Eugenetica
Eugenetica in Svezia, il programma di sterilizzazione forzata ha colpito 30 mila persone fino al 1976. Ma l’orrore non è finito

Dal 1936 al 1974 la Svezia, ritenuto Paese modello per la sinistra italiana, ha realizzato un piano di eugenetica – cioè di biologia razziale – che ha portato alla sterilizzazione forzata di 20 o 30 mila persone.
Tale realtà storica, ben conosciuta da chi si occupa di eugenetica ma sconosciuta al grande pubblico che ancora oggi vede Stoccolma come una faro di civiltà per il suo Stato sociale e la sua accoglienza degli immigrati, è stata ribadita da un recente articolo del canale TV Euronews.
«Le vittime erano giovani e per lo più donne, giudicate “deboli di mente”, “ribelli” o “di razza mista”. Le autorità svedesi ritenevano di creare una società che sarebbe stata l’invidia del mondo» scrive l’articolo del canale europeo.
«Volevano sbarazzarsi di un certo tipo di persone: I più deboli», dice Kjell Sundstedt, un regista 71enne che, dopo che la famiglia aveva tenuto il silenzio per anni, racconta della scoperta per cui quattro dei suoi zii erano stati sterilizzati con la forza. «Sono stati sterilizzati perché erano poveri. Il loro crimine era la povertà».
Secondo la storia raccontata dal cineasta, poiché la loro famiglia era povera, i servizi di protezione dell’infanzia del comune intervennero e chiesero alla madre e ai fratelli minori, tra cui la piccola Maj-Britt (sua zia) che vivevano ancora in casa di sottoporsi a un test del quoziente intellettivo, che all’epoca era ritenuto un dato affidabile ed importante.
«Questi test consistevano principalmente in domande basate sulla conoscenza e poiché Maj-Britt e i suoi fratelli erano poveri non potevano rispondere perché non andavano a scuola. Maj-Britt ottenne un punteggio inferiore alla soglia di “intelligenza normale” e fu quindi classificata come “debole di mente”. Di conseguenza, fu mandata a Nannilund, un manicomio».
«Si riteneva che avesse una malattia mentale perché continuava a protestare» aggiunge Sundstedt.
L’articolo prosegue con la descrizione di altre figure, ad esempio un archivista dell’Università di Stoccolma che notò come negli archivi di Stato ci fosse una sezione chiusa al pubblico dove erano conservati migliaia di documenti: le autorizzazioni per le sterilizzazioni forzate.
«Il primo che ha letto riguardava una ragazzina di 13 anni il cui prete riteneva che non si concentrasse abbastanza durante le lezioni di cresima, così hanno deciso di sterilizzarla».
«Quando ho studiato le domande, e ne ho studiate migliaia, ho pensato: “mio Dio, potevo essere io, poteva essere il mio vicino, poteva essere chiunque”», racconta la storica ad Euronews. «Perché forse ero troppo felice o mi piaceva dipingermi le unghie o truccarmi. A volte questo poteva essere il motivo della domanda. Se non ti adattavi alla società rischiavi di essere sterilizzato».
Secondo la legge, una persona poteva essere sterilizzata, anche senza il suo consenso, per motivi eugenetici, sociali o medici.
Il programma eugenetico era stato implementato con la creazione di un istituto di biologia razziale, che ufficialmente si occupava di genetica, ritenendo che le scoperte in questa disciplina fossero poi da applicarsi nella società svedese: una sorta di propaggine pioneristica della sanità pubblica.
L’istituto fu iniziato – con la spinta di ogni partito politico, a parte quello comunista – dal 1922 e costituì uno dei modelli della Germania nazista. Sin dai primi anni i piani dello Stato di sterilizzazione forzata della popolazione non erano un mistero, anzi, erano ben conosciuti dall’opinione pubblica, che subì dosi massive di propaganda riguardo al fatto che le persone con una genetica ritenuta «cattiva» si riproducono ad un tasso superiore rispetto a quelli ritenuti per qualche motivo migliori.
Si tratta di un caposaldo dell’eugenetica come vista negli ultimi due secoli applicata ovunque nel mondo: i geneticamente «viziati» vanno estirpati, resi incapaci di procreare e quindi di inquinare con la loro bassezza la linea germinale umana e di conseguenza il funzionamento utilitaristico della società moderna. Tale era il pensiero sia in alcuni Stati americani che avevano introdotto vere leggi eugenetiche (e le conseguenti sterilizzazioni forzata) che, più tardi, nella Germania nazista. Come ama ribadire Renovatio 21, Hitler ebbe come modello proprio gli USA dell’eugenetica trionfante.
