Sorveglianza
Conti bancari congelati per i brasiliani che protestano contro i risultati delle elezioni
Alcuni brasiliani che protestano contro la sconfitta del presidente Jair Bolsonaro stanno vedendo i loro conti bancari congelati. Le segnalazioni arrivano pochi giorni dopo che il tribunale elettorale ha ordinato il blocco dei principali account sui social media che contestano i risultati del voto delle presidenziali.
Come noto, il margine con cui avrebbe vinto Lula è bassissimo: 50,9% per l’ex presidente galeotto contro il 49,1% per Bolsonaro.
Dopo l’apparente sconfitta di Bolsonaro, migliaia di camionisti hanno occupato le autostrade con i loro veicoli in tutto il Paese, esattamente come hanno fatto i camionisti in Canada per protestare contro l’obbligo vaccinale imposto da Trudeau, affermando che le elezioni erano state rubate.
Il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes sta reprimendo coloro che dubitano dei risultati elettorali.
«È necessario, opportuno e urgente bloccare i conti correnti degli indagati, vista la possibilità di utilizzare risorse per finanziare atti illeciti e antidemocratici, al fine di fermare il danno o la minaccia alla legge», ha detto De Moraes, affermando che ci sono stato «ripetuto abuso del diritto di riunione».
De Moraes ha affermato che «diversi atti antidemocratici» sono iniziati dopo che i camionisti di protesta «hanno iniziato a bloccare il traffico su diverse autostrade del Paese».
«Coloro che con mezzi criminali hanno preso parte ad atti antidemocratici saranno trattati come criminali», ha detto dopo aver sospeso diversi sostenitori chiave di Bolsonaro dai social media.
Come riporta Reclaim the Net, diversi organi di stampa locali hanno riferito che Moraes ha congelato i conti bancari di oltre 40 persone e aziende che sono state collegate alle proteste.
Mentre si trovava a New York la scorsa settimana, Moraes ha affermato che «la democrazia in Brasile è stata attaccata, ma è sopravvissuta», aggiungendo che la tendenza a dubitare dei risultati elettorali è stata avviata negli Stati Uniti dalla destra e «si è diffusa nell’Europa orientale e poi in Brasile».
Come riportato da Renovatio 21, il capo della CIA l’anno scorso volò a Brasilia per dare un avvertimento a Bolsonaro, dicendogli di non mettere in discussione il risultato elettorale dell’anno successivo – cioè questo in cui Bolsonaro, il cui partito ha vinto le politiche conquistando un enorme numero di seggi, ha perso le presidenziali.
A Brasilia, il direttore della principale e temuta agenzia di spionaggio USA William «Burns stava mettendo in chiaro che le elezioni non erano un problema con cui scherzare». Il tutto suona davvero strano. Soprattutto ora. «È insolito che i direttori della CIA consegnino messaggi politici, affermano le fonti. Ma Biden ha autorizzato Burns, uno dei diplomatici statunitensi più esperti, a essere un portavoce di basso profilo per la Casa Bianca» riportò l’agenzia Reuters che fece lo scoop.
Il congelamento dei conti correnti di chi protesta contro il governo si era già visto durante le proteste dei camionisti canadesi contro il governo Trudeau. Ad annunciare le misure, compreso il blocco di conti di criptovalute e perfino di collette fatte attraverso siti appositi, fu la vicepremier Chrystia Freeland, ex giornalista nota per il suo ruolo nel World Economic Forum e per aver manifestato in piazza con colori e simboli banderisti (cioè, del nazismo ucraino).
La Freeland, è il caso di ricordare, è in predicato per divenire il prossimo segretario generale NATO.
Sorveglianza
La nuova legge di Berlino consente alla polizia di installare spyware nelle case
La polizia di Berlino potrà introdursi clandestinamente nelle abitazioni private per installare spyware, dopo che giovedì il Parlamento regionale (Abgeordnetenhaus) ha approvato a larga maggioranza una drastica revisione della legge sulla polizia della capitale.
Il testo, sostenuto dalla grande coalizione CDU-SPD e votato a favore anche dall’AfD, attribuisce alle forze dell’ordine poteri di sorveglianza fisica e digitale senza precedenti.
Tra le novità più invasive: se l’accesso remoto non è tecnicamente impossibile, gli agenti potranno forzare fisicamente l’ingresso in casa di un sospettato per collocare software spia; sarà inoltre consentito l’hacking legale di smartphone e computer per intercettare le comunicazioni in tempo reale. Le bodycam potranno essere attivate anche all’interno di abitazioni private qualora si ritenga che una persona sia in pericolo grave e imminente.
La riforma, approvata giovedì, amplia inoltre la videosorveglianza negli spazi pubblici: raccolta massiva di dati telefonici di tutti i presenti in una determinata area, lettura automatica delle targhe, contrasto ai droni, impiego di riconoscimento facciale e vocale su immagini di telecamere, e utilizzo dei dati reali della polizia per addestrare sistemi di intelligenza artificiale. I critici denunciano il rischio di abusi e una pesantissima compressione della privacy.
