Pensiero
Buttiglione invoca il conte Kalergi: ecco la catastrofe dell’Europa democristiana
Nel marasma del caso Ventotene, abbiamo trovato uno strascico significativo.
A reagire alla santificazione di Altiero Spinelli e compagni, blasfemati dalla Meloni e da quanti hanno osato leggerne lo scritto, è spuntato fuori un personaggio (speravamo, noi) dimenticato: Rocco Buttiglione.
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Qualcuno ricorderà di chi si tratta: è quel personaggio comparso a cavallo della Seconda Repubblica, dove apparse in ogni possibile partito biodegradabile post-democristiano: il Partito Popolare Italiano di Mino Martinazzoli (indimenticabile, leader DC sconfittista: «siamo cenere e vento») , poi con il ciellissimo Roberto Formigoni nei Cristiani Democratici Uniti (CDU), poi nell’UDR del tandem Cossiga-Mastella (che oggi pare avere problemi con gli esorcisti), poi ancora con l’Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC – le lettere dell’alfabeto sono finite, si passa alla loro ricombinazione), a sua volta ottenuto dalla fusione tra CDU, CCD e Democrazia Europa (cos’era..?). C’era anche il mitico Pier Ferdinando Casini, oggi con il PD.
Il lettore davanti a questo quadro storico-metamorfico può essere preso dal disgusto anche estremo. Ma è ciò che discende dalla Democrazia Cristiana, forza di per sé contorta e fallimentare, a cui va assegnata, secondo chi scrive, la catastrofe attuale del nostro Paese, e non solo di quello.
I più si ricordano il Buttiglione per certi fuori onda finiti su Striscia la Notizia, ma in realtà giornali e TV ci hanno ripetuto per anni che si tratta di un filosofo, e ora ha pure una cattedra alla Pontificia Università Lateranense. È stato allievo del grande pensatore politologo Augusto Del Noce (1910-1989), sulla cui eredità tuttavia prima o poi qualcuno dovrà occuparsi: un altro allievo è considerato Roberto De Mattei, mentre il figlio Fabrizio e l’ex giornalista e dirigente RAI ora in pensione in Portogallo.
Le parole «Comunione e Liberazione» nella sua voce Wiki non compaiono mai, anche se il primo testo che si ritrova in bibliografia pare essergli stato stampato proprio dal giro di Don Giussani. È nato a Gallipoli, ma cresciuto a Torino, in teoria lontano dal Ciellistan lombardo e dalla piccola énclave giussanoide romagnola. In teoria.
Tutta questa introduzione, per dire che prendiamo seriamente quanto può aver da dire, perché elaborazione raziocinante di un mondo, quello dell’ossimoro democratico cristiano, il quale, ribadiamo, riteniamo essere la rovina per la cristianità e per l’umanità tutta.
Ecco quindi che ci precipitiamo a leggere l’intervista su tema Europa-Ventotene concessa da Buttiglione a La Verità, testata per qualche ragione sempre pronta a rivangare certa democristianeria residua.
«Le vere radici dell’unificazione sono cristiane, PCI e socialisti si opponevano» spiega il Buttiglione. «Poi Craxi diffuse l’ideale di Ventotene. Dove però si teorizzava una politica autoritaria».
Tutto giusto, tutto un po’ già scoperto in questi giorni. «Spinelli padre dell’Europa?! Ma quando mai. Le radici dell’Unione Europea le ha messe la Democrazia cristiana, le fondamenta ideologiche le hanno costruite De Gasperi, Adenauer, Schuman» assicura il politico filosofo post-democristiano. «Il mito di Spinelli è una costruzione di Craxi per far partecipare la sinistra, da sempre anti-europeista, alla costruzione del soggetto politico. Ecco la verità, ecco la storia».
Piano coi sassi, tuttavia. «Altiero Spinelli è una figura di grande rettitudine morale, un antifascista coerente, un combattente per la libertà, ci togliamo il cappello» dice Rocco, mentre noi ci si gratta la testa: dalla Resistenza ad Agnelli e il Club Bilderberg, è una linea retta morale? Forse per gli avanzi della DC sì.
«Questa Europa non è figlia di Spinelli», continua il democristiano. «Non è l’Europa del Manifesto di Ventotene. Spinelli appartiene alla storia dell’europeismo ma non è paragonabili ai veri giganti che hanno costruito l’Europa, che sono Adenauer, De Gasperi, Schuman. La loro cultura non è certamente quella di Spinelli».
Può essere, tuttavia Renovatio 21 coltiva un’idea diversa: l’Europa, e ancora prima coloro che l’hanno avviata, è stata decisa, in segreto, fuori dall’Europa, con probabilità in qualche loggia dei servizi americani, che coltivarono, oltre che la guerra per saturation bombing contro Italia e Germania, anche il filosofo principe democristiano Jacques Maritain, recuperato da profugo francese nelle università statunitensi presiedute dalla massoneria, e spinto in gola a quella che doveva essere l’élite post-fascista dei vari De Gasperi e compagni.
