Intelligence
Epstein, Maxwell, Blinken e i servizi segreti israeliani: le connessioni ignorate dagli ultimi file

I cosiddetti Epstein Files sono stati resi pubblici mercoledì, con una prima serie di documenti seguita ieri, giovedì 4 gennaio.
Come nota il denso articolo di Frank Wright apparso su LifeSiteNews, nei documenti sono menzionati politici e personaggi pubblici, tra cui l’ex presidente Bill Clinton e celebrità di Hollywood come Leonardo DiCaprio, insieme ad Alan Dershowitz, il principe del foro che era, oltre che ex avvocato di O.J. Simpson e del conte Von Bulow, anche di Epstein. Dershowitz ora sostiene con forza la propria innocenza, dicendo che le accuse costituiscono un attacco antisemita e paragonando le vittime del finanziere pedofilo ad Hamas.
È stato a lungo ipotizzato che la lista dei clienti di Epstein fosse un mezzo per esercitare controllo su figure potenti attraverso il possesso di kompromat, ossia materiale compromettente. Alcuni osservatori, con sempre maggior insistenza, hanno suggerito collegamenti con i servizi segreti israeliani, il Mossad.
Nonostante le tensioni globali legate al supporto degli Stati Uniti a Israele, al momento non è stato menzionato alcun collegamento tra l’attuale governo americano e la presunta rete di ricatto di Epstein supportata da Israele – con un’eccezione, e pure di altissimo rango: il Segretario di Stato americano Antony Blinken.
Le indagini sulle attività sessuali di Epstein sono iniziate nel 2005 con l’accusa riguardante una 14enne molestata nella sua villa di Palm Beach, in Florida; per i quattordici anni successivi ha affrontato accuse di sesso con minorenni, ricevendo tuttavia un trattamento straordinariamente indulgente. Parimenti, va ricordata l’indulgenza di tutti i celebri e potenti – come il principe Andrea d’Inghilterra e, soprattutto, Bill Gates – che lo frequentarono dopo l’infamante condanna.
Nel 2008, gli era stata comminata una pena detentiva di 18 mesi, con permesso di lasciare la prigione durante il giorno. Le accuse federali contro l’uomo invece furono ritirate in base ad un accordo segreto.
Nel 2019, dopo anni di appelli alla giustizia, Epstein è stato portato in giudizio da donne come Virginia Giuffre per traffico sessuale minorile, coinvolgendo presumibilmente politici di alto livello, miliardari e celebrità.
Epstein sarebbe stato trovato morto nella sua cella il 10 agosto 2019, ma alcuni sostengono che il suicidio potrebbe non essere mai avvenuto, e che Epstein potrebbe essere stato ucciso o, addirittura, aver continuato a eludere la giustizia.
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La madame di Epstein, Ghislaine Maxwell, è stata incarcerata nel 2021 per il reclutamento di ragazze minorenni a favore del miliardario. Il 30 dicembre 2021, è stata condannata per «traffico sessuale, cospirazione e trasporto di minore per attività sessuale illegale».
Ghislaine Maxwell rappresenterebbe un legame tra gli USA e il servizio segreto israeliano, noto come Mossad. Suo padre, Robert Maxwell, annegò nel 1991 in seguito alle accuse di essere un agente del Mossad. Robert Maxwell possedeva un gruppo di giornali britannici e morì precipitando nell’oceano dal suo yacht, chiamato «Lady Ghislaine», al largo delle Isole Canarie il 5 novembre 1991.
Il collegamento con il Mossad è stato suggerito dal giornalista investigativo premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo libro The Samson Option, che documenta i legami di Maxwell con l’intelligence israeliana. Maxwell citò in giudizio Hersh, e nel 1994, il Mirror Group pagò «danni sostanziali» a Hersh e si scusò per attacchi stampa che mettevano in dubbio il suo lavoro, il quale sosteneva legami tra Maxwell e il Mossad.
