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Dopo aver spostato la data del Natale, l’Ucraina vuole istituire una festa in stile Giorno del Ringraziamento USA

Un membro del partito del presidente Vladimir Zelensky ha presentato giorni fa un disegno di legge che istituirebbe il Ringraziamento come giorno festivo in Ucraina, in linea con i “paesi altamente sviluppati” che non ha nominato.
Il disegno di legge 9574, presentato lunedì alla Verkhovna Rada (il Parlamento monocamerale di Kiev), designerebbe il 22 ottobre come festa nazionale, al fine di «innalzare la gratitudine a livello nazionale (come avviene in alcuni Paesi altamente sviluppati), quando ogni persona avrà un’opportunità ufficiale rendere grazie a tutti coloro che desidera farlo».
La data è stata scelta perché cade durante «la stagione autunnale, ricca di raccolti di frutta e verdura» che «contribuirà all’introduzione della tradizione di celebrare questa festa a tavola in famiglia», secondo la proposta.
Mentre il deputato che ha presentato il disegno di legge, Georgy Mazurashu, non ha nominato di quali «Paesi altamente sviluppati» si parli, sappiamo che solo gli Stati Uniti celebrano il Ringraziamento come giorno festivo. Come nota il sito russo RT, solo una manciata di Paesi in cui una festività simile è osservata da alcune comunità – Brasile, Filippine, Liberia – l’hanno copiata dagli americani, ad eccezione del Canada, che ha una sua versione.
Mentre la festa americana è meglio conosciuta in tutto il mondo, grazie alle sue rappresentazioni nei film e nella cultura popolare, la data della festa di Mazurashu è più vicina al Ringraziamento canadese, che la maggior parte delle province osserva il secondo lunedì di ottobre.
Sia gli Stati Uniti che il Canada sono i principali sponsor dell’attuale governo di Kiev, e il Canada ospita una consistente diaspora ucraina fuggita in Occidente dopo la sconfitta della Germania nazista e dei suoi alleati nella seconda guerra mondiale. Tra i discendenti vi è anche la vicepremier canadese Chrystia Freeland, che parla correntemente ucraino e si è fatta fotografare con una sciarpa banderista ad una manifestazione pubblica. La Freeland, ricordiamo, è membro di alto livello del gruppo estremista World Economic Forum nonché la mente dietro alla debancarizzazione totale (criptovalute incluse) dei camionisti canadesi che protestavano contro l’obbligo vaccinale. A inizio anno la Freeland a Davos aveva parlato della necessità di questa guerra per rilanciare l’economia globale. Qualcuno sostiene sia, inoltre, possibile candidata alla poltrona di segretario NATO.
La proposta per il Ringraziamento ucraino è arrivata appena una settimana dopo che l’Ucraina ha riprogrammato ufficialmente le celebrazioni del Natale, dal 7 gennaio al 25 dicembre, citando la necessità di «rifiutare le tradizioni russe e rafforzare l’unità nazionale in Ucraina». La maggior parte delle chiese cristiane ortodosse segue il calendario giuliano, che differisce di 13 giorni dal calendario gregoriano adottato dalla cristianità occidentale.
Mazurashu è un ex atleta e giornalista sportivo che rappresenta la provincia sud-occidentale di Chernovtsy – al confine con Romania e Moldavia – dal 2019. In precedenza, era noto soprattutto per aver co-sponsorizzato il controverso disegno di legge 7351 nel maggio 2022. La bozza legge, mai adottata, proponeva di consentire ai comandanti militari di giustiziare sommariamente i soldati per insubordinazione.
Un messaggio in lingua inglese di annuncio del nuovo calendario festivo ucraino era stato pubblicato anche dalla parlamentare del partito Golos’ («Voce») Kyra Rudik: abbiamo approvato un nuovo calendario per le vacanze per l’Ucraina, a partire dal 1 settembre noi celebreremo le vacanze principali assieme al mondo democratico. Avremmo lo stesso Natale, la stessa Pasqua».
????????Ukraine's Parliament has announced that Orthodox Christians must celebrate Christmas on December 25, the primarily Catholic date, instead of their traditional January 7.
