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Politica

Deputata AfD attaccata con feci di cane. Aveva denunciato la «piovra verde» dei finanziamenti del grande capitale all’attivismo climatico

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La deputata del partito Alternativa per la Germania (AfD), Beatrix von Storch, è stata attaccato da un uomo, che l’ha imbrattata di escrementi di cane durante un evento nel land della Renania-Palatinato.

 

L’incidente è avvenuto venerdì sera in un forum nella cittadina di Daun. Un uomo di 35 anni è entrato nel locale, si è avvicinato alla von Storch e «l’ha sporcata con feci di cane con il pretesto di voler fare una foto con l’oratrice», secondo una dichiarazione della polizia locale. L’aggressore non identificato è stato immediatamente preso in custodia dagli agenti pur avendo «resistito brevemente» all’arresto.

 

La Von Storch, vicepresidente dell’AfD, ha condannato l’attacco sabato in un videomessaggio pubblicato su Twitter. «Ieri c’è stato un altro disgustoso attacco contro di me e contro l’AfD in Renania-Palatinato», ha detto. «Discutiamo con argomenti. Gli odiatori dell’AfD combattono con attacchi fecali. Non importa a quali mezzi spregevoli ricorrono, combatteremo incrollabilmente e ora con maggiore decisione per il rinnovamento spirituale e morale della nostra nazione».

 

 

AfD, oltre che dagli attivisti goscisti, è sotto mira dello stesso Stato tedesco da lungo tempo. All’inizio di questo mese il presidente Frank-Walter Steinmeier avrebbe lasciato intendere che il Paese potrebbe aver bisogno di bandire il partito nativista per proteggere la democrazia tedesca. L’Istituto tedesco per i Diritti Umani, finanziato dallo Stato, ha sostenuto il mese scorso che l’AfD è ostile alla Grundgesetz, la Costituzione del Paese – quella tradita in ogni modo durante il biennio pandemico – e quindi potrebbe essere legalmente escluso dalle elezioni.

 

Steinmeier ha avvertito che tali «nemici» della democrazia potrebbero presto avere abbastanza potere da erodere le libertà tedesche (?) e «brutalizzare» la società.

 

«Abbiamo nelle nostre mani il compito di rimettere al loro posto coloro che disprezzano la democrazia», ha detto il presidente germanico, alludendo apparentemente all’AfD.

 

Funzionari dell’Intelligence tedesca hanno suggerito che i membri dell’AfD si stanno dando all’«estremismo», concetto che in Germania sembra aver preso negli ultimi anni una nuova elasticità. Quattro mesi fa i servizi segreti avevano etichettato l’organizzazione giovanile di AfD come gruppo di «estrema destra», così da poterne sorvegliare i membri.

 

Come riportato da Renovatio 21, AfD due mesi ha vinto le elezioni a Sonnenberg, in Turingia,  il land il cui ministro dell’interno Georg Maier l’anno scorso voleva confiscare le armi regolarmente detenute ai membri di Alternative fuer Deutschland.

 

Secondo gli ultimi sondaggi, il partito è attualmente sostenuto da più di un elettore tedesco su cinque, secondo solo alla coalizione di governo CDU/CSU.

 

All’evento di venerdì a Daun i manifestanti hanno superato in numero i partecipanti dell’AfD, con un massimo di 125 manifestanti e 85 sostenitori del partito, ha detto la polizia. Von Storch, 52 anni, ha detto di aver presentato una denuncia chiedendo che il suo aggressore sia perseguito.

 

La vicecapo dell’AfD è membro del Bundestag dal 2017. L’account Twitter di Von Storch è stato sospeso per un breve periodo nel gennaio 2018 dopo che aveva criticato la polizia di Colonia per aver postato gli auguri di Capodanno in arabo.

 

«Che diavolo sta succedendo in questo paese? Come mai un account ufficiale della polizia della NRW [Nord Reno-Westfalia] twitta in arabo? Intendi placare in questo modo queste barbariche orde di stupratori di gruppo di uomini musulmani?»

 

La memoria collettiva tedesca, davanti ad una notizia del genere, andava alle centinaia di donne sono state aggredite sessualmente, principalmente da gruppi di migranti nordafricani, durante i festeggiamenti di Capodanno a Colonia alla fine del 2015.

 

C’è da considerare perché proprio la Von Storch abbia attratto un attacco così disgustoso e così diretto.

 

Una risposta può troversi nel coraggioso discorso che la deputata AfD fece al Bundestag lo scorso 27 aprile, quando sferrò un feroce attacco contro i grandi interessi finanziari dietro i Verdi tedeschi spiegando le dinamiche occulte di tale «piovra verde».

