Riprogenetica
Embrioni creati da cellule staminali di topo in utero artificiale

Ricercatori israeliani hanno creato modelli embrionali a partire da sole cellule staminali di topo. Si tratta, cioè, della generazione di un essere vivente – un mammifero – senza passare per le cellule sessuali. Lo riporta BioNews.
Gli scienziati hanno così potuto osservare la formazione della placenta, del sacco vitellino e di alcuni organi, in modelli embrionali derivati interamente da cellule staminali embrionali di topo.
La ricerca è stata condotta presso il Weizmann Institute of Science di Rehovot ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell. Il lavoro precedente del team pubblicato su Nature l’anno scorso si era concentrato sullo sviluppo di modi per far crescere con successo embrioni al di fuori dell’utero, o ex utero, un processo impiegato di nuovo per questo studio – in pratica, un processo di ectogenesi, ossia l’uso di un utero artificiale.
Il lavoro precedente del team si era concentrato sulla crescita di embrioni rimossi dall’utero di un topo dopo due giorni, nell’utero simulato che avevano sviluppato, mentre il loro ultimo studio mostra che modelli di embrioni realizzati interamente da cellule staminali embrionali potrebbero raggiungere lo stadio in cui gli organi iniziano a formarsi, al di fuori dell’utero.
Gli scienziati stati anche in grado di indurre le cellule staminali embrionali a produrre quelle cellule e strutture che si svilupperebbero nella placenta, nella membrana amniotica e nel sacco vitellino.
«Finora, nella maggior parte degli studi, le cellule specializzate erano spesso difficili da produrre o aberranti e tendevano a formare un miscuglio invece di un tessuto ben strutturato adatto al trapianto. Siamo riusciti a superare questi ostacoli liberando il potenziale di auto-organizzazione codificato nelle cellule staminali» ha dichiarato il ricercatore capo, il professor Jacob Hanna.
Per sviluppare le strutture, i ricercatori hanno preso cellule staminali embrionali di topo e le hanno divise in tre gruppi. Un gruppo era destinato a svilupparsi in organi embrionali, mentre gli altri due sono stati trattati in modo da dare origine alle cellule placentari o al sacco vitellino , le cosiddette strutture extraembrionali necessarie per sostenere l’embrione in via di sviluppo.
Tutti e tre i tipi cellulari sono stati quindi mescolati insieme e incubati nell’utero artificiale che il team aveva precedentemente sviluppato.
Subito dopo essere state mescolate insieme, le cellule si sono auto-organizzate in aggregati. Tuttavia, nel complesso l’esperimento è stato molto soggetto a errori poiché il 99,5% di questi aggregati non è riuscito a svilupparsi ulteriormente. Lo 0,5% (circa 50 su 10.000 aggregati) ha continuato a formare sfere, che in seguito si sono trasformate ulteriormente in strutture allungate simili a embrioni.
Questi sono stati lasciati svilupparsi per otto giorni e mezzo, un terzo della gestazione di un topo. A questo punto, avevano formato un cuore pulsante, la circolazione delle cellule staminali del sangue , un cervello rudimentale con pieghe, un tubo neurale e un tubo intestinale.
I modelli di espressione genica nei modelli embrionali sono stati mappati e i ricercatori hanno scoperto che erano simili per il 95% ai modelli murini naturali.
Parte quindi il pendìo scivoloso sulla creazione degli embrioni umani sintetici – o meglio, sulla sua accettazione da parte di autorità ed opinione pubblica.
«Lo studio ha ampie implicazioni poiché, sebbene la prospettiva di embrioni umani sintetici sia ancora lontana, sarà fondamentale impegnarsi in discussioni più ampie sulla legalità e le implicazioni etiche di tale ricerca» ha dichiarato il dottor James Briscoe , capogruppo principale e assistente direttore della ricerca, presso il Francis Crick Institute.
Questo sito aveva riportato lo studio israeliano su embrioni di topo cresciuti nell’utero artificiale lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, l’ectogenesi – l’utero artificiale – è più vicina che mai. Tuttavia, le femministe e frange LGBT vi vedono una grande possibilità di distruzione del patriarcato.
