Intelligenza Artificiale
Chip per l’AI, Washington proibisce ad Nvidia di esportare in Cina
Il governo degli Stati Uniti ha detto al produttore di semiconduttori Nvidia di interrompere immediatamente la spedizione di alcuni dei suoi chip di Intelligenza Artificiale di fascia alta in Cina, come mostrato martedì da un documento della società.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha rilasciato una serie di nuove restrizioni all’esportazione di semiconduttori che hanno reso più restrittive le definizioni per i chip IA avanzati e hanno aggiunto misure preventive come ulteriori requisiti di licenza.
Le restrizioni sarebbero dovute entrare in vigore 30 giorni dopo il 17 ottobre, quando l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden annunciò misure per impedire a paesi, tra cui Cina, Iran e Russia, di ricevere chip avanzati di Intelligenza Artificiale progettati da aziende statunitensi.
Tuttavia, Nvidia ha affermato di essere stata informata da Washington lunedì che le restrizioni all’esportazione dovrebbero entrare in vigore a partire da quel giorno per tutti i suoi prodotti che superano il limite aggiornato di prestazioni del processore e sono progettati o commercializzati per i data center.
Il produttore di chip non ha spiegato il motivo per cui le autorità statunitensi hanno accelerato i tempi, ma ha aggiunto che non si aspetta un impatto a breve termine sui suoi utili da questa mossa.
In base all’ultimo divieto di esportazione, Nvidia deve interrompere le consegne di chip AI avanzati modificati A800 e H800 senza licenza. Entrambi i chip sono stati creati per il mercato cinese come alternative ai processori AI A100 e H100, soggetti alle precedenti restrizioni statunitensi nell’ottobre 2022.
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Anche altri due importanti produttori di chip statunitensi, Advanced Micro Devices (AMD) e Intel, che forniscono semiconduttori AI alla Cina, sono colpiti dall’ultimo embargo.
Intel, che ha iniziato a esportare i suoi chip Gaudi 2 in Cina a luglio, ha affermato che sta «rivedendo le normative e valutando il potenziale impatto».
Il New York Times tre mesi fa ha definito il «blocco del silicio» ordinato da Biden contro Pechino come un vero atto di guerra economica. Washington desidera creare, dice, «un’alleanza democratica» contro l’industria cinese dei microchip.
I fatti possono essere letti all’interno di sommovimenti politici di preparazione alla guerra nell’area del Pacifico, come suggerisce il disegno di legge del Congresso USA Taiwan Policy Act 2022.
Come riportato da Renovatio 21, la supremazia di Taiwan nella produzione mondiale di microchip (componenti indispensabili praticamente per ogni oggetto in vendita, dai bollitori per il the alle automobili, quindi indispensabili per l’economia mondiale) è considerato il principale deterrente contro l’invasione cinese.
Tuttavia, qualora Taiwan non avesse più la guida nella produzione dei microprocessori, per Pechino ogni scusante per il rinvio della «riunificazione» con la «provincia ribelle» andrebbe a cadere. Tale vantaggio di Taipei è chiamato «scudo dei microchip».
Ciò potrebbe avvenire anche per la mancanza di ingredienti necessari alla produzione microelettronica come palladio e neon, che arrivano per lo più da Russia e Ucraina: la guerra in Europa orientale, quindi , potrebbe aprire il varco all’altrettanto preoccupante crisi del Pacifico, dove sono coinvolte diverse potenze nucleari (Corea del Nord, Cina, USA e pure Gran Bretagna nell’AUKUS) e vari altri Stati rilevanti (Giappone, Australia, Filippine).
Come riportato da Renovatio 21, un accordo di cooperazione per la produzione di chip tra Taiwan e Unione Europea è fallito.
