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Necrocultura

Demoni tibetani e Messa in latino

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«Se siamo una minoranza così insignificante, perché Papa Francesco ha voluto attaccare la Messa tradizionale?»

 

In varie omelie delle Sante Messe tridentine di domenica scorsa che ho sentito, la domanda è stata posta, implicita o esplicita, sempre.

 

Perché impedire quella che è erroneamente chiamata «Messa in latino» se essa riguarda un numero esiguo di persone, molte delle quali erano state ammansite dalla licenza data da Ratzinger quasi tre lustri fa? Non era più saggio far durare questo compromesso di cartapesta, lasciare un po’ di aria al nemico, di modo che non abbia reazioni imprevedibili? No, neppure questa rovinosa saggezza democristiana oramai è contemplata dagli angeli sterminatori del Vaticano. Terra bruciata contro la Messa di sempre. E così sia.

«Se siamo una minoranza così insignificante, perché Papa Francesco ha voluto attaccare la Messa tradizionale?»

 

Ma, ancora, perché?

 

Si sono sentite alcune risposte: la più convincente è quella che vuole ristabilire il primato della lex orandi della messa volgare: che vuol dire che solo quest’ultima è l’espressione di preghiera legittima, e quindi legittima rappresentazione della lex credendi, cioè la definizione ultima della Fede.

 

Queste formule, in apparenza complesse, servono solo a spiegare che cancellando la Messa tridentina si vuole cancellare la sua base metafisica, e definire per sempre la natura della Santa Messa come la voleva il Concilio Vaticano II: non più il sacrificio di Cristo, ma la sua «commemorazione», a favore dell’«assemblea» (quindi, ci pare di capire, a porte chiuse la messa nuova non si può fare).

Annullare la Messa come Sacrificio materiale di Cristo porta giocoforza a cancellare Cristo stesso. Non è un obbiettivo secondario, nel Vaticano che vuole timbrare una volta per tutte la sua trasformazione da ente celeste – la Chiesa è fondata da Dio stesso – a ONG mondialista retta da cripto-omosessuali

 

Non una funzione divina, ma un «evento», come un concerto (appunto, le chitarre), un comizio (appunto, i discorsi su immigrati etc.), una «sosta» (come la ho sentita spesso chiamare dal Priore di un grande santuario: sì, una pausa, dove metti in stop soprattutto il cervello e perfino le orecchie). Uno spettacolino umano, e infatti ci stanno bene anche gli applausi, le barzellette, gli schiamazzi, l’Eucarestia lanciata come un freesbee.

 

Annullare la Messa come Sacrificio materiale di Cristo porta giocoforza a cancellare Cristo stesso. Non è un obbiettivo secondario, nel Vaticano che vuole timbrare una volta per tutte la sua trasformazione da ente celeste – la Chiesa è fondata da Dio stesso – a ONG mondialista retta da cripto-omosessuali. Anzi: neanche tanto cripto. Gesù è una pietra d’inciampo alla mutazione vaticana in corso, alla quale modernisti e massoni lavorano da secoli.

 

Quindi, eliminiamo il Corpo di Cristo dalla Santa Messa – eliminiamo la Messa incentrata non sullo show dei pretini, ma sulla Santa Eucarestia – perché dobbiamo disintegrare Cristo dalla storia umana.

 

È un modo di vedere le cose che i cultori del tradizionalismo ben conoscono. Togliere Cristo dalla Santa Comunione per farne una storiella, un mito astratto e lontano cui al massimo ispirarsi per un paio di cose, è ciò che credono e per cui lavorano numerosi preti, vescovi e cardinali italiani, tedeschi…

 

Quindi, eliminiamo il Corpo di Cristo dalla Santa Messa – eliminiamo la Messa incentrata non sullo show dei preti, ma sulla Santa Eucarestia – perché dobbiamo disintegrare Cristo dalla storia umana

Tuttavia, volevo qui provare a dare una risposta diversa, e rischiosa. Qualcosa che riguarda un piano spirituale, sottile.

 

Vorrei parlare del ruolo delle Sante Messe nel contenimento del Male, nel senso personale della parola: della lotta contro le legioni dei demòni di cui parlano le scritture. Proprio così: senza tanto pudore, tratterò di Satana e dei suoi diavoli, in un discorso per il quale, ad una conferenza di tanti anni fa a Rimini, avevo coniato il termine «Geodemonologia».

