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Deputati Maori eseguono un’orrenda e ridicola danza Haka in Parlamento: vogliono tenersi i privilegi

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Il Parlamento della Nuova Zelanda è stato sospeso giovedì dopo che i legislatori del Partito Maori hanno strappato una copia di un controverso disegno di legge sui diritti tribali e hanno eseguito un tradizionale canto di guerra nella legislatura.

 

Per quasi due secoli, il Trattato di Waitangi del 1840 ha guidato le relazioni tra il popolo nativo Maori della Nuova Zelanda e i suoi coloni bianchi. Il trattato prometteva ai nativi che avrebbero mantenuto le loro terre e i loro costumi in cambio dell’accettazione del dominio britannico, e da allora è stato interpretato dal Parlamento e dai tribunali per garantire ai Maori un’ampia gamma di diritti, tra cui quote di assunzione e risarcimenti finanziari.

 

Il partito libertario ACT, parte della coalizione di governo del Paese, ha sostenuto che il trattato discrimina i non Maori e ha presentato un disegno di legge che ne limiterebbe notevolmente l’interpretazione.

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Durante una votazione sul disegno di legge giovedì, la parlamentare del partito Maori Hana-Rawhiti Maipi-Clarke ha strappato una copia della legislazione prima di intonare un Haka, un tradizionale canto di guerra Maori.

 

I colleghi della Maipi-Clarke si sono alzati dai loro posti e si sono uniti al canto, così come i legislatori dell’opposizione e gli spettatori in galleria.

 

La danza rituale di guerra è stata eseguita dettagliosamente, con tanto di guardi spiritati e linguazza di fuori, performati con grande dedizione anche da un deputato pelato in scarpe da ginnastica.

 


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Non riuscendo a mettere a tacere le urla dei parlamentari, il presidente della Camera Gerry Brownlee ha interrotto la seduta e sospeso la Maipi-Clarke dal parlamento per un giorno.

 

Nonostante l’opposizione del Partito Maori, il voto è stato approvato e il disegno di legge passerà ora a un processo di consultazione pubblica. Il primo ministro Christopher Luxon si è opposto al disegno di legge, ma il suo National Party ha votato per sostenerlo in base ai termini di un accordo firmato con ACT l’anno scorso.

 

Il National Party è la fazione più numerosa nel governo di coalizione della Nuova Zelanda, con ACT e New Zealand First che fungono da partner junior.

 

Giovedì non è stata la prima volta che i parlamentari del Maori Party hanno fatto irruzione in Hakas in parlamento.

 

Nel 2021, il co-leader del partito Rawiri Waititi è stato espulso dalla legislatura per aver eseguito il canto cerimoniale dopo che un parlamentare del National Party aveva sostenuto che l’implementazione di un sistema sanitario separato per la comunità Maori era discriminatorio.

 

In pratica i Maori vogliono tenersi i loro privilegi razziali. C’è da capirli: chissà quante haka hanno fatto quando hanno visto i britannici sbarcare sull’isola, ma poi qualcosa deve averli fatto cambiare idea, assicurando la convivenza di nativi e angloidi, con la haka relegata all’imbattibile squadra nazionale di rugby, i cosiddetti all-blacks.

 

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La danza guerriera haka può sembrare all’europeo grottesca e parossistica sino al ridicolo, ed è diritto costituzionale nostro poterla ritenere tale.

 

Di fatto, qui si preferiscono le vecchie, buone, sagge, catartiche (per gli elettori: mai per la politica) risse parlamentari, di cui Renovatio 21 cerca di mostrarvi le immagini non appena ve ne siano. Vogliamo ricordare gustosi casi recenti come le botte al Parlamento di Taiwanobotte dentro e fuori al Parlamento di Tbilisi, deputati turchi che si picchiano come fabbri, botte in Ucraina, botte in Nepal, botte alle Maldive, botte in Sudafrica, botte in Giordania, botte in Macedonia, e sappiamo bene che anche a Montecitorio e a Palazzo Madama non mancano i momenti di MMA interpartitico, anche recenti.

 

Meglio vedere parlamentari che si azzuffano sul serio, riteniamo, che gente che urla e strepita in un caricaturale ballo folclorico-assistenzialista.

 

Perché la haka, invece che incutere timore, è oramai finita per significare altro: tanto fumo, niente arrosto. E la diminuzione dell’arrosto statale sembra propriop ciò che preoccupa oggi gli hakatori parlamentari neozelandesi.

 

Poi i lettori sono liberi di farsi tutti i tatuaggi Maori che vogliono: noi invece attendiamo solo che, invece che zompettare con la lingua di fuori in Parlamento, essi trasformino in  legge, la proposta dal loro re (hanno anche questo privilegio…) Tuheitia Potatau te Wherowhero VII nella sua «Dichiarazione per l’Oceano», che darebbe personalità giuridica alle balene: Renovatio 21 non aspetta altro, così da poter iniziare, finalmente, a denunciare tanti malvagi esemplari dell’infido genus dei mammiferi marini, e porre fine, una volta per tutte, all’ascesa della minaccia cetacea sulle nostre esistenze.