State pronti a vedere i pro-life che accettano a braccia aperte l’utero artificiale, quando sarà proposto loro che, invece che abortire i bambini, tale tecnologia potrà permettere di trasferire la gravidanza dalla donna alla macchina.
Immagine di Markdow via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
Riprogenetica
Scienziati cinesi stanno sviluppando robot con uteri artificiali

Gli scienziati stanno sviluppando robot surrogati dotati di uteri artificiali, progettati per «dare alla luce» bambini umani.
Questi uteri artificiali sono progettati per imitare una gravidanza dal concepimento al parto, con il neonato che riceve i nutrienti attraverso un tubo.
Lo scienziato cinese Zhang Qifeng, fondatore dell’azienda Kaiwa Technology, ha affermato che la tecnologia è già in una «fase matura» e che un prototipo sarà venduto per 100.000 yuan (circa 11.986 euro) l’anno prossimo.
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«Ora deve essere impiantato nell’addome del robot in modo che una persona reale e il robot possano interagire per ottenere una gravidanza, consentendo al feto di crescere al suo interno», ha affermato Zhang.
Secondo quanto riportato dai media, i dettagli su come esattamente un embrione umano verrebbe creato e successivamente impiantato nella macchina rimangono poco chiari. Tuttavia, è probabile che ciò implichi una qualche forma di fecondazione in vitro.
I bambini in via di sviluppo rimarrebbero all’interno del robot per l’intero periodo di gestazione e sarebbero circondati da liquido amniotico artificiale, progettato per creare un’atmosfera simile a quella di un utero.
Si dice che il robot sia destinato a contrastare l’aumento dei tassi di infertilità in Cina e altrove.
Il Telegraph ha affermato che gli uteri artificiali «potrebbero rivoluzionare la scienza medica e le nostre nozioni di famiglia e fertilità», ammettendo implicitamente che rappresentano un attacco alla famiglia naturale con il bambino «privato» dell’utero naturale della madre. Nell’articolo si dice che esperti medici sollevano dubbi sulla possibilità che l’utero artificiale possa replicare la gestazione umana, sottolineando che i complessi processi biologici, come la secrezione ormonale materna, non possono essere replicati dai robot.
È citato inoltre il fatto che il nascituro e la madre si scambiano cellule durante la gravidanza, in un processo chiamato microchimerismo fetale – con alcune cellule del bambino che si attaccano, per sempre, a parti del corpo della madre, come il cuore. Il trasferimento probabilmente aiuta il sistema immunitario del bambino, esponendolo ai fattori immunitari materni e, quindi, riducendo potenzialmente il rischio di malattie autoimmuni.
I neonati iniziano a riconoscere la voce della madre già nel grembo materno, favorendo il legame, la regolazione emotiva e lo sviluppo del linguaggio.
L’utero artificiale – detto anche ectogenesi – è oramai inevitabile, come peraltro teorizzato da pionieri del pensiero genderista come Shulamith Firestone, con il femminismo radicale a sognare la riproduzione extraumana (cioè, privata della femmina, della madre) come liberazione definitiva dalla tirannia del Patriarcato – quasi a dimostrare che la rivolta è, in ultima analisi, contro la natura stessa.
Lo studio della tecnologia ectogenetica procede anche con fondi dell’Unione Europea. Tre anni fa in Inghilterra è nato un bambino a seguito un innesto di tessuto ovarico, cosa che potrebbe far presagire avanzamenti nella tecnologia di questo tipo. Quattro mesi fa ricercatori israeliani hanno prodotto in un utero artificiale un embrione di topo peraltro derivato da cellule staminali e non da gameti.
A fine 2022 cominciò a circolare in rete un video che mostrava un impianto avveniristico di uteri artificiali. Il video, che assomiglia vagamente a quanto visto più di 20 anni fa in Matrix, mostra centinaia di capsule tecnologiche dove i piccoli esseri umani crescono come in una gestazione nel grembo materno. La madre qui, è la macchina, l’industria, il sistema.
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Come riportato da Renovatio 21, l’industria dell’utero in affitto ucraina è già pronta a saltarci sopra, con il fondatore della prima clinica di riproduzione artificiale e uteri affittati dell’Ucraina che ha dichiarato che l’ectogenesi sarà realtà tra 5-7 anni.