La vera storia in Italia di Umanesimo integrale, il testo principale di Maritain e livre de chévet di proto-democristiani e primi-democristiani è solo questa. Dopo questo avvio sintetico eterodiretto, possiamo dire che la DC non ebbe più alcun ulteriore innesto ideologico. Cultura, filosofia: inesistenti. Ma di questo dovrebbe parlare Buttiglione, che è stato sia filosofo che democristiano, e della DC rivendica la supremazia pure su Bruxelles.
La questione è che a metà intervista, sempre negando il ruolo di Spinelli e compagnia nella creazione dell’Europa Unita, il Buttiglione sgancia qualcosa di interessante assai.
«L’Europa affonda le sue radici nella cultura di Coudenhove Kalergi, un nobile austroungarico che apparteneva al circolo degli amici dell’Imperatore Carlo».
Eh?
Massì, avete sentito bene: il Buttiglione cita il conte Kalergi – quello che aveva teorizzato la creazione dell’Europa tramite la riformulazione biologica degli europei, meticciati grazie a invasioni migratorie che sono ora sotto i nostri occhi. Il filosofo CDU-UDR-UDC namedroppa il Kalergi così, con indifferenza: anzi ci garantisce che era amico del vertice del Sacro Romano Impero. Una cosa forse non democratica, ma certamente cristiana, no?
Chi ha sentito un po’ del Conte Kalergi sa invece che circola questo aneddoto secondo cui il padre, aristocratico (e della loro famiglia, di origini greche, Palazzo Calergi a Venezia, dove un tempo morì Riccardo Wagner mentre ora ci giocano i cinesi al casinò) e diplomatico di spessore (non sappiamo se massone, come invece è considerato il figlio), lo portava sì a messa, ma non il venerdì santo, quando si faceva quella preghiera sulla conversione dei giudei… sapete, quella ripristinata da Ratzinger, prima della detronizzazione…
Ma il ragazzo è prodigo di informazioni. L’imperatore Carlo «quando vien incoronato nel 1916 pensa a una grande riforma, alla trasformazione dell’Impero austroungarico in una comunità di nazioni indipendenti nei propri affari interni ma unite nella politica della Difesa, dell’Economia e degli Esteri». Il sovrano, quindi, preconizzava le torri di Bruxelles, pare di capire: gli Asburgo in realtà volevano le Von der Leyen.
«La nuova costituzione non entrò mai in vigore» continua il Buttiglione. «Da essa trasse ispirazione Kalergi per un libro che si intitola Paneuropa, dal quale nacque un movimento che negli anni Venti raccolse il consenso di tanti dei migliori padri dell’Europa, da De Gasperi a Adenauer, da Freud a Einsten».
Eccoci: la citazione del conte degli immigrati invasori non era en passant, dunque. È proprio lui: quello della sostituzione etnica, quello dell’anarco-tirannia migratoria che vediamo nelle banlieue francesi come nei capodanni di Berlino e Colonia e Milano, o come nelle rivolte bay-ghenghe maranza di Peschiera del Garda o a Corvetto. Fa parte proprio di un retaggio politico che, a questo punto, i democristiani rivendicano.
«Questo movimento però si è scontrato nel 1932 con la scelta britannica, colpita dalla crisi del 1929, delle preferenze imperiali, cioè con il tentativo di costruire con il proprio impero, un blocco economico autonomo». Confessiamo che qui il discorso diventa un po’ oscuro, forse anche un po’ buttato là. «La stessa scelta fatta dalla Francia e dalla Germania. Blocchi economici autonomi diventano blocchi imperialisti, per contendersi i mercati di sbocco e le materie prime e lì l’Europa precipita verso la Guerra Mondiale».
Un po’ di vertigini: quindi, sotto i nazionalismi che soffiavano in tutti i Paesi Europei in quegli anni, c’era una spiccata voglia di Europa? Sotto quei Paesi che di lì a poco si sarebbero massacrati a vicenda, c’era in realtà una inarrestabile volontà di unione? La mitologia democristiani, apprendiamo, pare pensarlo. È una storia molto, molto diversa da quella che pensavamo noi, o anche solo quella dei libri di testo normaloidi.
La guerra è arrivata perché questa voglia matta di Europa era stata frustrata: tuttavia, «dalla fine di questo conflitto sanguinoso, il movimento europeista rinasce ed è un movimento democratico cristiano».
La DC erede di Kalergi. È un’idea forte, ma a questo punto diciamo pure che ci piace: ci si chiariscono, ora tante cose. Bene così: scandalizziamoci per i discorsi di Ventotente, su autoritarismo elitista e abolizione della proprietà privata, ma non sui discorsi riguardo la Herrenrasse (tedesco per «razza padrona») nei testi del Kalergi, che Buttiglione sembra conoscere.
