Politica
Botte, caos e leggi «rubate» nel Parlamento di Taiwano

Venerdì una sessione del parlamento monocamerale taiwanese, il cosiddetto Yuan legislativo, è scoppiata una poderosa rissa, con membri che hanno subito traumi cerebrali, fratture e altre ferite.
I legislatori si sono riuniti per discutere una controversa proposta dell’opposizione di criminalizzare i funzionari che rilasciano false dichiarazioni in Parlamento e di dare al parlamento maggiori poteri per controllare il governo.
La tensione era alta già prima della sessione, con i Parlamentari che urlavano e si spingevano a vicenda fuori dall’edificio di Taipei.
Le cose si sono intensificate ulteriormente quando, dentro la Camera dei deputati, alcuni membri eletti hanno iniziato a sferrare pugni ed eseguire mosse di arti marziali l’uno contro l’altro, picchiandosi come fabbri.
Filmati girati nello Yuan legislativo hanno mostrato che in diversi casi i legislatori uomini hanno attaccato le loro colleghe donne.
La rissa era sembrata placarsi più volte, prima di riaccendersi con rinnovata forza, e proseguire fino a tarda sera.
تدافع النواب التايوانيون واشتبكوا وضربوا بعضهم بعضا في البرلمان بعد نزاعهم بشأن بعض الإصلاحات، وانتهى الأمر بأحد النواب وهو ينتزع أوراق الاقتراع بالقوة من رئيس الجلسة والهرب بها خارج البرلمان..#Taiwan lawmakers exchange blows in bitter dispute over parliament reforms pic.twitter.com/zd9DjBusv6
— Belkisse Rym Ennada khettache بلقيس ريم الندى ختاش (@Belkissek) May 17, 2024
There were chaotic scenes as lawmakers shoved, tackled and hit each other in a day-long brawl in Taiwan’s parliament on Friday over a controversial reform bill. pic.twitter.com/sG3JPHyxNE
— Al Jazeera English (@AJEnglish) May 17, 2024
Lawmakers in Taiwan clashed in parliament over chamber reform disputes.
A ruling DPP member, trying to stop the bill from passing, snatched the voting papers and ran out of parliament.
The scuffle left at least one lawmaker hospitalized with a head injury. Videos of the brawl… pic.twitter.com/HmwYItmjSN
— BoreCure (@CureBore) May 17, 2024
Taiwanese politicians shoved, tackled and hit each other in parliament in a bitter dispute about reforms to the chamber.https://t.co/w9psHgzV9j pic.twitter.com/MzS72GViJ6
— Sky News (@SkyNews) May 17, 2024
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Gli scontri hanno coinvolto membri di tutti e tre i partiti: il Partito Democratico Progressista (DPP) del presidente eletto Lai Ching-te, che sarà inaugurato lunedì; il Kuomintang (KMT), all’opposizione, che ha tre seggi in più in parlamento rispetto al DPP ma non riesce a formare una maggioranza; e il Partito popolare di Taiwan (TPP), che detiene solo otto seggi.
Durante i tafferugli, un deputato del DPP è finito in ospedale dopo essere stato lanciato su un tavolo dai suoi avversari ed essere caduto con la testa.
Ad un certo punto, un politico ha afferrato il progetto di legge ed è scappato dall’aula in modo che i suoi colleghi non potessero votarlo. La vittoriosa corsa verso il ladrocinio di disegno di legge pare essere improntata su tecniche del giuoco del rugby e del football americano.
A member of Taiwan’s parliament stole a bill and ran off with it to prevent it from being passed pic.twitter.com/FZCOdpEAFe
— Historic Vids (@historyinmemes) May 18, 2024
Ieri il DPP ha detto che almeno otto dei suoi membri sono rimasti feriti negli scontri, tra cui il segretario generale Rosalia Wu, che ha subito «gravi contusioni alla gabbia toracica».
Altri legislatori hanno riportato lesioni tra cui una commozione cerebrale, una frattura del coccige e una mano lussata. Il partito ha promesso di andare in tribunale per quelle che definisce «atrocità» commesse dai suoi rivali politici.
Il DPP ha accusato il Kuomintang e il TPP di «un abuso incostituzionale» della loro posizione nel tentativo di far passare proposte senza un consueto processo di consultazione. L’opposizione, tuttavia, insiste sul fatto che il partito di Lai sta cercando di «monopolizzare il potere» sull’isola resistendo ai cambiamenti.
