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Protesta

Consigliere di Ottawa invoca lo «stato di emergenza» contro i camionisti: «terrorismo», «questa è un’insurrezione a livello nazionale»

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Mentre la protesta contagia anche altre città canadesi, da Vancouver ai confini con gli USA, Diane Deans, consigliere veterano del Consiglio comunale di Ottawa in forze al Partito Liberale canadese, ha cominciato a parlare del Convoy of Freedom come di una rivolta da reprimere.  Lo riporta Global News.

 

«Questo gruppo è una minaccia per la nostra democrazia. La nostra città è sotto assedio. Quello che stiamo vedendo è più grande di un semplice problema della città di Ottawa. Questa è un’insurrezione nazionale. Questa è una follia. Abbiamo bisogno di un piano concreto per porre fine a questo».

 

«Siamo all’ottavo giorno di questa occupazione. La nostra città è sotto assedio. Questo gruppo è incoraggiato dalla mancanza di applicazione da parte di ogni livello di governo» ha affermato la Dean, lamentando la mancanza di reazione contro la protesta.

 

La discussione nel consiglio comunale di Ottawa, da lei presieduto in via telematica, è durata quasi due ore.

«Questo gruppo è una minaccia per la nostra democrazia. La nostra città è sotto assedio. Quello che stiamo vedendo è più grande di un semplice problema della città di Ottawa. Questa è un’insurrezione nazionale. Questa è una follia. Abbiamo bisogno di un piano concreto per porre fine a questo»

 

Il capo della polizia di Ottawa Peter Sloly ha concordato con la sua interpretazione della situazione, aggiungendo che le forze dell’ordine locali «non hanno mai avuto lo scopo di occuparsi di una città sotto assedio».

 

Sloly è stato messo sotto pressione da più consiglieri per quelli che hanno descritto come scarsi risultati. Di suo, Sloly ha definito la protesta dei camion «un’occupazione».

 

Il capo poliziotto ha quindi denunciato la mancanza di risorse – e autorità legale – per disperdere la protesta.

 

A un certo punto della discussione, la Deans si è chiesta se vi fossero basi legali per dichiarare illegale il raduno e poi dichiarare la rivolta, al fine di condurre arresti di massa.

 

La Dean all’inizio della settimana aveva affermato che i residenti di Ottawa stanno affrontando un «inferno sulla terra» e hanno affermato che è chiaro dalla risposta del capo che la polizia di Ottawa è stata «sopraffatta» dalla situazione.

 

Come noto, il premier federale Justin Trudeau ha rifiutato di incontrare la protesta, continuando ad insultare in multiple occasioni volte i camionisti e i non vaccinati in genere, quindi è fuggito «per questioni di sicurezza». Aveva quindi dichiarato che non stava contemplando l’idea, spinta da alcuni, di mandare ad Ottawa l’esercito canadese.

 

Ciò lascia la città di Ottawa completamente priva di una leadership di fronte alla protesta in corso.

 

«Non possiamo permettere che questo tipo di terrorismo nella nostra comunità continui in questo modo». La parola «terrorismo», quindi, alla fine è saltata fuori

«Dobbiamo intraprendere un’azione straordinaria», ha detto la Deans. «Dobbiamo essere in grado di tenere tutto sotto controllo».

 

«Non possiamo permettere che questo tipo di terrorismo nella nostra comunità continui in questo modo». La parola «terrorismo», quindi, alla fine è saltata fuori. Attendiamo che chiamino «terroristi» i manifestanti, non crediamo ci vorrà molto.

 

Le ha fatto eco il consigliere Carol Anne Meehan, ribadendo la necessità di esplorare altre autorità provinciali e federali: «Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti disponibili in una cassetta degli attrezzi».

 

I consiglieri hanno anche chiesto quali poteri potrebbero essere invocati e come potrebbero avviare il processo per invocare l’Emergence Act o il National Defense Act, inclusa l’esplorazione del coprifuoco.

«Dobbiamo intraprendere un’azione straordinaria»

 

Colpisce che nella discussione non è nemmeno contemplata l’idea, se non delle ragioni della protesta, del possibile compromesso con essa, come insegnerebbe, da che mondo è mondo, l’arte della politica.

 

Di fatto, ciò dimostra che la questione pandemica non ha nulla a che fare con la politica, quantomeno in senso democratico. I politici di oggi non sono più politici: sono funzionari di un sistema a senso unico, cioè funzionari della repressione.

 

Repressione che ora, stando a queste parole, potremmo vedere attivata nel pacifico, dolce, gentile Canada, dove chi non si sottomette alla dittatura pandemica sta per essere ufficialmente bollato come «terrorista».

 

Mentre l’altra parte della popolazione, quella sierizzata mRNA mentre riceve lo stipendio pubblico o batte i tasti del suo lavoro da laptop, applaude grata e felice, e canta a favore dei diritti dei trans.

 

Protesta

Un morto e oltre 100 feriti in una protesta dei giovani del Perù

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Secondo le autorità, violenti scontri antigovernativi avvenuti mercoledì nella capitale peruviana Lima hanno provocato almeno un morto e oltre 100 feriti.

