Fertilità
Crollo della fertilità mondiale, se ne accorgono perfino gli scienziati
I ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Assessment dell’Università di Washington hanno avvertito che il pianeta non è preparato per il crollo della popolazione globale in corso e che l’impatto sarà «strabiliante».
La BBC riferisce che la ricerca, pubblicata su Lancet, evidenzia che il tasso di fertilità globale è quasi dimezzato a 2,4 nel 2017, e le proiezioni indicano che scenderà al di sotto di 1,7 entro il 2100.
Il tasso di fertilità globale è quasi dimezzato a 2,4 nel 2017, e le proiezioni indicano che scenderà al di sotto di 1,7 entro il 2100
2,1 figli per donna è quello che tecnicamente si chiama «soglia di sostituzione». Senza questa media, la popolazione umana della nuova generazione non può rimpiazzare la precedente, creando così una contrazione pericolosa.
Per capire i numeri del crollo delle nascite in corso, diciamo che nel 1950, nascevano in media 4,7 bambini per ogni donna.
Nel 1950, nascevano in media 4,7 bambini per ogni donna
La ricerca suggerisce che quasi tutti i paesi del pianeta potrebbero vedere ridotte le loro popolazioni entro la fine di questo secolo, con 23 nazioni proiettate verso il dimezzamento della loro popolazione entro il 2100.
La ricerca indica che la popolazione globale totale raggiungerà il picco di 9,7 miliardi nel 2064, per poi ridursi naturalmente a 8,8 miliardi alla fine del secolo. Un minor numero di nascite e una maggiore aspettativa di vita significheranno anche una popolazione drasticamente più anziana.
23 nazioni sono proiettate verso il dimezzamento della loro popolazione entro il 2100
Per esempio, la ricerca pubblicata evidenzia che la popolazione giapponese probabilmente ha raggiunto il picco di 128 milioni nel 2017, ma scenderà sotto i 53 milioni entro il 2100.
«È una cosa abbastanza grande; la maggior parte del mondo sta passando al declino naturale della popolazione», ha osservato uno dei ricercatori, il professor Christopher Murray. «Penso che sia incredibilmente difficile pensarci e riconoscere quanto sia grande; è straordinario, dovremo riorganizzare le società».
La popolazione italiana dovrebbe precipitare da 61 a 28 milioni nello stesso lasso di tempo.
La popolazione italiana dovrebbe precipitare da 61 a 28 milioni nello stesso lasso di tempo.
«Creerà enormi cambiamenti sociali», ha esortato il professor Murray, aggiungendo che «chi paga le tasse in un mondo invecchiato in modo massiccio? Chi paga l’assistenza sanitaria per gli anziani? Chi si occupa degli anziani? Le persone saranno ancora in grado di ritirarsi dal lavoro?».
«Abbiamo bisogno di un atterraggio morbido», avverte Murray.
In queste parole riecheggia un’iniziativa – chiamata appunto «rientro dolce» – che Marco Pannella istituì decenni fa per promuovere la riduzione della popolazione terrestre. Sul tema della necessità della limitazione delle nascite, il fondatore dei Radicali nel 2006 scrisse una lettera a Beppe Grillo, allora noto per il suo popolare blog e per il movimento che si stava creando attorno ad esso, che il comico (o Casaleggio) pubblicò subito (ora per qualche ragione non è più presente sul sito di Grillo, ma potete vedere che lo era grazie alla Waybackmachine).
Sul tema della necessità della limitazione delle nascite, nel 2006 Pannella Radicali scrisse una lettera a Beppe Grillo
In tale lettera del Panella era osannato il massimo esponente della falsa teoria della sovrappopolazione, il potente ed oscuro Aurelio Peccei. Il Peccei, uomo dai contatti internazionali ineguagliati, fu fondatore del famoso Club di Roma, istituzione che raccoglie miliardari e re che credono nel bisogno di ridurre drasticamente le nascite umane sul pianeta.
