Internet
Children’s Health Defense depiattaformata da Facebook. Kennedy: «un governo che può mettere a tacere i suoi critici ha licenza per ogni atrocità»
Mercoledì 17 agosto, senza preavviso, Facebook ha informato Children’s Health Defense (CHD), l’organizzazione di Robert F. Kennedy jr., che la loro pagina sul social media era stata depiattaformata: ossia, cancellata, resa non più disponibile.
Lo apprendiamo da una lettera mandata dalla Social Media Manager di CHD Cornelia Mazzan ai «Content partner» come Renovatio 21, che, grazie ad un accordo risalente di anni, traduce e pubblica gli articoli.
Al contempo, l’account Instagram è stato rimosso dalla piattaforma.
«Ognuna di queste piattaforme aveva centinaia di migliaia di follower. Complessivamente, a più di mezzo milione di follower è stato negato l’accesso a informazioni veritiere» scrive il team di CHD.
«Nonostante non abbiamo pubblicato contenuti su Facebook negli ultimi 21 giorni a causa di un divieto esistente di 30 giorni e abbiamo costantemente autocensurato i nostri contenuti nel tentativo di evitare un continuo shadow-banning, entrambe le pagine sono state improvvisamente depiattaformate. La rimozione degli account CHD è la prova di un tentativo chiaramente orchestrato di fermare l’impatto che abbiamo durante un periodo di accresciute critiche alle nostre istituzioni sanitarie pubbliche».
Il deplatforming da parte dei giganti della tecnologia è arrivato pochi giorni dopo che il CDC (l’ente per il controllo delle malattie in USA) ha silenziosamente ritirato molte delle precedenti politiche COVID-19 che CHD criticava dall’inizio della pandemia.
Tuttavia, come sempre, «non c’è una chiara indicazione del motivo per cui Facebook e Instagram hanno scelto di depiattaformarci in questo momento, ma i tempi coincidono con la nostra causa di censura in corso contro Facebook», scrive il gruppo.
Di fatto, CHD ha intentato una causa contro Meta, che possiede Facebook e Instagram, ancora nell’agosto 2020. «Recentemente, in un appello presentato il 29 luglio, CHD ha fornito al tribunale documenti prodotti dal CDC condivisi con Facebook. Questi documenti, forniti regolarmente a Facebook, contenevano ciò che il CDC considerava disinformazione».
«Intitolati “COVID Vaccine Misinformation: Hot Topics“, i documenti del CDC chiedevano ai giganti della tecnologia di “essere all’erta” (BOLO) per vari argomenti che considerano disinformazione, tra cui: diffusione del vaccino COVID-19, rapporti VAERS, dati sulle proteine spike e altro ancora. Il caso CHD è attualmente pendente in una decisione del Nono Circuito».
Robert F. Kennedy jr. ha reiterato la sua posizione di sempre: Big Tech sta agendo per conto del governo per limitare la libertà di espressione protetta dal Primo Emendamento della Costituzione USA.
«Facebook sta agendo qui come un surrogato della crociata del governo federale per mettere a tacere tutte le critiche alle politiche draconiane del governo. Gli autori della nostra Costituzione hanno riconosciuto questo pericolo della censura del governo».
«Hanno capito che un governo che può mettere a tacere i suoi critici ha licenza per ogni atrocità»
«Non abbiamo bisogno di un Primo Emendamento per proteggere il discorso popolare o approvato dal governo. Hanno incorporato il Primo Emendamento specificamente per proteggere la libera espressione di opinioni dissenzienti. Hanno capito che un governo che può mettere a tacere i suoi critici ha licenza per ogni atrocità».
Roger Teich, consulente legale CHD per la causa Meta, ha aggiunto che «la censura non è solo incostituzionale, è antiamericana».
CHD è ancora presente su Twitter, Telegram, Rumble, MeWe, Parler, Gab, Gettr, Reddit, Bitchute, TikTok e Sovren.
Renovatio 21 capisce meglio di chiunque ciò che è accaduto, perché, se il lettore non lo sapesse, a settembre 2021 ci è capitato lo stesso: pagina cancellata e account personale disattivato, con altre pagine dell’amministratore cancellate dopo un certo periodo di tempo.
Come chi ci segue sa, abbiamo portato in tribunale Facebook-Meta e riavuto, per ordinanza del giudice, la pagina di FB e account – tuttavia, ci pare che i contenuti caricati siano visti da pochissime persone. Di conseguenza, non stiamo più dando alcuna importanza a Facebook.
Abbiamo imparato che i tentativi di autocensurarsi per evitare lo shadow banning, oltre che osceni e immorali, sono inutili.
Abbiamo imparato che non è attraverso cause singole che è possibile dirimere davvero la situazione. Servono leggi, regole, punizioni – cose impossibili oggi, se è vero, come dice Kennedy, che Big Tech sta agendo per conto dell’amministrazione Biden.
Così stanno le cose.
Diciamo anche a voi, allora: uscite dai Social Media. Al più presto possibile. Non diamo potere a chi ci vuole imbavagliare o cancellare, a chi vuole che l’umanità sia ridotta alla massa vaccina.
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
Il magnate Elon Musk ha invocato lo scioglimento dell’Unione Europea dopo che Bruxelles ha sanzionato la sua piattaforma social X con una multa.