Lo Stato svedese temeva quindi un «suicidio razziale» che è un classico della propaganda razzista e nazista. Come noto, nella concezione storica di Hitler l’impero romano era decaduto perché apertosi alle altre razze, e quindi – secondo una sua espressione – «negrificato».
Il programma di sterilizzazione forzata svedese è andato avanti praticamente per tutto il secolo, terminando, ufficialmente, solo nel 1976. Da allora lo Stato ha cercato di fare ammenda: dopo un’inchiesta parlamentare, è stato offerto un risarcimento di 175.000 corone svedesi (circa 15.000 euro) per ogni vittima, per un totale sono stati elargiti 3.000 risarcimenti. Una cifra che possiamo definire risibile. Come testimonia il cineasta, è probabile che molti non abbiano chiesto il risarcimento per lo stigma ancora presente: ad esempio, i suoi zii, che hanno passato la vita a cercare di nasconderlo. Due colleghi degli zii anch’essi sterilizzati, racconta, si sono suicidati.
«Il tema della sterilizzazione è rimasto un tabù per la società svedese. Quando negli anni 90 hanno iniziato a chiedersi come mai questa pratica fosse andata avanti per così tanto tempo, i politici non hanno saputo rispondere» conclude Euronews.
Non si tratta di un problema che affligge solo la Svezia. Anche altri Paesi, oltre ai citati USA (dove è ancora legale in oltre 30 Stati!), hanno sperimentato la sterilizzazione forzata.
Come riportato da Renovatio 21, programmi simili sono stati attuati in Canada (con la sterilizzazione delle indigene) e in Giappone, dove l’eugenetica aveva attecchito assai. Il Perù di Alberto Fujimori è invece un esempio recente. Sulle sterilizzazioni di massa in India, perpetrate prima da Indira Gandhi e poi magari da ONG britanniche, c’è ancora molta luce da far arrivare.
Tuttavia, è un’altra la considerazione da fare. Non possiamo dire che un Paese ha davvero dismesso i suoi piani eugenetici se, come succede per i Paesi nordici, si attuano politiche che portano all’allucinante estinzione dei bambini down.
In Islanda non si registrano più bambini con la trisomia 21: ecco il primo Paese «Down free», aspirazione che i governi scandinavi neanche dissimulano. La Danimarca nel 2017 li ha eliminati tutti a parte 4.
Si tratta, con ogni evidenza, di uno sterminio eugenetico, ottenuto tramite l’aborto – quindi operato dallo Stato sia pure con il consenso della popolazione, portata per mano ad accettare, per peer pressure e per mentalità utilitaristica, che quella di un down è, una «vita indegna di essere vissuta», come da bella definizione eugenetica nazista («lebenunwertes leben»).
In Italia tre anni fa è stata l’Emilia Romagna – altra situazione modello per tanta sinistra – ad iniziare con i NIPT, i test non-invasivi prenatali che permettono di capire se un bimbo, quando è ancora nel grembo della madre, si down o meno.
L’eugenetica, in realtà, non si è mai arrestata: né con le compensazioni dello Stato svedese né con il suicidio di Hitler nel bunker: anzi, è continuata, conquistando la vita di tutta la popolazione, portata avanti dagli stessi oligarcati angloamericani che, tabù che sta sempre più scomparendo, finanziarono il nazismo, raggiungendo nuove forme di selezione della specie.
La selezione degli embrioni pre-impianto nella riproduzione artificiale (FIVET), ora anche quella pagata dalla sanità statale italiana, altro non è che una forma di eugenetica: e coloro che al microscopio sono ritenuti «inadatti», vengono semplicemente scartati, ritenuti indegni di nascere. Un altro sterminio eugenetico, un oceano di micromorte.
L’eugenetica non è solo nel passato della Svezia. È nel presente e nel futuro prossimo di tutti noi.
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Provetta e Intelligenza Artificiale, il mondo nuovo è alle porte

L’esperto americano di bioetica Charles Camosy, Ph.D., avverte che la combinazione di Intelligenza Artificiale (IA) e fecondazione in vitro (FIV) potrebbe portare alla selezione di massa degli embrioni, creando una «casta biologica». Denuncia il «neopaganesimo consumistico» nella medicina riproduttiva e chiede una resistenza cristiana.
