Politica
Donald Trump arrestato di nuovo con 37 accuse. Rischia 400 anni di carcere

Ieri l’amministrazione Biden ha ufficialmente arrestato l’ex presidente Donald Trump per presunta cattiva gestione di documenti riservati.
La mossa è senza precedenti nella storia degli USA: un’amministrazione persegue giudiziariamente il principale rivale alle prossime elezioni politiche. È il primo ex presidente ad essere oggetto di accuse riguardo crimini federali.
Trump è arrivato al tribunale di Miami martedì pomeriggio, dove i vice marescialli hanno preso in custodia l’ex presidente e il co-imputato Walt Nauta prima di portare entrambi gli uomini a prendere le impronte digitali e processarli.
BREAKING: Donald Trump Arrested
The former President has arrived at the Courthouse in Miami and has been arrested.
This marks the second time that Trump has been taken into custody.
It appears evident that this arrest may be politically motivated, orchestrated by his… pic.twitter.com/u82HuujwII
— Sulaiman Ahmed (@ShaykhSulaiman) June 13, 2023
L’arresto ha fatto seguito a uno storico atto d’accusa presentato dal Dipartimento di Giustizia, secondo cui avrebbe intenzionalmente preso documenti governativi top-secret e cospirato per ostacolare gli sforzi dei funzionari statunitensi per recuperarli.
Trump, che è apparso indossando un abito blu scuro, camicia bianca e cravatta rossa, si è dichiarato non colpevole di tutti i 37 capi d’accusa contro di lui.
Trump departs for the courthouse today to be arrested, booked, and arraigned on multiple federal felonies. pic.twitter.com/jjG9GUZX8T
— Ron Filipkowski (@RonFilipkowski) June 13, 2023
BREAKING: Trump supporters flying Anti-Communist flags in Miami pic.twitter.com/WwKGnEhkng
— Jack Poso ???????? (@JackPosobiec) June 13, 2023
I pubblici ministeri affermano che Trump conservava documenti altamente sensibili nel suo resort di Mar-a-Lago, alcuni dei quali, secondo loro, riguardano programmi nucleari e piani di attacco militare.
L’atto d’accusa ha accusato Trump di 31 capi di imputazione per violazione dell’Espionage Act (che comporta pene detentive fino a 10 anni) o di conservazione intenzionale di informazioni sulla sicurezza nazionale, nonché accuse di «cospirazione per ostacolare la giustizia», «occultamento corrotto di un documento o registrazione», «occultamento di un documento in un’indagine di rinvio», «dichiarazioni false» etc.
Le altre accuse portano termini massimi fino a 20 anni. In tutto il biondo presidente potrebbe rischiare 400 anni di carcere e 9 milioni di dollari di multa.
Dopo essere stato in tribunale, Trump si è fermato in una pasticceria a Little Havana, quartiere cubano di Miami, dove è stato accolto da una folla festante e dove un rabbino ispanofono ha pregato per lui.
A raggiungerlo anche l’ex lottatore MMA, star della UFC, Jorge «Mas» Masvidal, da sempre sostenitore trumpiano.
Ore dopo, in un suo Golf Club in New Jersey, Trump ha tenuto un breve comizio, dove ha rinnovato la promessa di distruggere per sempre il Deep State americano.
«Nominerò un vero procuratore speciale per inseguire il presidente più corrotto nella storia degli Stati Uniti d’America, Joe Biden», ha dichiarato Trump ai sostenitori esultanti. «Cancellerò totalmente lo stato profondo».
«Non stanno perseguitando me, stanno perseguitando voi», ha detto Trump. «E mi è capitato di trovarmi sulla loro strada».
Immagine screenshot da YouTube
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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