This will put the country in line with the 'free world', MP Kira Rudik says.pic.twitter.com/6F8lEMri93
— Sam Street (@samstreetwrites) July 17, 2023
Nello stesso messaggio la Rudik informa che il Parlamento ucraino vuole impegnarsi affinché sia concessa la grazia a Mikael Saakashvili, ex presidente georgiano che era salito venti anni fa al potere a Tbilisi con la rivoluzione colorata chiamata «Rivoluzione delle rose», a cui è conseguita una manciata di anni dopo, guarda la coincidenza, una piccola guerra con la Russia per le comunità dell’Abcasia e dell’Ossezia nel 2008 – in pratica, il ruolino di marcia ucraino, da Maidan alla guerra attuale.
Saakashvili, figura spinta con ogni mezzo dai neocon americani, era fuggito dalla Georgia per riparare in Ucraina, dove, forte dell’amicizia con l’ex presidente, il cioccolataio Petro Poroshenko (di cui è padrino del figlio), gli era stata per qualche ragione dato il controllo della regione di Odessa. Non finì bene nemmeno lì, con polemiche e accuse. Ora Saakasvili si trova in carcere in Georgia, dove dice che sta per morire, ovviamente per colpa di Putin, il quale anni fa, disse che voleva «appenderlo per le palle».
La Rudik si è fatta conoscere dal pubblico internazionale da quando a inizio conflitto, quando i carri russi erano a pochi chilometri da Kiev, si è mostrata su Twitter nella sua confortevole casa, a piedi nudi, armata di Kalashnikov.
I learn to use #Kalashnikov and prepare to bear arms. It sounds surreal as just a few days ago it would never come to my mind. Our #women will protect our soil the same way as our #men. Go #Ukraine! ???????? pic.twitter.com/UbF4JRGlcy
— Kira Rudik (@kiraincongress) February 25, 2022
Notare, a poca distanza, quella che sembra una sofistata cuccia per gatti, e il bel terrazzo.
Come riportato da Renovatio 21, il partito Golos’ ha annunciato pochi giorni fa di aver raccolto abbastanza firme per un disegno di legge che depenalizzerebbe la produzione di materiale pornografico. Il medesimo partito, che si definisce «liberale» e «pro-europeo», ha presentato un disegno di legge per legalizzare le unioni civili omosessuali.
I tentativi di de-russificazione dell’Ucraina toccano materialmente la sfera religiosa ed ecclesiastica, con la persecuzione della Chiesa Ortodossa Ucraina canonica (UOC) – come visibile nei continui raid al monastero della Lavra – che ha privato i sacerdoti della cittadinanza e ha ordinato di pregare esclusivamente in lingua ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, il regime di Kiev aveva espresso un ordine di cacciata della UOC dalla Lavra per il Natale ortodosso. Lo scorso gennaio la proposta di Putin per una tregua di Natale è stata rifiutata con sdegno dal potere ucraino.
Immagine di Vasyatka1 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
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Ecco la catena alberghiera dell’ultranazionalismo revisionista giapponese

Per chi è stato in viaggio in Giappone il nome APA hotels potrebbe risultare familiare. La catena di alberghi dalla caratteristica insegna arancione è onnipresente nel Paese del Sol Levante, possiede circa 900 strutture alberghiere e in alcune zone urbane la loro densità è incredibile: così a memoria direi che ce ne sono almeno 5 nella zona tra Asakusa e Asakusabashi (due fermate di metro o mezz’ora scarsa a piedi).
La catena ha anche già iniziato la sua espansione nell’America settentrionale, con 40 strutture tra Stati Uniti e Canada.
Di recente ho avuto l’occasione di provare per la prima volta un hotel APA a Kanazawa, dove la catena è nata nei primi anni ottanta. Il giudizio complessivo è positivo: pulito, molto pratico da usare, al netto di stanze piuttosto anguste (ma nella norma nipponica) non posso dire che mi sia mancata alcuna comodità.
Anzi, le stanze dispongono del «bottone buonanotte» (oyasumi botan) cioè un pulsante vicino al comodino che spegne tutte le luci in un colpo solo. Di questo sono particolarmente grato perché mi ha risparmiato la classica caccia agli interruttori che contraddistingue le serate passate negli alberghi meno recenti qui in Giappone – in alcuni ryokan ci sono persone che si rassegnano a dormire con le luci accese per la disperazione, spossati dalla caccia all’interruttore nascosto.