Proteste spontanee degli elettori sono scoppiate fuori dal Parlamento.
After repeated scuffles between lawmakers in #Taiwan’s parliament, where opposition parties are trying to push through a bill that will expand their power to scrutinize the government, there is an impromptu protest of hundreds of people outside the legislature at 11 pm. pic.twitter.com/HOJd9Zx13J
— William Yang (@WilliamYang120) May 17, 2024
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L’isola di Formosa è stata colpita da un nuovo sisma di magnitudine 7.2 solo due mesi fa.
Oggi come allora, il Paese è un punto di tensione internazionale, tra le aperte minacce di invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese e le manovre della flotta militare americana nell’area.
Come riportato da Renovatio 21, la tensione nella regione era salita quando a inizio anno il cacciatorpediniere lanciamissili USS John Finn della 7ª flotta USA ha annunciato il transito da sud a nord dello Stretto di Taiwano.
Due mesi fa il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato che la riunificazione di Taiwan e della Cina continentale è una «inevitabilità storica», mentre a novembre il Chen Binhua, appena nominato nuovo portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, aveva avvertito che «l’indipendenza di Taiwan significa guerra».
Come riportato da Renovatio 21, durante il suo discorso per la celebrazione del centenario del Partito Comunista Cinese nel 2021 lo Xi, mostrandosi in un’inconfondibile camicia à la Mao, parlò della riunificazione con Taipei come fase di un «rinnovamento nazionale» e della prontezza della Cina a «schiacciare la testa» di chi proverà ad intimidirla.
Sinora, lo status quo nella questione tra Pechino e Taipei è stato assicurato dal cosiddetto «scudo dei microchip» di cui gode Taiwan, ossia la deterrenza di questa produzione industriale rispetto agli appetiti cinesi, che ancora non hanno capito come replicare le capacità tecnologiche di Taipei.
La Cina, tuttavia, sta da tempo accelerando per arrivare all’autonomia tecnologica sui semiconduttori, così da dissolvere una volta per tutte lo scudo dei microchip taiwanese. La collaborazione tra Taiwan e UE riguardo ai microchip, nonostante la volontà espressa da Bruxelles, non è mai davvero decollata.
Come riportato da Renovatio 21, il colosso del microchip TSMC ha dichiarato l’anno scorso che la produzione dei microchip si arresterebbe in caso di invasione cinese di Formosa.
I microchip taiwanesi sono un argomento centrale nella attuale tensione tra Washington e Pechino, che qualcuno sta definendo come una vera guerra economica mossa dall’amministrazione Biden contro il Dragone, che riprendono politiche della precedente amministrazione Trump.
Taipei aveva vissuto una enigmatica falsa emergenza invasione, propalato dai media, pochi mesi fa.
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Immagine screenshot da YouTube
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

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Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il primo ministro giapponese ha annunciato ieri le dimissioni dopo settimane di tensioni con i membri del Partito Liberaldemocratico, in difficoltà di fronte alla perdita di consenso tra gli elettori conservatori. Diversi candidati si sono già fatti avanti segnalando la volontà di succedere a Ishiba nella presidenza del partito, ma resta il nodo della guida del governo senza la maggioranza in parlamento.
A meno di un anno dal suo insediamento, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato ieri le dimissioni, aprendo una nuova fase di incertezza politica. La decisione è una conseguenza delle crescenti pressioni all’interno del suo stesso partito, il Partito Liberaldemocratico (LDP), che alle ultime elezioni ha subito significative sconfitte, arrivando a perdere la maggioranza in entrambe le Camere.
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Ishiba si è assunto la responsabilità per i pessimi risultati dell’LDP alle elezioni della Camera dei Consiglieri a luglio e ha sottolineato che le sue dimissioni servono a prevenire un’ulteriore spaccatura all’interno del partito. Già a luglio, il quotidiano giapponese Mainichi aveva per primo riportato che Ishiba si sarebbe dimesso, basandosi su informazioni raccolte tra il premier e i suoi più stretti collaboratori.
