Misteri
Dopo l’omicidio Abe nuove accuse di frode contro la Chiesa dell’Unificazione
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Si consolida la pista investigativa che lega l’uccisione dell’ex premier giapponese ai risentimenti di Tetsuya Yamagami per il patrimonio di famiglia dilapidato dalla madre in offerte alla setta del reverendo Moon. In una lettera l’uomo definiva il politico come «uno dei più influenti simpatizzanti» anche se i rapporti in realtà non sembra andassero oltre l’alleanza politica.
Sono passati ormai dieci giorni dall’omicidio dell’ex premier giapponese Shinzo Abe: molti punti devono ancora essere chiariti ma i molteplici elementi emersi finora stanno consolidando la pista che porta verso il coinvolgimento della Chiesa dell’Unificazione, una setta religiosa nata in Corea negli anni ’50 e diffusasi col tempo anche in Giappone.
Dopo l’arresto, Tetsuya Yamagami avrebbe detto alla polizia di essere stato spinto dal risentimento contro il gruppo religioso con cui Abe aveva dei rapporti, secondo Yamagami.
A quanto emerso fino ad oggi dalle indagini Yamagami, l’attentatore di Abe, intendeva vendicarsi contro l’organizzazione religiosa per gli effetti che il coinvolgimento di sua madre nella setta aveva avuto sul benessere della famiglia.
Secondo le informazioni divulgate dalla famiglia di Yamagami, dopo esserne diventata un membro negli anni ’90 la madre avrebbe donato all’organizzazioni oltre 100 milioni di yen (circa 715 mila euro), dei quali 60 milioni provenienti dall’assicurazione sulla vita del defunto marito mentre altri 40 sarebbero stati donati vendendo i terreni familiari.
Dopo essere stata dichiarata insolvente nel 2002, la madre avrebbe continuato a donare somme a questa setta religiosa. A quanto dichiarato dalla famiglia, Yamagami avrebbe dovuto abbandonare l’università per via delle difficoltà economiche in cui versava la famiglia.
La Chiesa dell’Unificazione ha un passato oscuro di accuse di frodi e lavaggio del cervello dei propri membri ed è stato riportato che l’organizzazione obbligasse i propri membri a comprare quello che viene chiamato «merchandise spirituale» e donare parte del proprio reddito.
Alcuni avvocati giapponesi in questi ultimi giorni si sono fatti avanti per denunciare le estorsioni perpetrate dal gruppo nei confronti dei propri membri, basate sulla manipolazione emotiva dei soggetti.
Yamagami in passato aveva espresso diverse volte la propria ostilità verso il gruppo religioso. Già nel 2019 aveva premeditato un attentato contro il capo della Chiesa dell’Unificazione, che nell’ottobre di quell’anno sarebbe arrivato in visita a Tokoname, non distante dalla città di Nara.
La polizia ritiene inoltre che Yamagami il giorno prima dell’attentato abbia sparato contro l’edificio della Chiesa che si trova molto vicino a dove è avvenuto l’omicidio.
Secondo gli inquirenti ci sarebbe poi un ulteriore elemento: in una lettera inviata a un blogger critico del gruppo pochi giorni prima dell’attentato, Yamagami avrebbe espresso la propria intenzione di uccidere l’ex premier per essere «uno dei più influenti simpatizzanti della Chiesa dell’Unificazione», nonostante venisse riconosciuto che Abe non fosse il «proprio nemico originale».
Ciò che però attira maggiormente l’attenzione, come implicitamente ammesso nella lettera, è il fatto che l’ex premier non sembra godesse di rapporti eccezionalmente stretti col gruppo. La polizia ha riportato che Yamagami incolpa il nonno di Abe, Kishi Nobusuke, di aver invitato la setta in Giappone ma il nipote di per sé non sembra essere stato particolarmente vicino alla Chiesa oltre alla normale convenienza politica.
Come gruppo religioso di ispirazione conservatrice, la Chiesa dell’Unificazione ha intessuto rapporti con la destra giapponese così come ha fatto in molti altri Paesi.
Abe ha partecipato ad alcune attività dell’organizzazione ma il suo coinvolgimento per il momento non sembra andare al di là degli intrecci tra politica e movimenti religiosi.
Le indagini, tuttavia, sono appena iniziate e il legame tra LDP e Chiesa dell’Unificazione è vecchio di decenni e molto poco discusso: nessuno sa dove potrebbero condurre le indagini.
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Misteri
Il fondatore di Telegram: le accuse delle Owens alla Francia sono plausibili
Le accuse secondo cui il governo francese potrebbe essere coinvolto nell’omicidio dell’attivista conservatore statunitense Charlie Kirk sono «del tutto plausibili», ha dichiarato Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram.
L’imprenditore russo ha commentato le rivelazioni della commentatrice Candace Owens, secondo cui l’assassino di Kirk «si è addestrato con la 13ª Brigata della Legione francese, con coinvolgimento multistatale». Il sospettato, il 22enne Tyler James Robinson, è stato formalmente accusato di omicidio aggravato e reati connessi all’uccisione di Kirk e si trova in custodia cautelare senza cauzione, mentre i procuratori valutano di richiedere la pena capitale.