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Un’altra caratteristica degli hotel APA è l’onnipresenza dell’effigie della presidentessa dell’azienda, la buffa Fumiko Motoya, sempre accompagnata da uno dei suoi vistosissimi cappelli (la sua collezione ne conta circa 240).

Fumiko Motoya, di hirune5656 via Wikimedia CC BY 3.0
Insegne, pubblicità, bottiglie di acqua minerale, confezioni di curry liofilizzato: non c’è posto da cui non spunti il sorriso della nostra Fumiko, il tutto ha una lieve sfumatura di culto della personalità da regime totalitario.
Ma quello che porta ripetutamente questa azienda al centro di aspre polemiche non sono i vistosi copricapo del suo presidente, né tanto meno la folle varietà di ristoranti ospitati dagli alberghi APA (a seconda della località mi è capitato di vedere ristoranti italiani, indiani, singaporiani, coreani, caffè in stile europeo, letteralmente la qualsiasi). Si tratta, invece, della cifra politica della catena alberghiera.
Ogni stanza d’albergo ha in dotazione almeno un paio di copie degli scritti del fondatore dell’azienda, Toshio Motoya, storico e ideologo di orientamento decisamente patriottico.
Gli scritti in questione innescano periodicamente polemiche furibonde: il picco era stato raggiunto tra 2016 e 2017, quando il volume che si trovava nelle stanze degli alberghi conteneva una revisione storica del massacro di Nanchino (1937). Apriti cielo: il clima allora era meno liberticida di adesso, si era agli albori dei social media totalitari come li conosciamo oggidì, ma le polemiche in Asia e occidente furono furibonde.
Il bello è che l’autore e l’azienda hanno fatto quello che oggi nessuno fa: nessun passo indietro, nessuna scusa, soltanto ribadire le proprie ragioni in maniera più articolata. In un mondo come quello in cui viviamo, in cui la gogna internettiana ha reso tutti ominicchi, quaquaraquà e, d’altronde love is love, un po’ invertiti, un atteggiamento del genere si può forse definire eroico.
Cotale attitudine mi ha ricordato l’epoca d’oro del movimento ultrà italiano, quando ancora dalle curve, allora libere da qualsiasi controllo da parte di partiti politici, malavita e istituzioni, si alzava il coro liberatorio: «Noi facciamo il cazzo che vogliamo!».
La pagina in inglese dell’azienda usa uno stile revisionistico che in Europa sarebbe ragione sufficiente per arresto, condanna e detenzione. Ve la ricordate la libertà, voi europei? Pensate che brivido trovare in albergo letteratura che rivede il dogma riguardo agli eventi accaduti nei primi anni quaranta tra Polonia, Germania e Austria…
Di fronte alle furiose contestazioni, l’azienda continua imperterrita a fare trovare in ogni camera delle copie di Theoretical modern history (理論近現代文学), i volumi che raccolgono gli scritti del fondatore della catena Motoya. Durante il mio soggiorno a Kanazawa ho avuto modo di leggere alcuni articoli che mi hanno dato una prospettiva diversa della storia giapponese.
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L’insegnamento della storia nel Giappone post bellico ha frequentemente preso l’aspetto di una forma di autoflagellazione (sotto la guida dell’occupante statunitense). Questa colpevolizzazione del paese a scapito di tutte le altre forze coinvolte nel conflitto mondiale raggiunge picchi disturbanti nelle prefetture più sinistrorse del Paese, le così dette H2O (Hiroshima, Hokkaido, Oita).
Ci sono stati casi di genitori che hanno protestato dopo avere sentito che ai figli veniva insegnato che «le bombe atomiche ce le siamo meritate». Dopo decenni di scuse a capo chino, non c’è da stupirsi che parte del Paese inizi a manifestare insofferenza verso questo clima culturale e a volersi riconciliare con la propria storia, senza intenti necessariamente autoassolutori.