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Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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Uomo palpeggia la presidente del Messico

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Secondo un video diffuso sui social media, martedì un uomo ha palpeggiato e tentato di baciare la presidente messicana Claudia Sheinbaum durante una passeggiata pubblica a Città del Messico.   L’episodio è avvenuto mentre Sheinbaum salutava i cittadini nel centro storico. Le immagini mostrano l’uomo chinarsi verso di lei, cingerla con un braccio e cercare di baciarla sul collo mentre le toccava il corpo. Sheinbaum lo ha respinto con gentilezza, voltandosi e dicendogli apparentemente «non preoccuparti», prima che un assistente intervenisse.   La polizia statale ha arrestato il presunto palpatore presidenziale e lo ha trasferito in un’unità specializzata in reati sessuali.  

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Sheinbaum è nota per il suo stile di leadership informale e diretto. Spesso interagisce liberamente con i cittadini, fermandosi per selfie, strette di mano e brevi chiacchierate per mantenere il contatto con la gente comune messicana.   L’incidente ha tuttavia messo in luce i rischi per la sicurezza cui è esposta Sheinbaum nelle apparizioni pubbliche: nel video le guardie del corpo non appaiono immediatamente e passano diversi secondi prima che qualcuno fermi l’uomo.   L’episodio si è verificato pochi giorni dopo l’omicidio del sindaco di Uruapan, Carlos Alberto Manzo Rodríguez, nello stato occidentale del Michoacán. L’aggressore ha sparato sette colpi a bruciapelo al funzionario prima di essere abbattuto dalle forze di sicurezza. Nei mesi precedenti la morte, il sindaco aveva pubblicamente implorato Sheinbaum di aiutarlo a contrastare i potenti gruppi criminali della regione.   La criminalità organizzata e il narcotraffico continuano a pesare sui rapporti tra Messico e Stati Uniti. La Sheinbaum ha recentemente respinto l’offerta del presidente Donald Trump di inviare truppe contro i cartelli, affermando che il suo Paese accoglie la cooperazione ma non la «subordinazione», sottolineando che, se Washington vuole davvero aiutare, dovrebbe bloccare il flusso di armi americane che riforniscono i gruppi criminali responsabili della violenza.   La Sheinbaum ha fermamente e ripetutamente respinto qualsiasi presenza militare statunitense sul suolo messicano. «Gli Stati Uniti non verranno in Messico con l’esercito. Cooperiamo, collaboriamo, ma non ci sarà un’invasione. Questa è esclusa, assolutamente esclusa», ha dichiarato al New York Times. «Non fa parte di alcun accordo, tutt’altro. Quando è stato sollevato il problema, abbiamo sempre detto di no».   Come riportato da Renovatio 21, il possibile intervento degli USA contro i cartelli ha provocato una rissa al Senato di Città del Messico, con l’opposizione ad accusare il governo e i partiti che lo sostengono di collusioni con i narcos.

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Mercoledì, in un post su X, Sheinbaum ha annunciato di aver presentato una denuncia penale formale per le molestie subite, spiegando di voler costituire un esempio per le altre donne. Ha aggiunto che lancerà una campagna nazionale contro le molestie sessuali e rivedrà le leggi statali per rafforzare la protezione legale delle donne in tutto il Paese.   La presidente, nominata in continuità con il predecessore Lopez-Obrador, è una scienziata del clima ebrea, in passato accusata di aver demolito una chiesa. Particolare attenzione ha destato la cerimonia pagana per l’entrata in carica a Città del Messico.   Come riportato da Renovatio 21, il caos messicano è tale che il sindaco della città di Tijuana, proprio sotto il confine americano, l’anno passato ha dovuto rifugiarsi in una base militare. Pochi giorni fa un allarme sulla sicurezza del Paese era stato lanciato anche dal vescovo di San Cristobal de Las Casas, monsignor Rodrigo Aguilar.   SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di EneasMx via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Candidato falliforme alle elezioni di Tokyo: Goto Teruki è tornato!

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Le elezioni politiche locali in Giappone sono caratterizzate da una campagna elettorale la cui invadenza sonora e visiva è direttamente proporzionale al disinteresse manifestato dagli elettori.

 

Qui ci si accorge dell’avvicinarsi delle elezioni dalla voce dei candidati che, uscendo dagli altoparlanti dei furgoncini di propaganda, rompe fastidiosamente la quiete dei quartieri residenziali delle città nipponiche.

 

Siccome la gente ha imparato ad ignorare questa forma di promozione itinerante, i candidati si mettono a fare quotidiani comizi all’entrata delle stazioni ferroviarie locali. Tra un buongiorno e l’altro, ripetono ossessivamente il proprio nome e fanno qualche discorso pieno di buoni sentimenti.

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Io, come tutti, li ignoro. Manca a loro la verve delirante, la follia da dilettanti allo sbaraglio dei candidati all’elezione del sindaco di Tokyo. Renovatio 21 vi ha già parlato di questo meraviglioso spettacolo, tra candidati joker, candidate che si spogliano in TV, promotori della poligamia e altri deliri.

