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Ecco papa Leone XIV
Il nuovo papa è Robert Francis Prevost che ha scelto di chiamarsi Leone XIV.
Il Prevost nato a Chicago il 14 settembre 1955. Il padre è di origini francesi e italiana, la madre ha invece origini spagnuole. Ha due fratelli. Era considerato un influente prelato vicino a papa Francesco, con una lunga esperienza missionaria in Perù e due mandati come priore generale degli Agostiniani.
Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, ha conseguito una laurea in Matematica alla Villanova University, un Master in Teologia a Chicago e un dottorato in Diritto Canonico a Roma, con una tesi intitolata «Il ruolo del priore locale nell’Ordine di Sant’Agostino».
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Ordinato sacerdote nel 1982, ha servito in Perù come cancelliere della Prelatura di Chulucanas, direttore del seminario di Trujillo, insegnante di diritto canonico e vicario giudiziale. Negli Stati Uniti, è stato priore provinciale a Chicago (1999-2001) prima di guidare gli Agostiniani come priore generale (2001-2013). Nel 2014, Papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico di Chiclayo, poi vescovo nel 2015, e nel 2023 prefetto del Dicastero per i Vescovi, ruolo ricoperto fino alla morte il 21 aprile 2025. È stato creato cardinale nel settembre 2023.
Prevost condivideva la visione di Francesco su ambiente, povertà e migranti, sostenendo una pastorale inclusiva, come l’accesso alla Comunione per i divorziati risposati, pur mantenendo una posizione moderata su questioni come Fiducia Supplicans, il documento sulle benedizioni alle coppie omofile, su cui la sua posizione non è chiarissima.
Discreto con i media – non è noto per la loquacità, in ispecie sui temi fondamentali – è stato apprezzato per la sua capacità di ascolto e sintesi.
Si conosce la sua opposizione all’ordinazione dei diaconi donna, mentre non si hanno informazioni riguardo ad altre questioni come il celibato sacerdotale e l’accordo segreto sino-vaticano. Non è noto nemmeno se è favorevole alle limitazioni della messa tradizionale.
È conosciuto, tuttavia, il suo favore alla promozione della «Chiesa sinodale».
È stato creato vescovo da Bergoglio nel 2023. L’anno scorso ha dichiarato che «il vescovo non dovrebbe essere un piccolo principe seduto nel suo regno». Inoltre è noto per la passione sportiva: «mi considero un tennista dilettante», ha detto, sottolineando che «da quando ho lasciato il Perù ho avuto poche occasioni per allenarmi, quindi non vedo l’ora di tornare in campo».
La sua carriera è stata anche segnata da controversie legate alla gestione di casi di abusi sessuali, da cui tuttavia è uscito senza condanne di sorta, venendo sempre difeso. A Chicago, un prete condannato risiedette in un priorato vicino a una scuola, ma Prevost non avrebbe autorizzato tale situazione. A Chiclayo, è stato accusato di aver gestito male denunce di abusi, ma la diocesi ha difeso il suo operato, sottolineando il rispetto delle procedure canoniche e l’assistenza alle vittime.
Nel 2025, accuse di pagamenti da 150.000 dollari per silenziare tre ragazze presunte vittime di sacerdoti hanno riacceso le critiche. Le accuse, secondo il sito InfoVaticana, sarebbero state evidenziate in un servizio televisivo nazionale con un’intervista alle ragazze lo scorso autunno, definito come «il sasso nella scarpa del cardinale Prevost». Lo stesso sito tre giorni fa titolava che Prevost sarebbe il «candidato di James Martin», il gesuita americano filo–omosessualista che Bergoglio portava in un palmo di mano.
Considerato in questi giorni un possibile candidato di compromesso per il Conclave del 2025, il suo profilo missionario lo rendeva un candidato «universale», ma la sua recente nomina a cardinale, la giovane età e le controversie ne limitavano le possibilità. Membro di sette dicasteri vaticani, godeva della fiducia di Francesco per le sue doti amministrative.
Nel suo affaccio a San Pietro è parso visibilmente emozionato, con l’occhio lucido evidente. Si è presentato con la mozzetta sulle spalle, un segno di continuità con la tradizione ma di discontinuità rispetto a Bergoglio, che invece l’aveva rifiutata. Tuttavia, nel suo discorso, ha tenuto a ricordare ben due volte il predecessore, ponendosi in linea con lui.
Nel discorso ha parlato, oltre che italiano e latino, anche in spagnuolo: ha voluto ricordare la diocesi peruviana dove è stato mandato come vescovo.
