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Deputato tedesco chiede l’attacco degli edifici governativi di Mosca

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L’edificio del Ministero della Difesa russo o la sede dei servizi segreti nazionali nel centro di Mosca sono obiettivi legittimi da attaccare, ha affermato il vicepresidente della commissione di sorveglianza del Parlamento tedesco, Roderich Kiesewetter. Lo riporta RT.

 

Il deputato, ex ufficiale di stato maggiore dell’esercito tedesco (Bundeswehr), ha insistito affinché l’Ucraina portasse la guerra alla Russia.

 

«L’Ucraina dovrebbe avere l’opportunità di portare la guerra sul territorio russo», ha detto Kiesewetter in un talk show sull’emittente statale ZDF, sottolineando che il ministro della Difesa Boris Pistorius aveva già chiesto lo stesso nell’aprile 2023.

 

«L’unica cosa che aggiungo da parte mia è che è necessario attaccare anche il ministero della Difesa russo o i servizi segreti», ha detto il deputato. «È assolutamente chiaro che non si tratta di obiettivi civili e nemmeno di persone, ma di spiegare alla popolazione russa che sono loro gli aggressori», ha aggiunto.

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Alla domanda del conduttore se Kiesewetter ritenesse razionale l’attacco a Mosca, il politico ha risposto che queste erano le parole di Pistorius.

 

«Attaccare Mosca con i missili Taurus?” ha chiesto l’ospite. «No… adesso mi stai mettendo le parole in bocca. No, se, nell’ambito dell’accordo, obblighiamo l’Ucraina a utilizzare i missili solo nei territori occupati, allora agirà secondo questo principio», ha affermato Kiesewetter.

 

Le richieste di attacco agli edifici governativi russi arrivano nel mezzo dell’ultimo litigio diplomatico tra Mosca e Berlino, in seguito alla pubblicazione di una intercettazione audio in cui ufficiali militari tedeschi discutevano di un potenziale attacco al ponte di Crimea.

 

Il tutto si inserisce nello psicodramma riguardo alla fornitura a Kiev di missili Taurus da parte della Germania – armi, ha ricordato ancora mesi fa una deputata di Die Linke, in grado di essere armati con testate termonucleari.

 

Come riportato da Renovatio 21il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock in visita a Kiev è stata di fatto insultata dall’omologo ucraino Dmytro Kuleba che in conferenza stampa congiunta ha accusato la Germania di perdere tempo con le decisioni sulle forniture militari, quando il risultato, disse con boria piuttosto rara in diplomazia, è noto a tutti: la Germania alla fine darà i missili all’Ucraina, ha assicurato Kuleba guardando la Baerbock, pure nota per il suo filoucrainismo totale (ha dichiarato che sosterrà Kiev anche contro il volere degli elettori, e che l’Europa è in guerra con la Russia).

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Immagine di A.Savin via Wikipedia pubblicata su licenza FAL 

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Trump risponde al nuovo «missile invincibile russo»: «non stiamo scherzando»

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Washington e Mosca «non stanno giocando» con la deterrenza nucleare, ha dichiarato il presidente statunitense Donald Trump, commentando l’annuncio della Russia sul test riuscito del missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik.   Rispondendo ai giornalisti a bordo dell’Air Force One lunedì, Trump ha risposto a una domanda su se considerasse il rapporto russo un’offesa: «Non stanno scherzando con noi, e noi non stiamo scherzando con loro. Anche noi testiamo missili continuamente».   Domenica, il ministero della Difesa russo ha comunicato che il Burevestnik, un missile da crociera a propulsione nucleare con una portata praticamente illimitata, ha superato con successo un importante test di volo. Il rapporto è stato presentato al presidente Vladimir Putin dal capo di stato maggiore Valery Gerasimov durante un incontro con alti ufficiali militari.

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Trump ha anche fatto cenno alla sua decisione di posizionare due sottomarini nucleari americani più vicino alle acque russe, osservando: «Non abbiamo bisogno di percorrere 8.000 miglia», riferendosi alla distanza coperta dal missile russo durante i test.   Il presidente ha definito l’annuncio «inappropriato», aggiungendo: «una guerra che sarebbe dovuta durare una settimana è ormai al quarto anno. È su questo che [Putin] dovrebbe concentrarsi, non sui test missilistici».   Il Burevestnik, alimentato da un reattore nucleare miniaturizzato, è progettato per rimanere in volo per periodi prolungati, potenzialmente mesi, e colpire da traiettorie imprevedibili. Mosca sostiene che l’arma rafforzerà il deterrente strategico russo una volta operativa. Secondo Gerasimov, l’ultimo test ha incluso manovre di volo per verificare la capacità del missile di evitare l’intercettazione.   Il missile sarebbe significativamente più piccolo ed economico rispetto ai tradizionali missili balistici intercontinentali, che trasportano il loro carico attraverso un lancio suborbitale.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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Bannon: necessario uno Stato cristiano di Gerusalemme

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Secondo Steve Bannon, ex consigliere del presidente statunitense Donald Trump e conduttore di podcast, per porre fine al conflitto a Gaza e promuovere la pace nella regione è necessaria una «soluzione a tre Stati», che includa uno «Stato cristiano». Non è chiaro, tuttavia, se egli intenda l’esistenza di uno Stato cristiano parallelamente allo Stato Ebraico ed un futuro Stato musulmano palestinese.