Gli abitanti dei futuri «Stati Uniti d’Europa non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale» scriveva il conte citato da Buttiglione. «È necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere. L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità»
Ma attenzione, la storia alternativa, al limite dell’allucinatorio, del filosofo DC-UDC-CDU va oltre: «l’Europa rinasce con Kohl e dalla predicazione di Giovanni Paolo II. È dal papa che nasce l’energia morale e da quelli che hanno lottato per la libertà contro il comunismo. Kohl, attingendo a quella energia morale, spinge per una ripresa dell’europeismo che ci porta al trattato di Maastrich, all’unificazione tedesca, all’allargamento a Est, alla moneta unica».
C’è tanta carne al fuoco. Il democristiano Kohl, quello che ha pagato i debiti della riunificazione con la DDR (che gli è caduta addosso perché la Guerra Fredda l’ha vinta Reagan, non per altro) scaricandoli sull’Italia con l’euro, è quindi il vero padre di Bruxelles con le sue leggi sui cookie web, sui passaporti vaccinali e sulla forma delle banane?
E Giovanni Paolo II? È chiaro che ad una certa saltasse fuori. Sapete, Buttiglione si imparò il polacco, poteva parlare con Wojtyla nella sua lingua – cosa che ci ha sempre colpito, visto che non solo il papa parlava perfettamente l’italiano, ma si dilettava persino in certe espressioni romanesche. Ma cosa c’entra il papa dell’Est con l’Europa? Beh, qui è una questione di archeologia e amarezza, nel puro stile martinazzoliano, vien da dire.
«Il punto d’arrivo doveva essere la Costituzione Europea, invece nella battaglia siamo stati sconfitti» ammette nell’intervista Buttiglione. Ora si rammenta meglio: il Vaticano wojtyliano, e tutta la ridda di politici ed intellettuali al seguito, ad una certa altezza aveva deciso che c’era un’unica cosa a cui teneva molto: l’aborto? No. L’eutanasia? No. La pace? nemmeno. Volevano solo che nel preambolo della Costituzione dell’Europa Unita fossero ricordate le «radici cristiane dell’Europa».
Ripetiamo: è archeologia. In pochi possono riportare alla mente questo immane sforzo politico-teologico, certo utilissimo. Uno dei più attivi poteva essere il cardinale Ratzinger, allora noto come «panzer della Curia», il quale, quando era ancora un semplice porporato, si batteva contro l’ingresso della Turchia in Europa proprio per questo motivo. La cosa europea, si pensava, poteva essere cristianizzata. Poi, da papa, cambiò per qualche motivo idea, visitò Istanbul (non Costantinopoli…) e si disse favorevole all’inclusione di Ankara nel gruppo di Bruxelles.
Volevano rendere cristiana un homunculus nato in oscuri antri massonici, e progettato per continuare ad essere tale. Sognavano di domare il lupo, come San Francesco – invece si sono trovati papa Francesco… Pensavano di mettere il cappello su questo mostro sovietico in gestazione, invece di combatterlo sin dal primo vagito. Volevano la UE cristiana, più che lo Stato cristiano. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
È una storia che insegna molto. È la storia ciclica del democristianismo, ora finalmente alle sue battute finali. Non è possibile reggere nulla su forze che si dichiarano democratiche e cristiane, nemmeno in Paesi totalmente cattolici. Perché Cristo e Democrazia sono termini, se non lo si è capito, antitetici.
Cristo è venuto per il popolo, per gli esseri umani: non per il sistema di governo imposto dagli anglosassoni. Maritain e l’avvio della DC a questo servivano: a rendere digeribile la democrazia – cioè un’oligarchia burocratica eterodiretta – a popoli cristiani che mai l’avevano avuta, come quello italiano.
Abbiamo vissuto, quindi, nell’illusione della democrazia per decenni e decenni, e solo ora qualcuno inizia a svegliarsi: quale potere ha un popolo, se la sua sovranità è limitata, controllata a Washington, o Bruxelles, o Francoforte, o Londra…?
Ecco che dietro a questo ologramma, tuttavia, si cela qualcosa di più inquietante: lo ammettono loro stessi, gratta De Gasperi (che Pio XII mai volle ricevere), gratta Adenauer e ci puoi ritrovare… Kalergi? Davvero?
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La storia pare di dirci che è così: il democristianismo ha infettato, oltre che la Chiesa (dove ha contribuito a cagionare la sua disfatta tramite il Concilio Vaticano II) anche la società, distruggendo nel suo tessuto la virilità, l’eroismo: i modelli offerti dai politici sono quelli di individui flaccidi proni ad ogni compromesso, passando per la menzogna e traffici di ogni tipo.