 

Allora: chi di noi non si è chiesto, nella propria vita, come mai nel nostro continente vi siano così tante chiese, con una distanza media di poche centinaia di metri l’una dall’altra.

 

Un altra domanda che chi ha viaggiato per gli altri continenti ad un certo punto si pone, è come mai altrove siano così evidenti i casi di possessione diabolica: chi è stato in Africa sa di cosa sto parlando. La possessione laggiù è un fatto pubblico naturale, che  spesse volte si manifesta spontanemente, ad esempio, durante la Santa Messa.

Il monaco buddista Padmasambhava quindi edifica il primo tempio della regione. E qui viene il collegamento con quanto stavo scrivendo poco sopra: per il folclore tibetano, ogni tempio buddista è un chiodo che serve ad inchiodare Srinmo, il demone che si era adagiato su tutta la distesa del Tibet

 

Per rispondere, voglio ricordare un affascinante pensiero del buddismo tibetano. Non a caso, i primi missionari, come Ippolito Desideri, vedevano nelle strane simiglianze tra il cattolicesimo e la religione dei Lama uno strano scherzo del demonio ingannatore.

 

Scondo la leggenda, Padmasambhava  – che significa «nato dal loto» –fu il primo  monaco che arrivò in Tibet con lo scopo convertire questa terra al culto del Budda. L’impresa non era immediatamente conseguibile: doveva prima sconfiggere i demoni, che gli esperti hanno sempre letto come la rappresentazione degli dèi tibetani dell’era prebuddista. Siamo verso l’VIII secolo dopo Cristo.

 

Padmasambhava quindi edifica il primo tempio della regione. E qui viene il collegamento con quanto stavo scrivendo poco sopra: per il folclore tibetano, ogni tempio buddista è un chiodo che serve ad inchiodare Srinmo, il demone che si era adagiato su tutta la distesa del Tibet. Cioè un demone grande come tutta la sua terra, che coincide interamente con essa – e cioè, il demone che era (cioè, che è) il Tibet stesso.

 

Ogni Chiesa edificata in fondo non è stato altro che un capitolo di un enorme lavoro di «pulizia». L’esorcismo totale di un intero continente. Più chiese, più chiodi, meno demoni…

Srinmo, il demone grande come il Tibet, puntellato dai templi eretti per sconfiggerlo

 

 

Trovo che questa immagine della demonessa Srinmo, trafitta e sconfitta dai templi sorti su di essa, sia di immane chiarezza.

 

Trovo che questo racconto, fuor di metafora, sia la spiegazione migliore che io abbia mai sentito sulla presenza di tutte queste chiese in Europa.

 

Ogni Chiesa edificata in fondo non è stato altro che un capitolo di un enorme lavoro di «pulizia». L’esorcismo totale di un intero continente. Più chiese, più chiodi, meno demoni…

 

Perché le chiese, grazie alle Messe, sono il luogo centrale di tutta la religione: lì, per miracolo della transustanziazione, c’è Dio stesso, c’è il suo corpo. Ogni chiesa, grazie alla Messa, diventa luogo materiale della presenza di Cristo, della «presenza reale».

Perché le chiese, grazie alle Messe, sono il luogo centrale di tutta la religione: lì, per miracolo della transustanziazione, c’è Dio stesso, c’è il suo corpo. Ogni chiesa, grazie alla Messa, diventa luogo materiale della presenza di Cristo, della «presenza reale»

 

Ne consegue che le chiese – che anche quando non hanno la Messa possono contenere Dio nel tabernacolo – sono un immane lavoro di esorcistato su base geografica. Sono «centrali di lotta geodemonologica». Laddove è la presenza reale, i diavoli non possono che fuggire.

 

Laddove è Dio, non possono esservi i demòni. E cioè, gli idoli dei gentili, vecchi e nuovi. Demoni antichi, per esempio quelli che abitavano l’Europa prima della venuta di Cristo.

 

Come da Salmo 95: Omnes dii gentium daemonia, gli dèi dei gentili sono demòni. Oppure i demoni moderni, che la tecnica ha moltiplicato e reso ancora più distruttivi. «Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio, a divinità che non conoscevano, novità venute da poco» scrive il Deuteronomio al capitolo 32.

