Arte
Bizzarro arazzo satanico esposto a Davos per il World Economic Forum
È divenuta virale in rete un’«opera d’arte» apparsa quest’anno a Davos in occasione del World Economic Forum, il ritrovo annuale dell’oligarcato mondialista.
Il giornalista Larry Alex Taunton, infiltratosi sotto copertura alla conferenza, si è trovato in una sala conferenze piena di élite che parlavano degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Durante la loro discussione, la telecamera di Taunton ha inquadrato appesa al muro l’opera d’arte chiamata «l’Arazzo di Walthamstow», cui Google offre una sua pagina immersiva all’interno del suo programma Google Arts and Culture.
L’arazzo sarebbe visibile nel filmato all’altezza di 8 minuti e 30 secondi.
Interesting tapestry on the wall depicting Satan (a bit past the 8:30 second mark).
???? WEF at Davos https://t.co/f4wiVfCB3D pic.twitter.com/tsOGYsQdhB— ✝️ Lanette ✝️ (@_Lanette_R1) January 23, 2024
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Circola lo screenshot dell’ex primo ministro britannico Theresa May fotografata in posa davanti all’arazzo dopo la discussione.
Il cosiddetto «Arazzo di Walthamstow» è un grande murale creato nel 2009 dall’artista contemporaneo Grayson Perry, che ama travestirsi. Oltre a riferimenti inquietanti, l’opera non pare mancare di elementi che paiono blasfemi.
#GraysonPerry #Walthamstow tapestry is STUNNING #awesomestow #WilliamMorrisGallery pic.twitter.com/YpuA92iG
— Mazzy (@mazeastend) August 2, 2012
Il murale raffigura nello stile delle pitture rupestri e dei geroglifici il viaggio della vita di un uomo dalla nascita alla morte, con multinazionali personificate incontrate lungo il percorso. L’arazzo inizia con la nascita di un bambino lungo un fiume di sangue che alla fine sfocia nella bocca del Diavolo, terminando con la morte di un vecchio.
If you havent seen Grayson Perry's Walthamstow tapestry up close, go see it! Its really impressive. pic.twitter.com/ldGo3TjU
— Amy Ridler (@amy_ridler) August 9, 2012
Have you seen Grayson Perry's stunning 'The Walthamstow Tapestry' yet? It's now on show! pic.twitter.com/1BTt8Bnmtu
— Bonnefanten (@Bonnefanten) March 31, 2015
Dit satanische wandtapijt is The Walthamstow Tapestry van Grayson Perry, een travestiet.
Het werd tentoongesteld tijdens de #WEF bijeenkomst in #Davos in een vergaderzaal. @LarryTaunton ging undercover en zag deze hangen en dat Engelse oud-premier Theresa May ervoor poseerde ???? pic.twitter.com/3CZsMYCBDj— Chrystal (@_Chrystal_1982_) January 31, 2024
Detail from Grayson Perry's wonderful Walthamstow tapestry at the William Morris Gallery. Top night had by all. pic.twitter.com/qxx67LQz
— Clare ???? ???????????? (@ClareToHere) September 27, 2012
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«Sono sempre stato interessato al pellegrinaggio, al viaggio e all’idea del viaggio attraverso la vita», ha detto il Carter nel 2012 alla galleria Victoria Miro di Londra. «E poi ho pensato, è questo il tipo di giro di shopping della vita? Quel tipo di viaggio patinato e senza senso da un grande magazzino all’altro che è il moderno consumismo occidentale».
Secondo molti utenti dei social media, si tratta dell’ennesima prova del gusto dell’élite mondialista per l’arte satanico-degenerata, come era stato detto in rete anche riguardo al caso delle performance di Marina Abramovich finite nelle mail trapelate di John Podesta e dello scandalo degli aberranti riferimenti contenuti nelle campagne pubblicitarie del marco di alta monda Balenciaga.
Polemiche in rete avevano suscitato anche le foto dell’ufficio dell’attrice di Hollywood Jamie Lee Curtis, madre di un transessuale e conseguentemente paladina dei diritti trans: alle pareti vi erano immagini inquietanti di bambini che parevano gettati nella spazzatura.
Come riportato da Renovatio 21, non mancano episodi pubblici, come quello del centro artistico di Minneapolis che ha promosso un evento «artistico» per famiglie basato sull’evocazione di demoni.
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Immagine screenshot da YouTube
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Famoso regista di Hollywood e moglie trovati morti in casa. Sospettato il figlio.
