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Immigrazione

Capodanno di Milano: guerriglia nella San Siro islamica, solo «stranieri» in Piazza Duomo

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Il capodanno a Milano sprofonda anche quest’anno nel degrado e nella violenza.

 

Innanzitutto, va considerata la folla in Piazza Duomo, dove sarebbero convenute circa 25 mila persona.

 

«Nonostante l’assenza di eventi in Duomo sono state migliaia le persone, soprattutto giovani stranieri, che si sono date appuntamento in centro e nelle vie intorno alla cattedrale per festeggiare l’arrivo del nuovo anno» scrive il Corriere della Sera. «Una notte di San Silvestro ad alta tensione con centinaia di agenti della polizia e operatori dei carabinieri impegnati nei controlli».

 

Al quotidiano di via Solferino scappa il fatto che i festeggianti sono «stranieri» (e che la festa è oramai divenuta motivo di tensione pure per le Forze dell’Ordine).

 

La realtà, mostrata da alcuni video in rete, indica che gli «stranieri» erano in realtà nordafricani, che hanno invaso la piazza dove, praticamente, non sembra essere rimasta una sola persona di etnia europea.

 


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Su Twitter circola pure una traduzione non verificata di quello che viene detto in un video: «Quando gli egiziani si riuniscono in Italia, devono devastare il mondo, rovinare il mondo», dice una voce mentre riprende l’orda berciante.

 

 

A fronte della splendente meraviglia gotica del Duomo di Milano, opera della cristianità costata secoli di devoto lavoro ai milanesi, un’orda brulicante si inerpica sul monumento del Re Savoia, forse dandone compimento definitivo: la statua sta lì per ricordare la contrapposizione dei rei massonici alla chiesa cattolica, e il Piano Kalergi che ha sbarcato le migliaia di musulmani è pure uno schema massonico preciso di distruzione della cristianesimo.

 


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L’anarco-tirannia calergista ha raggiunto il suo apice a San Siro, candidata a divenire ufficialmente la prima no-go zone islamica d’Italia.

 

Citiamo sempre le vellutate parole del Corriere: «le tensioni maggiori si sono verificate nel quartiere di San Siro, in particolare nella zona di via Zamagna dove intorno allo scoccare della mezzanotte alcuni giovani residenti hanno accatastato rifiuti e masserizie in strada per poi cercare di dargli fuoco».

 

«Gli agenti del reparto mobile (…) sono intervenuti insieme ai tecnici dell’AMSA per liberare la carreggiata. Successivamente c’è stato un nuovo intervento quando alcuni giovani hanno iniziato a lanciare sassi in direzione degli agenti. In quest’occasione è stato danneggiato il vetro di un furgone della polizia ma non ci sono stati scontri con gli agenti».

 

L’AMSA, per chi non lo sapesse, è l’azienda municipale milanese che si occupa dei rifiuti. In pratica, contro quelle sembrano essere barricate (termine da guerra, da guerriglia: infatti il quotidiano preferisce parlare di «rifiuti e masserizie accatastati in strada») Milano scatena i netturbini.

 


Il Giornale, che pure parla di «guerriglia urbana», scrive che rifiuti e masserizie al centro della strada servivano per fare «un falò a mezzanotte ma gli uomini del servizio predisposto dal questore sono intervenuti tempestivamente per liberare il piano stradale insieme agli uomini dell’AMSA». Insomma, polizia di Stato ed operatori ecologici ancora una volta hanno sventato il peggio.

 

Ma la serata di San Silvestro non era ancora finita: «successivamente c’è stato un nuovo intervento quando alcuni giovani hanno iniziato a lanciare sassi in direzione degli agenti. In quest’occasione è stato danneggiato il vetro di un furgone della polizia ma non ci sono stati scontri con gli agenti» continua il Corriere. Insomma, solo una rivolta etnica con attacco agli agenti dello Stato, ma senza troppi danni, dai su, e anche gli stessi poliziotti non hanno dovuto faticare troppo: ci stanno davvero dicendo così.

 

«I protagonisti stessi paragonano quella violenza e quello spettacolo a scenari di guerra con scritte come “Milano come Baghdad”. San Siro da tempo sembra fuori controllo, con sempre più stranieri e giovani di seconda generazione ostili alle forze dell’ordine e che fanno della delinquenza il proprio mestiere» ha scritto sui social il consigliere di opposizione Silvia Sardone.

 

Sì, Milano come Baghdad, Fallujah, o come Raqqa: sappiamo pure dalle cronache che i fan dell’ISIS in zona non mancano. Questa è la realtà delle cose nella Milano di Sala e della Ferragni – due figure che possono essere considerate come parallele. Dopo la tahurrush gamea (la tradizione orientale della «molestia collettiva») del capodanno 2022 – in linea con quanto successo dinanzi ad un altro Duomo, quello di Colonia – si pensava che qualcosa sarebbe stato fatto, anche solo cosmeticamente, così, come un pandoro filantropico per i bambini che stanno male.

