 

Ma torniamo alla sua campagna elettorale 2018. Ad un certo momento, +Europa inciampa su una strana uscita del suo candidato alla presidenza della Regione Lazio: Davide Tutino.

 

Sul sito ufficiale di +Europa, nella data già ricordata sopra, esce un comunicato titolato «Ai vaccini diciamo sì, per il benessere di tutti».

 

L’incoerenza della Bonino è imperdonabile persino per lei stessa. Le direttive sono più alte di lei e lei, perdendo credibilità, deve accettarle

Leggiamo qualche estratto del contenuto:

 

«In merito alla candidatura alle elezioni regionali del Lazio di Davide Tutino, si rende noto che le sue posizioni sui vaccini sono antitetiche a quelle di +Europa e del suo programma, oltre che alle iniziative e alle battaglie storiche radicali (…) Tutino pone il tema del diritto umano a non vaccinare i “propri” figli: è una posizione da avversare senza alcuna riserva, in primo luogo perché i figli non sono “dei genitori” e non appartengono loro come un arto o un organo interno (su cui può valere in principio della libertà di cura), e in secondo luogo perché a nostro parere il diritto a non vaccinare equivale al diritto a non fare studiare o a non fare giocare i bambini: una scelta che li priva di qualcosa di estremamente utile senza rendere loro assolutamente nulla».

 

Cerchiamo dunque di capire: Tutino, cui nelle vene scorre vero radicale, si opponealla posizione che accomuna Pd e +Europa sul tema delle vaccinazioni obbligatorie.

 

Tutino, sempre come autentico radicale, è coerente con le idee tipicamente radicali: libertà di scegliere. In tutto e per tutto: libertà di uccidere, libertà di decidere come e quando morire, libertà di drogarsi, e via discorrendo. Lui stesso, nella replica fatta al canale ufficiale di +Europa,  si è così pronunciato:

 

«Non sono contrario ai vaccini: chi si vuol vaccinare si vaccini. Se il governo intende addirittura promuovere questo tipo di politiche lo faccia pure, ma altra cosa è l’obbligo per il semplice fatto che ogni atto medico discende da un rapporto fiduciario tra paziente e medico. La legge attuale obbligazionista toglie al medico la possibilità di essere medico, cioè di agire in scienza e coscienza, lui deve dare quel tipo di farmaci al di là del fatto che ci creda o no, quindi non agisce in scienza e coscienza ma obbedendo alla scelta politica. Questo spezza il rapporto fiduciario tra paziente e medico, che diventa un passa carte».

 

E ancora: «C’è già la Costituzione a ribadirlo, c’è tutto quello che si è creato a valle di questa orrida legge perché si è creato il panico tra decine di migliaia di famiglie che vogliono semplicemente scegliere come curarsi, che non hanno mai rotto le scatole a nessuno e che a loro volta non hanno mai detto agli altri di non vaccinarsi. È l’inverso che sta avvenendo: la maggioranza che fa violenza alla minoranza».

 

Non sono solo i vaccini a non essere puliti, ma è la politica che sopra essi si è creata ad essere sporca, marcia e coordinata dalle potenze farmaceutiche: le zanne di un sanguinolento macchinario che va contro la Vita

 

Tutino non fa altro che difendere i diritti per tutti, la libertà a portata di click per ogni cittadino. Come una madre deve avere il diritto di poter abortire un bambino senza che questo sia illegale, così deve poter scegliere quali farmaci somministrargli perché, d’altronde, i vaccini altro non sono che farmaci.

Questa è, in soldoni, la visione ultra-libertaria del radicale.

 

Come si può capire, questo intervento di +Europa sconfessa la carriera della Bonino fin dagli esordi.

Infatti, una volta affermato «che i figli non sono dei genitori» e non appartengono loro «come un arto o un organo interno» ecco che automaticamente la signora in questione dovrebbe diventare contraria all’aborto, dal momento che già alla terza settimana di vita il feto ha una propria attività neuronale, e quindi esiste come essere, seppur non ancora del tutto autonomo; epperò non più un semplice “organo” della gestante, quindi individuo sul quale, per gli stessi motivi etici per cui la Bonino impone i vaccini come non discutibili, la gestante non avrebbe già più diritto di scelta sulla sua esistenza.

 

Eppure la Signora Emma, per mezzo della tanto amata pompa di bicicletta alla mano sradicava questi feti (che non erano  più arto né organo, ma veri esseri umani) senza colpo ferire.  Se ne infischiava della legge (11.000 aborti clandesitini fatti di suo pugno!), che nel merito dei vaccini invece tanto invoca, privando del “diritto alla vita” questi individui indifesi ancora nell’utero  e praticando dunque, sempre in questa logica, dei veri e propri omicidi vietati dalla legge. Nessuno però parlava; i giudici non indagavano o indagavano poco; i ministri democristiani firmavano la legge.