 

Il mio disinteresse è però svanito quest’oggi, mentre tornavo dal barbiere e mi sono imbattuto in un auto nera adibita a veicolo di propaganda elettorale. Dai suoi altoparlanti risuonava solo a tratti una voce in falsetto, spiritata e melliflua al tempo stesso, sgradevole e inquietante come quella di alcuni preti cattolici in cui ogni tanto tocca imbattersi.

 

La grafica dei cartelloni elettorali sul tetto della macchina è diversa da quella tipica, sgargiante e facile da leggere. Mi avvicino e vedo questo.

 

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Il nome sui cartelloni è inequivocabile:

 

Goto Teruki!

 

Il troll dei troll, lo scompigliatore elettorale in cerca di attenzione, quello del pannolone in testa, quello delle fellatio mimate nella tribuna elettorale televisiva.

 

La mina vagante della politica giapponese è uno dei candidati nel municipio di Katsushika, dove vivo. Sono un po’ inquieto, la sensazione è quella di avere il nemico in casa, per così dire. Arrivo al parchetto dietro casa e tra i manifesti elettorali spunta questo.

 

 

Non è che servano particolari commenti. Da notare che sul manifesto non c’è scritto neanche il nome del candidato o uno straccio di slogan: parafrasando Marshall McLuhan, il membro è il messaggio, a quanto pare.

 

Arrivo a casa e trovo nella cassetta delle lettere il giornale con la lista dei candidati alle municipali.

 

 

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Ed ecco qui la nuova ipostasi politica del folle signor Goto: il Partito Amo Tantissimo il Giappone (Nihon Daisuki To, 日本大好き党).

 

Come si vede il programma è fittissimo, uno zibaldone dei temi discussi dalla politica giapponese negli ultimi tempi, mischiati ai deliri erotomani e pseudonazionalisti del nostro.

 

Oltre al reddito universale di 80000 yen (450 euro) mensili a tutti, al taglio del 90% dello stipendio dei politici (assicurato almeno qualche voto di protesta) e alla promessa di ridurre gli stranieri in Giappone allo 0.1% della popolazione (rispetto al 3%), è tutto un tripudio di politiche di sostegno alla natalità.

 

Sostegno alle madri single, ruote per gli esposti ovunque perché relazioni clandestine e extraconiugali non sono un male e i bambini devono venire cresciuti dalla collettività. Bambini anche per invertiti di varia natura, anche se non specifica bene come. Pure qualche accenno al divieto delle vaccinazioni obbligatorie, giusto per non scontentare nessuno.

 

Ovviamente, l’unica vera ideologia di Goto Teruki è essere Goto Teruki: uno di quei casi in cui l’artista e l’opera d’arte coincidono.

 

Se domani mattina lo vedo all’entrata della stazione, cerco di carpirgli un’intervista per Renovatio 21.

 

Taro Negishi

Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo

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Ballerini su ghiaccio cinesi indagati per un missile pelouche

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L’International Skating Union (ISU) ha avviato un’indagine dopo che una coppia di danzatori sul ghiaccio cinesi è stata filmata con un pelouche dalle fattezze di un razzo balistico durante un evento del Gran Premio. Lo riporta l’agenzia Associated Press.   L’incidente è avvenuto durante la Coppa di Cina il 25 ottobre, dove le riprese televisive hanno mostrato Ren Junfei e Xing Jianing seduti con un grosso peluche a forma di missile cinese, etichettato «DF-61», mentre aspettavano i loro punteggi nell’area «bacio e pianto». Secondo quanto riferito, la coppia ha sollevato brevemente il pelouche insieme al loro allenatore prima di posarlo sulle ginocchia di Xing.  

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Il DF-61 è un missile balistico intercontinentale cinese di recente presentazione, in grado di trasportare testate nucleari, con una gittata operativa stimata tra i 12.000 e i 15.000 km.   L’arma è stata presentata per la prima volta durante la parata militare cinese del mese scorso, in occasione dell’80° anniversario della vittoria sul Giappone e della fine della Seconda Guerra Mondiale, dove Pechino ha presentato innovazioni all’avanguardia del suo complesso militare-industriale.   L’associazione di pattinaggio ha dichiarato ad AP di essere a conoscenza del fatto che «un peluche inappropriato sembra essere stato lanciato sul ghiaccio dagli spettatori» e che «è stato successivamente trattenuto dai pattinatori che si erano appena esibiti». L’ISU ha affermato che «indagherà ulteriormente» sull’incidente.   Ren e Xing si sono classificati ottavi, mentre il titolo di danza sul ghiaccio è andato agli americani Madison Chock ed Evan Bates.   Dopo la parata, i peluche a forma di missile, compresi quelli modellati sul DF-61, sono diventati popolari online, con cuscini e morbide repliche del missile venduti su mercati come eBay a circa 30 dollari.  

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Immagine di Flowering Dagwood via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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