Una società senza riferimenti forti, riferimenti umani, veri, è l’ideale perché l’invasione dell’immigrazione massiva entri e dilaghi, senza trovare resistenze di sorta, con gli ultimi uomini rimasti ridotti a berciare in riserve indiane micrologiche ed insignificanti.
E da lì all’inferno, non crediate che la strada sia lunga. Rileggiamo l’autore citato da Buttiglione.
«Nella misura in cui l’Europa è cristiana essa è giudea (…) Gli emissari principali della nobiltà cerebrale – sia essa corrotta o integra – del capitalismo, del giornalismo, della letteratura, sono degli ebrei (…) [il giudaismo] è il nocciolo intorno al quale si riunisce una nuova nobiltà di spirito. Una razza di dominatori» scriveva Kalergi nel suo Idealismo pratico.
«L’Europa tende consciamente al futuro (…) nella mitologia ebraica questo spirito europeo viene rappresentato da Lucifero…». Abbiamo visto abbastanza.
Sì. Dalla DC a Satana (lo aveva intuito, forse, anche Leonardo Sciascia con Todo modo) il passo è brevissimo. Da De Gasperi a Kalergi la linea sembra proprio essere stata dritta.
Se pensano che nessuno se ne sia accorto, e che ne abbiamo accettato tutti le conseguenze, tuttavia, si sbagliano.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Miseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
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Pensiero
Mons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana
Renovatio 21 pubblica questo scritto dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Le opinioni degli scritti pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

Ex fructibus igitur eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 20
Premessa
La crisi nella Chiesa è di natura teologica, non canonica. Non solo: questa non è una crisi tra le tante, ma la crisi dell’Autorità, perché è appunto l’Autorità ad essere oggetto di un sovvertimento che fino a sessant’anni fa non era nemmeno immaginabile in seno alla Chiesa Cattolica. Se infatti l’Autorità, quando è esercitata per il bene, è certamente lo strumento più idoneo ad assicurare il buon governo dell’istituzione che presiede, così essa si può mutare in uno strumento altrettanto efficace per distruggerla, nel momento in cui chi la ricopre rescinde il proprio vincolo di obbedienza verso Dio, che dell’Autorità è supremo garante (1).
Questo hanno fatto i Giacobini nel 1789, questo hanno ripetuto i fautori della rivoluzione conciliare nel 1965: appropriarsi illegittimamente dell’Autorità per costringere i sudditi ad accettare di obbedire a ordini iniqui, finalizzati ad un piano eversivo. E tanto i Giacobini quanto i Modernisti si sono avvalsi non solo della collaborazione attiva dei propri complici e dell’inazione dei codardi, ma anche del consenso di coloro che obbedivano in buona fede e da una massa progressivamente indotta ad accettare in nome dell’obbedienza qualsiasi cambiamento (2).
L’idealizzazione dell’autorità
Nelle scorse settimane «conservatori» come Riccardo Cascioli, Luisella Scrosati, Daniele Trabucco e Giovanni Zanone hanno sostenuto che laici e chierici, dinanzi alla crisi della Gerarchia cattolica, non dovrebbero adottare forme di resistenza nei confronti di cattivi Superiori; né dovrebbero mettere in discussione la loro Autorità, dal momento che essa promana direttamente da Nostro Signore.
Costoro affermano che l’indegnità di un vescovo o del papa non inficia la legittimità della loro autorità, ma questo può essere vero nel caso di un’indegnità personale che non coinvolge l’esercizio dell’autorità stessa. L’autorità, tuttavia non può essere esercitata legittimamente al di fuori dei confini che le sono dati né tantomeno contro i propri fini o contro la volontà del divino Legislatore. Un vescovo che coopera consapevolmente ad uno scopo iniquo con atti di governo, inficia la legittimità di quegli atti e la sua stessa autorità, proprio perché sono posti in fraudem legis.(3)
La visione idealista e sconnessa dalla realtà degli Autori citati, secondo la quale l’Autorità non perderebbe la propria legittimità nemmeno quando i suoi ordini sono volti al male, rende evidente il cortocircuito logico tra la realtà di papi e vescovi eretici – formali o materiali, poco importa: è comunque una cosa inaudita – e la teoria di un’Autorità immune dall’eresia e dalle cattive intenzioni di chi ricopre quell’Autorità.
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Una crisi sistemica
Chi si ostina a giudicare i singoli fatti prescindendo dall’evidente coerenza che li lega tra loro e dal quadro complessivo che se ne evince, falsifica la realtà dandone una rappresentazione ingannevole. Questa è una crisi che dura da sessant’anni, sempre nella medesima direzione, sempre con la connivenza dell’Autorità, sempre contraddicendo gli stessi articoli di Fede e sostenendo i medesimi errori già condannati.