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La senatrice SPD agli Interni Iris Spranger ha difeso la norma: «Con la più grande riforma della legge sulla polizia di Berlino degli ultimi decenni, stiamo creando un significativo vantaggio per la protezione dei berlinesi», ha dichiarato. «Stiamo fornendo alle forze dell’ordine strumenti migliori per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata».
A Berlino nel 2024 sono stati registrati oltre 539.000 reati, in aumento rispetto all’anno precedente; sono cresciuti anche i delitti violenti, le aggressioni e la violenza domestica. Le autorità segnalano un incremento preoccupante di crimini commessi da giovani e migranti, mentre più della metà dei reati resta senza colpevole identificato.
Dall’approvazione della legge le proteste non si sono fermate. Durante il dibattito parlamentare, il deputato dei Verdi Vasili Franco ha definito il testo «la lista dei desideri di uno Stato autoritario di sorveglianza». Le associazioni per i diritti civili parlano di «un «massiccio attacco alle libertà civili», mentre la campagna NoASOG ha dichiarato: «Ciò che viene spacciato per politica di sicurezza è in realtà l’istituzione di uno stato di sorveglianza autoritario».
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Immagine di Lear 21 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Sorveglianza
Perquisita la casa di un professore tedesco per un tweet che criticava l’ideologia woke
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Sorveglianza
Il nuovo presidente della Bolivia vuole la blockchain per combattere la corruzione
Il presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, punta a combattere la corruzione nel governo boliviano attraverso la tecnologia blockchain.
Paz ha sconfitto il rivale Jorge Quiroga con il 54,5% dei voti contro il 45,5% e assumerà la carica l’8 novembre. Con un messaggio centrista e favorevole al mercato, Paz ha vinto il ballottaggio di domenica, ereditando un’economia provata dalla carenza di carburante e dalla limitata disponibilità di dollari statunitensi, come riportato dall’AP. Per gli esperti del settore delle criptovalute, il programma di governo di Paz include due proposte specifiche legate alle risorse digitali e alla blockchain.
La prima proposta prevede l’uso della blockchain e degli smart contract negli appalti pubblici. Il programma ufficiale del Partido Demócrata Cristiano de Bolivia per il 2025 promette l’adozione di tecnologie blockchain e contratti intelligenti per eliminare la discrezionalità negli acquisti statali, con l’obiettivo di ridurre la corruzione automatizzando alcuni processi contrattuali.
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La seconda iniziativa consente ai cittadini di dichiarare le criptovalute in un nuovo fondo di stabilizzazione valutaria, sostenuto da un programma di regolarizzazione delle attività che include esplicitamente le criptovalute. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tali fondi servono a stabilizzare la valuta e a coprire importazioni essenziali in caso di scarsità di dollari. L’inclusione delle criptovalute permette al governo di tassarle o convertirle rapidamente in valuta forte, senza detenere token volatili.
Paz adotta un approccio pragmatico alle criptovalute, senza essere un sostenitore estremo del Bitcoin. La sua piattaforma considera la blockchain uno strumento anticorruzione e le criptovalute dichiarate come parte di un’iniziativa una tantum per capitalizzare un fondo di stabilizzazione valutaria. Non ci sono indicazioni di politiche per adottare il Bitcoin a livello nazionale, conservarlo nelle riserve o legalizzarne l’uso al dettaglio.
A giugno 2024, la Banca Centrale della Bolivia ha revocato il divieto sulle transazioni in criptovalute, autorizzando canali elettronici regolamentati e segnalando una modernizzazione dei pagamenti, scrive Cointelegraph. Nei mesi successivi, il volume medio mensile di scambi di asset digitali è raddoppiato rispetto alla media dei 18 mesi precedenti, secondo la banca.
Il cambiamento si è riflesso nell’economia reale. A ottobre 2024, Banco Bisa ha introdotto la custodia di USDT per le istituzioni, un primato tra le banche boliviane. A marzo, la compagnia petrolifera statale YPFB ha esplorato l’uso di criptovalute per le importazioni di energia, in un contesto di carenza di dollari. A settembre, i distributori locali di marchi automobilistici come Toyota, Yamaha e BYD hanno iniziato ad accettare USDT, segno di una crescente sperimentazione tra i commercianti.
Il 31 luglio, la banca centrale ha firmato un memorandum con El Salvador, definendo le criptovalute un’«alternativa valida e affidabile» alla valuta fiat e impegnandosi a collaborare su strumenti politici e di intelligence per modernizzare i pagamenti e promuovere l’inclusione finanziaria.
La banca ha riportato che i volumi mensili di scambio di criptovalute hanno raggiunto i 46,8 milioni di dollari al mese, con un totale di 294 milioni di dollari da inizio anno al 30 giugno.
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Immagine di Parallelepiped09 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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