Alimentazione
Bill Gates sta perdendo la faccia
Il pubblico mondiale è stato ora esposto a notizie negative su Bill Gates. Eppure, fino a poco tempo fa, l’uomo di Seattle era un eroe dal cuore d’oro. Avete dimenticato il cartone su Gates che vi abbiamo mostrato?
Vi sono accuse di una relazione adulterina impropria con una dipendente Microsoft, la sua ostinata insistenza a stare al fianco di Jeffrey Epstein, il complotto di Melinda Gates per divorziare da lui. Prima di oggi, grazie a una vasta operazione di propaganda, supervisionata da Gates tramite la Bill and Melinda Gates Foundation, la maggior parte della copertura mediatica di Gates è stata straordinariamente positiva. Il motivo non è difficile a capirsi: la macchina di propaganda di Gates è proporzionata alle sue fortune e alla sua ambizione planetaria. Robert Kennedy jr. ha mostrato come i media mondiali, compresi quelli supposti indipendenti come il Guardian, accettino danaro dalla piovra «filantropica» gatesiana, che come riportato da Renovatio 21 ieri, quindi foraggia non solo le case farmaceutiche (già strano per una no-profit) ma persino il colosso delle carte di credito Mastercard.
Prima di oggi, grazie a una vasta operazione di propaganda, supervisionata da Gates tramite la Bill and Melinda Gates Foundation, la maggior parte della copertura mediatica di Gates è stata straordinariamente positiva
Nell’arco di circa due settimane, il favore della opinione pubblica di cui Gates ha goduto a lungo è per lo più evaporato. Ma come ci ricorda Bloomberg in un lungo articolo sull’improvvisa perdita di sostegno pubblico da parte di Gates, Gates non è sempre stato così venerato. Nei primi tempi, prima di azionare la macchina della propaganda, Gates era visto come uno «spietato secchione diventato magnate». Chi ha vissuto negli anni Novanta, quando esplose il successo di Windows con i negozi aperti anche la notte per vendere Windows 95, può confermarlo. Gates era visto come un uomo strano, essenzialmente un nerd di estremo successo: si diceva tuttavia, a quel tempo, che erano i nerd che avrebbero conquistato il mondo, e gli editorialisti stilavano liste di nerd di successo che includevano antesignani come Woody Allen e personaggi (nerd solo per autismo professionale, diciamo) come Quentin Tarantino.
Ma non c’è solo l’immagine dello sfigato magrolino divenuto Creso. Nel settore informatico, e pure in quello regolatorio, Gates possedeva l’immagine di persona priva di scrupoli. Vi sono vari video di testimonianze date in ambito politico che rimangono incancellabili, per quanti golfini colorati quello si metta oggi in mondovisione.
L’interesse iniziale di Gates per la filantropia faceva parte di un tentativo di purificare la sua immagine dopo un comportamento piuttosto aggressivo negli anni ’80, incluso un attacco del suo co-fondatore in Microsoft Paul Allen mentre era sottoposto a cure per il cancro
Racconta Bloomberg, che l’interesse iniziale di Gates per la filantropia faceva parte di un tentativo di purificare la sua immagine dopo un comportamento piuttosto aggressivo negli anni ’80, incluso un attacco del suo co-fondatore in Microsoft Paul Allen mentre era sottoposto a cure per il cancro.
E poi: il software Windows, la sua creazione di punta, era un pasticcio pieno di bug che frustrò milioni di consumatori e Steve Jobs si lamentò che Gates e il suo team non mostravano «vergogna» e, ribadì in una intervista, «nessun gusto» nel derubare i prodotti di Apple. Anche il giudice che ha supervisionato il paralizzante processo monopolistico di fine secolo a Microsoft ha affermato che Gates aveva «un concetto napoleonico di se stesso e della sua azienda, un’arroganza che deriva dal potere e dal successo incondizionato».
Negli anni 2000, tuttavia, l’uomo più ricco del mondo sembrava aver capito che doveva cambiare questa narrativa da barone ladro di Redmond e che la sua ricchezza lo poteva aiutare.
