Spirito
«Ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso». Mons. Viganò a proposito della risposta ai «Dubia»

Renovatio 21 pubblica questo testo di Monsignor Carlo Maria Viganò.
« REDDE RATIONEM VILLICATIONIS TUÆ »
A proposito dei «Responsa ad Dubia»
di Traditionis Custodes
Vos estis qui justificatis vos coram hominibus :
Deus autem novit corda vestra :
quia quod hominibus altum est,
abominatio est ante Deum.
Lc 16, 15
Nel leggere i Responsa ad Dubia pubblicati recentemente dalla Congregazione per il Culto Divino viene da chiedersi a quali infimi livelli sia potuta scendere la Curia Romana, per dover assecondare Bergoglio con tale servilismo, in una guerra crudele e spietata contro la parte più docile e fedele della Chiesa.
Mai, negli ultimi decenni di gravissima crisi nella Chiesa, l’autorità ecclesiastica si è mostrata così determinata e severa: non l’ha fatto con i teologi eretici che infestano gli Atenei pontifici e i Seminari; non l’ha fatto con chierici e Prelati fornicatori; non l’ha fatto nel punire esemplarmente gli scandali di Vescovi e Cardinali.
Ma contro i fedeli, i sacerdoti e i religiosi che chiedono solo di poter celebrare la Santa Messa tridentina, nessuna pietà, nessuna misericordia, nessuna inclusività. Fratelli tutti?
Mai come sotto questo «pontificato» è stato percepibile l’abuso di potere da parte dell’autorità, nemmeno quando duemila anni di lex orandi sono stati immolati da Paolo VI sull’altare del Vaticano II, imponendo alla Chiesa un rito tanto equivoco quanto ipocrita.
Quell’imposizione, a cui corrispose la proibizione di celebrare nell’antico rito e la persecuzione dei dissenzienti, aveva almeno l’alibi dell’illusione che un cambiamento avrebbe forse risollevato le sorti del Cattolicesimo dinanzi a un mondo sempre più secolarizzato.
Oggi, dopo cinquant’anni di disastri immani e quattordici anni di Summorum Pontificum, quella labile giustificazione non solo non è più valida, ma è sconfessata nella sua inconsistenza dall’evidenza dei fatti.
Tutto ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso, ha svuotato chiese, seminari e conventi, ha distrutto le vocazioni ecclesiastiche e religiose, ha prosciugato ogni slancio spirituale, culturale e civile dei Cattolici, ha umiliato la Chiesa di Cristo e l’ha confinata ai margini della società, rendendola patetica nel suo tentativo maldestro di piacere al mondo.
E viceversa, da quando Benedetto XVI ha cercato di sanare quel vulnus riconoscendo pieni diritti alla liturgia tradizionale, le comunità legate alla Messa di San Pio V si sono moltiplicate, i seminari degli Istituti Ecclesia Dei sono cresciuti, le vocazioni aumentate, la frequenza dei fedeli incrementata, la vita spirituale di tanti giovani e di tante famiglie ha trovato uno slancio insperato.
Quale lezione si sarebbe dovuta trarre da questa «esperienza della Tradizione» invocata a suo tempo anche da mons. Marcel Lefebvre? Quella più evidente e allo stesso tempo più semplice: quello che Dio ha dato alla Chiesa è destinato al successo, e quello che vi aggiunge l’uomo crolla miseramente.
Un’anima non accecata dal furore ideologico avrebbe ammesso l’errore compiuto, cercando di riparare ai danni e di ricostruire quello che era stato nel frattempo distrutto, di restaurare quanto era stato abbandonato. Ma questo richiede umiltà, uno sguardo soprannaturale e una fiducia nel provvidente intervento di Dio.
Questo richiede anche la consapevolezza da parte dei Pastori di essere amministratori dei beni del Signore, e non padroni: essi non hanno il diritto né di alienarne i beni, né di nasconderli o di sostituirli con loro invenzioni; essi devono limitarsi a custodirli e a renderli disponibili ai fedeli, sine glossa, e con il pensiero costante di dover rispondere dinanzi a Dio per ogni pecorella e ogni agnello del Suo gregge. Ammonisce l’Apostolo: « Hic jam quæritur inter dispensatores, ut fidelis quis inveniatur» (I Cor 4, 2), «quanto si richiede negli amministratori è che siano fedeli».
I Responsa ad Dubia sono coerenti con Traditionis custodes, ed esplicitano l’indole eversiva di questo «pontificato», in cui il potere supremo della Chiesa è usurpato per ottenere uno scopo diametralmente opposto a quello per il quale Nostro Signore ha costituito in autorità i Sacri Pastori e il Suo Vicario in terra.