I responsabili di questa crisi sono tutti accomunati dalla volontà eversiva di appropriarsi e mantenere il potere per raggiungere gli scopi che si prefiggono. E a riprova che deep state e deep church agiscono di concerto, basti vedere come gli artefici di questa sovversione in campo ecclesiastico agiscono specularmente ai loro omologhi nella sfera civile, giungendo a mutuarne il lessico e le tecniche di manipolazione di massa. L’evidenza dei risultati disastrosi ottenuti dai papi e dai vescovi conciliari non li ha indotti a tornare sui propri passi e a riparare al danno compiuto, ma al contrario li vediamo proseguire ostinatamente sulla medesima linea, confermando dolo e premeditazione, ossia la mens rea. (4)
Ci troviamo in una situazione di gravissimo conflitto istituzionale, dal quale emerge che la maggior parte dei vescovi costituiti in Autorità – senza alcuna ombra di dubbio – agisce con l’intenzione determinata e volontaria di commettere atti illeciti contro il bene della Chiesa e delle anime, nella consapevolezza delle loro conseguenze.
Se in costoro non vi fosse intenzione di compiere il male – se, cioè, essi fossero in buona fede – non si ostinerebbero a ripetere i medesimi errori, nel perseguimento dei medesimi risultati. Né cercherebbero con ogni mezzo di indurre fedeli e sacerdoti a rinnegare ciò che la Santa Chiesa ha insegnato per secoli, facendo loro abbracciare quanto essa condannava e puniva con le pene più severe.
L’accettazione della frode
Abbiamo dunque una Gerarchia composta da vescovi e papi traditori che pretende dai propri fedeli non solo il silenzio inerte dinanzi ai peggiori scandali dei suoi membri, ma anche l’entusiastica accettazione e condivisione di questo tradimento, secondo quel principio esoterico che il satanista Aleister Crowley aveva così riassunto agli inizi del Novecento: «Il male deve nascondersi alla luce del sole, poiché le regole dell’universo impongono che chi viene ingannato acconsenta al proprio inganno».
Questo è il modus operandi del demonio e dei suoi servi, che troviamo confermato dalla narrazione delle tentazioni cui Satana sottopone Nostro Signore nel deserto: «Tutto questo io ti darò – dice il Maligno a Cristo – se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9). Nel pretendere di essere adorato come Dio, Satana chiede anzitutto l’accettazione della frode, ossia della premessa – Tutto questo io ti darò – che è assolutamente falsa, in quanto Satana non può cedere ciò che non gli appartiene. Se per assurdo Nostro Signore si fosse prostrato a Satana adorandolo, Egli non avrebbe avuto da lui nemmeno un granello di polvere del deserto e questo baratto si sarebbe rivelato una frode.
er questo il Signore gli risponde «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (ibid., 10). Con queste parole Nostro Signore svela l’identità del tentatore e i suoi inganni. Anche nell’Eden, tentando Eva, il Serpente aveva prospettato ai Progenitori di diventare sicut dii (Gen 3, 5).
Essi sapevano benissimo che Satana non sarebbe stato in grado di renderli come dèi e che avrebbero dovuto rispondere a Dio della loro orgogliosa disobbedienza, ma nonostante questo hanno consentito alla menzogna del Maligno come se fosse vera, rendendosi responsabili del sovvertimento di Bene e Male e agendo come se Dio non fosse onnipotente e in grado di punirli. È questa, in definitiva, la ὕβρις, la superbia che spinge l’uomo a sfidare Dio scegliendo di compiere il peccato, che ha come conseguenza la νέμεσις, ossia la punizione inevitabile che colpisce chi ha violato l’ordine divino oltrepassando i limiti imposti da Dio.
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La «Rivelazione del Metodo»
Lo storico ed esperto di ingegneria sociale Michael A. Hoffman ha affrontato il medesimo tema da una prospettiva differente, identificando un’élite nascosta che usa tecniche di manipolazione per controllare le masse. Essa non vuole solo conquistare il potere, ma intende condurre una guerra psicologica che trasforma la realtà in un rituale magico, alchemico (e in questo coincide con le parole di Crowley).
Questa élite non nasconde più tutto, ma rivela deliberatamente parti del suo piano (da qui la Rivelazione del Metodo), come atto di umiliazione dei sudditi e di affermazione della propria supremazia. Gli studi di psicologia sociale confermano che questo gioco crudele per soggiogare e dominare le vittime serve a provocare la dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio psicologico che si verifica quando ci troviamo dinanzi a due affermazioni o fatti in conflitto tra loro, come ad esempio è avvenuto quando le autorità sanitarie sostenevano, mentendo, che il siero genico sperimentale fosse «sicuro ed efficace» ma allo stesso tempo chiedevano lo scudo penale per i medici inoculatori; o quando abbiamo sentito affermare da Jorge Bergoglio che «Dio non è cattolico».
