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Bioetica

Embrioni chimera e sacrifici umani: ecco la nuova legge bioetica francese

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La Francia potrebbe essere il primo Paese europeo a raggiungere un baratro bioetico mai raggiunto prima.

 

Da lunedì 27 a venerdì 31 luglio, l’Assemblea Nazionale francese, nell’ombra del tempo d’estate – da sempre periodo ideale per far passare le leggi più inique –  ha discusso e poi votato, in seconda lettura, un disegno di legge senza precedenti storici, disumano – anzi, transumano

 

l’Assemblea Nazionale francese, nell’ombra del tempo d’estate ha discusso e poi votato, in seconda lettura, un disegno di legge senza precedenti storici, disumano – anzi, transumano

Il testo fu votato in prima lettura il 15 ottobre dello scorso anno, approdando poi in Senato con alcune modifiche il 4 febbraio 2020.

 

Sabato 1º agosto, alle 4:00 del mattino, dopo il dibattito d’urgenza dell’Assemblea Nazionale e dopo 2300 voti in Parlamento, è arrivato il via libera con correzioni tanto auspicato anche dal Presidente Macron, il quale spera altresì che il ddl possa diventare legge effettiva già a gennaio 2021, ripassando dal Senato a settembre.

 

Guardando ai numeri dei votanti e delle votazioni, si individua il dato più sconcertante che conferma la sicura possibilità che a settembre il testo passi in maniera definitiva: su 577 membri del Parlamento ne erano presenti solo 97, tant’è che il voto finale ha visto 60 favorevoli e 37 contrari.

 

Il centrodestra —  ovvero i «Repubblicani» — avrebbero potuto fermare il testo con i loro 104 voti, se solo fossero stati presenti in Aula.

Il centrodestra —  ovvero i «Repubblicani» — avrebbero potuto fermare il testo con i loro 104 voti, se solo fossero stati presenti in Aula

 

Ma cosa prevede realmente questo abominevole disegno di legge sul «progresso» in materia bioetica?

 

Anzitutto sancisce il «diritto» per ogni donna, coppie lesbiche e single che siano, di accedere alla fecondazione eterologa attraverso l’acquisizione di sperma reperibile nelle bio-banche del seme, rimborsabile peraltro dal servizio sanitario nazionale.

 

Oltre a questo, il ddl mira a far passare la ROPA (Reception of oocytes from partner), ovvero la ricezione di ovociti da una partner, una tecnica che consente a due donne di «avere un figlio» attraverso l’impianto nell’utero di una delle due donne di un embrione ottenuto dalla fecondazione in vitro di un ovocita proveniente dall’altra, con sperma donato o, peggio, acquistato. 

La legge sancisce il «diritto» per ogni donna, coppie lesbiche e single che siano, di accedere alla fecondazione eterologa attraverso l’acquisizione di sperma reperibile nelle bio-banche del seme, rimborsabile peraltro dal servizio sanitario nazionale

 

Una sorta di figlio con tre genitori, un invento della nuova bioingegneria zootecnica,  dove un figlio diventa figlio di tre persone, due genitori biologici e un utero in affitto, o con gli ovociti di un’altra. 

 

Come ha osservato Mons. Bernard Ginoux, Vescovo di Montauban, in una nota, «in questa pratica la paternità scompare e le due donne si considereranno le due madri. Il bambino non saprà più da dove viene, poiché due donne affermano di essere sua madre mentre non ha un padre».

 

Ma non è tutto: la FIVET sarà consentita anche post mortem, perché secondo il volere di questo ddl la donna potrà essere fecondata e avere figli anche attraverso lo sperma del partner già deceduto, con una diagnosi pre-impianto che consentirà di scartare gli embrioni individuati come non sani — o per meglio dire non perfetti, secondo il linguaggio del nuovo concetto bioetico, già diffuso anche in ambiente cattolico, dello human enhancement.

 «In questa pratica la paternità scompare e le due donne si considereranno le due madri. Il bambino non saprà più da dove viene, poiché due donne affermano di essere sua madre mentre non ha un padre» Mons. Bernard Ginoux, Vescovo di Montauban:

 

Una selezione eugenetica che prevederà anche un vero e proprio uso frutto di embrioni di riserva, definiti, i futuri bébés-médicament, cioè «bambino salvatore», ovvero messo al mondo esclusivamente per essere sacrificato «salvando» un altro bambino (spesso un fratello od una sorella) attraverso l’espianto di organi o il trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

 

Tuttavia, il lato più infernale del ddl francese è la possibilità di creare embiorni chimera tramite ricerche specifiche che prevedono la possibilità di mixare ovuli, embrioni umani, cellule riproduttive animali e seme maschile. In questo modo, sacrificando vite umane profanate sull’altare luciferino della bioingegneria genetica e dei manipolatori di essa, la Francia potrà celebrare il miracolo al contrario capace di creare organi di ogni tipo e pezzi di ricambio per tutti i malati dell’intero Paese. 