 

Le chiese – che anche quando non hanno la Messa possono contenere Dio nel tabernacolo – sono un immane lavoro di esorcistato su base geografica. Sono «centrali di lotta geodemonologica»

Queste divinità moderne, «venute da poco», altro non sono che maschere di quei dei gentium antichi ai quali gli uomini compivano sacrifici prima che Nostro Signore discendesse sulla Terra, prima che la Chiesa di Cristo né eliminasse la presenza e perfino il ricordo piantando su tutto il nostro continente dei palazzi dove era gelosamente conservato il Corpo di Dio.

 

I demoni che chiedevano sacrifici umani (Baal, Moloch, Quetzalcoatl, Kali, etc.) ora hanno cambiato nome: si chiamano guerra, riproduzione artificiale, droga, sfruttamento, aborto, scienza, globalizzazione.

 

Sì, solo la maschera è nuova: ciò che demandano agli uomini non cambia mai. Vogliono il loro sangue, la loro prole, la loro dignità, la loro morte. Sono dèi a cui l’uomo deve sacrificare il suo simile e il suo figlio, al contrario esatto di Cristo, Dio sacrificatosi per l’uomo suo simile e suo figlio.

 

La differenza, il lettore può capirlo, è davvero tra il Male ed il Bene.

I demoni che chiedevano sacrifici umani (Baal, Moloch, Quetzalcoatl, Kali, etc.) ora hanno cambiato nome: si chiamano guerra, riproduzione artificiale, droga, sfruttamento, aborto, scienza, decrescita, globalizzazione.

 

La presenza reale ha esercitato la sua potenza totale sulla geografia d’Europa per secoli e secoli, forse un millennio e mezzo. Almeno, fino a poco fa. Ora, grazie al Concilio e ai suoi figli come Bergoglio, stiamo assistendo, in miriadi di video visibili in rete, alla visione di intere cattedrali in (Olanda, in Francia… e ora anche in India e ovviamente nella Cina dell’accordo sino-vaticano voluto, chissà perché, dalla cricca di Francesco) abbattute per fare spazio a chissà cosa, supermercati, condomini…

 

La realtà è che non si tratta di quel che vi dicono – abbattiamo quelle chiese, anche antiche, perché non ci va più nessuno – ma probabilmente di un piano preordinato dal clero modernista con direttive specifiche: per liquidare il Cristianesimo, devi liquidare innanzitutto le sue chiese, e perfino le proprietà immobiliari ad esso legate.

 

La conseguenza, concatenata alla scristianizzazione, sarà la realizzazione delle condizione per una possessione diabolica mondiale

Nel palazzo che un tempo fu il seminario di una grande città cattolica, oggi l’ospedale (che ha acquisito dalla diocesi quello spazio) farà forse, mi hanno detto, le analisi di sangue-pipì-cacca. So in vari luoghi di chiese sconsacrate dal vescovo in un nanosecondo, e di altre chiese private dove i religiosi, invece che gioire per potervi dire la Messa (e così, piantare un chiodo nel corpo del demone…), suggeriscono la loro trasformazione in una birreria, una sala concerti, o in un centro Yoga.

 

Per probabile ordine dall’alto, stanno liquidando le chiese: non c’è alcuna sorpresa, quindi, nel vedere che ora liquidano l’unica vera Messa, quella incentrata tutta su Dio e sulla Sua presenza. Se avete seguito il mio ragionamento, avrete capito che quello era l’obbiettivo sin dal principio.

Intere città, interi Paesi, interi continenti – tutti di ritorno fra le mani unghiose del princeps huius mundi. Piccoli comuni, paesi, Italia, Europa, mondo – tutti ri-paganizzati, ri-satanizzati. Sparendo il Sacrificio di Cristo della Santa Messa di sempre, riapparirà definitivamente il sacrificio umano

 

Quale sarà il risultato di questo piano, qualora dovesse riuscire agli zucchetti congiurati? Nel piano concreto, della sociologia e della vita quotidiana, quello che vedremo è l’ulteriore, definitiva scristianizzazione dell’Europa.

