Internet
Durov ammette: Telegram condivide i dettagli degli utenti con molti Stati
Il CEO di Telegram, Pavel Durov, ha rivelato mercoledì che il servizio di messaggistica ha rispettato le norme sulla privacy di diversi Paesi negli ultimi sei anni e ha correttamente comunicato alle autorità informazioni sui criminali.
Il miliardario della tecnologia di origine russa ha ricevuto l’ordine di non lasciare la Francia dopo essere stato arrestato a Parigi a fine agosto e accusato di molteplici reati, tra cui la gestione di una piattaforma utilizzata dalla criminalità organizzata e il rifiuto di collaborare con le autorità francesi.
Il mese scorso, il Durov, che è anche uno dei fondatori della società assieme al fratello Nikolaj, ha annunciato un aggiornamento dei Termini di servizio e dell’Informativa sulla privacy della piattaforma, che, a suo dire, avrebbe chiarito che gli indirizzi IP e i numeri di telefono di coloro che violano le regole del messenger «possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a valide richieste legali».
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In un post di follow-up sul suo canale Du Rove mercoledì, il CEO di Telegram ha osservato che la nuova politica non costituisce un «grande cambiamento» nel funzionamento della piattaforma e che aveva già condiviso con le autorità competenti i dettagli dei criminali che ne abusavano.
«Dal 2018, Telegram è stata in grado di rivelare indirizzi IP/numeri di telefono di criminali alle autorità, secondo la nostra Informativa sulla privacy nella maggior parte dei Paesi», ha spiegato Durov, osservando che ogni volta che la piattaforma riceveva una «richiesta legale correttamente formulata tramite linee di comunicazione pertinenti», la verificava e rivelava gli indirizzi IP/numeri di telefono di criminali pericolosi.
Durov ha rivelato che in Brasile, ad esempio, Telegram ha divulgato i dati di oltre 200 richieste legali dall’inizio dell’anno e quasi 7.000 in India nello stesso periodo.
Ha inoltre osservato che negli ultimi mesi in Europa si è registrato un aumento del numero di «richieste legali valide», il che suggerisce che ciò potrebbe essere attribuito al fatto che più autorità dell’UE hanno iniziato a utilizzare la linea di comunicazione corretta per tali richieste.
Durov ha spiegato che il recente aggiornamento dell’informativa sulla privacy della piattaforma aveva il solo scopo di semplificarla e unificarla, sottolineando che i principi fondamentali di Telegram non sono cambiati.
«Ci siamo sempre sforzati di rispettare le leggi locali pertinenti, purché non andassero contro i nostri valori di libertà e privacy», ha affermato, aggiungendo che Telegram è stato creato per «proteggere gli attivisti e la gente comune da governi e aziende corrotte» e non ha mai permesso ai criminali di abusare della piattaforma o di eludere la giustizia.
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Durov è stato arrestato dopo l’atterraggio in un aeroporto di Parigi a fine agosto e rilasciato su cauzione diversi giorni dopo. È stato accusato di 12 capi d’imputazione, tra cui complicità nella distribuzione di materiale pedopornografico, spaccio di droga e riciclaggio di denaro. Le accuse derivano dall’accusa che le regole di moderazione permissive di Telegram consentano l’uso improprio diffuso del servizio di messaggistica.
L’imprenditore ha negato con veemenza le accuse, sottolineando che Telegram ha sempre cercato di collaborare con i regolatori statali per stabilire «il giusto equilibrio tra privacy e sicurezza» e osservando che la piattaforma rimuove «milioni di post e canali dannosi ogni giorno» e pubblica «rapporti sulla trasparenza giornalieri» sulle azioni intraprese contro la diffusione di contenuti illegali.
Come riportato da Renovatio 21, Telegram collaborò con le autorità italiane all’inizio del lockdown 2020: gli editori italiani lamentarono che esistevano sull’app alcuni canali dove si potevano scaricare gratuitamente giornali e riviste – praticamente, un angolo di pirateria diffusa. La Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) chiese all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) di «un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto».
Due settimane dopo, a fine aprile 2020, Telegram, con una mossa inedita, rispose ad una mail dei giudici italiani e disattivò i canali accusati. Come scrisse trionfalmente La Repubblica: «Il primo grande risultato nella lotta alla contraffazione dell’editoria arriva nella notte da Dubai alla casella di posta elettronica della procura di Bari: “Hello, thank you for your email”, esordiscono brevemente i manager della piattaforma di messaggistica, prima di dare l’annuncio: “Abbiamo appena bloccato tutti i canali che ci avete indicato, all the best”, firmato: “Telegram Dmca”».
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Immagine di TechCrunch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic; immagine modificata.
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
L’Unione Europea sta ingiustamente prendendo di mira le piattaforme social che tollerano discorsi dissidenti o critici, ha dichiarato Pavel Durov, fondatore di Telegram.
La sua affermazione è arrivata in risposta a un post del 2024 di Elon Musk, proprietario di X, che accusava la Commissione Europea di aver proposto alla piattaforma un patto segreto per eludere sanzioni in cambio della censura di certi contenuti. Il giorno precedente, l’UE aveva inflitto a X una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari).
Durov ha spiegato che Bruxelles sta applicando alle società tech norme severe e impraticabili proprio per colpire quelle che rifiutano di praticare una moderazione occulta dei contenuti.
«L’UE impone regole impossibili per poter punire le aziende tecnologiche che si oppongono a una censura silenziosa della libertà di espressione», ha postato Durov sabato su X.
Il Pavel ha inoltre richiamato la sua detenzione in Francia dell’anno scorso, che ha descritto come motivata da ragioni politiche. Secondo lui, in quel frangente il capo dei servizi segreti francesi gli avrebbe chiesto di «bannare le voci conservatrici in Romania» in vista delle elezioni – un’ipotesi smentita dalle autorità transalpine. Durov ha aggiunto che gli agenti di Intelligence gli avrebbero offerto assistenza in cambio della rimozione discreta dei canali legati alle elezioni in Romania.
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Queste stesse accuse sono state ribadite nel suo intervento recente, in cui ha qualificato l’inchiesta come «un’indagine penale priva di fondamento», seguita da tentativi di pressione per limitare la libertà di parola in Romania e Moldavia.
Più tardi, sempre sabato, Durov ha aggiunto: «L’UE prende di mira esclusivamente le piattaforme che ospitano discorsi scomodi o dissenzienti (Telegram, X, TikTok…). Le piattaforme che, tramite algoritmi, mettono a tacere le persone rimangono sostanzialmente intatte, nonostante problemi ben più gravi di contenuti illegali».
L’anno scorso, Elon Musk aveva rivelato che la Commissione Europea aveva proposto a X «un accordo segreto illegale» per censurare i contenuti in modo discreto. «Se avessimo censurato silenziosamente i contenuti senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato. Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no», aveva scritto.
Venerdì, il portavoce della Commissione Europea Tom Rainier ha precisato che la sanzione a X ammontava a 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, sottolineando che non aveva legami con la censura e che si trattava della prima applicazione concreta della normativa. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha aspramente criticato la decisione, definendola «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo statunitense da parte di governi stranieri».
Tanto Durov quanto Musk hanno subito pressioni da parte dei regolatori UE in base al DSA, in vigore dal 2023. Questa legge obbliga le piattaforme a eliminare celermente i contenuti illegali, sebbene i detrattori sostengano che possa essere impiegata per reprimere opinioni legittime.
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Immagine screenshot da YouTube
Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
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