Maxwell ricevette un funerale da eroe da parte dello stato israeliano, con sepoltura sul Monte degli Ulivi alla presenza di vari capi dell’Intelligence. Alcuni sostengono che questo onore eccezionale sia stato concesso in cambio dell’aiuto di Maxwell nella cattura di Mordecai Vanunu, il quale aveva rivelato al mondo il programma segreto di armamento nucleare dello Stato Ebraico.
Ari Ben-Menashe, ex agente del Mossad, era la fonte delle accuse di Hersh. Menashe affermò che Maxwell ed Epstein lavoravano per l’Intelligence militare israeliana, producendo materiale per ricattare politici e celebrità. Nel libro del 2020, Epstein – Dead Men Tell No Tales, Menashe sostiene che Robert Maxwell presentò Epstein all’Intelligence militare israeliana, avviando così la collaborazione che coinvolse anche Ghislaine Maxwell nella produzione di materiale compromettente. Menashe, che è cittadino israeliano e canadese, dice che Maxwell ed Epstein non lavoravano direttamente per il Mossad, ma per l’Intelligence Militare israeliana
Secondo quanto riportato da Elizabeth Vos su Consortium News nel 2020, la documentazione e la copertura giornalistica su Epstein sembrano evitare deliberatamente di affrontare il coinvolgimento dei servizi segreti legato a Epstein. Un articolo del Daily Beast ha rivelato che Epstein aveva l’immunità federale a causa del suo presunto legame con l’Intelligence, come dichiarato dall’ex procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale della Florida, Alex Acosta, che interrogato in seguito sulla questione disse: «Mi è stato detto che Epstein apparteneva all’Intelligence». Epstein quindi fu lasciato stare.
La giornalista indipendente Whitney Webb nei due volumi di One Nation Under Blackmail: The Sordid Union Between Intelligence and Organized Crime That Gave Rise to Jeffrey Epstein («Una nazione sotto ricatto: la sordida unione tra intelligence e criminalità organizzata che ha dato origine a Jeffrey Epstein
») ha esplorato i legami estesi di Epstein con l’Intelligence e con una rete criminale filo-israeliana negli Stati Uniti nota come Mega Group. La Webb suggerisce che la copertura mediatica su Epstein mirava a occultare questi collegamenti e a presentare Epstein come un mero gestore di tali operazioni, mentre le attività stesse starebbero ancora continuando.
All’uscita della serie di documentari Netflix sul caso Epstein – dove era dato ampio spazio alle vittime, ma nessuno ai risvolti che riguardano l’Intelligence – la Webb aveva dichiarato: «Penso che uno degli obiettivi di questo documentario [di Netflix] sia sostanzialmente quello di implicare che Epstein fosse il capo dell’operazione e che ora che è morto, tutta quell’attività sia cessata», ha detto. «Se si fossero presi la briga di esplorare il punto di vista dell’intelligence… diventerebbe chiaro che Epstein era in realtà solo più un manager di questo tipo di operazioni, [e] che queste attività continuano». Da notare come la serie Netflix coinvolgesse direttamente uno giallista bestsellerista come Robert Patterson.
Il coinvolgimento di Epstein e i suoi legami con l’Intelligence, secondo l’ex Mossad Menashe, avrebbero implicazioni sulla reputazione di Israele a livello globale. «È una storia molto brutta e capisco perché gli israeliani ne sono così preoccupati. Stanno iniziando a diventare un anatema per il mondo, e questo si aggiunge alla storia di Epstein».
Tuttavia, oltre a Israele, la storia di Epstein coinvolge anche il segretario di Stato americano Antony Blinken, il cui patrigno, Samuel Pisar, era, coincidenza, l’avvocato di Robert Maxwell: il padre di Ghislaine Maxwell. Blinken, in un discorso in Israele del 12 ottobre (a cinque giorni, cioè, dal massacro di Hamas), ha evidenziato il suo legame personale con l’ebraismo e la storia familiare legata all’Olocausto, invocando la figura del suo patrigno.