Venerdì, la Commissione Europea ha comminato a X una penalità di 120 milioni di euro per «violazione degli obblighi di trasparenza» sanciti dal Digital Services Act (DSA) del 2022, che definisce i criteri per la responsabilità e la moderazione dei contenuti online. La decisione ha giudicato «ingannevole» il meccanismo della spunta blu su X, censurando inoltre la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria e il diniego di accesso ai dati richiesti per gli studiosi.
In una raffica di messaggi diffusi sabato, Musk – che abitualmente denuncia l’iper-regolamentazione imposta da Bruxelles – ha asserito che «la burocrazia dell’UE sta lentamente soffocando l’Europa fino alla morte».
The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Stati, affinché i governi possano rappresentare al meglio i loro cittadini», ha postato Musk, bollato il blocco come «un mostro burocratico».
L’imprenditore, a capo anche di Tesla e SpaceX, aveva già in passato etichettato l’UE come una «gigantesca cattedrale della burocrazia», sostenendo che l’eccesso di norme freni l’innovazione.
Il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha aspramente condannato la sanzione, qualificandola come «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». Il vicepresidente USA JD Vance ha rincarato la dose, accusando l’UE di aver preso di mira X perché «non si è prestata alla censura».
Anche l’ambasciatore americano presso l’UE Andrew Puzder ha stigmatizzato l’iniziativa, dichiarando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le normative oppressive che colpiscono le imprese USA all’estero».
Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, ha giustificato la multa affermando che «ingannare gli utenti con spunte blu fasulle, occultare dati nelle inserzioni e negare l’accesso ai ricercatori non è tollerabile online nell’UE».
Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski ha replicato all’uscita di Musk con ironia: «Vai su Marte. Lì non c’è censura sui saluti nazisti», alludendo alle polemiche su un presunto gesto estremo compiuto dall’imprenditore durante le celebrazioni per l’insediamento del presidente USA Donald Trump a gennaio 2025.
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Successivamente Musk ha equiparato l’Unione Europea a una reincarnazione della Germania nazista, dopo che il blocco ha irrogato una pesante sanzione alla sua piattaforma social X.
Nel fine settimana Elone ha scaricato una raffica di post incendiari contro Bruxelles, in reazione alla multa da circa 120 milioni di euro comminata a X per aver «violato i suoi obblighi di trasparenza» in base al DSA. La Commissione europea ha contestato la scarsa chiarezza nella gestione pubblicitaria della piattaforma e la natura fuorviante del suo sistema di «account verificato» contrassegnato dalla spunta blu.
Musk ha rilanciato un post recante la dicitura «Il Quarto Reich», illustrato da un’immagine in cui la bandiera UE si solleva scoprendo quella della Germania nazista. «Più o meno», ha commentato l’imprenditore. Il contenuto del post è stato censurato nei Paesi UE.
Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione.
«L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto.
Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero».
Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE».
Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
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Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
Gli Stati Uniti hanno accusato Bruxelles di aver «attaccato» gli americani dopo che l’Unione Europea ha inflitto alla piattaforma social X di Elon Musk una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari) per violazione delle norme di moderazione dei contenuti previste dal Digital Services Act (DSA).
La Commissione europea ha reso nota la sanzione venerdì, precisando che si tratta della prima decisione formale di non conformità emessa in base al DSA.
La misura si inserisce in una più ampia offensiva regolatoria dell’UE contro i grandi colossi tecnologici statunitensi: in passato Bruxelles ha già comminato multe da diversi miliardi a Google per abuso di posizione dominante nella ricerca e nella pubblicità, ha sanzionato Apple in base al DSA e alle norme antitrust nazionali e ha penalizzato Meta per il modello pubblicitario «pay-or-consent». Queste azioni hanno ulteriormente inasprito le divergenze tra Washington e l’UE in materia di regolamentazione del digitale.
Secondo la Commissione, le violazioni commesse da X riguardano la progettazione ingannevole del sistema di spunta blu verificata, che «espone gli utenti a truffe», la mancanza di trasparenza nella libreria pubblicitaria e il rifiuto di fornire ai ricercatori l’accesso ai dati pubblici richiesto.
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Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha reagito duramente, scrivendo su X che la multa non rappresenta solo un attacco alla piattaforma, ma «un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri». «I giorni in cui gli americani venivano censurati online sono finiti», ha aggiunto.
Elon Musk ha rilanciato i commenti del commissario FCC Brendan Carr, secondo il quale l’UE prende di mira X semplicemente perché è un’azienda americana «di successo» e «l’Europa sta tassando gli americani per sovvenzionare un continente soffocato dalle sue stesse normative oppressive».
Anche il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance è intervenuto, sostenendo che l’UE sta punendo X «per non aver adottato misure di censura» e che gli europei dovrebbero «difendere la libertà di espressione invece di aggredire le aziende americane per questioni di poco conto».
L’amministrazione del presidente Donald Trump si oppone da anni alle leggi digitali europee, accusandole di essere «progettate per danneggiare la tecnologia americana» e minacciando dazi di ritorsione in risposta a tasse digitali e regolamenti sulle piattaforme.
Bruxelles ribatte che le proprie regole valgono allo stesso modo per tutte le imprese che operano nel mercato unico e riflettono semplicemente un approccio più severo su privacy, concorrenza e sicurezza online.
Le relazioni tra Washington e Bruxelles restano tese su numerosi fronti – commercio, sussidi industriali, standard ambientali e controlli tecnologici – con gli Stati Uniti che accusano l’UE di protezionismo e i leader europei che criticano le misure unilaterali americane in materia di dazi e tecnologia.
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Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente.
Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager.
Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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