Renovatio 21 considera Peccei come uno dei grandi padri della Cultura della Morte che dal XX secolo sta tracimando, con esisti disastrosi, nel XXI secolo. Furono agenti del Club di Roma, si dice, a convincere emissari di Deng Xiaoping ad adottare la terribile legge del figlio unico, che ha causato centinaia di milioni di aborti, un’Ecatombe senza fine che perdura ancora oggi.
Dietro al mito fasullo della sovrappopolazione, che sta trasformandosi nell’esatto contrario, ci sono interessi e realtà che non sono ancora del tutto riconosciute.
Dietro al mito fasullo della sovrappopolazione, che sta trasformandosi nell’esatto contrario, ci sono interessi e realtà che non sono ancora del tutto riconosciute.
L’esito della Necrocultura, ad ogni modo, dovrebbe essere visibile a tutti: sofferenza ed estinzione.
Tornando allo studio recente sul crollo demografico, alla domanda se la tendenza potesse minacciare la razza umana, il professor Murray ha risposto: «Trovo gente che se la ride; non possono immaginare che potrebbe essere vero, pensano che le donne decideranno semplicemente di avere più figli ».
L’esito della Necrocultura, ad ogni modo, dovrebbe essere visibile a tutti: sofferenza ed estinzione.
«Se non riesci [a trovare una soluzione] alla fine la specie scompare, ma mancano pochi secoli».
Se ci arrivano perfino gli scienziati delle Università, se lo pubblica perfino Lancet, forse qualche speranza per la razza umana è rimasta.
Fertilità
Un nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
Un nuovo studio pubblicato dal docente norvegese Jarle Aarstad dell’Institute of Economics and Business, Inland Norway University of Applied Sciences collega la somministrazione dei vaccini anti-COVID-19 a un calo significativo delle nascite negli Stati Uniti.
Secondo l’analisi, condotta su dati del CDC relativi a vaccinazioni e nati vivi in 566 contee (circa 260 milioni di abitanti), nel 2023 si sono registrati negli USA quasi 70.000 nati vivi in meno rispetto a quanto atteso in assenza di vaccinazione di massa. Estrapolando il risultato all’intera popolazione, il ricercatore attribuisce alla campagna vaccinale una riduzione di circa del 2% dei nati vivi e un corrispondente calo di 0,03 punti nel tasso di fertilità totale (TFR), passato da 1,65 nel 2022 a 1,62 nel 2023.
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Lo studio conclude che la flessione osservata tra il 2022 e il 2023 è imputabile in misura preponderante all’effetto dei vaccini, mentre fattori strutturali tradizionali (inflazione, costo degli alloggi, partecipazione femminile al lavoro, carenza di servizi per l’infanzia, età media al primo figlio) non mostrano variazioni sufficienti a giustificare da soli un anno all’altro un calo di tale entità.
Il meccanismo biologico responsabile non è ancora chiarito: l’autore lascia aperta l’ipotesi di un aumento di infertilità temporanea o permanente nelle donne vaccinate oppure di un incremento di aborti spontanei e nati morti. Durante il biennio 2021-2022 numerosi reparti ostetrici statunitensi avevano segnalato un anomalo incremento di feti morti in utero.
Nel 2024 il TFR americano è ulteriormente sceso al minimo storico di 1,60, alimentando il timore che parte dei danni alla fertilità femminile possa rivelarsi irreversibile.
Lo studio sottolinea che, a differenza di altri determinanti demografici (livello di istruzione, età al matrimonio, scelta di non avere figli) che rientrano nella sfera della libera decisione individuale, la vaccinazione anti-COVID è stata in molti casi imposta o fortemente incentivata da datori di lavoro, enti pubblici e misure governative, limitando di fatto la libertà di scelta di decine di milioni di cittadini.
I dati completi della ricerca sono stati resi pubblici e sono attualmente in fase di revisione paritaria.