«Sono qui davanti a voi non solo come Segretario di Stato degli Stati Uniti, ma anche come ebreo» ha detto il vertice della diplomazia della superpotenza americana, con a fianco il premier Bibi Netanyahu. «Mio nonno, Maurice Blinken, è fuggito dai pogrom in Russia. Il mio patrigno, Samuel Pisar, è sopravvissuto ai campi di concentramento: Auschwitz, Dachau, Majdanek».
Blinken dimentica di citare mai il fatto che suo nonno Maurice fondò un gruppo di pressione sionista nell’America degli anni ’30. Ciò, secondo alcuni, spiegherebbe parte del suo sostegno incondizionato agli interessi israeliani.
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Il giornalista di The Greyzone Max Blumenthal in un video ha sollevato dubbi sull’idoneità di Blinken a svolgere un ruolo diplomatico, sottolineando la sua presunta parzialità nei confronti di Israele e le influenze ereditate dalla sua famiglia. Blumenthal suggerisce che Blinken potrebbe non essere adatto a mediare conflitti come quello in corso tra Israele e Palestina, o nei negoziati con la Russia, poiché sembra prendere posizioni personali anziché adottare un approccio bilanciato e razionale.
«Non è chiaro cosa Blinken stia mettendo al primo posto, ma suo nonno in realtà ha avviato un think tank negli anni ’30 per fare pressione a favore del movimento sionista in Palestina» ragiona Blumenthal. C’è da ricordare inoltre che Blinken omette il dettaglio che a salvare il patrigno sono stati… i soldati russi. Ciò mette in ulteriore cortocircuito l’atteggiamento di Blinken totalmente schiacciato sul sostegno militare dell’Ucraina, che ora i soldati russi li combatte.
Blinken «ha anche detto “ho una famiglia ucraina, ecco perché sostengo l’Ucraina”» afferma il giornalista di Greyzone. «Questo è l’opposto della diplomazia. È così pericoloso in questo momento. Abbiamo tutti gli ingredienti per la Terza Guerra Mondiale perché non pensiamo razionalmente, non guardiamo alla storia e ci rifiutiamo di considerare i bisogni di entrambe le parti».
Tornando al caso Epstein, Blumenthal afferma che Pisar potrebbe essere stata l’ultima persona a parlare con Robert Maxwell prima che venisse inghiottito dall’Oceano.
Il libro di Julie K. Brown del 2021, intitolato Perversion of Justice: The Jeffrey Epstein Story («Perversione della Giustizia: la storia di Jeffrey Epstein»), sembra corroborare i dubbi riguardanti la morte di Epstein. la Brown sostiene che esistano prove significative che indicano la possibilità che Epstein non si sia suicidato e che potrebbe, addirittura, essere ancora in vita.
In un articolo del Times of Israel del 2021, la Brown, la quale aveva iniziato a trattare il caso Epstein nel 2018, avrebbe dichiarato che né l’FBI né il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti l’hanno convinta della tesi del suicidio di Jeffrey Epstein.
La Brown evidenzia aspetti poco plausibili della presunta morte di Epstein, come il malfunzionamento improvviso delle telecamere di sicurezza e il presunto fatto che entrambe le guardie di Epstein si siano addormentate contemporaneamente. Secondo la scrittrice, tutto ciò sfida il buon senso e solleva interrogativi sul motivo per cui le autorità americane non rendono pubbliche le informazioni che possiedono sulla morte di Epstein.
La giornalista sottolinea anche il ruolo chiave dei Maxwell nel presentare Epstein a personalità di alto livello come Bill Clinton e il principe Andrea d’Inghilterra, nonché all’Intelligence israeliana. Questo coinvolgimento lo ha inserito in un affare di famiglia legato al patrigno di Antony Blinken.
Brown, che ha dedicato un anno alla ricerca sui crimini di Jeffrey Epstein, giunge a una conclusione che suscita riflessioni sull’omissione dell’intelligence e sui legami criminali di Epstein. Afferma che Epstein non agiva da solo e che c’era un’ampia rete criminale internazionale coinvolta nel traffico sessuale, simile a un’organizzazione criminale organizzata.