Le prime indiscrezioni indicavano che i preparativi per la corsa alla presidenza dell’LDP sarebbero iniziati entro agosto. Ishiba, tuttavia, aveva pubblicamente smentito queste notizie e nelle sue affermazioni aveva sottolineato l’importanza di portare a termine le trattative sui dazi con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che aveva imposto il primo agosto come scadenza ultima.
Nel suo discorso di ieri, Ishiba ha spiegato che l’annuncio delle dimissioni a luglio avrebbe indebolito la posizione del Giappone: «chi negozierebbe seriamente con un governo che dice “ci dimettiamo”?», ha detto.
Ishiba ha poi cercato di placare le pressioni interne all’LDP minacciando di sciogliere la Camera dei Rappresentanti e indire elezioni anticipate, una mossa che ha esacerbato le divisioni e spinto il principale partner di coalizione, il partito Komeito, a ritenere inaccettabile la decisione. Secondo l’agenzia di stampa Kyodo, l’ex primo ministro Yoshihide Suga e il ministro dell’Agricoltura Shinjiro Koizumi entrambi tenuto colloqui con il premier sabato, evitando una scissione all’interno del partito e aprendo la strada all’annuncio delle dimissioni di ieri.
Ora l’attenzione si sposta sulla scelta del prossimo leader dell’LDP, che potrebbe assumere anche la carica di primo ministro se ci fosse una qualche forma di sostegno o di accordo anche con le opposizioni. Tra i principali contendenti ci sono membri del partito che avevano già sfidato Ishiba in passato, tra cui Sanae Takaichi, ex ministra per la sicurezza economica, che ha ricevuto il 23% dei consensi in un recente sondaggio di Nikkei. Takaichi fa parte dell’ala conservatrice e ha una forte base di sostegno tra i fedelissimi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, di cui è considerata l’erede, soprattutto per quanto riguarda le politiche economiche, che potrebbero favorire una ripresa dei mercati azionari. Takaichi ha inoltre la reputazione di andare d’accordo con il presidente Donald Trump.
Anche Shinjiro Koizumi, attuale ministro dell’Agricoltura e figlio dell’ex leader Junichiro Koizumi, è un altro papabile candidato, dopo essere riuscito ad abbassare i prezzi del riso appena entrato in carica. Il sondaggio di Nikkei ha registrato un 22% dei consensi nei suoi confronti.
Altri membri del partito hanno segnalato la volontà di candidarsi, tra cui Yoshimasa Hayashi, attuale segretario capo del Gabinetto e portavoce principale del governo Ishiba, che si è classificato quarto nella corsa per la leadership del partito del 2024. Tra gli altri contendenti figurano Takayuki Kobayashi, un altro ex ministro per la sicurezza economica che gode di un maggiore sostegno all’interno dell’ala centrista, e Toshimitsu Motegi, ex segretario generale dell’LDP e il più anziano tra i candidati con i suoi 69 anni.
L’LDP oggi si trova in una posizione di forte debolezza. Molti elettori conservatori alle ultime elezioni hanno preferito il partito di estrema destra Sanseito anche a causa dell’allontanamento di Ishiba dall’ala conservatrice.
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Secondo un sondaggio di Kyodo, condotto prima che fossero riportate le dimissioni di Ishiba, l’83% degli intervistati ha dichiarato che un chiarimento pubblico del partito sulle ultime sconfitte non avrebbe comunque aumentato la fiducia degli elettori. È chiaro, quindi, che il compito del prossimo presidente di partito sarà quello di ripristinare la credibilità del centrodestra.
Chiunque verrà scelto si troverà davanti a un’importante decisione: se indire elezioni anticipate per cercare di riconquistare la maggioranza alla Camera bassa o rischiare di perdere il potere del tutto. Quest’ultima scelta rischierebbe di aprire una nuova fase di instabilità politica senza precedenti, che richiederebbe la ricerca di sostegno anche tra i partiti dell’opposizione per approvare le leggi e i bilanci.
Secondo diversi commentatori, il prossimo leader dovrà prima di tutto godere di una genuina popolarità sia all’interno che all’esterno del partito per affrontare sfide come l’invecchiamento della società, la forza lavoro in calo, l’inflazione e i timori che gli Stati Uniti possano abbandonare il loro ruolo di garanti della sicurezza nella regione asiatica.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Politica
Il governo francese collassa

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