 

Se invece scendiamo al piano sottile, quello della lotta fra il Bene e il Male, quello dei chiodi piantati sui demoni terrestri, ebbene, la conseguenza, concatenata alla scristianizzazione, sarà la realizzazione delle condizione per una possessione diabolica mondiale.

 

Intere città, interi Paesi, interi continenti – tutti di ritorno fra le mani unghiose del princeps huius mundi. Piccoli comuni, paesi, Italia, Europa, mondo – tutti ri-paganizzati, ri-satanizzati.

 

E così, sparendo il Sacrificio di Cristo della Santa Messa di sempre, riapparirà definitivamente il sacrificio umano.

 

Il sacrificio umano è tornato. Per questo vogliono abolire l’unica cosa che vi si può opporre: il sacrificio divino

Ora, in questo Anno del Signore 2021 – dove miliardi di persone sono obbligate a pozioni di stregoneria genetica fatti con il sacrificio di feti abortiti, dove altrettanti miliardi sono esposti al calcolo utilitaristico per cui la loro morte è un’immolazione accettabile alla causa pandemica, dove migliaia di persone (soprattutto: giovani) sono private delle loro libertà più intime –  dovete essere davvero ciechi per non capire che questo sta già accadendo, che questo è la condizione nella quale dovremmo vivere e morire, che questo è il nuovo sistema operativo dell’umanità: la Necrocultura.

 

Il sacrificio umano è tornato. Per questo vogliono abolire l’unica cosa che vi si può opporre: il sacrificio divino.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

 

Immagine di Tcapper1 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0); immagine modificata

 

 

 

 

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«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone

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Vale la pena di riprendere le parole dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ha scritto su X un testo indicando i veri temi dietro all’assegnazione di una cattedra permanente nella basilica papale a Re Carlo III d’Inghilterra, capo de facto della Chiesa anglicana.

 

«L’incontro tra il capo della chiesa sinodale e il capo della chiesa d’Inghilterra avrà come punto culminante una preghiera ecumenica per la cura del Creato nella Cappella Sistina, all’insegna della retorica ambientalista del “grido della terra” e della “conversione ecologica”» scrive monsignore.

 

«Le due autorità supreme delle proprie rispettive “chiese” si riconoscono entrambe nell’ideologia ambiententalista e neomalthusiana del World Economic Forum e dell’Agenda 2030, ed è su questa nuova religione che è impostato il dialogo tra sinodali e anglicani».

 

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«A confermare la sua continuità con l’ecumenismo conciliare, Leone offrirà a Carlo un “seggio” (con la targa “Ut unum sint”) nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, già teatro dell’indizione del Vaticano II e da allora tempio dell’ecumenismo indifferentista conciliare e sinodale».

 

«La Fede Cattolica è la grande assente, e non a caso: sarebbe imbarazzante per Leone ricordare i Martiri cattolici massacrati dal monarca poligamo, a cominciare da John Fisher e Thomas More. Immaginate Papa Clemente VII che offre uno scranno in una Basilica Papale a Enrico VIII…» conclude Viganò, ricordando la storica nequizia anticristiana della malvagia monarchia britannica.

 

Proprio così: il re britannico, ora celebrato dalla Chiesa cattolica, occupa un trono che, dal XVI secolo, dopo lo scisma provocato dal crudele Enrico VIII, ha perseguitato ferocemente i cattolici, giustiziando e scorticando fedeli e sacerdoti (con la loro pelle sono stati rilegati libri ancora oggi esposti) e costringendoli alla clandestinità.

 

Vogliamo nominare uno degli eroi di questo disastro storico e metastorico: Guido Fawkes, il cattolico che tentò di far esplodere Westminster (definito, secondo una nota battuta della politica britannica, «l’ultimo uomo entrato lì con buone intenzioni») per restaurare un governo cattolico. Tradito, Fawkes fu catturato, torturato e squartato, con le sue parti inviate ai quattro angoli del regno, nonostante avesse accettato le condizioni del re.

 

Ancora oggi, ogni 5 novembre, in Inghilterra si bruciano le effigi di Fawkes – un re-enactement chiarissimo del rogo dei cattolici. Per ragioni che sembrano legate a logiche dello Stato Vaticano non dissimili a quelle attuali, il simbolo di Fawkes non è stato adottato dai cattolici, ma da gruppi pseudo-anarchici, grazie alla rielaborazione del fumettista Alan Moore nella celebre graphic novel, poi film di discreto successo, V per Vendetta.