Questa rete sembra essere sopravvissuta alla morte sospetta di due dei suoi principali attori, indicando che il processo contro Ghislaine Maxwell non dovrebbe essere l’unica chiusura dell’inchiesta.
«Si trattava di un’organizzazione internazionale di traffico sessuale simile a una famiglia criminale organizzata, quindi non dovrebbe finire solo con il processo contro la Maxwell» scrive la Brown.
Come riportato da Renovatio 21, la Maxwell in carcere ha adottato la «fede ebraica del defunto padre», ricevendo di conseguenza, con l’aiuto di un’organizzazione del movimento ebraico Chabad-Lubavitch, il beneficio di differenze nei pasti e nell’estensione del tempo libero.
Nel frattempo, il mondo è concentrato su personaggi oramai già «bruciati», come Bill Clinton – ora forse considerato sacrificabile anche per gli scontri fra fazioni interne al Partito Democratico USA allo sbando (c’è da capire cosa fare con la demenza senile di Biden) – con pure diverse rivelazioni che possono avere ramificazioni inquietanti.
È emerso che un altro dei nomi usciti dai nuovi file resi pubblici è quello di Bill Richardson, politico democratico già governatore del Nuovo Messico (lo Stato dove Epstein aveva un ranch che doveva servire da base per mettere al mondo dei figli surrogati dalle sue ninfette con il seme suo e dei geniali professori che aveva irretito – in pratica un programma eugenetico-apocalittico degno davvero di un cattivo di James Bond) è stato implicato nel caso Lewinsky.
L’enigmatico quadro trovato nella magione nuovaiorchese di Epstein, che raffigura Bill Clinton che indossa un vestito da donna, possibilmente quello macchiato al centro del caso Lewinsky, assume un significato nuovo.
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Il Congresso USA pubblica la prima serie di file su Epstein

There must be maximum transparency about the horrific crimes committed by Epstein and Maxwell. We will continue to follow the facts and seek justice for these survivors. pic.twitter.com/qNYXYMgl3p
— Oversight Committee (@GOPoversight) September 2, 2025
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Il presidente del Portogallo afferma che Trump è un «asset russo»

Il presidente portoghese Marcelo Rebelo de Sousa ha accusato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump di fingere di agire come mediatore imparziale nel conflitto ucraino, mentre in realtà serve gli interessi di Mosca e funge da «asset russo».
Nel gergo dei servizi segreti, un asset, o «risorsa», è una persona, un’organizzazione, una risorsa o un’informazione che viene utilizzata o reclutata da un’agenzia di intelligence per supportare le sue operazioni. In pratica il presidente americano viene accusato ancora una volta di essere un pupazzo di Mosca e delle sue agenzie di spionaggio. Le due presidenze Trump sarebbero quindi delle operazioni clandestine dei servizi russi.
La gravità delle parole del presidente lusitano è sconcertante, così come la sua poca originalità.
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Intervenendo mercoledì all’Università estiva del Partito Socialdemocratico a Castelo de Vide, Rebelo de Sousa ha criticato Trump per essersi allontanato dalla politica del suo predecessore di sostegno incondizionato a Kiev.
«Il leader della più grande superpotenza mondiale è, oggettivamente, una risorsa sovietica o russa. Funziona come una risorsa», ha affermato Rebelo de Sousa, citato dalla CNN Portogallo.
Il presidente portoghese ha inoltre affermato che Trump è più un «arbitro che negozia solo con una delle due squadre che un vero mediatore», sostenendo che Kiev e i suoi sostenitori dell’UE hanno dovuto «farsi strada» per prendere parte ai recenti colloqui a Washington.
Le dichiarazioni riecheggiavano la bufala del Russiagate lanciata per la prima volta contro Trump nel 2016, quando i suoi oppositori sostenevano che la sua campagna elettorale avesse colluso con il Cremlino. Questa narrazione ha dominato il suo primo mandato, nonostante l’inchiesta Mueller del 2019 non avesse trovato prove di collusione e il Rapporto Durham del 2023 avesse concluso che la vicenda era stata in gran parte orchestrata da operatori politici.