In un articolo pubblicato dal Catholic Herald, il bioeticista sottolinea «i rapidi progressi nella tecnologia dell’intelligenza artificiale, uniti alla sua applicazione alla fecondazione in vitro», che a suo avviso potrebbero «portare a una situazione distopica» attraverso l’uso di migliaia di embrioni «in un singolo ciclo di trattamento».
Il professor Camosy la vede come una forma moderna di infanticidio influenzata «dalla rinascita di pratiche culturali pagane precristiane». Egli sottolinea che «i pagani greci e romani non avevano scrupoli a disumanizzare i neonati e non vedevano alcun problema nel decidere quali bambini dovessero vivere e quali dovessero morire, in base ai propri bisogni e desideri».
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Questa visione è tornata di moda anche oggi: «manipola in modo sconsiderato il potere di vita e di morte sui bambini, secondo i desideri dei genitori». Ma «oggi lo fa in un modo molto più sofisticato e su scala potenzialmente industriale», consentendo una selezione basata sull’intelligenza e su altre caratteristiche.
Questo atteggiamento «si allontana sempre più dall’antropologia cristiana» e non consente più di comprendere la vera dignità umana. Così, le pratiche riproduttive occidentali «non si concentrano sull’accettazione incondizionata dei figli come dono di Dio, (…) ma sui desideri del cliente per un prodotto acquistato come qualsiasi altro sul mercato».
Sottolinea come le aziende emergenti nel campo delle tecnologie riproduttive, come Orchid e Nucleus, abbiano «sviluppato nuove tecnologie che, a loro dire, possono aiutare i clienti a essere ancora più selettivi riguardo a quali bambini accogliere in una famiglia e quali rifiutare».
Noor Siddiqui, CEO di Orchid, non ha nascosto il tipo di cambiamenti culturali annunciati dalla sua azienda. In un video condiviso su X, afferma che «il sesso è per divertimento e lo screening degli embrioni serve per avere figli. Sarebbe folle non sottoporsi a screening per queste cose».
Secondo Ross Douhat, editorialista del New York Times che ha intervistato la signora Siddiqui, «presto saremo in grado di indurre praticamente qualsiasi cellula somatica a trasformarsi in un ovulo o in uno spermatozoo, consentendo a un singolo ciclo di fecondazione in vitro di produrre non 15 embrioni, ma 15.000».
«E, supponendo che aziende come Orchid e Nucleus continuino a esistere, useranno senza dubbio le tecnologie di intelligenza artificiale per setacciare questo set molto più ampio, sceglierne una o due che funzionano per loro e scartare il resto», conclude.
Charles Camosy vi vede – senza però nominare quest’opera – l’avvento de Il mondo nuovo, la celebre distopia di Aldous Huxley. Camosy ritiene infatti che una delle conseguenze di questa evoluzione sarà il peggioramento delle «disuguaglianze sociali nella nostra società» a causa dei «vantaggi biologici di cui godranno i bambini nati nei ranghi più alti della scala sociale».
E continua: «la classe (definita dalla posizione nel processo di produzione sociale) sarà rafforzata da nuove condizioni di casta biologica, dando origine a una nuova biopolitica: avere un figlio con una disabilità o con un corpo meno scolpito condannerà le persone a caste inferiori».
«In seguito, quando queste pratiche diventeranno meno costose e più accessibili, sarà probabilmente esercitata una sorta di leggera pressione su tutti i genitori affinché ottimizzino i propri figli (le assicurazioni potrebbero rifiutarsi di coprire i costi dei figli non ottimizzati). Avere figli alla vecchia maniera sarà appannaggio di pochi fanatici religiosi “pazzi”».
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Il mondo nuovo
Questa è una replica esatta di quanto predetto da Aldous Huxley nel suo romanzo futuristico del 1931. Nel 1958, l’autore tornò su questo tema nel saggio Il mondo nuovo, dove osservò che il mondo stava iniziando ad assomigliare alla sua distopia, vecchia di oltre un quarto di secolo. Ammise in un’intervista che le cose si stavano muovendo molto più velocemente di quanto avesse mai immaginato.
Ma è anche l’affermazione sempre più pressante dell’eugenetica a costituire la base del pensiero non cattolico in tutte le epoche. Questa eugenetica emerse negli ambienti pagani, come sottolinea Charles Camosy; scomparve poi sotto l’influenza del cattolicesimo, per riapparire nei paesi protestanti a partire dal XVIII secolo.
Questa eugenetica riacquistò gradualmente una posizione dominante sotto l’influenza delle teorie di Charles Darwin e del cugino Francis Galton, nonché del malthusianesimo.