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Tuttavia, non si tratta solo di storia antica: ciò che dovrebbe indignare i cattolici è l’appartenenza della dinastia Windsor alla «Cultura della Morte», che promuove – tramandata di generazione in generazione, da Filippo a Carlo, a Guglielmo (che predica la lotta alle famiglie numerose) ed Enrico (che andà all’ONU a criticare la sentenza della Corte Suprema USA che defederalizzava l’aborto) – la riduzione della popolazione e un’avversione verso l’umanità.

 

L’arcivescovo ricorda la connessione di ambientalismo e malthusianesimo, che sono cifre ideologiche tramandate geneticamente nella famiglia reale inglese. Malthus, come Darwin, sono stati creati dal potere di Albione per giustificare la violenza sfruttatrice usata dall’Impero britannico sul mondo: se gli uomini sono animali, e sono pure troppi, tanto vale procedere con la massima crudeltà possibile. Le carestie genocide in Irlanda e in India sono figlie di questo pensiero, di questa volontà di dominio satanico sul mondo.

 

Vogliamo ricordare, in questo sens, il padre di Carlo, il principe Filippo, tra i fondatori del WWF e frequentatore di antiche edizioni delle conferenze Bilderberg, il quale si espresse in estrema chiarezza quando dichiarò di volersi reincarnare in un patogeno di modo da uccidere milioni di persone, eliminando quanta più popolazione possibile per il bene dell’ambiente. Un’idea portata avanti strenuamente dal Carlo, che con il Cambiamento Climatico pare avere pure qualche lucroso affare.

 

Dietro la facciata ecologista, gli Windsor (che non sono britannici e non si chiamano Coburgo Gotha: Windsor è il nome di un villaggio inglese scelto per il rebranding del loro casato germanico, ad usum del popolino anglofono) si rivelano diacronici sostenitori di quella che su Renovatio 21 chiamiamo Necrocultura: una vera e propria Famiglia della Morte. Basta pensare ai casi di Alfie Evans, Charlie Gard, Indi Gregory e molti altri di cui non sapremo mai il nome. Cosa fecero i reale per salvare questi bambini, anche quando le questioni divennero internazionali (con tanto del tentativo, a pensarci bene davvero grottesco, della Repubblica Italiana di dare la cittadinanza ad Alfie per farlo espatriare e poterlo curare).

 

I bambini, il popolo tutto, per il malvagio potere britannico possono essere sacrificati nell’utilitarismo più mostruoso e assassino del «bestinterest». Del resto, l’utilitarismo è un’altra invenzione filosofica degli inglesi, realizzata sempre all’altezza della sanguinaria conquista imperiale. Il pensiero di Geremia Bentham, come quello di Malthus e più tardi di Darwin, a questo serviva: a disumanizzare il mondo e a rendere possibili sacrifici di minoranze, e persino maggioranza, nel nome del principio del massimo godimento distribuito a certuni dallo Stato. Il sistema sanitario del Regno, con il boost dei giudici della Corona trucidatori di bambini, è improntato a questa logica assassina e genocida.

 

La storia di Carlo, come noto ma spesso ignorato, non è priva di ombre: dalla controversa morte della principessa Diana ai milioni ricevuti dalla famiglia Bin Laden in buste di plastica. Un anno fa è emerso che nel 1983 l’allora principe di Galles aveva accettato un premio da un veterano nazista, una laurea honoris causa presso l’Università dell’Alberta, in Canada, dove, oramai sappiamo abbondano i rifugiati ucronazisti.

 

Del resto, una certa passione per la svastica eravi tra gli Windsor, se pensiamo ad Edoardo VIII e alla sua simpatia per Adolfo Hitler, che, secondo gli storici, una volta conquistata la Gran Bretagna aveva in programma di ripiazzarlo sul trono come un Quisling incoronato.