 

In pratica, disse, a sostenere gli attivisti climatici dentro e fuori dalla politica vi sono grandi fondi internazionali e speculatori finanziari globali, di cui la Von Storch ha fatto nome e cognome.

 

«Non appena si gratta il rivestimento verde… miliardari, miliardari, miliardari» disse la deputata. «Nello stesso momento in cui il ministero [dell’Economia] di Habeck sta costringendo i tedeschi ad acquistare pompe di calore, l’industria finanziaria globale rileva la produzione tedesca di pompe di calore: una coincidenza incredibile».

 

«Grazie alla politica climatica dei Verdi, in questi circoli c’è una corsa all’oro politica (…) 75 trilioni di euro, questo è ciò che i tedeschi devono pagare per l’installazione di pompe di calore, e BlackRock, Vanguard e il capitale fanno soldi pazzamente».

 

I verdi sono, quindi, il «braccio politico di questi interessi finanziari globali, e le loro politiche climatiche rendono i super ricchi globali molto più ricchi, mentre i tedeschi normali stanno perdendo il tetto sopra la testa», ha accusato von Storch.

 

 

«La vostra politica climatica non è altro che l’attacco definitivo all’intera ricchezza nazionale tedesca, e posso assicurarvi che non vi permetteremo di avere successo», tuonò la Von Storch, annunciando resistenza contro la politica predatoria verde.

 

C’è da stupirsi, quindi, che attacchino proprio lei?

 

 

 

 

 

Immagine di Sandro Halank via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Trump: Zelens’kyj deve indire le elezioni

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Il presidente statunitense Donald Trump ha invitato l’Ucraina a convocare elezioni, mettendo in dubbio le autentiche prerogative democratiche del Paese in un’intervista a Politico diffusa martedì.

 

Trump ha lanciato una nuova provocazione a Volodymyr Zelens’kyj, il cui quinquennio presidenziale è terminato a maggio 2024, ma che ha declinato di indire consultazioni elettorali presidenziali, invocando la legislazione di emergenza bellica.

 

Lo Zelens’kyj era stato scelto alle urne nel 2019 e, a dicembre 2023, ha annunciato che Kiev non avrebbe proceduto a elezioni presidenziali o legislative fintantoché perdurasse lo stato di guerra. Tale regime è stato decretato in seguito all’acutizzazione dello scontro con la Russia a febbraio 2022 e, da allora, è stato prorogato più volte dall’assemblea nazionale.

 

Trump ha dichiarato a Politico che la capitale ucraina non può più addurre il perdurante conflitto come pretesto per rinviare il suffragio. «Non si tengono elezioni da molto tempo», ha dichiarato Trump. «Sai, parlano di democrazia, ma poi si arriva a un punto in cui non è più una democrazia».

 

Rispondendo a un quesito esplicito sull’opportunità di un voto in Ucraina, Trump ha replicato «è il momento» e ha insistito che si tratta di «un momento importante per indire le elezioni», precisando che, pur «stiano usando la guerra per non indire le elezioni», gli ucraini «dovrebbero avere questa scelta».

 

Come riportato da Renovatio 21, il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha spesse volte dichiarato di considerare illegittimo il governo di Kiev, sostenendo quindi per cui firmare un accordo di pace con esso non avrebbe vera validità.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Tentativo di colpo di Stato in Benin

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Un gruppo di militari del Benin, paese dell’Africa occidentale, ha proclamato la propria ascesa al potere attraverso la tv di stato SRTB. Tuttavia, diverse fonti hanno indicato che un assalto alla residenza presidenziale è fallito.   I soldati hanno sfruttato la rete televisiva per annunciare la sospensione delle istituzioni nazionali e della Costituzione beninese, ordinando la chiusura di tutte le frontiere aeree, terrestri e marittime. Hanno designato il tenente colonnello Pascal Tigri come presidente del Comitato Militare per la Rifondazione (CMR), «a partire da oggi». In seguito, il segnale del canale è stato tagliato.   Il ministro degli Esteri del Benin, Olushegun Adjadi Bakari, ha riferito all’agenzia Reuters che «un piccolo gruppo» di militari ha orchestrato un tentativo di golpe, ma le truppe leali al presidente Patrice Talon sono al lavoro per ristabilire la normalità. «C’è un tentativo in corso, ma la situazione è sotto controllo… La maggior parte dell’esercito rimane fedele e stiamo riprendendo il dominio della faccenda», ha precisato.   Il governo ha poco fa diffuso un video in lingua francese per spiegare l’accaduto. A parlare è Sig. Alassane Seidou, ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza del Paese.  