 

Nel suo podcast War Room dello venerdì, Bannon ha sostenuto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a realizzare la sua visione di un «Grande Israele», un’idea ispirata a una terra biblica che si estende dal Nilo all’Eufrate. Il rifiuto da parte della classe dirigente israeliana di uno Stato palestinese e l’espansione continua degli insediamenti in Cisgiordania sono leggibili come prove di un perseguimento concreto di tale obiettivo.

 

«Il progetto di Netanyahu per un Grande Israele gli si è ritorto contro… Ha danneggiato Israele. Per questo serve una soluzione a tre stati, e uno di questi deve essere lo stato cristiano di Gerusalemme», ha dichiarato Bannon. «Abbiamo bisogno di uno stato cristiano in Terra Santa. È necessario per garantire che tra 20, 25, 30 anni la situazione sia più o meno stabilizzata».

 

 

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All’inizio di ottobre, Steve Bannon aveva espresso opinioni non dissimili, dichiarando che la pace a Gaza «non può funzionare» limitandosi a coinvolgere solo «musulmani ed ebrei». Non ha fornito dettagli su come uno stato cristiano potrebbe essere istituito né ha spiegato perché ciò porterebbe stabilità alla regione.

 

L’ex advisor del presidente Trump durante il primo mandato ha sostenuto che né Israele – definito un «protettorato» e «stato vassallo» degli Stati Uniti – né Hamas, da lui descritto come un «attore minore», determineranno il futuro a lungo termine di Gaza. Secondo Bannon, il Qatar finanzierà la ricostruzione di Gaza, mentre la Turchia assumerà il ruolo di «forza di sicurezza».

 

L’ex consigliere ha poi affermato che, sebbene il piano di pace di Trump non abbia esplicitamente riconosciuto la sovranità palestinese, il quadro suggerisce ciò che ha chiamato un «proto-Stato palestinese», insinuando che Washington potrebbe, in futuro, riconoscerne la sovranità.

 

Non è chiaro, tuttavia, se Bannon stia parlando della creazione uno Stato cristiano parallelamente allo Stato Ebraico ed un futuro Stato musulmano palestinese – l’idea politica di Hamas, più che dell’ANP cisgiordana.

 

Riteniamo l’idea di tre Stati paralleli totalmente errata, ma anche quella di due Stati: come specificato in tanti interventi, Renovatio 21 crede nella soluzione ad uno Stato solamente: lo Stato Cristiano, l’unico a non essere permesso, mentre abbiamo nell’aereo la frizione tra teocrazie, con lo Stato Ebraico e vari Stati Islamici (compreso lo Stato Islamico ISIS, che ad un certo punto pure confinava con lo Stato degli Ebrei).

 

È evidente che solo uno Stato Cristiano può portare la pace in Terra Santa, così come già dimostrato, secoli fa, con il Regno di Gerusalemme.

 

No alla soluzione a più Stati. Sì allo Stato Crociato.

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La Croazia ripristina la leva militare

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Il Parlamento croato ha deciso di reintrodurre il servizio militare obbligatorio, interrompendo una sospensione durata 17 anni. La Croazia aveva abolito la leva nel 2008, optando per un esercito interamente professionale.   Questa decisione si allinea a una tendenza più ampia tra i Paesi membri della NATO e dell’UE, che stanno ripristinando la coscrizione obbligatoria e incrementando i bilanci militari, motivati dalle attuali tensioni geopolitiche, in particolare il conflitto in Ucraina.   Secondo la nuova normativa, circa 4.000 giovani saranno chiamati ogni anno in cinque gruppi per un addestramento di base di due mesi in varie strutture militari croate, come riportato venerdì dall’emittente statale HRT. Il programma, con un costo stimato di 23,7 milioni di euro all’anno, partirà all’inizio del 2026. Le reclute riceveranno uno stipendio mensile di circa 1.100 euro, oltre a rimborsi per le spese di viaggio, ferie e riconoscimento dell’esperienza lavorativa.

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Il ministro della Difesa Ivan Anusic ha dichiarato all’inizio di questa settimana, secondo l’AFP, che la Croazia sta affrontando «un aumento di diverse minacce che richiedono un’azione rapida ed efficace da parte della comunità più ampia». A giugno, ha spiegato che il ripristino della coscrizione è stato motivato da «cambiamenti nelle circostanze geopolitiche e di sicurezza globali, disastri naturali sempre più frequenti legati ai cambiamenti climatici e altre sfide simili».   La Croazia si unisce a un numero crescente di Paesi NATO e UE che stanno reintroducendo o ampliando la leva obbligatoria.   Come riportato da Renovatio 21, la Svezia ha ripristinato la coscrizione nel 2017 e prevede di alzare il limite di età per i riservisti. Lettonia e Lituania hanno reintrodotto il servizio obbligatorio, mentre Estonia e Finlandia hanno incrementato il numero di reclute annuali. Anche la Polonia sta valutando misure simili.   La Germania sta discutendo addirittura di una «lotteria» per la naja. La Gran Bretagna parla invece di sanzioni per gli adolescenti che rifiutano la leva, e di arruolamento degli autistici.    

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