La FIVET sarà consentita anche post mortem, perché secondo il volere di questo ddl la donna potrà essere fecondata e avere figli anche attraverso lo sperma del partner già deceduto, con una diagnosi pre-impianto che consentirà di scartare gli embrioni individuati come non sani

 

Come ricorda ancora Mons. Ginoux, «l’accettazione di questo processo è giustificata per poter rimuovere organi (cuore, fegato, ecc.) dagli animali così ottenuti e poi uccisi dopo la rimozione degli organi che rimpiazzerebbero gli organi umani mal funzionanti».

 

Come se non bastasse, l’oscena proposta di legge suggerisce di eliminare la cosiddetta «settimana di riflessione» che fino ad ora è permessa alle donne in procinto di abortire. Non si può dimenticare che questo pur breve lasso di tempo, spesso, ha permesso una vera e propria conversione dei cuori e quindi degli intenti da parte di molti genitori, salvando vite e facendo nascere nuove famiglie. 

 

La disumanità tanto cara alla nazione francese vuole abrogare anche questa possibilità, trattando una simile decisone ed un inconscio istinto ventricida come qualcosa da risolvere in breve, senza il rischio che, ça va sans dire, si possa cambiare idea — se mai di «idea» si possa parlare.

Un vero e proprio uso frutto di embrioni di riserva, definiti, i futuri bébés-médicament, cioè «bambino salvatore», ovvero messo al mondo esclusivamente per essere sacrificato «salvando» un altro bambino (spesso un fratello od una sorella) attraverso l’espianto di organi o il trapianto di cellule staminali ematopoietiche

 

Il Vescovo di Montauban conclude la sua riflessione/denuncia affermando giustamente che «questa non è più scienza al servizio dell’uomo ma apertura al disumano». 

 

«Trasgredire i limiti — aggiunge Mons. Ginoux — non farà accrescere l’umanità. Una seriosa riflessione sulla persona umana dimostra che questa nuova antropologia nega l’origine e la fine dell’uomo per renderlo manipolabile dalla tecnologia in base ai diversi capricci e alle varie situazioni di instabilità: il desiderio di un bambino ad ogni costo, quando c’è solo desiderio di soddisfare le proprie voglie, non è il dono di se stessi nell’amore condiviso, motivo per il quale si resta sterili anche se si fa un figlio».

 

Dal canto nostro aggiungiamo che non si tratta solo di una civiltà resa sterile dal proprio insaziabile ed instabile desiderio perverso, quanto piuttosto di una civiltà votata al culto della Morte e al ripristino del sacrifico umano. 

«Questa non è più scienza al servizio dell’uomo ma apertura al disumano»

 

La deriva bioetica verso la quale si dirige la Francia  è degna e meritevole del peggiore dei castighi, divino e finanche umano, metafisico e finanche fisico, cioè temporale.

 

Cercare di superare i limiti ed i confini dell’ordine naturale e quindi divino iscritto nel macro e nel microcosmo, imitando l’eterno mito di Prometeo non potrà che, presto o tardi, generare un rovesciamento totale e devastante, dove sarà sicuramente pianto e stridor di denti e giustizia sarà finalmente fatta.

Si tratta solo di una civiltà resa sterile dal proprio insaziabile ed instabile desiderio perverso, quanto piuttosto di una civiltà votata al culto della Morte e al ripristino del sacrifico umano

 

 

Cristiano Lugli

 

 

 

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Bioetica

In Nuova Zelanda i bambini vengono lasciati morire se nascono vivi dopo gli aborti

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I dati governativi hanno confermato che in Nuova Zelanda i bambini nascono vivi dopo un tentativo di aborto almeno una volta al mese e, come prassi, muoiono senza ricevere assistenza medica. Lo riporta LifeSite.

 

L’aborto in terra neozelandese è legale su richiesta fino alla 20ª settimana di gravidanza e viene spesso praticato anche oltre, se un medico ne autorizza la necessità per motivi di «salute».

