Storia
«Costruiremo ancora cattedrali». Renovatio 21 ricorda Agostino Sanfratello
Si è spento lo scorso 29 maggio Agostino Sanfratello, studioso cattolico ed amico di Renovatio 21. I funerali sono stati celebrati ieri.
Agostino, che aveva insegnato filosofia politica all’Università di Teramo, è stato un protagonista sottotraccia della storia culturale del Paese del secondo Novecento.
Nei primi anni Sessanta collaborò con la rivista politica I Quaderni Piacentini fondata da Piergiorgio Bellocchio, il fratello del regista Marco. Dalle posizioni della rivista Agostino si sarebbe allontanato immensamente, divenendo un punto di riferimento per la cosiddetta reazione cattolica. È detto che con Giovanni Cantoni fondò l’associazione Alleanza Cattolica, ma lui rivendicava di averla fondata da solo, dicendo che i «cofondatori» sarebbero «arrivati dieci anni dopo». Dalla direzione del movimento si ritirò dopo due anni affidando la guida a Cantoni.
Sanfratello e Cantoni sarebbero stati «due persone di alta statura intellettuale e spirituale, di temperamento diverso – più cauto e realista il primo, più ardente di impegno attivistico, il secondo – ma, felicemente complementari fra loro» scrive un libro dedicato al movimento uscito l’anno scorso firmato da Oscar Sanguinetti e Pierluigi Zoccatelli, quest’ultimo mancato anche lui pochi giorni fa.
Sanfratello aveva composto un canto che riassumeva l’ideale finale dello sforzo in atto: «Costruiremo ancora cattedrali / ritorneremo a viver nei castelli».
La sua competenza rispetto a temi come quello della rivoluzione francese era profonda quanto lo era il suo archivio, molto conosciuto nel mondo del cattolicesimo integrale. Il suo impegno lo portò a tradurre in italiano il Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane di Joseph De Maistre. Ma non c’erano solo i libri: dopo aver vissuto in Libano, aveva portato a casa una conoscenza della situazione sul terreno impareggiabile. Parlare con lui di quel luogo significava avventurarsi in una serie di dinamiche fra gruppi religiosi e politici di cui, anche per chi segue la materia, si ignorava tutto.
Agostino fu in prima linea per la battaglia contro l’aborto prima che esso divenisse, tragicamente, legge dello Stato italiano. Proprio sulla legge 194/78 si consumò quello che definiva uno «smottamento» del mondo cattolico.
La sua famiglia fu scossa da una vicenda che segnò l’Italia intera, il cosiddetto «caso Braibanti», intellettuale omosessuale condannato per il plagio di Giovanni, fratello di Agostino. La questione è rivangata in continuazione, specie dalle forze LGBT e simili, specie negli ultimi anni. Nei tanti film, documentari, trasmissioni TV, spettacoli teatrali, dedicati al caso manca tuttavia, in toto, qualsiasi dichiarazione Agostino, che pure fu testimone al processo. La cosa ci stupisce fino ad un certo punto.
L’ultima volta che lo avevamo sentito – aveva chiamato per discutere la questione del gender e spronare alla battaglia – lo avevamo pregato di iniziare a scrivere qualcosa per Renovatio 21. Lui declinò cortesemente, perché non era troppo uso alla penna: «sono una specie di tardigrafo», disse, e noi non sapevamo bene cosa intendesse con quella parola, che di certo proveniva dalle sue sterminate conoscenze miste alla sua straordinaria proprietà di linguaggio.
Lo ricordiamo per le conferenze fatte con noi quando ancora questa realtà magari non si chiamava ancora Renovatio 21, o aveva cominciato a chiamarsi così da poco. Ad una conferenza a Modena di quasi dieci anni fa raccontò della relazione tra Biden, il mondo gay, e gli ebrei: guardiamo all’ora presente e capiamo quanto l’uomo fosse in grado di vedere avanti.
Riposa in pace Agostino.
Costruiremo ancora cattedrali. Sì.
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Immagine screenshot da YouTube
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Intelligence
Le origini della CIA e la nascita delle operazioni coperte
Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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