 

La missione del casato della Necrocultura va oltre, e rivela pagine storiche dense per quanto dimenticate: dalle proto-vaccinazioni dei reali con i relativi danni, all’uccisione del re per eutanasia di re Giorgio (bisnonno di Carlo), dai sospetti di fecondazione artificiale ante-litteram da cui sarebbe nata Elisabetta, all’ambientalismo stragista di Filippo (che, tenetelo sempre a mente, ha fondato il WWF, organizzazione ora proibita in Russia…), dai discorsi di Guglielmo figlio di Carlo sulla sovrappopolazione, agli attacchi contro gli USA che defederalizzano l’aborto fatti da principe Enrico dallo scranno ONU… la lista è pressoché infinita, e davanti a tutto questo cadono le illazioni su Jack lo Squartore.

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Del re Carlo, tanto a lungo «principe» in prima linea per la successione, vanno ricordate anche l’amicizia e le donazioni milionarie di Armand Hammer, enigmatico petroliere americano (per alcuni spia del KGB): quando nel 1988 la piattaforma petrolifera Piper Alpha della Occidental Petroleum esplose a 200 miglia da Aberdeen, causando 160 morti, il futuro re si affrettò a difendere Hammer, che ne uscì indenne. La dinastia Hammer, miliardari ebrei americani di origini russe, vicini al Cremlino per motivi poco chiari, meriterebbe un’indagine a parte, soprattutto dopo le accuse contro il nipote, la star di Hollywood Armie Hammer, che includono presunti stupri e insinuazioni su perversioni cannibalistiche.

 

Non va dimenticata l’amicizia personale con Jimmy Savile, popolare DJ e conduttore britannico che, secondo accuse emerse dopo la sua morte nel 2011 ma già vociferate da decenni, avrebbe abusato di circa 400 ragazze in scuole e istituzioni psichiatriche di cui era benefattore.

 

Di recente, forse l’episodio che ha messo in luce la maligna natura della corona britannica è stato il ritratto ufficiale del re presentato nel maggio 2024, un’immagine dai toni infernali, realizzata da un artista noto per collage con riviste pornografiche.

 

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Nel frattempo, l’odierno malvagio re britannico a Roma riceve il plauso pure dei parlamentari italiani.

 

In un momento di profonda umiliazione per il popolo italiano, nel suo discorsone alle Camere il re rammentò a tutti l’«importanza» del supporto inglese a Garibaldi, che poi andava ospite dagli inglesi. Chi conosce la vera storia dell’Italia unita non può che sorridere, nell’amarezza più profonda: il re sbatte in faccia agli italiani il fatto che, con il Risorgimento (fiancheggiato e ideato dai britannici), la penisola è divenuta uno Stato vassallo di Londra.

 

Ora, a infeudarsi con l’infernale potere di Albione non vi è solo la Repubblica Italiana, ma persino il papato.

 

Una conclusione che, per chi conosce la storia del mondo e della tradizione cattolica, può sembrare sconvolgente, e impone meditazioni di grande profondità.

 

Vogliamo lasciar andare i pensieri ricordando l’affresco sull’abside di Chiesa di San Paolo dentro le Mura– la principale chiesa degli anglicani ed episcopaliani a Roma.

 

Immagine di Luca Aless via Wikimedia CC BY-SA 3.0

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L’imponente mosaico fu disegnato dal pittore preraffaellita Edward Burne-Jones, e ha tema apocalittico, con Cristo assiso sul trono della Gerusalemme Celeste. È un Cristo imberbe, dai tratti piuttosto femminili. I Santi sotto Nostro signore hanno i volti di mecenati e personaggi legati all’edificazione della chiesa, mentre a destra vi è il gruppo più interessante, quello dei cristiani a cavallo, dove Sant’Andrea ha il volto di Abramo Lincoln, San Patrizio è il generale Ulysses S. Grant, e San Giacmo è… sì, lui, il terrorista massone anticristiano, ladro di cavalli e marito di bambine, epperò tanto utile agli inglesi, Giuseppe Garibaldi.

 

È la «chiesa militante», secondo gli scismatici di Albione.

 

Immagine CC0 via Wikimedia

 

Sì, per loro Garibaldi è un santo. Chi frequenta quella chiesa adora Cristo sotto l’immagine santificata di colui che più di altri combattè il Regno Sociale di Cristo.