 

«Family First New Zealand ha riferito di aver ottenuto dati governativi dopo una richiesta ufficiale, scoprendo che i feti sopravvivono regolarmente ai tentativi di aborto», ha riportato Live Action News. «Dal 2020, 80 tentativi di aborto hanno portato a nascite vive, anche se il numero reale potrebbe essere superiore, poiché alcuni distretti non hanno fornito queste informazioni. Le sopravvissute all’aborto avevano una gestazione compresa tra le 20 e le 30 settimane e non hanno ricevuto cure salvavita».

 

Il rapporto ha inoltre rilevato che l’assistenza medica veniva concessa solo ai neonati desiderati dai genitori: «È preoccupante che il distretto di Te Tai Tokerau abbia affermato che l’assistenza di sostegno vitale è presa in considerazione solo per i “neonati desiderati a 22 settimane + 5 giorni”. A Waikato, c’è la discrezionalità dei genitori di accettare o meno la rianimazione». Canterbury aveva precedentemente consigliato che il «neonato venga avvolto in una coperta e tenuto in braccio fino al decesso».

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Casi specifici di questo protocollo sono emersi in passato. Nel 2021, Gript ha riferito che «un bambino sano sarebbe nato vivo dopo un aborto tardivo fallito ed è stato lasciato morire in un ospedale neozelandese», aggiungendo che «il bambino è stato lasciato ansimare per due ore mentre gli operatori sanitari si rifiutavano di intervenire, prima di morire». Uno studente di medicina, profondamente traumatizzato dall’aver assistito alla morte del bambino, ha affermato che la madre era incinta da oltre 21 settimane.

 

«Non faremmo mai una cosa del genere a un animale. Ero inorridita», ha detto la studentessa, che usa lo pseudonimo Nicola. «Non abbiamo dato potere a questa donna lasciando che suo figlio soffrisse e morisse in quel modo. Quando ha lasciato l’ospedale, aveva ancora bisogno di sostegno e aiuto per la sua situazione. Tutto quello che abbiamo fatto è stato porre fine alla vita del suo bambino in modo prolungato e crudele. È davvero vile e disgustoso che un essere umano venga trattato in quel modo».

 

L’anno precedente, il parlamentare Simon O’Connor aveva proposto un emendamento al disegno di legge sull’aborto del Primo Ministro Jacinda Ardern, che imponeva l’obbligo di assistenza ai bambini sopravvissuti a un tentativo di aborto. Il governo, inclusa la stessa Ardern, si oppose all’emendamento. «Ci è stato detto che il mio emendamento non era necessario, eppure eccoci qui in una situazione con un bambino nato vivo, lasciato morire da solo – ed è semplicemente orribile», ha detto O’Connor.

 

«Non siamo sorpresi da questi dati [del governo], ma sono comunque davvero scioccanti. Che il nascituro sia alla 15ª, 20ª, 30ª o 40ª settimana di gravidanza, lotterà naturalmente per la propria vita», ha affermato Bob McCoskrie, CEO di Family First New Zealand. «Questo è il nostro istinto umano. Dovremmo proteggere la vita dei bambini innocenti che sopravvivono ai tentativi di aborto. Dovremmo chiarire con estrema chiarezza che questo è un obbligo per i professionisti sanitari». McCroskie ha osservato che ora ci sono dati governativi che confermano ciò che i pro-life sostengono da tempo: che a volte i bambini sopravvivono agli aborti.

 

Il ministro della Salute e del Lavoro Andrew Little aveva precedentemente respinto queste affermazioni, affermando: «vorrei vedere i dati scientifici sulla nascita di un bambino dopo un aborto». McCroskie ha risposto: «Ecco le prove. Non si tratta di politica, si tratta di avere un cuore». Ha ragione. Ci sono persino alcune sopravvissute all’aborto che sono sopravvissute per raccontare le loro storie, per l’industria dell’aborto, quelle che se l’erano cavata».

 

Il caso che viene in mente a tutti è quello di Gianna Jessen, abortita ma sopravvissuta anche se con una vita con la paralisi cerebrale. Si tratta con probabilità di una delle migliori speaker pro-life al mondo.

 

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Il segreto più orribile dell’industria dell’aborto, scrive LSN, è che i bambini nascono regolarmente vivi dopo tentativi di aborto e vengono lasciati morire dai medici che hanno appena tentato di ucciderli. Ci sono esempi frequenti e documentati di questo tipo solo negli ultimi anni in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Canada e in Irlanda, dove l’aborto è legale solo dal 2019.