Questa dissonanza cognitiva, questa percezione di una contradictio in terminis è voluta, perché ci demoralizza (siamo consapevoli della nostra impotenza), perché ci induce ad un consenso implicito (un consenso passivo, come dire: «Ti mostro cosa faccio, e tu non fai nulla, quindi acconsenti») e infine perché ci porta all’accettazione di un potere dispotico (anche se esso sbeffeggia le masse, rafforzando su di noi il proprio controllo psicologico).(5)
La «dissonanza cognitiva» e il «gaslighting» dei conservatori
Non ci deve dunque stupire se queste tecniche di manipolazione di massa sono usate anche nella sfera ecclesiastica, allo scopo di provocare la stessa dissonanza cognitiva nei fedeli, la stessa demoralizzazione, lo stesso consenso estorto, la medesima accettazione dell’autorità che ostenta la contraddizione ma pretende obbedienza. Pensiamo al paradosso di Leone che dichiara la libertà religiosa un diritto umano sulla base del Vaticano II e allo stesso tempo canonizza il Beato Bartolo Longo, che nei suoi scritti condanna l’indifferentismo religioso e il concetto di libertà religiosa (6); o che presiede incontri ecumenici con gli islamici, ma canonizza il Beato Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo armeno martirizzato dai maomettani per essersi rifiutato di apostatare la vera Fede.
Non ci deve stupire nemmeno che la Nuova Bussola si comporti esattamente come previsto in questi casi dai manuali di psicologia sociale, negando ostinatamente la contraddizione ancorché evidente, in un’operazione di vero e proprio gaslighting (7): «Ciò che hai visto non è mai successo».
Anche il ricorso a video o immagini generate dall’AI diventa strumento di destabilizzazione, perché queste contribuiscono a erodere la base sensibile della conoscenza della realtà, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso e di fatto cancellando la nozione stessa di «reale» mediante la sua sostituzione con il «verosimile».
L’apparenza prende così il posto della sostanza, solo perché essendo veicolata dall’immagine che appare sul cellulare o sul computer noi non sappiamo se ciò che ci sembra vero lo è davvero o lo sembra soltanto. Come non vedere in questo nuovo fenomeno un attacco con cui Satana sfida con i suoi artifici teatrali e con i suoi effetti speciali la verità di Dio che è simplex, senza pieghe?
Questi sono test di massa per mettere alla prova la devozione alla religione sinodale, esattamente come in ambito civile avviene con la religiones anitaria o la religione green. E non è diverso chiedere al fedele di accettare la messa protestantizzata di Paolo VI se vuole avere il permesso di assistere alla Messa tridentina, che del Novus Ordo è l’antitesi.
Anche la «scomunica» che Jorge Bergoglio mi ha inflitto palesa una enorme contraddizione: da un lato io sono stato dichiarato scismatico per aver denunciato gli stessi errori che tutti i Papi fino a Pio XII incluso hanno condannato; dall’altro i veri eretici e scismatici sono ammessi alla communicatio in sacris con chi mi condanna, senza alcuna conseguenza canonica. Il messaggio è chiaro: «Possiamo mostrarti la contraddizione tra le nostre parole e le nostre azioni, e tu non farai nulla. Accetterai sia la menzogna che la prova di essa».
Ogni assurdità accettata indebolisce la capacità di discernimento dei fedeli e del Clero, per poter responsabilmente obbedire ai propri Pastori. Se la nostra Fede non è forte e convinta, questo ci porta ad una forma di apatia verso ogni nuova provocazione. È una forma di umiliazione rituale che funziona non più attraverso la segretezza, ma attraverso una sfacciata ostentazione, specialmente quando l’obbedienza all’Autorità che imparte ordini abusivi e addirittura criminali è richiesta come un sacrificio della propria razionalità, come un’immolazione della volontà mediante un concetto pervertito di autorità e di obbedienza.
Se l’Autorità della Gerarchia, fino ai suoi massimi vertici, si rende responsabile di questa manipolazione psicologica dei fedeli finalizzata a perpetuare il proprio potere per demolire la Chiesa, a chi dovrebbero rivolgersi, sacerdoti e laici, per veder condannati i colpevoli di tanto tradimento? A quegli stessi eretici manipolatori, incistati a Roma e in tutti gli organi e le istituzioni della Chiesa Cattolica?
Non stupisce che troppe vocazioni sacerdotali si perdano e che molti fedeli si rassegnino o abbandonino la pratica religiosa. È il risultato voluto e pianificato di questo crudele stillicidio.
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Il «colpo da maestro» di Satana
Il demonio vuole ottenere la nostra adesione al male non per inganno, ma portandoci ad accettare la menzogna con la quale egli definisce bene il male, e ad accettare la finzione mediante la quale ci presenta il bene come un male. Il colpo da maestro di Satana consiste in questo: nell’ottenere da noi un assenso irrazionale, pur dinanzi all’evidenza della frode e del sovvertimento che riconosciamo per tali ma che, in un atto di folle annientamento suicida, accettiamo come se fossero verità divinamente rivelate. Per il Cattolico la Fede non è mai irrazionale: rationabile sit obsequium vestrum, dice San Paolo (Rom 12, 1), perché Dio è autore della Fede e della ragione, e non vi può essere contraddizione nella Verità.