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Fertilità
Un ingrediente comune presente in shampoo e lozioni può compromettere la fertilità femminile per generazioni
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- Meno follicoli ovarici, che contengono cellule uovo immature.
- Aumento dell’atresia follicolare, ovvero più follicoli muoiono o si rompono prima di poter rilasciare un ovulo maturo.
- Cellule uovo di qualità inferiore, che non sono sane o non funzionano come dovrebbero per maturare e promuovere la normale crescita dell’embrione.
- Livelli più bassi di ormone antimulleriano, un indicatore chiave della fertilità femminile e della riserva ovarica.
- Una maggiore morte delle cellule ovariche specializzate (cellule della granulosa) è essenziale per lo sviluppo degli ovuli, contribuendo a ridurre i livelli dell’ormone antimulleriano e a ridurre la quantità di ovuli sani.
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Fertilità
I leggings stanno facendo diventare le donne sterili?
Da anni i leggings – che un tempo si chiamavano fuseaux, o «fusò» nei cartelli delle bancarelle nei mercati cittadini – dominano il guardaroba occidentale da decenni. Indossati al supermercato, nei locali o durante la messa domenicale, sono diventati il simbolo della moda «athleisure»: pratica, comoda e onnipresente. Tuttavia, ciò che per molte donne rappresenta una scelta di libertà e comfort, potrebbe nascondere un lato meno noto e potenzialmente preoccupante.
Molti dei modelli dei marchi più venduti sono realizzati in tessuti sintetici come poliestere, nylon o elastan (spandex). Materiali che offrono elasticità e resistenza, ma che, secondo alcuni studi, potrebbero interferire con il sistema ormonale e la fertilità.
Uno dei riferimenti più citati è una ricerca condotta alcuni decenni fa su animali: a un gruppo di cagne furono fatti indossare «pantaloni» in tessuti diversi – 100% poliestere, 100% cotone, lana e miscele poliestere-cotone. I risultati mostrarono che circa il 75% delle femmine vestite con indumenti in poliestere non rimase incinta, mentre quelle in cotone o lana registrarono un tasso di gravidanza del 100%.
Secondo i ricercatori, il poliestere e le sue miscele avrebbero generato un campo elettrostatico in grado di interferire con la comunicazione ormonale, effetto però reversibile dopo la rimozione del tessuto.
Un esperimento simile, condotto su cani maschi, ha evidenziato una riduzione della conta spermatica nei soggetti che indossavano biancheria in poliestere. In alcuni casi, i valori si sono normalizzati nel tempo; in altri, le alterazioni sono risultate più persistenti.
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Da qui il dubbio: se i tessuti sintetici possono influire sulla fertilità animale, è possibile che abbiano effetti analoghi sull’essere umano?
Il nylon, altro materiale comune nei leggings e nell’abbigliamento sportivo, è noto per rilasciare microplastiche che possono penetrare nell’organismo attraverso la pelle. Studi recenti suggeriscono che tali particelle possano alterare gli ormoni e danneggiare la qualità degli ovuli e dello sperma.
Inoltre, molti tessuti sintetici vengono trattati con ftalati, PFAS e coloranti — sostanze chimiche classificate come interferenti endocrini. «Alti livelli di questi composti sono stati associati a tempi più lunghi per concepire, scarsa qualità degli ovuli e dello sperma e rischio di aborto spontaneo», spiega la dottoressa Lora Shahine, esperta di fertilità.
In un contesto in cui la fertilità è già messa alla prova da fattori come lo stress, l’età sempre più avanzata della maternità, l’obesità o le infezioni sessualmente trasmissibili, l’iniezione mRNA COVID, anche l’abbigliamento potrebbe giocare un ruolo minore ma non trascurabile.
Chi desidera «vestirsi bene anche per la salute», dunque, potrebbe valutare un ritorno ai materiali naturali: cotone, lino o lana. Forse meno elastici, ma – secondo alcune ricerche – decisamente più amici della fertilità.
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