Il presidente Trump ha già espresso su Truth social le sue congratulazioni per «il primo papa americano», dicendo di non vedere l’ora di incontrarlo.
“Congratulations to Cardinal Robert Francis Prevost, who was just named Pope. It is such an honor to realize that he is the first American Pope. What excitement, and what a Great Honor for our Country. I look forward to meeting Pope Leo XIV. It will be a very meaningful moment!”… pic.twitter.com/q6kNcSOqAT
— The White House (@WhiteHouse) May 8, 2025
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) May 8, 2025
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«Congratulazioni al Cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Papa americano. Che emozione, e che grande onore per il nostro Paese. Non vedo l’ora di incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento davvero significativo!» scrive Trump, ripreso dai canali social ufficiali della Casa Bianca.
Resta da capire quale sarà il rapporto tra i due connazionali, vista l’opposizione che su molti temi – migrazioni massive, ambiente, etc. – il papato bergogliano muoveva contro la prima e la seconda amministrazione Trump.
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Immagine screenshot da YouTube
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Mons. Schneider incontra Leone e condivide proposte per il «bene spirituale della Chiesa»
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Papa Leone denuncia «l’antisemitismo» in una telefonata con il presidente israeliano dopo il massacro di ebrei in Australia
Papa Leone XIV ha condannato l’antisemitismo nel corso di una telefonata con il presidente israeliano Isaac Herzog, in seguito all’attentato di Sydney.
Il 15 dicembre 2025, Papa Leone ha ricevuto in Vaticano una chiamata dal presidente di Israele, Isaac Herzog, in vista delle prossime festività natalizie e della celebrazione ebraica di Hanukkah. Durante il colloquio, il Pontefice ha affrontato il tema dell’antisemitismo alla luce dell’attacco terroristico avvenuto domenica a Bondi Beach, a Sydney.
«Durante il colloquio, alla luce del recente attentato terroristico a Sydney, il Santo Padre ha ribadito la ferma condanna della Chiesa Cattolica verso ogni forma di antisemitismo, che in tutto il mondo continua a seminare paura nelle comunità ebraiche e nell’intera società», riporta il comunicato emesso dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Secondo quanto riferito dal Vaticano, la conversazione telefonica si è svolta in un’atmosfera cordiale. Papa Leone XIV ha incoraggiato la continuazione dei processi di pace in corso in Medio Oriente e ha sottolineato la necessità di intensificare e perseverare negli sforzi umanitari, specialmente considerando la situazione nella Striscia di Gaza, dove, a seguito del conflitto, persistono gravi problemi legati alla fame, al freddo e alle condizioni meteorologiche avverse.
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La telefonata segue le dichiarazioni pubbliche già espresse dal Pontefice immediatamente dopo l’attentato di Sydney. Durante l’udienza di lunedì 15 dicembre, il Papa ha manifestato vicinanza alla comunità ebraica e dolore per le vittime e i feriti, affermando: «Basta con queste forme di violenza antisemita! Dobbiamo eliminare l’odio dai nostri cuori».
Lo stesso giorno, in un telegramma inviato all’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, il Papa ha definito l’attacco un «atto di violenza insensato» e ha invitato coloro che sono tentati dalla violenza a «convertirsi e cercare la via della pace e della solidarietà».
Rapporti diretti tra Papa Leone XIV e il presidente Isaacco Herzog erano già stati instaurati nei mesi precedenti. Il 4 settembre, Herzog è stato ricevuto in udienza privata dal Papa: un incontro che, secondo le parole dello stesso presidente israeliano al termine della visita, ha costituito «un segnale molto importante» del valore delle relazioni tra la Santa Sede, lo Stato di Israele e il popolo ebraico.
Nel corso dei colloqui con il papa, il Segretario di Stato vaticano e il Segretario per i Rapporti con gli Stati, Herzog ha riferito di aver prioritariamente discusso la necessità di liberare gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Le discussioni hanno riguardato anche gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, gli sforzi israeliani per favorirne la distribuzione, la lotta comune contro l’antisemitismo, gli sviluppi generali in Medio Oriente e l’esigenza di un dialogo interreligioso più profondo.
Durante l’incontro, il presidente israeliano ha infine evidenziato l’importanza delle comunità cristiane in Israele e nella regione, ha ribadito l’impegno dello Stato ebraico a garantire la libertà di religione e di culto e la protezione delle comunità cristiane in Terra Santa, e ha rivolto un invito ufficiale al Pontefice a visitare Israele.
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
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Diocesi di Roma, Leone XIV riforma una decisione di Francesco
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