 

Permettetemi di dire, allora, che qualcosa di strano c’è. L’incoerenza della Bonino è imperdonabile persino per lei stessa. Le direttive sono più alte di lei e lei, perdendo credibilità, deve accettarle.

 

Non sono solo i vaccini a non essere puliti, ma è la politica che sopra essi si è creata ad essere sporca, marcia e coordinata dalle potenze farmaceutiche: le zanne di un sanguinolento macchinario che va contro la Vita.

 

Soffermiamoci un attimo a riflettere solo su alcuni personaggi che prenderemo ad esempio.

 

 

 

Silvio Viale: noto abortista torinese che si vantava di «frullare i bambini☼. Più volte oggetto di scandali per atrocità scritte dalla sua pagina Facebook dalla quale sbeffeggiava le madri incerte di abortire ma che poi, alla fine, cedevano sempre alle sue lusinghe. Ex radicale, ora PD. Fiero sostenitore delle vaccinazioni obbligatorie.

 

Marco Cappato: Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Non ha bisogno di presentazioni viste le sue recenti avventure su treni della morte con solo biglietto di andata per la Svizzera. Tramite i legali della sua associazione, presta consulenze e appoggi gratuiti ai genitori divorziati non in accordo sul tema delle vaccinazioni: recentemente, una madre ha portato in tribunale il marito perché non voleva vaccinare la figlia, godendo del contributo legale della Coscioni & Associati. Cappato è, senza farne segreto, fervente sostenitore delle vaccinazioni di massa.

 

Umberto Veronesi: stimato oncologo, conosciuto ed apprezzato anche in ambiente “cattolico” per essere il padre della chirurgia conservativa per la cura dei tumori al seno. Si prodigò nel dire che «l’amore perfetto è quello omosessuale»che deve essere libero. Fortissimo sostenitore delle vaccinazioni obbligatorie insieme al lascito della sua Fondazione.

 

Bill Gates: anche per lui le presentazioni non sono necessarie. Il capitale miliardario di quest’uomo gli permette di investire su tanti campi. Uno dei preferiti è quello a sostegno delle lobby LGBT, per le quali Gates va pazzo. Ha costituito però anche Fondazioni para-benefiche. Una della più importanti è la Bill and Melinda Gates Foundation, occupata ad investire danaro sull’Africa e sull’India, dove come obiettivo primario vi fu la vaccinazione di massa anti-HPV, che costò effetti collaterali ad un gran numero di giovani ragazze, alcune delle quali morte dopo il vaccino, con la seguente rottura dei rapporti correnti tra il governo indiano e la Fondazione gatesiana.

 

La soluzione questi personaggi ce l’hanno già in mano: quando ci saranno sufficienti danneggiati da vaccino, come già ne esistono, riconosciuti e indennizzati dalla legge 210/92, se saranno di troppo saranno, semplicemente e molto democraticamente, eliminati con una candida, dolce, morte da iniezione letale.

Dobbiamo svegliarci: la sete di sacrificio umano – piaccia o non piaccia – non si sazia mai. Servono altri morti, serve che il sabba delle streghe danzi più frenetico,  più forte, serve altro sangue innocente

 

 

Dobbiamo svegliarci: la sete di sacrificio umano – piaccia o non piaccia – non si sazia mai. Servono altri morti, serve che il sabba delle streghe danzi più frenetico,  più forte, serve altro sangue innocente.

E  i Cappato, le Bonino, gli Zingaretti, si adattano a tutto ciò che può far scorrere questo tributo di sangue.

 

Fatte queste atroci quanto doverose considerazioni – che hanno tralasciato tanti, tantissimi dettagli importanti – permettete ad un giovane padre di disprezzare con tutto il suo cuore i radicali e, infine, di avere qualche serio dubbio sulla bontà dei vaccini e sul tanto decantato interesse al bene comune e collettivo che i sostenitori di questo TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) vorrebbero farci bere?

 

La risposta a questo tirannico sopruso, incoerente persino con le linee “democratiche” dei necrocultori, la lascio a Giovannino Guareschi, che con un’indescrivibile lungimiranza a lui propria trattò questo argomento già sessant’anni fa.