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Svelate le vetrate contemporanee per la Cattedrale di Notre-Dame
Dopo due anni di polemiche, e nonostante la forte opposizione delle associazioni per la tutela del patrimonio, la sostituzione delle vetrate di Viollet-le-Duc, rimaste intatte dall’incendio che ha colpito la Cattedrale di Notre-Dame il 15 aprile 2019, con creazioni contemporanee sta prendendo forma: i modelli sono ora esposti.
La mostra D’un seul souffle è stata inaugurata il 10 dicembre 2025 nella Galleria 10.2 del Grand Palais (Parigi, VIII arrondissement). I visitatori possono scoprire i modelli a grandezza naturale, i bozzetti e altri lavori preparatori per le sei vetrate create da Claire Tabouret, vincitrice del concorso indetto dal ministero della Cultura.
Queste vetrate sono destinate a sostituire le creazioni ottocentesche di Viollet-le-Duc in sei cappelle della navata sud, vetrate progettate dall’architetto in linea con le origini gotiche della cattedrale. La petizione che ne richiede la conservazione spiega: «oltre alle vetrate narrative del deambulatorio, del coro e del transetto, le cappelle della navata presentano vetrate a grisaglia puramente decorative».
«Qui si manifesta una ricerca di unità architettonica e di gerarchia spaziale che è parte integrante della sua opera e che il restauro ha specificamente mirato a riscoprire. Inoltre, il progetto in corso ha incluso la pulizia e il consolidamento di tutte queste vetrate, vetrate che non sono state toccate né danneggiate dall’incendio e che sono classificate come monumenti storici, proprio come il resto dell’edificio».
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Una sostituzione fortemente controversa
La decisione di installare vetrate contemporanee nella Cattedrale di Notre-Dame è un’iniziativa personale di Emmanuel Macron, annunciata durante la sua visita al cantiere l’8 dicembre 2023 e sostenuta dall’arcivescovo di Parigi Laurent Ulrich. «Che vengano cambiate e che portino l’impronta del XXI secolo», dichiarò il Presidente all’epoca.
La sostituzione delle vetrate di Viollet-le-Duc, sopravvissute all’incendio del 2019, aveva scatenato un’accesa controversia. Nel luglio 2024, la Commissione Nazionale per il Patrimonio e l’Architettura ha respinto il progetto, sostenendo che la creazione artistica non dovrebbe sacrificare elementi del patrimonio di interesse pubblico.
La Tribune de l’Art ha lanciato una petizione che, ad oggi, ha raccolto quasi 300.000 firme. L’associazione Sites & Monuments ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo di Parigi per annullare o risolvere l’appalto pubblico. Il ricorso è stato respinto dal tribunale a fine novembre.
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Nel frattempo, lo Stato vuole trarre profitto dal restauro di Notre-Dame
Didier Rykner, il dinamico direttore de La Tribune de l’Art, che si oppone a questa sostituzione, ha appena pubblicato un editoriale in cui denuncia l’avidità dello Stato, che pretende fondi privati per coprire spese che dovrebbero essere a suo carico.
Come sottolinea il giornalista, l’istituzione pubblica responsabile della conservazione e del restauro della Cattedrale di Notre-Dame non dovrebbe essere mantenuta. «Ora che le tracce dell’incendio sono scomparse, non vi è alcuna giustificazione per cui questa struttura, creata esclusivamente per questo restauro, continui a funzionare».
«Notre-Dame ha ora bisogno di restauro, ma questi lavori dovrebbero continuare, come di consueto, sotto la direzione del DRAC Île-de-France, ovvero il ministero della Cultura, senza bisogno di un’istituzione pubblica. Un’istituzione del genere, i cui costi di gestione sono considerevoli, non è più giustificata, a meno che non si decida di creare istituzioni pubbliche per il restauro di tutti i principali monumenti statali…»
Inoltre, permane un «surplus» di fondi privati donati per il restauro della cattedrale più famosa del mondo, che sarà utilizzato per il restauro dell’abside e degli archi rampanti che la sostengono, e anche, a quanto pare, per la sacrestia, i tre grandi rosoni e le facciate nord e sud del transetto. Ma Philippe Jost, direttore dell’istituzione pubblica, chiede altri 140 milioni.
E Didier Rykner ha concluso: «non dobbiamo più dare un solo centesimo a Notre-Dame per sostituire uno Stato in rovina che si rifiuta di adempiere ai propri obblighi. Le cattedrali, come Notre-Dame, devono essere restaurate e mantenute dal loro proprietario, lo Stato. E l’istituzione pubblica, che ha fatto la sua parte e ora vuole deturpare la cattedrale rimuovendo le vetrate di Viollet-le-Duc, non ha più ragione di esistere. Deve essere chiusa».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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