 

Come riportato da Renovatio21, a inizio anno la Camera USA aveva approvato la legge per proteggere i bambini nativi vivi dopo l’aborto.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche l’eutanasia galoppa alla grande in Nuova Zelanda, dove è stata approvata per referendum. In un impeto di creatività, tre anni fa si cominciò a parlare nel Paese di possibilità di eutanatizzare i pazienti COVID.

 

Ricordiamo che si tratta del Paese dei lockdown draconiani, inflitti anche per un solo caso di positività, sotto l’imperio della premier Jacinda Andernallevata dal World Economic Forum e pronta a progettare una «società a due livelli» (vaccinati e non vaccinati), a chiedere ai propri cittadini di non chiacchierare col vicino (per evitare i contagi), a istigare la delazione dei dissidenti politici ora etichettati come «terroristi», a proibire del tutto il tabacco, e a garantire in lockdown il diritto di fare orge da 25 persone a chi avesse acquisito il diritto pandemico ad uscire di casa.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento neozelandese ha concesso lo status di persona a una montagna, proprio come in precedenza lo aveva concesso ad un fiume e a un pezzo di terra: cose che sono quindi tecnicamente più protette dallo Stato di un feto umano.

 

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Bioetica

JD Vance paragona l’aborto al sacrificio dei bambini. C’è molto più da dire e fare contro la Necrocultura

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Lo scorso mercoledì, per un’ora, il vicepresidente JD Vance ha risposto alle domande degli studenti dell’Università del Mississippi durante un evento di Turning Point USA, prendendo il posto di Charlie Kirk, l’attivista assassinato che era amico anche del Vance. Lo riporta LifeSite.   Il vicepresidente americano risposto a domande sul cristianesimo, sulla sua fede personale e sull’aborto, definendo l’aborto un «sacrificio di bambini» che porta al maltrattamento delle donne.   «Non mi scuso per credere che il cristianesimo sia una via verso Dio», ha detto Vance a uno studente preoccupato per la preghiera nelle scuole pubbliche. «Non mi scuso per pensare che i valori cristiani siano un fondamento importante di questo Paese, ma non vi costringerò a credere in nulla, perché non è ciò che Dio vuole, e non è ciò che voglio io».

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Come noto, JD Vance, che ha avuto una vita difficile in una famiglia disfunzionale del proletariato bianco dei monti dell’Appalachia (gli Hillbilly) si è convertito al cattolicesimo anni fa.   La domanda sull’aborto all’evento di TP USA è stata posta da una giovane donna che ricopre la carica di presidente di Ole Miss Rebels for Life, il gruppo pro-life del campus; il nome ha suscitato un caloroso applauso tra la folla riunita e un sorriso da parte del vicepresidente.   «In passato, hai dichiarato di essere al 100% pro-life», ha detto. «Ma da quando sei entrato nella campagna presidenziale come vicepresidente, hai cambiato idea sull’aborto, quindi mi chiedevo qual è la tua posizione attuale, e se ritieni che il diritto alla ‘libertà’ di qualcun altro prevalga sul diritto alla vita di qualcun altro?»   «Hai posto la domanda: penso che la libertà di qualcun altro prevalga sul diritto alla vita di qualcun altro?», ha risposto Vance. «No, non lo credo. In effetti, non ci credo. Ora, vorrei contestare qualcosa che hai detto, solo la premessa della domanda, ovvero che ho vacillato sulla questione pro-life. Credo davvero che il presidente sia stato il presidente più pro-life nella storia degli Stati Uniti d’America».   Lo slogan fa riferimento al fatto che, durante la sua prima amministrazione, Donald Trump ha selezionato i giudici della Corte Suprema che alla fine hanno portato all’annullamento della sentenza Roe v. Wade. Durante la campagna presidenziale del 2024, tuttavia, Trump ha ribadito che l’aborto è ora una questione di competenza degli stati e si è impegnato personalmente per rimuovere il principio pro-life dal programma del Partito Repubblicano per la prima volta in decenni.   «Ci sono due cose che dobbiamo tenere a mente qui», ha continuato Vance. «Una è la questione molto difficile: quando parliamo della nostra politica sull’aborto, ci sono alcuni casi limite molto, molto complessi. Ci sono casi in cui una bambina di 11 anni è stata violentata e sarebbe pericoloso per lei portare a termine la gravidanza. Ci sono situazioni in cui portare a termine la gravidanza causerebbe gravi danni fisici, forse la morte per la madre».   «È uno dei motivi per cui noi crediamo nell’eccezione in questi casi – ripeto, sono casi limite, sono rari, la comunità pro-aborto vorrebbe farvi credere che rappresentino il 90% degli aborti e questo non è vero – ma dobbiamo essere onesti sul fatto che ci sono alcuni casi limite».   Renovatio 21 segnala che parlare dei «casi limite» significa solo voler conformare il resto dei casi ad una politica precisa, spostando la Finestra di Overton e riprogrammando la legge. La posizione anfibola di Vance era già nota a tutti, come detto, in campagna elettorale.   «La seconda cosa che vorrei dire a questo proposito è che dobbiamo essere prudenti e pratici in ciò che possiamo realizzare», ha proseguito Vance. «Potrebbero esserci disaccordi su cosa esattamente significhi, ma se si considerano le vittorie pro-life che il presidente degli Stati Uniti è riuscito a ottenere, ci è riuscito perché ha lavorato all’interno del sistema che abbiamo».   Vance ha continuato dicendo che perseguire «l’opzione pro-life più aggressiva», anche se ciò significa perdere tutte le elezioni contro i democratici, che implementeranno l’aborto su richiesta fino al momento della nascita.