Satana, al contrario, essendo menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44) non può non dissimulare i propri inganni con la frode, per i quali pretende da noi non un’adesione razionale, ma un consenso superstizioso, un atto di fede al contrario, nel quale l’assenso dell’intelletto a errori e eresie evidenti è motivato non dall’autorità di un Dio verace, ma dall’usurpazione di quell’autorità da parte di una creatura ribelle, bugiarda e che sappiamo che ci vuole ingannare e perdere.
Satana vuole che abdichiamo alla ragione e allo stesso sensus fidei, trasformando l’atto di fede in una folle apostasia.
L’assolutizzazione dell’obbedienza
Assolutizzare l’obbedienza, scardinandola dalla necessaria coerenza che essa presuppone tra tutti i soggetti del corpo gerarchico in cui essa viene esercitata,[8] significa consegnare nelle mani dell’autorità vicaria della Gerarchia un potere che il supremo Legislatore non le ha mai concesso, ossia la facoltà di poter legittimamente legiferare contro la volontà del Legislatore stesso e in danno dei fedeli.
Qui non stiamo parlando di ordini incidentalmente sbagliati, o di singoli vescovi che abusano della propria autorità in un contesto ecclesiale in cui la Virtù è incoraggiata e il peccato condannato e punito. Qui stiamo parlando di un intero sistema gerarchico che è riuscito – nella Chiesa Cattolica come nella cosa pubblica – ad impossessarsi del potere, ottenendo riconoscimento e obbedienza dai sottoposti mediante l’uso di mezzi coercitivi.
Non solo: l’assolutizzazione dell’obbedienza nei riguardi dell’autorità finisce anche con l’essere deresponsabilizzante: un comodo alibi offerto ai tanti, troppi don Abbondio in veste filettata o in clergyman, ben attenti a non dispiacere ad alcuno, ad «evitare polarizzazioni» – secondo l’auspicio di Leone – a beneficiare dei favori del potente che si conosce come iniquo ma a cui si presta ossequio per viltà o interesse.
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Conclusione
La Sacra Scrittura, i Padri, i mistici e la stessa Vergine Maria a Fatima ci hanno messi in guardia su un’apostasia che la Chiesa dovrà affrontare negli ultimi tempi. Come possiamo pensare che questa apostasia si concretizzi, se non attraverso falsi pastori al posto di buoni pastori, e di pseudocristi e falsi profeti al posto di Cristo e dei Profeti? Come potrebbero gli eletti essere tratti in inganno dagli eretici e dagli scismatici (Mt 24, 24), se non nel momento in cui questi ricoprono ruoli d’autorità nella Chiesa? Ma la Chiesa è indefettibile, ripetono alcuni con petulanza.
E lo è davvero: nonostante la stragrande maggioranza dei suoi vescovi infierisca su di essa e agisca di concerto con nemici di Cristo. La Chiesa Cattolica è indefettibile nel senso che essa non può mai venir meno nella sua missione di custodire e trasmettere la Verità rivelata da Dio, né può cadere in errore definitivo nella sua Fede e nella sua Morale. E questo di fatto non accade nemmeno quando una Gerarchia eretica e corrotta cerca di oscurare o di sfigurare il sacro Deposito della Fede. Non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella militante su questa terra (hic) e oggi (nunc), ma è anche quella penitente in Purgatorio e trionfante in Paradiso.
La sua compagine celeste è garanzia di quell’indefettibilità che il suo divino Fondatore le ha promesso e che lo Spirito Santo le assicura. E se la chiesa conciliare-sinodale che oggi si presenta come militante contraddice quella di ieri, spezzando la continuità e l’unità nella Professione dell’unica Fede che la rende una e apostolica anche nel fluire del tempo e non solo nella sua diffusione nello spazio, essa non è più la stessa Chiesa.
Per questo il Signore non manca di suscitare una vox clamantis in deserto che rompa il muro di silenzio e di complicità dei congiurati: mi riferisco ai “dottori degli ultimi tempi” cui accenna Augustin Lémann (9) nel suo saggio L’Anticristo. Sono i nuovi Sant’Atanasio imprigionati, esiliati, perseguitati ma infine risarciti dalla Giustizia divina con la proclamazione della loro santità. Ecco come il grande Vescovo di Alessandria e Dottore della Chiesa si rivolge ai fedeli durante la grande eresia ariana (10):
Che Dio vi consoli! (…) Quello che rattrista (…) è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. È un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la Fede apostolica. Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera Fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la Fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la Fede? La vera Fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta – quella che mantiene la sede o chi osserva la Fede? È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo… Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra Fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla Tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo. Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra Fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese. Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che ne sono a loro volta espulsi e vanno fuori strada. Anche se i Cattolici fedeli alla Tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo.
