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Ambiente

Cambiamento Climatico, l’ONU parla di «sofferenza senza fine». Le crediamo?

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Le Nazioni Unite hanno pubblicato due rapporti in cui accusano gli Stati nazionali di non fare abbastanza per evitare il disastro climatico. 

 

Le emissioni dovrebbero aumentare di circa il 16% entro la fine del decennio, secondo un rapporto aggiornato delle Nazioni Unite che sintetizza gli obiettivi di emissione di 192 nazioni pubblicato recentemente.

 

Il rapporto ha rilevato che gli attuali impegni promessi dai paesi non stanno facendo abbastanza per affrontare queste sfide. Aggiunge che le temperature globali aumenteranno di 4,9 gradi Fahrenheit entro la fine del secolo se rimarremo sulla nostra traiettoria attuale.

 

«Il messaggio di questo aggiornamento è forte e chiaro: le parti devono urgentemente raddoppiare i loro sforzi per il clima se vogliono prevenire aumenti della temperatura globale oltre l’obiettivo dell’accordo di Parigi di ben al di sotto dei 2 ° C – idealmente 1,5 ° C – entro la fine del secolo», ha dichiarato in un comunicato stampa Patricia Espinosa, segretaria esecutiva dell’ONU per il Cambiamento Climatico.  

 

La Espinosa aggiunto che il mancato raggiungimento di questi obiettivi «porterà a un mondo destabilizzato e a una sofferenza infinita».

 

L’ONU ha anche pubblicato il suo rapporto annuale sul divario delle emissioni che ha sottolineato che tutte le nazioni del G20 devono fissare obiettivi più ambiziosi verso l’azzeramento delle emissioni nette.

 

Dunque, ad ascoltare l’ONU, possiamo immaginare quale sia la soluzione: la cessione di ulteriore sovranità nazionale a fronte di una invisibile emergenza

«Siamo così lontani dai binari, è davvero scoraggiante», ha dichiarato al Washington Post Drew Shindell, professore di scienze della terra alla Duke University e coautore dell’Emissions Gap Report. 

 

Il rapporto ha stimato che i nuovi obiettivi fissati da 120 nazioni potrebbero comportare un calo del 7,5% delle emissioni entro il 2030. Tuttavia, è necessario ridurre di circa sette volte tale cifra per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. 

 

Dimentichi di quando, circa 40 anni fa, ci parlavano di raffreddamento climatico (tipo: mascherina sì, mascherina no; il vaccino protegge, fai un’altra dose), i due rapporti dipingono un quadro terribile della crisi climatica. Gli Stati-nazione non stanno facendo abbastanza per affrontarlo, nonostante le continue notizie allarmanti diffuse a piene mani da scienziati, media e politici.

 

Dunque, ad ascoltare l’ONU, possiamo immaginare quale sia la soluzione: la cessione di ulteriore sovranità nazionale a fronte di una invisibile emergenza.

 

E ancora: restrizioni nei consumi – a cui i lockdown covidici ci hanno abituato.

 

E infine, il fine di tutto: restrizioni riproduttive: essendo il cambiamento climatico indotto dall’uomo per sua stessa presenza (egli nasce con il nuovo Peccato Originale, che si chiama Carbon Footprint, impronta carbonica), l’unica vera alternativa è quella di eliminare l’uomo. Non si tratta di un pensiero astratto: come abbiamo visto, ONG femministe già propongono l’aborto come arma di difesa ambientale.

 

Quindi, abbattere le nascite, porle sotto un controllo stretto – come sperimentato con successo in Cina sotto Deng con la politica del figlio unico – diffondendo la Cultura della Morte dell’aborto e della contraccezione e soprattutto rendendo sempre più obbligatoria la pianificazione della riproduzione, a livello di quantità (a quanti genitori sarà permesso un figlio? A quanti bambini sarà permesso di nascere?) e di qualità, con l’uso della bioingegneria (sperimentato con successo, anche quello, in Cina) per creare i bambini secondo i diktat genetici del potere.

 

Non è un caso che uno degli uomini più potenti della terra sia enigmaticamente interessato, investendovi miliardi di dollari, alle epidemie, al controllo delle nascite, al clima e alla tecnica di modifica genetica CRISPR. Per chi non legge Renovatio 21: stiamo parlando, ovviamente, di Bill Gates.

 

Dopo il delirio pandemico ci aspetta il delirio climatico, nonostante qualche potenza di livello mondiale, come la Russia, pare opporsi alla favola mondialista del Cambiamento Climatico generato dall’uomo. Come riportato da Renovatio 21, di recente un referendum svizzero sul Climate Change è fallito miseramente.