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Immagine di pubblico dominio CCO via Wikimedia
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Notizie false nel podcast di lancio dell’intelligenza artificiale del WaPo
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L’ascesa dell’AI avanzata potrebbe avere conseguenze catastrofiche: parla il CEO di Google DeepMind
Demis Hassabis, amministratore delegato di Google DeepMind, ha lanciato un monito sul cammino verso l’intelligenza artificiale generale (AGI), che potrebbe sfociare in «esiti catastrofici» quali cyberattacchi alle reti energetiche o idriche. Secondo lo Hassabis, l’AGI potrebbe concretizzarsi entro i prossimi dieci anni.
Durante il suo intervento all’Axios AI+ Summit della scorsa settimana a San Francisco, Hassabis ha delineato l’AGI come un sistema capace di manifestare «tutte le capacità cognitive» proprie dell’umanità, inclusa la propensione all’invenzione e alla creatività.
Egli ha rilevato che i modelli linguistici di grandi dimensioni odierni continuano a essere «intelligenze frastagliate», afflitte da deficit nel ragionamento, nella programmazione a lungo raggio e nell’apprendimento persistente. Nondimeno, ha ipotizzato che un’IA autenticamente intelligente possa emergere a breve, grazie a un potenziamento costante e «un paio di grandi innovazioni in più».
Al contempo, Hassabis ha ammesso che la fase propedeutica all’AGI sarà verosimilmente costellata da pericoli concreti e «risultati catastrofici», tra cui cyberattacchi alle infrastrutture energetiche o idriche.
«Probabilmente sta già quasi accadendo ora… forse non ancora con un’intelligenza artificiale molto sofisticata», ha osservato, indicandolo come «il vettore vulnerabile più ovvio». Ha proseguito evidenziando che attori malevoli, agenti autonomi e meccanismi che «deviano» dalle direttive iniziali esigono contromisure robuste. «È un rischio non nullo», ha concluso, in riferimento alla eventualità che apparati evoluti «scavalchino il guardrail».
Google Deepmind co-founder @demishassabis to @mikeallen on what about AI he fears most: “Bad actors using AI for harmful ends, or the AI itself as it gets closer to AGI … goes off the rails in some way that harms humanity.” #AxiosAISummit pic.twitter.com/bVmx4SNKIv
— Axios (@axios) December 5, 2025
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Le apprensioni di Hassabis riecheggiano allarmi più estesi diffusi nel panorama tecnologico mondiale.
Come riportato da Renovatio 21, missiva aperta diramata a ottobre, sottoscritta da luminari del settore e figure di spicco, ha sostenuto che entità «superintelligenti» potrebbero mettere a repentaglio la libertà umana o la stessa esistenza, proponendo una moratoria globale sullo sviluppo dell’IA sin quando non se ne assicuri la saldezza. Tra i sottoscrittori, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, i pionieri dell’IA Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, il magnate Richard Branson del gruppo Virgin, oltre a personalità di rilievo politico e culturale.
Un ulteriore appello a mettere in pausa lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è stato firmato da un gruppo internazionale di medici e pubblicato dalla prestigiosa rivista medica BMJ Global Health. «Ci sono scenari in cui l’AGI [Intelligenza Artificiale Generale, ndr] potrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani, e possibilmente una minaccia esistenziale» scrivono nell’appello i dottori di varie parti del mondo.
Più pessimista è l’esperto dei pericoli dell’AI Eliezer Yudkowsky, che ha lanciato un appello per chiedere la distruzione materiale dei data center dell’AI prima che sia troppo tardi, dichiarando che «tutti sulla Terra moriranno».
Altre voci, tuttavia, propendono per un’interpretazione più rosea.
Elone Musk, che pure fa parte degli apocalittici riguardo i rischi delle macchine pensanti, ha dichiarato il mese scorso che gli avanzamenti dell’IA e della robotica potrebbero rendere il lavoro «facoltativo» tra 10-20 anni e che la moneta potrebbe rivelarsi «irrilevante» in un’economia IA-centrica, pur rammentando che occorrono ancora salti tecnologici sostanziali affinché tale orizzonte si materializzi.
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L’AI renderà il lavoro «facoltativo» e il denaro «irrilevante»: Musk come Marx e i sovietici
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