L’accusa ricorrente che tanto i Conservatori e i Sinodali rivolgono a chi rimane saldo nella Fede e denuncia i loro errori è di volersi creare una propria chiesa, separandosi con lo scisma dalla Chiesa Cattolica, visibile e gerarchica, di cui essi si sono però impossessati con un vero e proprio golpe e nella quale pretendono di esercitare una legittima Autorità per gli scopi opposti a quelli che Nostro Signore le ha affidato.
Ma non sono stati forse costoro, con i loro errori condannati da tutti i Papi preconciliari, a crearsi una chiesa parallela che contraddice il Magistero immutabile e sovverte il Papato? Come può un’autorità ribelle a Cristo Capo del Corpo Mistico pretendere di esercitare l’Autorità di Cristo per contraddire la Sua Parola?
Come può chi si è separato dalla comunione ecclesiale con la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana accusare di scisma chi le rimane fedele?
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
24 Ottobre MMXXV
S.cti Raphaëlis Archangeli
NOTE
1) Il termine auctoritas deriva da auctor, nell’accezione di autore e garante riferita a Dio.
2) San Pio X ricordava che il successo dei malvagi è possibile anzitutto grazie all’ignavia dei buoni.
3) L’espressione in fraudem legis si riferisce a un comportamento o un atto giuridico compiuto con l’intenzione di eludere una norma, aggirandone lo scopo o l’applicazione, pur rispettandone formalmente la lettera. In altre parole, si tratta di un’azione che, pur apparendo conforme alla legge, viene posta in essere per ottenere un risultato che la legge stessa intende vietare o limitare. Le caratteristiche di questo comportamento sono la conformità formale, l’intenzione elusiva e l’effetto contrario alla mens del legislatore.
4 – La mens rea designa la componente psicologica del reato, ossia l’intenzione o la consapevolezza di violare la legge.
5) Scrive Hoffman: «Il principio alchemico della Rivelazione del Metodo ha come componente principale una beffarda derisione delle vittime, simile a quella di un clown, come dimostrazione di potere e macabra arroganza. Quando viene eseguito in modo velato, accompagnato da certi segni occulti e parole simboliche, e non suscita alcuna risposta significativa di opposizione o resistenza da parte dei bersagli, è una delle tecniche più efficaci di guerra psicologica e violenza mentale». Cfr. Michael A. Hoffman II, Secret Societies and Psychological Warfare, 2001.
6) Scriveva Bartolo Longo: Innanzi a Dio l’uomo non ha vera libertà di coscienza, libertà di culto e libertà di pensiero, come oggi s’intende, cioè facoltà di scegliersi una religione ed un culto come gli talenta; ma solo la libertà dei figliuoli di Dio, come dice S. Paolo, cioè di lasciare l’errore e le seduzioni del secolo per correre liberamente al Cielo. L’affermare, perciò, che l’uomo ha il diritto innanzi a Dio di pensare e di credere in religione come gli piace, è un errore. Cfr. Bartolo Longo, San Domenico e l’Inquisizione al Tribunale della Ragione e della Storia, Valle di Pompei, Scuola tipografica editrice Bartolo Longo, 1888.
7) Il gaslighting è una forma di manipolazione psicologica in cui una persona (o un gruppo) fa dubitare un’altra della propria percezione della realtà, della memoria o della sanità mentale, con l’obiettivo di controllare, indebolire o destabilizzare la vittima.
8) Non vi può infatti essere vera obbedienza se chi è costituito in autorità nella Gerarchia esige di essere obbedito ma allo stesso tempo disobbedisce a Dio, che è il garante e la fonte stessa dell’Autorità. Né vi può essere legittima autorità se chi la esercita in nome di Dio non si sottomette a propria volta alla Sua suprema Autorità.
9) Augustin Lémann, L’Anticristo, Marietti, 1919, pag. 53. «Il secondo campione della verità cristiana contro l’Anticristo sarà una falange di dottori suscitata da Dio in quei tempi di prova. […] Questa falange di dottori riceverà, per la difesa e consolazione dei buoni, una maggiore intelligenza delle nostre sante Scritture». Cfr. https://www.rassegnastampa-totustuus.it/cattolica/wp-content/uploads/2014/07/LANTICRISTO-A-Lemann.pdf
Il Canonico Augustin Lémann, ebreo francese, si convertì al Cattolicesimo insieme al fratello Joseph. Divenuti amici di Pio IX, furono entrambi consultori del Concilio Vaticano I.
10) Sant’Atanasio, Epistolæ festales, Lettera XXIX, in: Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum, a cura di Caillaud e Guillon, vol. 32, pagg. 411-412.
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