Nello stesso post su X pubblicato venerdì, Owens ha rivelato di essere stata avvertita da un alto funzionario francese che il presidente Emmanuel Macron aveva «autorizzato unità professionali» a eliminarla.
After reviewing everything Charlie Kirk has ever said about Macron’s France, I find Candace’s info about French involvement in his death entirely plausible.
Charlie even called for 300% tariffs on France until the charges against me were dropped: https://t.co/6JLy6PzNqS 🙏 https://t.co/qm6Laz0cfI
— Pavel Durov (@durov) November 23, 2025
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«Dopo aver esaminato tutto ciò che Charlie Kirk ha detto sulla Francia di Macron, trovo le informazioni di Candace sul coinvolgimento francese nella sua morte del tutto plausibili», ha scritto Durov su X domenica, ripubblicando il messaggio di Owens.
Durov, fermato all’aeroporto di Parigi l’anno scorso per presunti reati legati agli utenti di Telegram, ha da tempo accusato le autorità francesi di condurre una «crociata» contro la libertà di espressione. Il miliardario, che detiene la cittadinanza francese, considera il suo arresto per condotte altrui «legalmente e logicamente assurdo».
President Trump should announce plans for a 300% tariff on French wine unless ALL charges are dropped on Pavel Durov immediately.
If Europe is going to imprison CEO’s of platforms where free speech thrives, there should be stiff and painful consequences.
— Charlie Kirk (@charliekirk11) August 25, 2024
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Nel suo post, Durov ha ricordato che Kirk aveva invocato dazi del 300% sulla Francia finché le accuse contro di lui non fossero state archiviate, citando un messaggio in cui l’attivista accusava l’Europa di colpire «i CEO di piattaforme dove prospera la libertà di parola». Tale testo, scritto poco prima che il fondatore di Turning Point USA venisse ucciso a colpi di arma da fuoco in un campus universitario nello Utah il 10 settembre, auspicava «conseguenze dure e dolorose» per la Francia a causa della detenzione di Durov.
Come riportato da Renovatio 21, fondatore di Telegram ha inoltre rivelato che, durante la sua custodia, il capo dei servizi segreti francesi gli aveva chiesto di censurare voci conservatrici in Romania in vista delle controverse elezioni presidenziali, poi annullate dalla Corte Costituzionale. Il mese scorso, Durov ha accusato le autorità francesi di promuovere la sorveglianza in nome della sicurezza pubblica.
Al giovane miliardario, la cui società opera da Dubai, era stato inizialmente vietato di lasciare la Francia durante le indagini, ma il divieto di viaggio è stato completamente revocato all’inizio di questo mese.
Come riportato da Renovatio 21, Durov – che ha ottenuto anni fa la cittadinanza francese – sei mesi fa ha dichiarato che la Francia ha usato i temi del «terrorismo e della «pornografia infantile» per mascherare la sua agenda politica con Telegram.
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Halloween festa di sangue: lista aggiornata dell’orrore
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Misteri
La NASA attiva l’Earth Defense Group per le preoccupazioni alla cometa con possibile tecnologia aliena
Un gruppo di «difesa planetaria», supportato dalla NASA, ha avviato operazioni per determinare l’esatta posizione della cometa 3I/ATLAS dopo aver rilevato un comportamento anomalo dell’oggetto.
La cometa, delle dimensioni di Manhattan e potenzialmente dotata di tecnologia aliena, è stata classificata come minaccia dall’International Asteroid Warning Network (IAWN). Questo network, una coalizione globale di esperti e agenzie coordinata dalla NASA, si occupa di monitorare asteroidi e oggetti vicini alla Terra potenzialmente pericolosi, valutandone i rischi di impatto.
Secondo il New York Post, si tratta della prima volta che un oggetto interstellare viene incluso in una campagna di questo tipo, spingendo il gruppo a perfezionare le proprie capacità e a preparare il mondo a una possibile minaccia spaziale.
Fotografata il 21 luglio dal telescopio spaziale Hubble, 3I/ATLAS presenta caratteristiche atipiche per una cometa, come riportato dal Post. Tra i fenomeni insoliti, spicca un’anti-coda, un getto di particelle diretto verso il Sole, contrariamente al comportamento tipico delle comete. Inoltre, la cometa emette una colonna di quattro grammi di nichel al secondo, senza tracce di ferro, un’anomalia per questi corpi celesti, secondo il Post.
Come riportato da Renovatio 21, astrofisico di Harvard, il dottor Avi Loeb, intervistato dal New York Post, ha notato che il tetracarbonile di nichel è associato a processi industriali umani. In precedenza, Loeb aveva suggerito che l’accelerazione non gravitazionale e la traiettoria anomala dell’oggetto, che lo porta insolitamente vicino a Marte, Giove e Venere, potrebbero indicare che si tratta di una sonda aliena in missione di ricognizione sulla Terra.
Secondo il giornale neoeboraceno, l’IAWN condurrà una «campagna sulle comete» dal 27 novembre 2025 al 27 gennaio 2026 per determinare con precisione la posizione di 3I/ATLAS.
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