Un potere indocile e ribelle a Colui che lo ha istituito e che lo legittima, un potere che si crede fide solutus, per così dire, secondo un principio intrinsecamente rivoluzionario e quindi eretico.
Non dimentichiamolo: la Rivoluzione rivendica a sé un potere che si giustifica per il solo fatto di essere rivoluzionario, eversivo, cospiratorio e antitetico al potere legittimo che intende abbattere; e che appena giunge a ricoprire ruoli istituzionali viene esercitato con autoritarismo tirannico, proprio perché non è ratificato né da Dio né dal popolo.
Mi sia permesso sottolineare un parallelo tra due situazioni apparentemente scollegate.
Come in presenza della pandemia sono negate le cure efficaci, con l’imposizione di un «vaccino» inutile, anzi dannoso e perfino letale; così la Santa Messa tridentina, vera medicina dell’anima in un momento di gravissima pestilenza morale, viene negata colpevolmente ai fedeli, sostituendole il Novus Ordo.
I medici del corpo vengono meno al proprio dovere, pur in presenza di terapie, e impongono tanto ai malati quanto ai sani un siero sperimentale, e si ostinano a somministrarlo nonostante l’evidenza della totale inefficacia e degli effetti avversi.
Analogamente i sacerdoti, medici dell’anima, tradiscono il proprio mandato, pur in presenza di un farmaco infallibile testato per oltre duemila anni, e fanno di tutto per impedire che quanti ne hanno sperimentato l’efficacia possano usarlo per guarire dal peccato.
Nel primo caso le difese immunitarie del corpo sono indebolite o annullate per creare dei malati cronici in balia delle case farmaceutiche; nel secondo caso le difese immunitarie dell’anima sono compromesse da una mentalità mondana e dalla cancellazione della dimensione soprannaturale e trascendente, in modo da lasciare le anime indifese dinanzi agli assalti del demonio
E questo valga come risposta a coloro che pretendono di affrontare la crisi religiosa senza considerare in parallelo la crisi sociale e politica, perché è proprio questa duplicità di attacco che lo rende così tremendo e che ne svela l’unica mente criminale.
Non voglio entrare nel merito dei deliri dei Responsa: basta conoscere la ratio legis per respingere Traditionis custodes come un documento ideologico e fazioso, redatto da persone vendicative e intolleranti, pieno di velleità e di grossolani errori canonici, con l’intenzione di proibire un rito canonizzato da duemila anni di Santi e Pontefici e imporne uno spurio, copiato dai luterani e raffazzonato dai modernisti, che in cinquant’anni ha causato un immane disastro al corpo ecclesiale e che, proprio per questa sua efficacia devastatrice, non deve conoscere deroga. Non c’è solo la colpa: c’è anche il dolo e il duplice tradimento del divino Legislatore e dei fedeli.
Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici si trovano ancora una volta a dover compiere una scelta di campo: o con la Chiesa Cattolica e la sua dottrina bimillenaria e immutabile, o con la chiesa conciliare e bergogliana, con i suoi errori e i suoi riti secolarizzati
Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici si trovano ancora una volta a dover compiere una scelta di campo: o con la Chiesa Cattolica e la sua dottrina bimillenaria e immutabile, o con la chiesa conciliare e bergogliana, con i suoi errori e i suoi riti secolarizzati. E questo avviene in una situazione paradossale in cui la Chiesa cattolica e la sua contraffazione coincidono nella medesima Gerarchia, alla quale i fedeli sentono di dover obbedire in quanto espressione dell’autorità di Dio e contemporaneamente di dover disobbedire in quanto traditrice e ribelle.
Certo, non è semplice disobbedire al tiranno: le sue reazioni sono spietate e crudeli; ma persecuzioni ben peggiori furono quelle che dovettero patire nel corso dei secoli i Cattolici che si trovarono a dover affrontare l’arianesimo, l’iconoclastia, l’eresia luterana, lo scisma anglicano, il puritanesimo di Cromwell, il laicismo massonico della Francia e del Messico, il comunismo sovietico, della Spagna, della Cambogia, della Cina… Quanti vescovi e sacerdoti martirizzati, imprigionati, esiliati. Quanti religiosi massacrati, quante chiese profanate, quanti altari distrutti. E tutto questo perché? Perché i Sacri Ministri non hanno voluto rinunziare al tesoro più prezioso che Nostro Signore ci ha donato: la Santa Messa. La Messa che Egli ha insegnato a celebrare agli Apostoli, che gli Apostoli hanno trasmesso ai loro Successori, che i Papi hanno custodito e restaurato e che da sempre è al centro dell’odio infernale dei nemici di Cristo e della Chiesa.