 

C’è, tuttavia, un dettaglio ancora più esplicito: a fianco di Cristo, nel mosaico si vedono delle nicchie dove sono disposti gli angeli. Vediamo qui Uriele che regge il sole, Michele che appare maestoso in armatura, Gabriele reca il giglio dell’Annunciazione, Chemuel, l’angelo del Graal, stringe nella mano sinistra il calice sacro, Zophiel sorregge la luna.

 

Tuttavia, alla destra del signore, la nicchia è enigmaticamente vuota. Fu un fedele della chiesa, una volta che la visitati anni fa, a spiegarmene il significato.

 

«Quello è il posto per l’angelo Lucifero» mi disse, quasi compiaciuto di questa teologia sovvertritrice.

 

Ora, Lucifero, lo sappiamo bene, non è invitato solo nelle chiese anglicane di Roma.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

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In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.   Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.   È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro. 

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Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari.    Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia.    Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.   L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.   Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.   Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.   Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.   Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila.    In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.   Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.   Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.   La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali.    Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.

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Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.   L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.   Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.   Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale   «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).   Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna.    Francesco Rondolini

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Gender

Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

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La rete si scalda per un caso che cala un tris considerevole: matrimonio gay, pedofilia, utero in affitto. Si aggiungerebbe, in questo caso, anche il crowdfunding. Lo riporta LifeSite.

 

Un coro di indignazione è esploso sui social media statunitensi dopo che è stato rivelato che un omosessuale registrato come molestatore sessuale dopo essere stato condannato per abusi sessuali su un giovane adolescente, è riuscito a ottenere un bambino tramite maternità surrogata.

 

L’uomo che ha «sposato» un altro uomo è descritto come un molestatore sessuale di primo livello in Pennsylvania, condannato per «abuso sessuale su minori» e «possesso di materiale pedopornografico». All’epoca insegnante di chimica al liceo, l’uomo era stato arrestato nel 2016 per numerose «esplicite richieste e conversazioni sessualmente esplicite» con uno studente sedicenne, dopo che era stato scoperto per aver inviato 20 foto di nudo e un video sessualmente esplicito di se stesso.

 

Lo scandalo è esploso dopo che la coppia ha condiviso un video in cui festeggiava le feste con il bambino nato da madre surrogata durante il suo primo anno di vita.

 

Il giornalista cittadino Derek Blighe ha pubblicato il video su X, osservando: «a meno che non accada un miracolo, questo bambino non ha quasi nessuna possibilità di avere una vita normale».

 

Il post di Blighe è stato visualizzato ben oltre 11 milioni di volte.

 

 

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«Come fanno dei degenerati malati come questi a ottenere l’approvazione per diventare tutori di un bambino?» ha chiesto l’attivista contro la presenza di transessuali nello sport Riley Gaines. «Per quanto mi riguarda, chiunque sia coinvolto nel processo di approvazione dovrebbe essere in prigione».

 

 

«Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».

 

 

Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo.

 

«È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X.

 

«Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».

 

 

«Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci».

 

«Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose.

 

La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?»

 

«Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato.

 

«Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.

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Renovatio 21 considera che lo stupore si addice solo a chi fino ad ora ha tenuto gli occhi chiusi: tutti i nodi della Necrocultura sono collegati l’uno con l’altro in modo istituzionalizzato grazie allo Stato moderno: con il diritto all’aborto si crea il diritto alla fecondazione in vitro (che uccide molte più bambini dell’aborto, ma che grazie a questo sono finalmente considerati come sacrificabili), con il matrimonio gay si crea giocoforza il «diritto» alla maternità surrogata, con il «diritto al gender» si apre all’istituzionalizzazione di ogni possibile devianza (come visibile ai gay pride), con l’erosione progressiva di vari tabù: si ricordano gli ammiccamenti a certe manifestazioni riguardo ai bambini delle famiglie normali.

 

Aggiungiamo che, se fosse vero che l’omosessualità proviene dall’assenza della figura paterna (come sosteneva Sigmund Freud), l’ondata presente è stata creata dalle leggi sul libero divorzio – un’altra legge teratogenetica che andrebbe abolita quanto prima, ma siete dei folli se sperate che i pro-vita dell’establishment provino a dirlo e a farci una battaglia.

 

A Renovatio 21, invece, abbiamo proprio intenzione di farlo: combattere la Necrocultura in maniera integrale, senza nessun compromesso, e con tutta la forza che abbiamo.

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