 

Non pare essere andata così: e la città, tra disordini etnici immotivati (tipo: se il Marocco vince una partita ai mondiali…), studenti incapaci di attraversare il parco, baby gang, degrado sanguinario in Stazione Centrale, e pure il simpatico fenomeno crescente degli uomini ignudi urbani ambulanti (mettiamoci anche quello, e chiediamoci: sono italiani?) prima o poi si dovrà svegliare – non in una pozza di sangue, speriamo.

 

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Immigrazione

Il 72% dei condannati per crimini di gruppo in Danimarca ha origini non occidentali

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Un rapporto governativo danese ha evidenziato che circa il 72% delle persone condannate in Danimarca ai sensi della «sezione gang» sono immigrati o discendenti di origine non occidentale.   I dati, resi pubblici dal ministero della Giustizia di Copenhagen in risposta a un’interrogazione della deputata conservatrice Mai Mercado, rivelano che tra il 2018 e il 2025, 213 individui sono stati condannati ai sensi dell’articolo 81a del Codice penale, una norma che permette ai tribunali di raddoppiare le pene per reati che rischiano di alimentare la violenza tra bande.   Basandosi sui dati di Statistics Denmark e del Procuratore Generale, Remix News scrive che 54 condannati erano di origine danese, 36 erano immigrati da paesi non occidentali e 117 erano discendenti di immigrati non occidentali. Questo indica che il 72% delle condanne per reati legati alle gang riguarda persone con radici non occidentali.

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Le statistiche, riportate inizialmente da Berlingske, hanno sorpreso Frederik Bloch Münster, portavoce conservatore per l’immigrazione, che ha definito la percentuale «notevolmente alta».   Lars Højsgaard Andersen, ricercatore della Rockwool Foundation, ha osservato che Paesi come Iraq, Turchia, Somalia e Libano emergono con chiarezza nelle statistiche, suggerendo che atteggiamenti culturali verso la legge e l’autorità possano influire.   Significativamente, solo il 15% della popolazione danese è composto da stranieri o persone con background straniero, rendendo ancora più rilevante il fatto che il 72% dei condannati per reati di gang abbia un’origine migratoria.   Secondo Statistics Denmark, il Libano è il Paese di origine più frequente tra i condannati per reati di gang, con 35 casi, seguito da Somalia (29), Iraq (23) e Turchia (17).   Il primo ministro Mette Frederiksen ha più volte indicato l’immigrazione incontrollata come la «minaccia più grande» per la Danimarca. A maggio, ha dichiarato: «Se arrivano troppe persone che commettono crimini, non rispettano i valori democratici e mettono a rischio la nostra società aperta e fiduciosa, questo rappresenta il pericolo maggiore».   I dati emergono mentre il Partito Popolare Danese (DF) promuove uno dei programmi sull’immigrazione più rigidi d’Europa in vista delle elezioni generali del prossimo anno. Nel suo ultimo manifesto, il DF propone rimpatri di massa, revisioni delle cittadinanze e divieti di pratiche islamiche, sostenendo che l’immigrazione di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa abbia portato «criminalità, società parallele e cambiamenti culturali».

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Il partito avverte che l’immigrazione da Paesi come Turchia, Siria, Iraq, Libano, Pakistan, Afghanistan e Somalia ha causato «il più grande cambiamento demografico nella storia danese» e insiste affinché «le condizioni mediorientali siano ridimensionate per permettere a tutti nel paese di sentirsi a casa».   A differenza di paesi come Germania e Francia, la Danimarca raccoglie dati sulla criminalità legati al background migratorio. Questi dati consentono di monitorare meglio gli sforzi di integrazione di chi ha ottenuto la cittadinanza danese ma ha genitori stranieri.   I risultati sono sorprendenti: i migranti di seconda generazione presentano tassi di criminalità più elevati rispetto a quelli di prima generazione, che già superano di gran lunga quelli dei danesi etnici.   Come riportato da Renovatio 21, la scorsa estate era emerso un rapporto del governo tedesco che rivelava tassi di criminalità astronomici tra i giovani stranieri rispetto ai giovani autoctoni.   Nel frattempo, in Francia è stata proposto un emendamento per censurare gli articoli sui crimini degli immigrati. In Italia i discorsi sulla stampa sugli immigrati da diversi anni sono limitati dalla Carta di Roma, il «Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti» oggi parte integrante del «Testo unico dei doveri del giornalista», e implementata sugli iscritti all’Ordine dei Giornalisti con corsi deontologici obbligatori.    

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Immigrazione

La Svizzera vieta agli stranieri di fare avanti e indietro dai loro Paesi

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La Svizzera ha comunicato un rafforzamento delle restrizioni di viaggio per i richiedenti asilo. Secondo una nuova disposizione governativa, a queste persone sarà generalmente vietato viaggiare verso i loro Paesi d’origine o altri Stati.

