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Stragi

Cisgiordania, il ritorno dei raid aerei, 18 morti per le bombe israeliane a Tulkarem

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Colpita un bar nel campo profughi, l’obiettivo dell’attacco sarebbe stato un alto responsabile di Hamas. Secondo l’agenzia palestinese Wafa uccisi anche bambini e anziani. L’esercito israeliano è tornato a utilizzare anche nei Territori l’aviazione, come non succedeva dalla Seconda intifada

 

Gaza, Libano e Cisgiordania: è un filo rosso di guerra e sangue quello che unisce la regione, teatro della guerra di Israele contro Hamas ed Hezbollah che non risparmia i Territori occupati dove da mesi, nel silenzio e indifferenza della comunità internazionale, si registrano violenze e si contano i morti.

 

In particolare anche qui da mesi l’esercito israeliano ha ripreso a fare uso anche dei raid dell’aviazione, pratica che in Cisgiordania non si vedeva dai tempi della Seconda intifada, ormai più di vent’anni fa. L’obiettivo ieri sera è stato il campo profughi di Tulkarem, dove i missili dell’aviazione hanno provocato almeno 18 vittime, secondo quanto riferito dal ministro palestinese della Sanità.

 

Una fonte all’interno dei servizi di sicurezza palestinese ha riferito all’AFP che si è trattato del singolo attacco più mortale in Cisgiordania dal 2000. Da parte loro Hamas e i movimenti della Jihad islamica hanno condannato il «massacro» definendolo una «pericolosa escalation».

 

L’esercito israeliano ha giustificato l’operazione compiuta ieri dagli F-16 al campo profughi in collaborazione con lo Shin Bet (l’agenzia di intelligence), spiegando che l’aviazione ha preso di mira e ucciso uno dei capi della rete di Hamas, identificato col nome di Zahi Yaser Abd al-Razeq Oufi. Insieme a lui sarebbero morti «altri terroristi di primo piano». Secondo i vertici dello Stato ebraico l’esponente di Hamas avrebbe tentato di compiere un attentato utilizzando un’autobomba il mese scorso e avrebbe curato la fornitura di armi per il gruppo.

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L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha dichiarato che l’attacco aereo israeliano ha colpito un bar nel campo profughi di Tulkarem, dove erano presenti molti civili. Secondo un funzionario locale citato dall’agenzia le bombe avrebbero ucciso anche bambini e anziani appartenenti a diverse famiglie della zona.

Condannando l’operazione, il portavoce della presidenza palestinese ricorda che questi attacchi «non porteranno sicurezza e stabilità a nessuno, ma trascineranno la regione in una maggiore violenza». In una nota il governo palestinese invoca una «azione internazionale urgente per fermare l’escalation di massacri» contro il suo popolo.

 

Tulkarem – che si trova nel nord della Cisgiordania, poco lontano dalla Linea Verde, a metà strada tra Nablus e la città costiera Netanya – è una delle cittadine e dei campi profughi palestinesi dove la protesta contro presenza israeliana nei Territori è riesplosa in maniera più dura in questi mesi. L’esercito israeliano l’aveva già presa di mira durante un’imponente operazione ad agosto.

 

Il mese scorso l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk aveva dichiarato che i raid israeliani in Cisgiordania si stanno susseguendo «su una scala mai vista negli ultimi due decenni».

 

Dall’inizio della guerra a Gaza di Israele contro Hamas, in risposta all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, si è registrata un’escalation anche in Cisgiordania, con un aumento di assalti dei coloni e ripetute operazioni di terra, droni e ora anche con uso dei caccia dell’aviazione. A questo si aggiungono i controlli sempre più serrati dell’esercito, che hanno portato migliaia di arresti di palestinesi e ripetuti scontri a fuoco tra forze di sicurezza e combattenti palestinesi.

 

Secondo alcune stime sarebbero oltre 700 palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania, mentre sono 24 le vittime sul fronte israeliano per opera di attentatori palestinesi.

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine di Israel Defence Forces via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0

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Stragi

Violenti scontri in Siria

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  Lunedì sera sono scoppiati violenti scontri ad Aleppo tra combattenti curdi, inclusi membri delle Forze Democratiche Siriane (SDF), e le forze governative. Lo riportano diversi organi di stampa internazionali.   La North Press Agency ha riportato che almeno sette persone sono morte e decine sono rimaste ferite negli scontri a fuoco. L’agenzia ha aggiunto che i residenti di diversi quartieri di Aleppo hanno protestato contro il governo.   Al Arabiya ha citato il ministero della Difesa siriano, secondo cui il governo «si stava muovendo nell’ambito del suo piano di ridispiegamento». «Siamo vincolati al nostro accordo con le SDF e non abbiamo alcuna intenzione di condurre alcuna operazione militare», ha dichiarato il Ministero.   Le SDF hanno attribuito gli scontri a «provocazioni delle fazioni del governo ad interim e dei loro tentativi di avanzare con i carri armati».   Ad aprile, il governo siriano e il consiglio locale dei quartieri curdi di Aleppo hanno siglato un accordo che pone questi ultimi sotto l’autorità di Damasco, garantendo però un certo grado di autonomia alle istituzioni curde.   Un ulteriore accordo prevedeva l’integrazione delle strutture civili e militari curde nel governo centrale entro la fine del 2025.      