“Il medico che, per legge, inocula il benefico vaccino nel braccino di vostro figlio, è una zanna del gran mostro, lo Stato, che uncina una nuova tenera vittima”

— Giovanni Guareschi

 

“Io, un tempo, quando sfogliavo le vecchissime Domeniche del Corriere leggevo sorridendo la spiegazione de Le nostre pagine a colori e mi facevano pena le donnette dei lontani paesi del mezzogiorno che si mettevano in rivoluzione per impedire che vaccinassero i loro bambini. Ma allora non capivo un accidente e pensavo alla greve ignoranza, e alle nebbie grasse della superstizione che inducevano le povere donnette a reputare i medici governativi emissari di chi sa mai quale paurosa centrale di maleficio. E invece le donnette agivano per istinto e credevano di difendere le loro creature dal maleficio, mentre le difendevano dal sopruso dello Stato. È un sopruso necessario [Guareschi scriveva questo quando la poliomielite era ancora malattia pericolosa e presente NdR] ma la lancetta del medico che, per legge, inocula il benefico vaccino nel braccino di vostro figlio, è una zanna del gran mostro, lo Stato, che uncina una nuova tenera vittima”.           

(La Rivoluzione d’Ottobre- Candido n.41, 1949, raccolto nel Corrierino delle Famiglie)

 

Cristiano Lugli

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Necrocultura

Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

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In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.

 

Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.

 

È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro. 

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Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari. 

 

Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia. 

 

Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.

 

L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.

 

Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.

 

Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.

 

Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.

 

Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila. 

 

In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.

 

Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.

 

Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.

 

La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali. 

 

Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.

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Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.

 

L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.

 

Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.

 

Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale

 

«Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).

 

Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna. 

 

Francesco Rondolini

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Gender

Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

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La rete si scalda per un caso che cala un tris considerevole: matrimonio gay, pedofilia, utero in affitto. Si aggiungerebbe, in questo caso, anche il crowdfunding. Lo riporta LifeSite.   Un coro di indignazione è esploso sui social media statunitensi dopo che è stato rivelato che un omosessuale registrato come molestatore sessuale dopo essere stato condannato per abusi sessuali su un giovane adolescente, è riuscito a ottenere un bambino tramite maternità surrogata.   L’uomo che ha «sposato» un altro uomo è descritto come un molestatore sessuale di primo livello in Pennsylvania, condannato per «abuso sessuale su minori» e «possesso di materiale pedopornografico». All’epoca insegnante di chimica al liceo, l’uomo era stato arrestato nel 2016 per numerose «esplicite richieste e conversazioni sessualmente esplicite» con uno studente sedicenne, dopo che era stato scoperto per aver inviato 20 foto di nudo e un video sessualmente esplicito di se stesso.   Lo scandalo è esploso dopo che la coppia ha condiviso un video in cui festeggiava le feste con il bambino nato da madre surrogata durante il suo primo anno di vita.   Il giornalista cittadino Derek Blighe ha pubblicato il video su X, osservando: «a meno che non accada un miracolo, questo bambino non ha quasi nessuna possibilità di avere una vita normale».   Il post di Blighe è stato visualizzato ben oltre 11 milioni di volte.    

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«Come fanno dei degenerati malati come questi a ottenere l’approvazione per diventare tutori di un bambino?» ha chiesto l’attivista contro la presenza di transessuali nello sport Riley Gaines. «Per quanto mi riguarda, chiunque sia coinvolto nel processo di approvazione dovrebbe essere in prigione».     «Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».     Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo.   «È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X.   «Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».     «Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci».   «Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose.   La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?»   «Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato.   «Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.

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Renovatio 21 considera che lo stupore si addice solo a chi fino ad ora ha tenuto gli occhi chiusi: tutti i nodi della Necrocultura sono collegati l’uno con l’altro in modo istituzionalizzato grazie allo Stato moderno: con il diritto all’aborto si crea il diritto alla fecondazione in vitro (che uccide molte più bambini dell’aborto, ma che grazie a questo sono finalmente considerati come sacrificabili), con il matrimonio gay si crea giocoforza il «diritto» alla maternità surrogata, con il «diritto al gender» si apre all’istituzionalizzazione di ogni possibile devianza (come visibile ai gay pride), con l’erosione progressiva di vari tabù: si ricordano gli ammiccamenti a certe manifestazioni riguardo ai bambini delle famiglie normali.   Aggiungiamo che, se fosse vero che l’omosessualità proviene dall’assenza della figura paterna (come sosteneva Sigmund Freud), l’ondata presente è stata creata dalle leggi sul libero divorzio – un’altra legge teratogenetica che andrebbe abolita quanto prima, ma siete dei folli se sperate che i pro-vita dell’establishment provino a dirlo e a farci una battaglia.   A Renovatio 21, invece, abbiamo proprio intenzione di farlo: combattere la Necrocultura in maniera integrale, senza nessun compromesso, e con tutta la forza che abbiamo.

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Bioetica

La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

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La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.

 

In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».

 

La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».

 

 

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«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».

 

Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».

 

«Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.

 

«Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».

 

«In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».

 

La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»

 

Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.

 

«Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».

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Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.

 

La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.

 

Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.

 

Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.

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Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

 

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