Pensare che quella Santa Messa, per la quale i missionari inviati in terre protestanti o i sacerdoti prigionieri dei gulag rischiavano la propria vita, sia oggi proibita dalla Santa Sede è motivo di dolore e di scandalo, oltre che un’offesa ai Martiri che quella Messa hanno difeso fino all’ultimo respiro. Ma queste cose le può capire solo chi crede, chi ama, chi spera. Solo a chi vive di Dio.
Chi si limita ad esprimere riserve o critiche a Traditionis custodes e ai Responsa cade nel tranello dell’avversario, perché riconosce legittimità ad una legge illegittima e invalida, voluta e promulgata per umiliare la Chiesa e i suoi fedeli, per fare un dispetto ai «tradizionalisti» che osano nientemeno che avversare dottrine eterodosse condannate fino al Vaticano II, da esso fatte proprie e oggi assurte a cifra del pontificato bergogliano. Traditionis custodes e Responsa vanno semplicemente ignorati, respinti al mittente. Vanno ignorati perché è chiara la volontà di punire i Cattolici rimasti fedeli, di disperderli, di farli scomparire.
Rimango sgomento dinanzi al servilismo di tanti Cardinali e Vescovi, che per compiacere Bergoglio calpestano i diritti di Dio e delle anime loro affidate e che si fanno un merito di mostrare la propria avversione per la Liturgia «preconciliare», considerandosi meritevoli del pubblico encomio e dell’approvazione vaticana. A costoro sono rivolte le parole del Signore: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio» (Lc 16, 15).
La risposta coerente e coraggiosa dinanzi a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica deve essere la resistenza e la disobbedienza a un ordine irricevibile. Rassegnarsi ad accettare questa ennesima sopraffazione significa aggiungere un altro precedente alla lunga serie di abusi sinora tollerati, e con la propria obbedienza servile rendersi responsabili del mantenimento di un potere fine a se stesso.
Occorre che i Vescovi, Successori degli Apostoli, esercitino la propria sacra autorità, nell’obbedienza e nella fedeltà al Capo del Corpo Mistico, per porre fine a questo colpo di stato ecclesiastico che si è consumato sotto i nostri occhi. Lo richiede l’onore del Papato, oggi esposto al discredito e all’umiliazione da colui che occupa il Soglio di Pietro. Lo richiede il bene delle anime, la cui salvezza è suprema lex della Chiesa. Lo richiede la gloria di Dio, rispetto alla quale nessun compromesso è tollerabile.
L’Arcivescovo polacco mons. Jan Paweł Lenga ha detto che è il momento di una controrivoluzione cattolica, se non vogliamo vedere la Chiesa sprofondare sotto le eresie e i vizi dei mercenari e dei traditori.
La promessa del Non prævalebunt non esclude minimamente, anzi chiede e pretende una azione ferma e coraggiosa non solo da parte dei Vescovi e dei sacerdoti, ma anche dei laici, che mai come oggi sono trattati come sudditi, nonostante i fatui appelli alla actuosa participatio e al loro ruolo nella Chiesa.
Prendiamone atto: il clericalismo ha raggiunto il proprio apice sotto il «pontificato» di chi ipocritamente non fa altro che stigmatizzarlo.
Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
Spirito
Papa Leone ribadisce la condanna della Chiesa contro l’usura: «corruzione del cuore umano»

Papa Leone XIV ha ribadito la condanna dell’usura da parte della Chiesa durante l’incontro con i membri della Consulta Nazionale Antiusura, tenutosi sabato.
Nel discorso del 18 ottobre al Consiglio anti-usura, il pontefice ha condannato fermamente la pratica dell’usura come un peccato «molto grave» che “«rimanda al tema della corruzione del cuore umano», sottolineando che in ultima analisi schiavizza i più vulnerabili della popolazione. L’usura, ovvero la pratica di applicare tassi di interesse eccessivi sui prestiti, è stata costantemente condannata dalla Chiesa.
«Il fenomeno dell’usura rimanda al tema della corruzione del cuore umano. È una storia dolorosa e antica, già attestata nella Bibbia» ha continuato il romano pontefice. «I profeti, infatti, hanno denunciato l’usura, insieme allo sfruttamento e ad ogni forma di ingiustizia nei riguardi dei poveri. Il profeta Isaia, a nome del Signore, pone questa domanda: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?” (Is 58,6)».
