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Ente di lotta al cancro britannico chiama la vagina «buco bonus»

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L’ente di beneficenza medico Jo’s Cervical Cancer Trust ha difeso la propria scelta di suggerire agli operatori sanitari di utilizzare i termini «bonus hole» («buco bonus») e «front hole» («buco frontale») al posto della parola «vagina» per dimostrare così accoglienza negli screening cervicali nei confronti di transessuali e i pazienti non binari dopo essere stato accusato di «disumanizzare» le donne.

 

Secondo la testata britannica Daily Mail, l’organizzazione avrebbe specificato che la guida sul suo sito non è pensata per tutti i pazienti.

 

L’ente ha spiegato che il linguaggio non era diretto a «tutte le donne», ma che era stato preso da una guida per gli operatori sanitari che cercavano di incoraggiare le transessuali a sottoporsi a screening per il cancro cervicale.

 

«È un elenco di frasi che gli infermieri potrebbero sentire preferire ad alcuni pazienti», ha chiarito un portavoce, osservando che il glossario è stato «sviluppato con organizzazioni esperte che lavorano con la comunità LGBT».

 

Pur ammettendo che «le donne sono il nostro pubblico principale», il portavoce ha sottolineato che la missione dell’ente anticancro era quella di sottoporre a screening il maggior numero possibile di cervici, indipendentemente da chi.

 

Il controverso consiglio, che ha irritato i gruppi femministi, appare sul sito web dell’ente in un glossario intitolato «Linguaggio da usare quando si sostengono uomini trans e/o persone non binarie», parzialmente accreditato alla LGBT Foundation. «Bonus hole» è definito come «una parola alternativa per la vagina», con la qualifica «è importante verificare quali parole qualcuno preferirebbe usare».

 

Il Daily Mail si chiede se «Bonus hole» sia «l’eufemismo più folle mai visto nel dibattito trans».

 

Parlando con il Mail Online, la fondatrice di Conservatives for Women Caroline Fiske ha dichiarato che si tratterebbe di un tentativo di «incoraggiare la dissociazione del corpo e l’odio» tra i giovani. «In altre parole» si creano «attivamente giovani più confusi e alienati dalla propria fisicità e dal proprio sesso».

 

«Quale modo migliore se non usare questo linguaggio assolutamente disumanizzante sui nostri corpi?» Forse questi enti di beneficenza che promuovono danni» dovrebbero essere «cancellati» se fosse disponibile un meccanismo legale, si chiede la signora Fiske.

 

La fondatrice del gruppo Standing for Women, Kellie-Jay Keen, ha denunciato il glossario come «ripugnante» e «così misogino». «Si potrebbe pensare che gli enti di beneficenza incentrati sul cancro cervicale avrebbero cose migliori da fare che cancellare il linguaggio femminile», ha detto la signora Keane.

 

Il sito dell’ente anti-tumori include anche una pagina progettata per aiutare i potenziali pazienti a determinare se hanno una cervice e perché. spiegando che «le donne di solito nascono con una cervice», ma precisando che anche gli uomini trans, le persone non binarie «assegnate femmine alla nascita» e persino gli uomini con una «differenza nello sviluppo sessuale» potrebbero condividere l’anatomia femminile.

 

Le donne intersessuali e coloro che hanno subito un’isterectomia o un intervento chirurgico di conferma del genere potrebbero non farlo, consiglia l’ente di beneficenza, esortando gli incerti a verificare con il proprio medico.

 

Sebbene non sia chiaro il motivo per cui la storia del «buco bonus» sia diventata virale la scorsa settimana – la guida sarebbe stata pubblicata sul sito dell’ente nel 2020 ed è in attesa di revisione a settembre – la controversia sulle procedure mediche transgender ha raggiunto il culmine mentre il Regno Unito e diversi europei i Paesi hanno invertito la rotta sul trattamento ormonale per i bambini.

 

La famosa clinica di genere Tavistock di Londra ha chiuso i battenti lo scorso anno dopo essere stata accusata di aver spinto adolescenti confusi a trattamenti con farmaci bloccanti gli ormoni, con i casi che sono passati da 250 nel 2011 a 5.000 nel 2020.

 

Il disprezzo del nuovo transessualismo per la biologia femminile era visibile in un video circolato qualche mese fa, in cui un giovane trans canzonava le donne e i loro dolori mestruali.

 

 

 

 

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Trump trolla tutti con un video AI in cui bombarda di escrementi i manifestanti «No Kings»

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Il presidente statunitense Donald Trump ha ridicolizzato le proteste «No Kings», diffondendo su Truth Social vari video generati dall’intelligenza artificiale, tra cui uno in cui rovescia sulla folla quella che appare come una massa di escrementi.

 

Sabato gli Stati Uniti sono stati teatro di un’ondata di dimostrazioni contro l’amministrazione Trump, con grandi raduni organizzati in oltre 2.500 luoghi in tutto il territorio nazionale.

 

I partecipanti accusano il presidente di abuso di potere e di erosione della democrazia, criticando inoltre la sua politica repressiva verso gli immigrati irregolari e l’impiego di truppe nelle città con la motivazione di contrastare la criminalità diffusa.

 

In risposta, Trump ha postato sui social media clip create con l’IA, inclusi filmati inizialmente caricati da Xerias, un account X pro-Trump noto per produrre meme digitali.

 

Una delle sequenze mostra Trump ai comandi di un jet da combattimento battezzato «King Trump», che scarica enormi masse di materia fecale su una folla di manifestanti – con in sottofondo la canzone di Kenny Loggins Danger Zone, irrimediabilmente associata alla celeberrima pellicola aeronautica Top Gun (1986), che la utilizza ben tre volte nella storia con protagonista il Tom Cruise.