L’eugenetica è attualmente la filosofia e la pratica degli ambienti medici che operano nel campo della riproduzione. (…)
L’unico modo per opporsi a questa presa di possesso della vita come «materia da gestire» (dottor Pierre Simon), resta la dottrina cattolica, concepita nella sua interezza e senza concessioni.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News.
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Contraccezione
La Danimarca chiede scusa ai groenlandesi per l’esperimento sulla contraccezione

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Eugenetica
Vera eugenetica in Iscozia: aborti per sindrome di Down aumentati dell’82% dal 2021

Un nuovo rapporto ha indicato che la Scozia ha assistito a «un drammatico aumento degli aborti con diagnosi di sindrome di Down, con dati governativi che mostrano un aumento dell’82% dal 2021». Nel 2024, sono stati abortiti 60 bambini non ancora nati con sindrome di Down; nel 2021, erano 33.
OSV News osserva che «l’aumento rappresenta anche un aumento del 15% rispetto ai 52 aborti di bambini non ancora nati con sindrome di Down nel 2023, secondo le statistiche pubblicate da Public Health Scotland».
Secondo Lynn Murray del gruppo di sostegno Don’t Screen Us Out, l’aumento può essere attribuito in gran parte all’introduzione dei «test prenatali non invasivi» noti come NIPT, che hanno reso più facile individuare la sindrome di Down.
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Come riportato da Renovatio 21, i NIPT sono ora offerti anche dalla Sanità italiana.
«È profondamente preoccupante che, nonostante i passi avanti compiuti dai gruppi di sostegno per sensibilizzare l’opinione pubblica a sostegno delle persone con sindrome di Down, l’aborto in caso di sindrome di Down sia ancora così comune e diffuso nel Regno Unito», ha affermato la Murray. «In effetti, sentiamo continuamente genitori che l’aborto è stato ripetutamente presentato loro in ospedale come una soluzione ovvia dopo aver ricevuto la notizia che il loro bambino aveva la sindrome di Down», ha aggiunto.
«Chiediamo al governo di avviare un’indagine urgente per valutare l’impatto che i test prenatali non invasivi stanno avendo sul numero di bambini che vengono esclusi tramite aborto a causa della sindrome di Down in Scozia ogni anno», ha dichiarato l’attivista. «Dovrebbero quindi introdurre urgentemente riforme mediche al nostro programma di screening per garantire che questo preoccupante aumento del numero di aborti per disabilità venga invertito».
«Chiediamo al governo scozzese di aggiornare urgentemente la legislazione scozzese sull’aborto per garantire che i bambini con sindrome di Down non possano essere abortiti fino alla nascita, come consentito dalla legislazione vigente». L’OSV ha osservato che le statistiche «hanno anche rivelato che nel 2024 sono stati eseguiti 280 aborti per motivi di disabilità, con un aumento del 26% rispetto al 2021, quando furono eseguiti 222 aborti per lo stesso motivo».
Nel Regno Unito, l’aborto è illegale dopo le 24 settimane, a meno che al bambino non venga diagnosticata la sindrome di Down, nel qual caso è consentito fino alla nascita. Bambini e bambine sani con sindrome di Down possono essere decapitati, smembrati e sventrati ben oltre il punto in cui sono in grado di provare un dolore lancinante semplicemente perché sono affetti dalla sindrome di Down. Una causa contro la legge intentata nel 2021 da una giovane donna con sindrome di Down è stata respinta sia dall’Alta Corte che dalla Corte d’Appello
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Secondo uno studio del 2013, quasi il 99% delle persone con sindrome di Down dichiara di essere felice della propria vita; al 96% piace il proprio aspetto; al 97% piace chi è. Mentre i tassi di malattie mentali, solitudine e infelicità cronica sono ai massimi storici in molti Paesi occidentali, le persone con sindrome di Down rappresentano una felice eccezione.
Nonostante ciò, i bambini con sindrome di Down vengono sistematicamente presi di mira e uccisi nel grembo materno proprio perché sono affetti dalla sindrome.
La storia sul genocidio prenatale invisibile delle persone con sindrome di Down si ripresenta ciclicamente. Nel 2017, la notizia che la sindrome di Down era «quasi scomparsa» in Islanda era stata diffusa. Nel 2019, sono nati solo 18 bambini con sindrome di Down. In Norvegia, all’inizio di quest’anno, i genitori si sono espressi contro le pressioni ad abortire i bambini con una diagnosi di sindrome di Down.
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Immagine di fs999 via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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