«Quanto è lontano da Dio l’atteggiamento di chi schiaccia le persone fino a renderle schiave! Si tratta di un peccato grave, a volte molto grave, perché non è riducibile a mera questione di contabilità; l’usura può portare crisi nelle famiglie, può logorare la mente e il cuore al punto da indurre a pensare al suicidio come unica via d’uscita».
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Il Santo Padre ha sottolineato che uno degli aspetti peggiori dell’usura è che spesso i creditori pretendono di aiutare le persone più vulnerabili, ma poi l’aumento del debito peggiora il loro peso soffocante.
«C’è un’usura che apparentemente sembra voler aiutare chi è in difficoltà economiche, ma che ben presto si rivela per quello che è: un macigno che soffoca. Ne pagano le conseguenze soprattutto le persone fragili, come chi è vittima del gioco d’azzardo. Essa colpisce però anche chi deve affrontare momenti difficili, come ad esempio cure mediche straordinarie, spese impreviste oltre le possibilità proprie e della famiglia. Ciò che dapprima si presenta come un aiuto, in realtà, a lungo andare, diventa un tormento».
«Questo capita anche a livello di Paesi nel mondo. Purtroppo, sistemi finanziari usurari possono mettere in ginocchio interi popoli. Ugualmente, non si possono trascurare «quanti nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2269): le loro responsabilità sono gravi e alimentano strutture di peccato inique».
La Chiesa cattolica ha costantemente insegnato che l’usura è un peccato mortale. Oltre al Catechismo , come citato da Papa Leone, diversi santi hanno fatto dichiarazioni forti sull’usura.
San Tommaso d’Aquino sosteneva nella Summa Theologica che applicare interessi equivaleva a vendere l’uso del denaro separatamente dal denaro stesso. Sosteneva che il denaro, in quanto parte dell’ordine inanimato e improduttivo, non dovesse generare ulteriore denaro attraverso gli interessi, ma piuttosto essere utilizzato solo per scopi produttivi.
Il pensatore cattolico distributista Hilaire Belloc definiva analogamente l’usura come «qualsiasi interesse, per quanto basso, richiesto per un prestito improduttivo».
«Quando prevale la ricerca del guadagno, gli altri non sono più persone, non hanno più volto, sono solo oggetti da sfruttare; e così si finisce per perdere anche sé stessi e la propria anima» ha continuato Leone citando la storia di Zaccheo, capo dei pubblicani di Gerico (Lc 19,1-10). «La conversione di chi si macchia di usura è altrettanto importante della vicinanza a chi soffre per l’usura subìta».
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
Spirito
La sinodalità come sovversione. Mons. Viganò con i Figli del Santissimo Redentore


«Tolle Missam, tolle Ecclesiam»
Dichiarazione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò a proposito della Comunità religiosa dei Figli del Santissimo Redentore
Verrà il giorno, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità.
2 Tim 4, 3
Pochi giorni or sono, dopo diciassette anni di tensioni con il Vaticano e con il vescovo di Christchurch in Nuova Zelanda, culminate con un ordine di espulsione dalla Diocesi confermato con un decreto dalla Santa Sede, la Comunità dei Redentoristi Transalpini ha diramato una Lettera Aperta nella quale denuncia i principali errori della chiesa conciliare-sinodale, la sua aperta ostilità nei riguardi della Messa Apostolica e le malversazioni di cui i Figli del Santissimo Redentore sono stati oggetto. Nella Lettera Aperta i padri Redentoristi affermano che «si è spezzata la catena di comando» all’interno della Gerarchia: «Quando un superiore si allontana dalla propria obbedienza a Cristo Re, il suo comando non è più il braccio di Cristo, ma il gesto di un uomo. (IIa IIæ, q. 104, a. 5)».
La crisi dell’Autorità nella Chiesa Cattolica è ormai palese. Nel piano degli eversori, essa deve condurre alla dissoluzione del corpo ecclesiale, per sostituire la Chiesa Cattolica Apostolica Romana con un surrogato di origine umana e di ispirazione massonica. Strumento principale di questo sovvertimento è la sinodalità, ossia l’applicazione dei principi rivoluzionari della democrazia e della rappresentatività popolare ad una istituzione di origine divina che il suo Fondatore Gesù Cristo ha voluto monarchica e gerarchica. In questo modo, spezzato il vincolo di obbedienza a Dio, l’Autorità diventa assoluta e tirannica, non dovendo rispondere delle proprie decisioni né a Nostro Signore Gesù Cristo né al popolo cristiano.