Trump ha definito il Russiagate «il più grande scandalo nella storia americana», sostenendo che fosse stato concepito per sabotare la sua presidenza e giustificare politiche ostili nei confronti di Mosca.
Da quando è tornato in carica a gennaio, Trump ha cercato di presentarsi come un mediatore neutrale nel conflitto ucraino, alternando accuse alla Russia e all’Ucraina per la mancanza di progressi, comunicando regolarmente sia con il presidente russo Vladimir Putin che con il leader ucraino Volodymyro Zelens’kyj. A volte ha minacciato Mosca di «sanzioni massicce», mentre in altre occasioni ha accusato Kiev di «mancanza di flessibilità» e di non essere «pronta» per la pace.
All’inizio di questo mese, Trump ha avvertito di essere «molto, molto insoddisfatto» di Putin e ha minacciato di imporre dazi secondari ai partner commerciali della Russia, minaccia che incombe ancora dopo lo storico vertice in Alaska. Il leader portoghese, tuttavia, ha affermato che, a differenza dell’UE, che ha proceduto con le sanzioni, «Washington ha solo lanciato minacce vuote, dando alla Russia il tempo di avanzare sul terreno».
Trump ha sostenuto che «tutti sono da biasimare» per il conflitto, che egli insiste non essere «la sua guerra», e ha promesso di prendere una «decisione molto importante» sul futuro della politica statunitense entro poche settimane, a seconda che Mosca e Kiev si impegnino o meno in colloqui di pace.
Come testimonia la foto a corredo di questo articolo, il De Sousa e Trump si erano incontrati nello Studio Ovale della Casa Bianca di Washington il 27 giugno 2018, durante la prima presidenza dell’attuale comandante in capo USA.
Today, it was my great honor to welcome President Marcelo Rebelo de Sousa of Portugal to the @WhiteHouse!🇺🇸🇵🇹 pic.twitter.com/yd37K4Ei8R
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 27, 2018
Ci chiediamo ora come saranno i prossimi incontri, che, da qui alla scadenza del secondo mandato del presidente portoghese (2026) potrebbero essere inevitabili.
Questo è lo stato in cui versano i vertici europei. Russofobia furiosa, forsennata al punto da compromettere i rapporti non solo con Mosca, ma con gli stessi USA.
Ciò risulta incredibile solo per chi non ha capito il disegno in atto, e la mediocrità assoluta, malvagia della classe politica continentale.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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L’FBI fa irruzione nella casa di Bolton. È iniziata la purga dello Stato profondo?

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Non si tratta solo del presidente. Robert F. Kennedy jr., il suo segretario alla Salute, è un anti-neocon sfrenato – nonostante l’essersi trovato con un figlio turlupinato ad andare a combattere in Ucraina in una guerra che Kennedy ritiene fomentata dagli stessi USA. Quando raccontò del suo ingresso nel team Trump – il momento che ha messo fine alla sua campagna presidenziale, lanciandolo come stella del MAGA-MAHA –RFK rivelò pure di essere rimasto colpito dai primi colloqui con Don junior, il primogenito Trump. Il quale, racconta Kennedy, era apertis verbis in opposizione ai neocon, con nomi e cognomi. Di recente Kennedy ha fatto di sfuggita un’ulteriore rivelazione sul gabinetto Trump: dice che va d’accordo con gli altri segretari, in particolare la Bondi, che è diventata amica sua e di sua moglie, ma quello più simpatico, che fa ridere tutti, dice, è Marco Rubio: qui Kennedy dice che dapprima provava freddezza nei suoi confronti, in quanto riconosciuto come neocon estremista, ma ha avuto una «conversione», mollando completamente il campo dei falchi antirussi.Donald Trump’s comments about “nation builders, neocons, and Western interventionists” in Saudi Arabia:
“Before our eyes, a new generation of leaders is transcending the ancient conflicts of tired divisions of the past and forging a future where the Middle East is defined by… pic.twitter.com/jDEKlNMFk4 — Liam McCollum (@MLiamMcCollum) May 13, 2025
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