 

Non importa, la proposta del lockdown climatico è giù sul tavolo. Il tutto, con un turlupinamento continuo di dati che qualcuno ritiene falsificati, mentre i dati preoccupanti sono altri. (Come è possibile che ci stiano imponendo l’energia solare, se poi scopriamo che Gates, insieme a scienziati e a Nazioni e enti transnazionali compiacenti, sta facendo seri progetti per oscurare il sole?)

 

Il lettore capisca: il Cambiamento Climatico non è un’emergenza, è una religione.

 

Una religione del sacrificio umano.

 

 

 

 

Immagine di Valinakova via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported (CC BY-NC 3.0)

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Ambiente

L’Iran prova la geoingegneria contro la siccità

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Le autorità iraniane hanno lanciato sabato un’operazione di «inseminazione delle nuvole» sul bacino del lago Urmia, il più grande del Paese ormai quasi completamente prosciugato, nel disperato tentativo di contrastare la peggior siccità degli ultimi decenni.

 

Il processo consiste nel disperdere nelle nubi, tramite aerei o generatori a terra, sali chimici (principalmente ioduro d’argento o di potassio) per favorire la condensazione del vapore acqueo e provocare precipitazioni. Ulteriori interventi sono previsti nelle province dell’Azerbaigian orientale e occidentale, ha reso noto l’agenzia ufficiale Irna.

 

Le piogge sono ai minimi storici: secondo l’Organizzazione meteorologica iraniana, quest’anno le precipitazioni sono calate dell’89% rispetto alla media pluriennale, rendendo questo «l’autunno più secco degli ultimi 50 anni».

 

I bacini idrici sono quasi vuoti e molte dighe registrano livelli a una sola cifra percentuale. La scorsa settimana il presidente Masoud Pezeshkian ha ammonito che, senza piogge imminenti, si renderanno necessari razionamenti idrici a Teheran e persino l’evacuazione parziale della capitale.

 

Il direttore del Centro nazionale per la gestione delle crisi climatiche e della siccità, Ahmad Vazifeh, ha definito «preoccupante» la situazione delle dighe nelle province di Teheran, Azerbaigian occidentale, Azerbaigian orientale e Markazi.

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Venerdì centinaia di persone si sono riunite in una moschea della capitale per pregare per la pioggia. Sabato scorso, per la prima volta quest’anno, sono caduti fiocchi di neve in una stazione sciistica a nord di Teheran, mentre precipitazioni si sono verificate nelle regioni occidentali e nord-occidentali del Paese.

 

Le autorità hanno inoltre annunciato sanzioni per famiglie e imprese che superino i consumi idrici consentiti.

 

La geoingegneria – fenomeno chiamato da alcuni «scie chimiche» – è oramai alla luce del sole ed è sempre più gettonata dai Paesi mediorientali.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole (cloud seeding) per contrastare la cronica scarsità d’acqua. L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce.

 

Tuttavia, gli esiti della geoingegneria sembrano essere non sempre imprevedibili e potenzialmente catastrofici: l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.

 

Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.

 

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Ambiente

Viganò: «non vi è alcuna emergenza climatica, Prevost profeta del globalismo massonico»

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L’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha affidato al social X una riflessione su Chiesa e cambiamento climatico.   «Se vi fosse veramente un’emergenza climatica – alla quale le organizzazioni globaliste rispondono con mezzi non adeguati, mentre la Chiesa Cattolica propone soluzioni ragionevoli e coerenti con il Vangelo e con la sua Dottrina sociale – si potrebbe credere che in questi appelli della Santa Sede vi sia una qualche buona intenzione.   «Ma non vi è alcuna emergenza climatica: gli allarmi dei globalisti sono pretestuosi – come sappiamo dalle ammissioni degli stessi fautori di questa frode – e servono a creare un pretesto per legittimare politiche di dissoluzione del tessuto sociale e di distruzione dell’economia delle Nazioni, volte a consentire il controllo della popolazione mondiale» dichiara Sua Eccellenza.   «Per questo motivo gli appelli di Prevost costituiscono una forma di scandalosa complicità con gli artefici del golpe globalista, perché ratificano una menzogna colossale, invece di denunciare il loro crimine contro Dio e contro l’umanità».  