«Tolle Missam, tolle Ecclesiam» Take away the Mass, you destroy the Church!
A few days ago, after seventeen years of tensions with the Vatican and with the Bishop of Christchurch in New Zealand, culminating in an order of expulsion from the Diocese confirmed by a decree from… pic.twitter.com/EEOX5GdHsP — Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 18, 2025
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Questa rivoluzione permette di manipolare i fedeli e far loro credere che le innovazioni e le eresie introdotte dalla Gerarchia siano richieste dalla base, mentre in realtà sono imposte da una lobby di deviati nella Fede e nella Morale.
Non posso che lodare il coraggio di questi Redentoristi, la cui denuncia si aggiunge alle altre che con sempre maggiore frequenza mostrano lo scandalo e il grande malessere del Clero e del popolo di Dio nei riguardi di una Gerarchia ribelle e apostata. Non siamo più all’ecumenismo conciliare verso le sette acattoliche (pur condannato dai Pontefici fino a Pio XII), ma all’accettazione e alla legittimazione di tutte le false religioni e idolatrie, e dei punti programmatici dell’Agenda globalista (pansessualismo LGBTQ+, immigrazionismo, ecologismo), ai quali la «chiesa sinodale» è totalmente allineata.
Questa crisi ha è di natura teologica e non canonica. Essa riguarda lo smantellamento sistematico della perenne Tradizione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e la dissoluzione del Depositum Fidei: è dunque con argomenti teologici che può essere affrontata. Giudicare i singoli casi individualmente alla luce del Diritto Canonico, senza correlarli tra loro nel contesto più vasto di un’azione eversiva pianificata da decenni e attuata con la cooperazione attiva e consapevole di gran parte dell’Episcopato, non fa che dare riconoscimento ufficiale ad un’Autorità deviata e deviante, a usurpatori che si avvalgono del potere di cui si sono impadroniti contro la volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, ai danni dei Fedeli, per scopi opposti a quelli che Nostro Signore ha stabilito per la Sua Chiesa.
Esorto i Figli del Santissimo Redentore e i loro fedeli con le parole di San Pietro: Resistete forti nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi nel mondo (Pt 5, 9). La Fondazione Exsurge Domine – con la quale i Redentoristi Transalpini hanno già relazioni di fraterna amicizia – io stesso come arcivescovo e successore degli Apostoli; insieme ai Chierici della Fraternità della Familia Christi, anch’essi perseguitati e «cancellati» dalla «chiesa bergogliana»; insieme ai tanti Sacerdoti e Religiosi sparsi nel mondo che seguo stabilmente, assicuriamo loro il nostro pieno sostegno, nella latitanza e nel silenzio complice dei Pastori pavidi e codardi.
Poiché sta scritto: Se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19, 40).
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
17 Ottobre MMXXV S.ctæ Margaritæ Mariæ Virg.
NOTE 1) Togliete la Messa, distruggete la Chiesa. È una citazione di Martin Lutero tratta dal suo libello De abroganda missa privata Martini Lutheri sententia del 1522.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Papa Leone XIII sarebbe pronto a sciogliere l’Opus Dei

Papa Leone XIV sarebbe in procinto di dividere l’Opus Dei in parti indipendenti. Lo riporta InfoVaticana, un organo di stampa spagnolo legato alla prelatura personale.
Sono state completate le riforme che «comporterebbero la rottura definitiva della struttura originaria», hanno dichiarato due fonti indipendenti. Le fonti affermano che la rottura sarà avviata dal papa entro poche settimane.
Secondo quanto riferito, i nuovi statuti dividerebbero l’Opus Dei in tre parti distinte: una Prelatura Clericale, composta solo da sacerdoti incardinati dell’Opus Dei, ora «significativamente ridotta»; la Società Sacerdotale della Santa Croce, composta da sacerdoti diocesani che desiderano partecipare al carisma dell’Opus Dei, ora non è più affiliata alla prelatura; un’Associazione di fedeli laici, un’associazione ora completamente indipendente per tutti i membri laici, compresi numerari, associati, soprannumerari e cooperatori, che in precedenza erano inclusi nella prelatura.
Pertanto, l’Opus Dei «cesserà di esistere come entità giuridica e spirituale».
Bergoglio aveva già avviato una riforma strutturale dell’Opus Dei, emanando un motu proprio nel 2022, in cui stabiliva che non sarebbe più stata guidata da un vescovo, affermando che «è necessaria una forma di governo basata più sul carisma che sull’autorità gerarchica».
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Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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