Non sappiamo dire quanti allocchi pro-vita finiranno nella trappola che offrirà l’utero artificiale: niente più aborti, con l’embrione che verrà semplicemente trasferito in una capsula industriale e portato a termine, per divenire cosa non sappiamo, ma lo sanno ancora meno i prolife ebeti che hanno accettato la catastrofe dei bambini in provetta (in Italia, la legge 40/2004) senza nemmeno voler guardare dove il pendìo scivoloso li avrebbe portati.
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Immagine generata artificialmente
Genetica
Scienziati cinesi creano topi fertili con due «padri»

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Riprogenetica
Micro testicoli coltivati dagli scienziati in laboratorio

Alcuni scienziati sono riusciti a coltivare in laboratorio minuscoli organoidi di testicoli. Lo riporta il sito Futurism.
Il fenomeno apre la strada ad una riproduzione artificializzata a partire dalla stessa produzione dei gameti.
A febbraio l’Università israeliana Bar-Ilan ha annunciato in un comunicato stampa che i suoi ricercatori sono riusciti a far crescere con successo testicoli artificiali da cellule di topo in una capsula di Petri, in uno sviluppo che, dicono come sempre, potrebbe essere utilizzato in futuro per contribuire a curare l’infertilità maschile umana.
Come mostrano le riprese ravvicinate al microscopio degli organoidi, è evidente che hanno formato le strutture di base dei testicoli, compresi i tubuli attraverso cui passa lo sperma e anche il contorno oblungo generale dell’organo vero e proprio.
Sebbene questa non sia la prima volta che gli scienziati riescono a far crescere testicoli in laboratorio (è già successo almeno una volta, quando nel 2015 alcuni scienziati americani ne crearono una coppia in grado di produrre testosterone utilizzando cellule staminali umane per aiutare i soldati le cui gonadi erano rimaste ferite in combattimento), questo, secondo la vulgata transumanista degli scienziati, ultimo successo potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento dell’infertilità maschile.
La «scienza» quindi prevede di produrre spermatozoi da testicoli in vitro, aggiungendo un livello ulteriore all’artificio della riproduzione artificiale, usando come scusante il crollo della fertilità maschile registrato in questi anni.
Come riportato da Renovatio 21, ricerche oramai comprovate segnalano una tendenza allarmante: il numero di spermatozoi degli uomini è diminuito, i livelli di testosterone sono precipitati e la disfunzione erettile è in aumento.
Anche il cosiddetto «periodo COVID» ha influito negativamente su questa problematica già abbondantemente conclamata. Come se non bastasse, un nuovo studio ha concluso che la fertilità maschile è ridotta per diversi mesi dopo l’iniezione del vaccino COVID-19 a base mRNA.
Nonostante non se ne parli con la stessa frequenza dell’infertilità femminile, è comunque un problema molto serio: come spiega uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Human Reproductive Sciences, fino al 2% degli uomini in tutto il mondo presenta problemi di «spermatozoi non ottimali».
In un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz, la dottoressa Nitzan Gonen del Bar-Ilan, specialista nella determinazione del sesso del feto e direttrice dell’Istituto di nanotecnologia e materiali avanzati dell’istituto, ha espresso il desiderio di demitizzare le discussioni comprensibilmente imbarazzanti che circondano testicoli, sperma e infertilità maschile mentre lei e i suoi colleghi lavorano alla loro ricerca, pubblicata di recente sull‘International Journal of Biological Sciences.
«La scienza oggi riconosce più di 100 geni in cui le mutazioni possono causare l’inversione sessuale, ma pensiamo che questa sia solo la punta dell’iceberg», ha detto la Gonen. «E ora arriviamo al motivo per cui sono entrato in questo ramo di ricerca; stavamo cercando un sistema cellulare, un sistema in vitro, per studiarlo. Fino a quel momento non esisteva un sistema biologico per modellare il testicolo».
I ricercatori non sono ancora riusciti a far crescere i testicoli in vitro, né sono riusciti a fargli produrre sperma. Tuttavia, questo progresso segna la prima volta dalla 2015 che un’obiettivo simile viene raggiunto.
Il fine ultimo sembra quello di voler artificializzare non solo l’unione dei gameti, ma la produzione dei gameti stessi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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