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«E nel frattempo migliaia di piccole imprese e milioni di famiglie si trovano condotte al fallimento o distrutte, a tutto vantaggio delle multinazionali facenti capo a BlackRock, Vanguard, StateStreet… La menzogna è il marchio distintivo di tutto ciò che fa e dice l’élite globalista».   «Prevost si pone come profeta del globalismo massonico e prosegue la linea di totale asservimento tracciata dal predecessore Bergoglio. La Chiesa di Roma è divenuta ostaggio dei suoi nemici e le viene lasciata libertà solo nella misura in cui essa ratifica i crimini e le menzogne del globalismo: transizione green, sostituzione etnica, politiche vaccinali, parità di genere, agenda LGBTQ+».   Negli scorsi anni monsignor Viganò ha attaccato con veemenza la «frode climatica, religiosa, pastorale» di Bergoglio, accusando l’«ideologia ambientalista e neomalthusiano del Vaticano», scagliandosi contro il green deal il cui programma è «decimare la popolazione, rendere schiavi i superstiti».   Nelle scorse settimane il prelato lombardo aveva dichiarato che «Leone ambisce al ruolo di presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Glonale di matrice massonica».

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Ambiente

Gli Emirati continuano con la geoingegneria

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Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto ricorso all’inseminazione delle nuvole per contrastare la cronica scarsità d’acqua, ha dichiarato un direttore di ricerca locale.

 

L’inseminazione delle nuvole è un’operazione costosa: gli Emirati spendono milioni di dollari l’anno per accrescere le riserve di acqua dolce. I piloti sorvolano nubi promettenti e rilasciano particelle di sale per stimolare le precipitazioni in un Paese che riceve meno di 100 mm di pioggia annui.

 

La tecnica rientra nella «strategia di adattamento del Paese al cambiamento climatico», ha spiegato lunedì al Financial Times Alya Al Mazrouei, direttrice del Programma di ricerca degli Emirati Arabi Uniti per la scienza del miglioramento della pioggia (UAEREP).

 

Il metodo, tuttavia, ha suscitato controversie: i critici temono che possa aggravare eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, alterando i modelli naturali. Esprimono inoltre preoccupazione per l’impatto ambientale delle sostanze chimiche impiegate e per le possibili conseguenze indesiderate della modifica artificiale del clima.

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Orestes Morfin, esperto senior della Climate and Water Initiative in Arizona, ha dichiarato al quotidiano che «l’inseminazione delle nuvole è considerata un ulteriore strumento potenziale per incrementare l’approvvigionamento idrico».

 

In uno studio del 2023, gli scienziati del Centro nazionale di meteorologia degli Emirati Arabi Uniti hanno stimato che l’inseminazione delle nuvole potrebbe aggiungere fino a 419 milioni di metri cubi di acqua raccoglibile all’anno.

 

La scarsità d’acqua è una sfida storica per gli Emirati, che dipendono in larga misura dalla desalinizzazione per l’acqua potabile. Dall’inizio degli anni 2000, le autorità emiratine si sono impegnate per aumentare le precipitazioni con mezzi artificiali. Attualmente, il programma di miglioramento delle precipitazioni degli Emirati è operativo con dieci piloti e quattro velivoli, pronti a intervenire 24 ore su 24.

 

«Ogni volta che abbiamo l’opportunità di farlo… di solito non ne perdiamo nessuna», ha detto Al Mazrouei.

 

L’operazione è costosa: 8.000 dollari per ora di volo, con una media di 1.100 ore annue, per un totale di quasi 9 milioni di dollari. Tuttavia, Al Mazrouei sostiene che «il costo per metro cubo di acqua aggiuntiva è inferiore a quello della desalinizzazione». Gli Emirati hanno investito 22,5 milioni di dollari in sovvenzioni per la ricerca per perfezionare la tecnologia.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Dubai, città nel deserto, subì un incredibile allagamento a seguito di un diluvio ritenuto essere provocato dal programma di modifica metereologica del governo emiratino.

 

«Il cloud seeding mira a migliorare e accelerare il processo di precipitazione. Soprattutto nelle aree in cui non piove da molto tempo, precipitazioni così intense possono portare a un flusso eccessivo di infiltrazioni, con conseguenti potenziali inondazioni improvvise», ha dichiarato John Jaques, meteorologo della società di tecnologia ambientale Kisters, secondo il settimanale americano Newsweek.

 

«Le inondazioni di Dubai fungono da forte avvertimento sulle conseguenze indesiderate che possiamo scatenare quando utilizziamo tale tecnologia per alterare il clima». «Inoltre, abbiamo poco controllo sulle conseguenze dell’inseminazione delle nuvole. Dove esattamente pioverà effettivamente? L’uso di tecniche come il cloud seeding per portare le piogge tanto necessarie in un’area può causare inondazioni improvvise e siccità in un’altra».

 

Contrariamente a quanto si può pensare, tecnologia di controllo del meteo è in realtà vecchia di decenni. Da anni la Cina e gli USA stanno lavorando a tecnologie di controllo del clima che si sospetta abbiano la chiara possibilità di essere utilizzate come armi nei conflitti del futuro.

 

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