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«Cari concittadini, Nelle prime ore del mattino di domenica 7 dicembre 2025, un piccolo gruppo di soldati ha scatenato un ammutinamento con l’obiettivo di destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica».   «La loro risposta ha permesso loro di mantenere il controllo della situazione e di sventare la manovra. Di fronte a questa situazione, le Forze Armate del Benin e i loro vertici, fedeli al giuramento, rimasero fedeli alla Repubblica. Pertanto, il Governo invita la popolazione a continuare a svolgere le proprie attività come di consueto».   A Cotonou, la principale città del Benin, si sono sentiti spari sin dalle prime ore di domenica, sebbene le voci di un colpo di stato non siano ancora verificate, ha dichiarato Maxim Meletin, portavoce dell’ambasciata russa nel paese africano, all’agenzia African Initiative.   «Dalle 7 del mattino, abbiamo rilevato colpi d’arma da fuoco e detonazioni di granate nei dintorni della residenza presidenziale. Stando a indiscrezioni non confermate, militari beninesi si sono presentati alla tv nazionale per proclamare la destituzione del presidente», ha proseguito Meletin.   Una fonte vicina a Talon, interpellata da Jeune Afrique, ha raccontato che uomini in divisa hanno provato a irrompere nella residenza presidenziale intorno alle 6 del mattino ora locale, con il capo dello Stato ancora all’interno. L’incursione sarebbe stata sventata dalle guardie di sicurezza, e il presidente sarebbe illeso.   Tuttavia, questi dettagli non hanno ricevuto conferme indipendenti da canali ufficiali. Unità dell’esercito fedeli al regime in carica hanno risposto con una controffensiva. Si parla di elicotteri che pattugliano Cotonou, mentre varie zone del centro urbano risultano bloccate.   Talon è al timone del Benin dal 2016; il suo secondo e ultimo mandato scadrà nel 2026. La Carta Costituzionale ammette soltanto due quinquenni presidenziali, e le urne per il dopo-Talon sono in programma il 12 gennaio 2026.   Nell’agosto 2025, la maggioranza al governo ha sostenuto la corsa alla presidenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Romuald Wadagni.

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Studenti polacchi pestano i compagni di classe ucraini

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Alcuni studenti polacchi di un istituto tecnico di Słupsk, nel nord della Polonia, hanno aggredito e picchiato diversi compagni ucraini dopo che un docente li aveva apostrofati come «feccia», ha riferito martedì il portale Onet.

 

L’episodio si è verificato in una scuola professionale dove sono iscritti numerosi adolescenti ucraini in corsi di formazione. L’avvocato Dawid Dehnert, contattato dai familiari delle vittime, ha citato una registrazione in cui l’insegnante avrebbe definito gli ucraini «feccia» e li avrebbe minacciati di farli bocciare «perché vi farò vedere cosa significa essere polacchi».

 

I genitori dei ragazzi aggrediti hanno raccontato ai media che uno studente polacco era solito riprodurre in aula il rumore di bombe e razzi, rivolgendosi ai compagni ucraini con frasi come «è ora di nascondervi», senza che il docente intervenisse. «L’atteggiamento del professore ha non solo danneggiato gli studenti ucraini, ma ha anche incoraggiato e tollerato atteggiamenti xenofobi negli altri», ha commentato Dehnert.

 


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La situazione è precipitata al termine delle lezioni, quando i giovani ucraini sono stati assaliti fuori dall’edificio da coetanei polacchi più grandi. «Uno degli aggressori ha prima sputato in faccia a un ragazzo ucraino gridando “in testa, puttana ucraina” e poi lo ha colpito con pugni», ha riferito l’avvocato.

 

A seguito del pestaggio, un sedicenne ucraino ha riportato la frattura della clavicola e un altro una sospetta commozione cerebrale. Un video circolato sui social riprende parzialmente la rissa, mostrando tre studenti che infieriscono su uno di loro fino a scaraventarlo a terra.

 

L’aggressione si è interrotta solo quando una passante ha minacciato di chiamare la polizia. Una madre ha dichiarato a Onet di essersi recata immediatamente alla stazione più vicina per denunciare i fatti, ma di essere stata respinta perché «non c’era nessun agente disponibile» e di aver potuto formalizzare la querela solo il giorno successivo.

 

L’episodio si colloca in un contesto in cui la Polonia resta una delle principali mete UE per gli ucraini in fuga dal conflitto: secondo Statista, quasi un milione di cittadini ucraini risultano registrati nel Paese sotto regime di protezione temporanea.

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