 

La settimana scorsa, il Congresso peruviano ha destituito la presidente Dina Boluarte a seguito dell’indignazione popolare per l’aumento della criminalità e numerosi scandali di corruzione, nominando il capo del Congresso José Jeri come presidente ad interim. Jeri, che ha presentato il suo gabinetto martedì, ha promesso di concentrarsi sulla lotta alla criminalità, ma si è trovato di fronte a proteste che ne chiedevano la rimozione.

 

Mercoledì sera, migliaia di manifestanti, prevalentemente giovani, insieme a rappresentanti sindacali, hanno marciato per le strade di Lima per contestare il nuovo governo di Jeri. La protesta è degenerata in violenza quando i dimostranti hanno cercato di abbattere le barriere di sicurezza fuori dal Congresso, spingendo la polizia antisommossa a intervenire.

 

Secondo i resoconti, i manifestanti hanno attaccato gli agenti con pietre, bombe molotov e fuochi d’artificio, mentre la polizia ha risposto utilizzando gas lacrimogeni e razzi per disperdere la folla.

 

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Lo Jeri ha criticato la protesta sui social media, etichettandola come «irresponsabile» e affermando che criminali si erano infiltrati nella folla per «seminare disordine». Ha assicurato che i colpevoli della violenza dovranno subire «tutto il rigore della legge».

 

Le manifestazioni contro corruzione e criminalità si sono acuite a Lima, dove i casi di estorsione sono passati da poche centinaia annue nel 2017 a oltre 2.000 mensili nel 2025, causando la morte di decine di autisti di autobus e attentati con bombe contro imprese. Questa ondata di violenza ha indotto la proclamazione dello stato di emergenza all’inizio dell’anno.

 

Tuttavia, molti ritengono lo Jeri inadeguato a gestire la crisi. Un sondaggio Ipsos del mese scorso ha rilevato che solo il 5% approva il suo lavoro come presidente del Congresso, mentre quasi l’80% lo critica. Il Perù ha visto sette governi negli ultimi dieci anni, compreso l’ultimo in ordine di tempo.

 

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Protesta

La polizia usa lacrimogeni e idranti contro i manifestanti a Brusselle

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Episodi di protesta con violenza sono emersi durante le manifestazioni delle ultime ore a Brusselle.   Le immagini della protesta mostrano i manifestanti che si scontrano con le forze dell’ordine, lanciano fuochi d’artificio e sventolano bandiere e cartelli.   Poliziotti in tenuta antisommossa sono stati visti utilizzare gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla.  

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Secondo HLN, Gert Truyens, presidente del sindacato CGSLB, ha dichiarato che la manifestazione è stata interrotta a causa degli scontri provocati da una minoranza violenta tra i dimostranti.   «Questi non sono manifestanti, ma individui che causano disordini», ha riportato il giornale.   Durante la giornata, lo sciopero generale ha fortemente compromesso i servizi di trasporto pubblico e ha bloccato le partenze nell’aeroporto principale di Bruxelles.   De Wever, eletto a febbraio, ha proposto misure di austerità per affrontare il crescente deficit di bilancio del Belgio.  

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Protesta

I giovani della generazione Z protestano anche in Marocco: le immagini

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Proteste guidate da giovani per chiedere migliori ospedali e scuole si sono diffuse in diverse città del Marocco nella tarda serata di lunedì. Secondo testimoni e organizzazioni per i diritti umani, decine di persone sono state arrestate a Rabat, Casablanca, Agadir, Tangeri e Oujda.

 

Le manifestazioni, coordinate online dal gruppo informale «GenZ 212» tramite TikTok, Instagram e Discord, hanno visto anche il coinvolgimento di Morocco Youth Voices, che ha invitato i partecipanti a radunarsi pacificamente per stimolare il dibattito sulle politiche sociali.

 

I disordini sono iniziati ad Agadir, dove la frustrazione per le condizioni degli ospedali si è rapidamente propagata tramite i social media ad altre città. L’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, citata dall’*AP*, ha riportato oltre 120 arresti nel fine settimana.

 


 

 

 

 

 

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Le autorità hanno smentito le accuse secondo cui i preparativi per la Coppa del Mondo 2030, co-ospitata da Marocco, Spagna e Portogallo, avrebbero sottratto risorse ai servizi essenziali.

 

Il premier marocchino Aziz Akhannouch, anche sindaco di Agadir, ha difeso l’operato del governo: «Abbiamo portato avanti riforme, aumentato la spesa e stiamo costruendo ospedali in tutte le regioni del Paese», ha dichiarato, come riportato dall’agenzia AP. Ha ammesso, tuttavia, che l’ospedale principale di Agadir soffre di carenze croniche e infrastrutture obsolete.

 

La popolazione marocchina è prevalentemente giovane, con metà degli abitanti sotto i 25 anni.

 

Come riportato da Renovatio 21, proteste simili guidate da giovani hanno recentemente scosso altri paesi. In Madagascar, le dimostrazioni per la carenza di energia e acqua hanno portato lunedì allo scioglimento del governo. In Nepal, a inizio settembre, proteste contro il divieto di piattaforme social e la corruzione hanno costretto alle dimissioni il Primo Ministro KP Sharma Oli.

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