 

Le autorità potranno autorizzare i viaggi solo in casi eccezionali, come confermato dal governo mercoledì 22 ottobre.

 

Il governo ha precisato che servono ulteriori chiarimenti prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, tra cui la definizione di quali siano i «motivi personali» sufficienti per approvare un viaggio e le circostanze in cui saranno consentiti viaggi di ritorno per organizzare una partenza definitiva.

 

Il partito austriaco di destra FPÖ ha definito la decisione svizzera «assolutamente corretta», sottolineando che «chi cerca protezione non ha certo bisogno di tornare nel Paese da cui fugge».

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La misura svizzera si pone in netto contrasto con i recenti sviluppi in Germania, dove all’inizio dell’anno il governo ha permesso ai rifugiati siriani di viaggiare in Siria per le vacanze senza perdere lo status di protezione. Tale misura, considerata «assurda» dal partito di centro-destra Unione Cristiano-Sociale (CSU), ha suscitato polemiche.

 

L’anno scorso, i media tedeschi hanno riportato che migliaia di cittadini afghani richiedenti asilo in Germania erano tornati in patria per le vacanze, per poi rientrare in Germania.

 

Il fenomeno del turismo nei Paesi nativi da cui scappano per chiedere protezione è stato al centro di discussioni anche in Isvezia.

 

In Italia la finzione migratoria, anche sotto il governo sedicente sovranista (che, di fatto, ha visto aumentare gli sbarchi) la questione non sembra essere troppo considerata. La Meloni, negli anni di opposizione, aveva promesso il blocco navale.

 

Nel frattempo continua l’esempio di remigrazione diretta di Trump, che, anche con l’aiuto delle forze armate, ne sequestra i beni e li deporta in Paesi terzi come l’Uganda.

 

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Immigrazione

Dublino ancora in rivolta dopo che un immigrato è stato accusato di aver violentato una bambina di dieci anni

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Martedì è scoppiata una rivolta fuori da un centro per immigrati in un sobborgo di Dublino, scatenata dal presunto stupro di una bambina di dieci anni.   Sebbene le autorità non abbiano rivelato l’identità del sospettato, l’Irish Times ha riferito che si tratta di un richiedente asilo respinto, arrivato da un paese africano circa sei anni fa. Diverse migliaia di manifestanti si sono radunati a Saggart, dove alcuni hanno lanciato proiettili contro gli agenti, sparato fuochi d’artificio e dato fuoco ad almeno un furgone della polizia. La polizia ha schierato rinforzi e un cannone ad acqua per contenere i disordini.   Secondo la Child and Family Agency (TUSLA), l’aggressione è avvenuta nel fine settimana nei pressi dell’ex Citywest Hotel, trasformato in un rifugio permanente per migranti. La vittima, che era sotto tutela statale, è stata aggredita dopo essere «fuggita dal personale durante una gita ricreativa programmata con il personale nel centro città», ha dichiarato l’agenzia.          

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La TUSLA ha aggiunto che la vittima era stata affidata alle sue cure all’inizio di quest’anno a causa di «gravi problemi comportamentali». La polizia ha dichiarato che il sospettato è stato fermato per essere interrogato. Gli agenti hanno 24 ore di tempo per incriminarlo o rilasciarlo.   Il Taoiseach (Primo Ministro) Micheal Martin ha affermato che le autorità hanno deluso la vittima. «È dovere fondamentale dello Stato proteggere i figli dello Stato e, indipendentemente dalla complessità o dalla gravità di ogni caso, tale dovere deve essere adempiuto», ha dichiarato. Il vice primo ministro Simon Harris ha definito il caso «orribile», ma ha esortato l’opinione pubblica alla moderazione.   «È importante che abbiamo l’opportunità di stabilire i fatti e che anche le agenzie abbiano l’opportunità di presentarli», ha affermato. Il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha condannato gli attacchi alla polizia, affermando: «La protesta pacifica è un pilastro della nostra democrazia. La violenza non lo è».   Le proteste anti-immigrati in Irlanda, Paese dove interi paesini sono stati soppiantati dall’invasione programmatica di stranieri, continuano da mesi, coinvolgendo anche l’Irlanda del Nord. Un attacco con coltello al grido «Allah akbar» si è avuto a Dublino anche tre mesi fa.   Il caso scatenante si registrò nel novembre 2023 quando nella capitale un immigrato aveva accoltellato una donna e dei bambini. Seguirono rivolte massive e violente.   Come riportato da Renovatio 21, l’episodio aveva portato alla possibilità che il lottatore MMA Conor McGregor, critico vocale della situazione, venisse attaccato con un’indagine delle autorità per discorso d’odio. Lui ha risposto ventilando la possibilità di candidarsi a Taoiseach, cioè primo ministro del Paese.     SOSTIENI RENOVATIO 21
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