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Le crescenti tensioni in Siria, dovute a mesi di conflitti tra gruppi minoritari e forze governative, hanno alimentato timori di escalation e frammentazione.   Dopo la rimozione del presidente Bashar Assad, fazioni islamiste avrebbero attaccato comunità minoritarie, tra cui alawiti, cristiani, curdi e drusi. Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, già conosciuto come il terrorista jihadista al-Jolani, ha poi sottolineato che tutte le comunità saranno integrate sotto l’autorità centrale, affermando che «tutte le armi devono essere sotto il controllo dello Stato».   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa si parlava di almeno un migliaio di morti negli scontro al Sud della Siria, e di purghe jihadiste camuffate da incendi in un massacro etno-religioso spaventoso.  

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Stragi

Centinaia di persone intrappolate sull’Everest. Tre persone uccise dai fulmini

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Circa mille escursionisti sono rimasti intrappolati sui versanti orientali del Monte Everest a causa di una tempesta di neve che ha bloccato le vie di accesso. Lo riporta la stampa cinese.

 

Le squadre di soccorso sarebbero al lavoro a un’altitudine di circa 5.000 metri.

 

Le intense nevicate, iniziate venerdì sera e proseguite fino a sabato, hanno coperto sentieri di montagna e campeggi a un’altitudine media di 4.200 metri. Le comunicazioni con alcune aree della montagna risultano, secondo quanto riferito, ancora limitate.

 

Le immagini video della scena mostrano decine di tende sepolte o distrutte sotto uno spesso strato di neve, mentre gli escursionisti avanzano a fatica tra alti cumuli di neve. Un gruppo di alpinisti procede con cautela accanto a veicoli coperti di neve, mentre altri improvvisano ripari temporanei.

 

 

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Centinaia di abitanti dei villaggi vicini e squadre di soccorso sono stati mobilitati per liberare l’accesso all’area rimuovendo la neve. La vendita dei biglietti e l’ingresso all’intera Everest Scenic Area sono stati sospesi da sabato sera.

 

Le avverse condizioni meteorologiche hanno colpito anche le aree residenziali ai piedi della montagna. Secondo Reuters, almeno 47 persone sono morte in Nepal da venerdì, a causa di inondazioni improvvise e frane provocate da forti piogge, che hanno bloccato strade e distrutto ponti.

 

Trentacinque vittime sono state registrate in diverse frane nel distretto orientale di Ilam, vicino al confine con l’India, mentre nove persone risultano ancora disperse dopo essere state travolte dalle acque alluvionali. Altre tre persone sarebbero state uccise da fulmini. Le autorità locali hanno emesso un allarme per il pericolo persistente, poiché il terreno instabile e la scarsa visibilità continuano a ostacolare le operazioni di soccorso.

 

L’Everest è da tempo considerato un luogo di overtourism, ossia saturato da turisti, in questo caso scalatori, che di fatto ne intasano i sentieri, come apparve chiaro in immagini circolate anni fa con un ingorgo di alpinisti sul monte.

 


 

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Catastrofi

Terremoto uccide oltre 60 persone nelle Filippine: le immagini

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Un forte terremoto ha colpito le Filippine centrali nella tarda serata di martedì, causando la morte di almeno 69 persone e il ferimento di molte altre, secondo quanto riferito mercoledì dalle autorità locali.   Le squadre di soccorso hanno lavorato per salvare i sopravvissuti intrappolati sotto le macerie, mentre le autorità si sono impegnate per ripristinare l’erogazione di acqua ed elettricità, interrotte dal sisma.   Il terremoto, di magnitudo 6,9, ha colpito la parte settentrionale di Cebu, vicino alla città costiera di Bogo, abitata da circa 90.000 persone, ed è stato seguito da quattro scosse di assestamento di magnitudo pari o superiore a 5,0.   I soccorritori, tra cui militari, polizia e volontari con escavatori e cani da ricerca, hanno setacciato le macerie per trovare superstiti. Le autorità hanno dichiarato lo stato di calamità in alcune aree di Cebu, dove il sisma ha causato il crollo di edifici, l’interruzione dell’energia elettrica e forti oscillazioni di un ponte, costringendo i motociclisti ad aggrapparsi alle ringhiere per non cadere.              

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  L’ospedale principale di Bogo è stato gravemente danneggiato dal terremoto superficiale che ha colpito la città, situata a soli 19 km dall’epicentro. Le autorità hanno avvertito che il numero delle vittime è destinato ad aumentare.   Secondo i funzionari locali incaricati della gestione delle catastrofi, oltre una dozzina di persone sono morte nella vicina Medellin a causa del crollo di soffitti e pareti delle loro abitazioni.   A San Remigio, cinque persone hanno perso la vita quando i muri sono crollati mentre cercavano di sfuggire da una partita di basket, come riportato dal sindaco Alfie Reynes ai media locali.   La governatrice di Cebu, Pamela Baricuatro, la cui provincia conta 3,4 milioni di abitanti ed è un’importante meta turistica, ha dichiarato che l’entità reale dei danni a Bogo e nelle città settentrionali limitrofe sarà chiara solo all’alba.   «Potrebbe essere peggio di quanto pensiamo», ha avvertito Baricuatro in un videomessaggio su Facebook.   L’Istituto Filippino di Vulcanologia e Sismologia ha emesso un’allerta tsunami, invitando i residenti di Cebu e delle province vicine di Leyte e Biliran a evitare le coste. L’allerta è stata successivamente revocata, non essendo stata rilevata alcuna attività ondosa anomala.   Il terremoto è avvenuto meno di una settimana dopo le tempeste consecutive Bualoi e Ragasa che hanno colpito la regione. Le Filippine, situate sulla «Cintura di Fuoco» del Pacifico, sono tra i Paesi più vulnerabili ai disastri naturali, frequentemente colpiti da terremoti ed eruzioni vulcaniche.

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