 

Il video AI rilanciato dal presidente include anche un’immagine condivisa durante la protesta di New York dall’influencer progressista Harry Sisson, che nel video finisce sommerso, come tutta la serqua di manifestanti «No Kinghi» da una poderosa quantità di materia escrementizia.

 

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Il Sisson, idolo tiktoker progressista, l’ha presa male. Domenica mattina, Sisson ha replicato su X al video che lo ritraeva: «un giornalista può domandare a Trump il motivo per cui ha postato un filmato generato dall’IA in cui mi fa cadere la cacca addosso da un caccia?».

 

Il ragazzo ha quindi proceduto ad insultare Trump dicendo che nella realtà l’aereo non sarebbe potuto decollare a causa del «fat ass» («culo grasso») del presidente. Per fare ciò, il Sissone rimanda in onda per intero l’irresistibile video, di fatto ampliandone la portata.

 

 

In un’altra clip, originariamente diffusa dal vicepresidente JD Vance e condivisa da Trump, il presidente indossa una corona e un mantello, estrae una spada e si erge trionfante sugli avversari democrat.

 

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Il montaggio condiviso dal Vance termina con figure di spicco del Partito Democratico, come l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dell’opposizione al Senato Chuck Schumer, in ginocchio ai suoi piedi. Si tratta qui di un’allusione esplicita a una sessione fotografica del 2020 in onore di George Floyd.

 

I contenuti di Trump hanno suscitato risposte polarizzate: i suoi sostenitori li hanno rilanciati con entusiasmo, mentre detrattori come il senatore democratico Brian Schatz li hanno aspramente censurati. «Perché il Presidente dovrebbe diffondere online un’immagine in cui scarica feci sulle città americane?», ha twittato Schatz su X.

 

I progressisti americani non hanno ancora capito veramente che per la prima volta alla Casa Bianca c’è un presidente troll, e di capacità di trollaggio eccelse, o meglio quello che l’antropologia dell’internetto oggi definisce uno shitposter. Parola assai adeguata anche al caso presente.

 

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

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Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’ultima copertina della rivista Time, che accompagna un articolo che loda il suo ruolo nel negoziato di un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas.   L’edizione di lunedì della rivista ha definito la tregua di Gaza come il «trionfo» di Trump, presentando un suo ritratto scattato dal basso. Sebbene abbia riconosciuto che l’articolo in sé fosse «relativamente buono», Trump ha duramente contestato l’immagine su Truth Social martedì mattina, definendola «forse la peggiore di sempre».   «Mi hanno fatto “scomparire” i capelli e poi hanno messo sopra la mia testa qualcosa che sembrava una corona fluttuante, ma estremamente piccola. Davvero strano!» ha scritto.   Trump ha frequentemente accusato i media americani di parzialità, sostenendo che la maggior parte della copertura mediatica evidenzi ingiustamente le critiche alla sua presidenza.  

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Non si tratta della prima volte che il Trump si preoccupa della sua criniera, a lungo oggetto di speculazioni sulla sua autenticità. Per provare di avere i capelli veri, si fece tirare i capelli in diretta dalla giornalista televisiva Mika Brzezinski (figlia del geostratega Zbigniew), che col marito co-conduttore Joe Scarborough divenne poi acerrima avversaria del presidente (con reductio ad Hitlerum ad abundatiam) e parossistica apologeta di Biden.     Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio.     È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.  

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Ai nordcoreani è stato ordinato di identificare le donne con tette «antisocialiste»

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La Corea del Nord ha lanciato una severa campagna contro le donne sospettate di aver utilizzato protesi mammarie considerate «capitaliste», classificando tali interventi estetici come «antisocialisti» e «borghesi». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Le forze di sicurezza del regime starebbero effettuando ispezioni invasive, con i responsabili dei comitati di quartiere incaricati di individuare donne che mostrano evidenti modifiche fisiche e di segnalarle per ulteriori accertamenti.

 

Nel regime guidato da Kim Jong-un, interventi come l’aumento del seno e la chirurgia delle palpebre sono ritenuti «atti non socialisti» e sono vietati. Chi viola queste norme rischia gravi conseguenze.

 

La notizia è emersa in concomitanza con un processo pubblico tenutosi nella sala culturale di Sariwon, dove un medico e due giovani donne sono stati processati per aver praticato e subito interventi al seno non autorizzati. Il medico, con scarsa esperienza, aveva abbandonato gli studi di medicina prima di completare la formazione chirurgica.

 

«A metà settembre, un processo pubblico si è svolto in un centro culturale nel cuore di Sariwon contro un medico che ha eseguito un’operazione illegale di mastoplastica additiva e due donne che si sono sottoposte all’intervento», ha riferito una fonte della provincia di North Hwanghae al quotidiano sudcoreano Daily NK.

 

I pubblici ministeri hanno accusato le donne di essere state «contaminate dalle usanze borghesi» e di aver adottato un «comportamento capitalista corrotto». Le imputate hanno dichiarato di voler «migliorare il loro aspetto», ma sono state definite una minaccia per il sistema socialista.

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Il giudice ha promesso «punizioni severe», mostrando come prove strumenti medici, silicone di contrabbando e denaro contante. Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che una delle imputate «non aveva alcuna intenzione di essere leale all’organizzazione e al collettivo, ma era ossessionata dalla vanità, diventando un’erba velenosa che minava il sistema socialista».

 

Una fonte ha inoltre riferito al Daily NK «che tra i residenti presenti al processo, si sono sentite critiche come “i medici fanno di tutto per denaro”, ma anche commenti di solidarietà, come “Non lo fa forse perché non ha altri mezzi per vivere?”»

 

Molte donne di Sariwon vivono nel timore di essere sottoposte a controlli se sospettate di aver effettuato interventi di chirurgia estetica.

 

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