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«Qualcuno prima mi ha chiesto dei miei valori cristiani», ha detto Vance. «Uno dei punti che ho sollevato è che quando i coloni arrivarono nel Nuovo Mondo, trovarono il sacrificio di bambini molto diffuso. Immagino che ci siano persone che non sono d’accordo con la mia opinione sulla questione pro-life. Vorrei solo fare un’osservazione. Se si visitano siti archeologici storici dove c’erano bordelli – e le due professioni più antiche del mondo sono il gioco d’azzardo e la prostituzione, quindi c’erano bordelli anche in civiltà molto antiche».   «Se si torna agli antichi bordelli e si dissotterrano le ossa delle donne che lavoravano in quei luoghi, si trovano molto spesso molti bambini sepolti con loro… Ogni volta che una società decide di scartare bambini innocenti, non tratta molto bene nemmeno le proprie donne. E ogni volta che una società maltratta le proprie donne, molto spesso sono i bambini a nascere subito dopo. C’è una ragione per cui la civiltà cristiana ha posto fine alla pratica del sacrificio di bambini in tutto il mondo, ed è una delle grandi conquiste della civiltà cristiana».   «Credo che dovremmo cercare di proteggere ogni vita non ancora nata», ha concluso Vance. «C’è una questione su come esattamente lo facciamo, ma non direi mai che il diritto alla vita di qualcuno debba essere sacrificato».   Come riportato da Renovatio 21, la realizzazione del fatto che l’aborto è un sacrificio umano, domandato ad una civiltà decristianizzata quindi ripaganizzata, ridemonizzata, è oramai più diffusa che mai, in ispecie tra l’opinione pubblica della destra americana, non solo cattolica.   Per qualche ragione, la visione dell’aborto come sacrificio umano non ha mai attecchito davvero nel mondo pro-vita italiano, forse perché troppo stupido, forse perché troppo compromesso con la politica e con la chiesa italiana. Ecco quindi che invece che parlarti di Moloch, il ridicolo pro-vita italiota ti parla di «protezione della maternità» e finanche di «diritti della donna», completamente trasbordato nella lingua, quindi nel campo, dell’avversario – e con la convinzione, chiara ma non sussurrata al popolo che fa loro donazioni – che la legge autogenocida 194 non si deve toccare.   Il fatto è considerare l’aborto come l’unico sacrificio umano della società attuale, con spinta della macchina infallibile dello Stato moderno, è davvero errato: l’aborto è solo una piccola parte del sistema della morte che ci è inflitto, anzi, forse è il fanalino di coda, lo specchietto per le allodole sciocche condotte così in una battaglia di retroguardia, mentre il manovratore prosegue la distruzione umana in tanti altri settori.   È sacrificio umano l’eutanasia, sì. È sacrificio umano la predazione degli organi, sì. È sacrificio umano, di tipo pure difficile da definire vista la natura umanoide della faccenda, la provetta, che oramai da anni distrugge più embrioni dell’aborto, nell’evidente silenzio degli ebeti pro-vita italici, inutili se non venduti.   C’è ancora tanta strada da fare, se vogliamo combattere davvero la NecroculturaRenovatio 21, in realtà, è qua per questo. Voi, se mi state leggendo, con grande probabilità, pure.   Roberto Dal Bosco  

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Bioetica

Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione

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Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.

 

Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.

 

«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».

 

«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».

 

La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.

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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».

 

Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.

 

Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.

 

Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.

 

La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.

 

Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.

 

Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.

 

Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».

 

Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali

 

Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.

 

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