L’articolo che riporto nella foto riguardo al pilota suicida (quelli che l’occidente chiama kamikaze, ma che in Giappone sono tokkoutai, 特攻隊、le squadre speciali d’assalto), mi ha ricordato il manifesto elettorale del partito Sanseito, in cui due piloti «kamikaze» sono raffigurati abbracciati e con le lacrime agli occhi, un’immagine dei cosiddetti kamikaze diversa da quella che solitamente ci viene mostrata.
Passare una notte all’APA hotel è stata l’occasione per capire una volta di più che al popolo del Giappone, come a quelli d’Europa, è stato messo sulle spalle il giogo di un senso di colpa che impedisce loro di esistere in quanto tali, costringendoli ad abiurare sé stessi quotidianamente.
Adesso basta, noi facciamo il katsu che vogliamo.
Taro Negishi
Corrispondete di Renovatio 21 da Tokyo
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Immagine di Mr.ちゅらさん via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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Chirurgo del servizio sanitario pubblico britannico si è fatto amputare le gambe per «gratificazione sessuale»

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Ladro d’auto si ferma a far benzina mentre è inseguito dalla polizia

Eccezionale scena ripresa da varie telecamere: un uomo a bordo di un’Infiniti blu rubata ha condotto la polizia della California in un inseguimento a 160 chilometri orari nel traffico di Losa Angeles, epperò fermandosi a metà inseguimento per fare benzina.
Un video mostra il sospetto di Grand Theft Auto (GTA), cioè furto di macchina, in una stazione di servizio Shell nella zona di Wilshire, a Los Angeles, mentre faceva rifornimento nervosamente con la camicia tirata sul viso – il tutto mentre sapeva di avere la polizia alle calcagna. Il motociclista alla pompa successiva sembrava ignaro della drammatica situazione.
«Non potrebbe comportarsi in modo più sospetto, te lo assicuro», ha commentato il giornalista che stava riprendendo l’inseguimento dall’elicottero. Il cronista volante ha anche notato che non c’era polizia nelle vicinanze, dando all’uomo più di un minuto per fare rifornimento.
What if you needed to fill up with gas in GTA 6? pic.twitter.com/S9argH5k7H
— GTA Sheriff (@GTA_Sheriff) August 24, 2025
GTA suspect STOPS FOR GAS mid pursuit 🔥🏆#inmateswithtalent #prisonlife #losangeles #policechase #gas
(via @ABC7LA) pic.twitter.com/ONWkkjP4rE
— Inmates With Talent (@InmatesWTalent) August 25, 2025
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Dopo aver riavvitato con calma il tappo del serbatoio, l’uomo si è allontanato a tutta velocità, passando poi sotto un cavalcavia per evitare di essere visto dagli elicotteri. Ha quindi abbandonò l’auto (a cui aveva appena fatto il pieno), facendola per qualche ragione schiantare contro un palo della luce. Il reporter dall’elicottero la ha definita «forse la mossa più intelligente della serata».
L’uomo si è quindi dileguato. Di lui, al momento, nessuna traccia – se non il serbatoio pieno dell’auto rubata.
La polizia ritiene che un altro automobilista possa averlo aiutato a fuggire. L’inseguimento ha attirato grande attenzione sui social media, con gli spettatori che hanno seguito increduli la diretta dell’elicottero mentre il sospettato si fermava casualmente per fare benzina durante l’inseguimento.
I commentatori hanno notato l’insolita decisione degli agenti di indietreggiare ripetutamente, una tattica talvolta utilizzata per ridurre il pericolo per il pubblico durante gli inseguimenti ad alta velocità.
È interessante notare che il cavalcavia da cui il sospettato è fuggito è esattamente lo stesso cavalcavia da cui, in un altro recente inseguimento della polizia, il sospettato è sceso da un’autocisterna rubata ed è salito su un altro veicolo rubato, scrive ABC7.
GTA, o Grand Thef Auto, è una popolarissima e pluridecennale serie di videogiuochi open-world incentrato su ogni sorta di violenza stradale, incluso soprattutto il ladrocinio di automobile. Ebbene, crediamo che in nessuna versione di GTA una mossa del genere sia stata tentata.
Pensiamo sempre di averle viste tutte. E invece.
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Immagine screenshot da Twitter
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