Si dimise da amministratore delegato di Microsoft e spostatò la sua attenzione su quella che sarebbe diventata la Fondazione Bill e Melinda Gates, che alla fine ha donato più di 50 miliardi di dollari per combattere la malaria e l’AIDS e aumentare i tassi di vaccinazione infantile, guadagnandosi l’elogio diffuso della coppia, per non parlare del titolo di «Persona dell’anno» della rivista Times nel 2005, assieme all’immancabile Bono degli U2 (mettetevela via: dove c’è Soros, Davos, Gates, c’è sempre anche l’insopportabile cantante irlandese).
Negli anni 2000, tuttavia, l’uomo più ricco del mondo sembrava aver capito che doveva cambiare questa narrativa da barone ladro di Redmond e che la sua ricchezza lo poteva aiutare
Meno di un decennio dopo il processo antitrust di Microsoft, Gates stava facendo il giro del Campidoglio fornendo consulenza ai legislatori sulla competitività tecnologica degli Stati Uniti e sulle iniziative sanitarie.
La traiettoria dell’immagine di Gates doveva quindi passare da «tecnocrate» a «salvatore». In poco tempo, i media hanno divorato le sue liste di letture stagionali (ci tiene a far sapere che legge almeno un volume a settimana) e il presidente Barack Obama gli ha conferito la medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile americana.
Sicuramente, le massicce notizie sulle questioni filantropiche nei confronti delle popolazioni vulnerabili hanno aiutato immensamente. Si sono anche dimostrati sorprendentemente efficaci nel riabilitare la sua immagine da tecnocrate tirannico a santo salvatore. Le buone azioni hanno comprato il favore dell’opinione pubblica. Le lettere annuali della Fondazione scritte da lui e dall’apparentemente inseparabile Melinda sono diventate più popolari dei lanci di prodotti. Il suo TED Talk del 2015 ha raccolto decine di milioni di visualizzazioni.
La traiettoria dell’immagine di Gates doveva quindi passare da «tecnocrate» a «salvatore»
Questa era più che una fama superficiale. L’influenza civica di Gates potrebbe influenzare il discorso su questioni critiche e controverse (solo di recente ha esercitato pressioni per mantenere in vigore le protezioni sui brevetti sui vaccini contro il COVID-19), un’influenza che è minacciata quando emergono dettagli più foschi dalle sue attuali procedure di divorzio. Questo non significa che le ONG e le organizzazioni non profit smetteranno di prendere i suoi soldi. Ma, come hanno notato gli scettici, se ha cercato relazioni inadeguate con le dipendenti donne, la Fondazione che porta il suo nome probabilmente non è più la sostenitrice ideale dell’emancipazione femminile.
Se anni fa si era avvicinato troppo a Jeffrey Epstein, anche dopo che Epstein si era dichiarato colpevole di adescamento alla prostituzione di una minorenne, Gates chiaramente non è il leader giusto per fare una campagna contro il traffico sessuale. Nulla può proteggere la reputazione di un miliardario dall’associazione con il finanziere pedofilo par excellence, specie se esistono consistenti voci ispirate a #MeToo sui supposti «rapporti» con le dipendenti Microsoft di sesso femminile con cui potrebbe essere stato coinvolto sentimentalmente.
La controversia sta rovinando i piani di Gates di proseguire i suoi successi nell’era COVID raddoppiando la sua attenzione al cambiamento climatico. Ha appena pubblicato un nuovo libro e ha lavorato con altri «leader globali» per investire nelle tecnologie verdi. E come riportato da Renovatio 21, Gates si sta prodigando, tra le tante altre cose, in esperimenti di oscuramento del sole.
La controversia sta rovinando i piani di Gates di proseguire i suoi successi nell’era COVID raddoppiando la sua attenzione al cambiamento climatico
Ma i piani sono moltissimi. Robert Kennedy ha delineato quella che potrebbe essere la spaventosa strategia a lungo termine dietro al fatto che nel 2020 Gates è divenuto il primo proprietario terriero degli USA: il dominio sull’alimentazione umana. La particolare affezione con la quale Gates sta finanziando e promuovendo la carne sintetica va in questa direzione: dopo i farmaci, il cibo…
Molti mesi fa Renovatio 21 aveva ulteriormente raccontato di uno dei piani meno conosciuti, «Macro Grid», il progetto per la trasformazione dell’intera rete elettrica statunitense. Lo zampino di Bill è anche lì.
Non dimentichiamo, poi, l’inquietante progetto, di cui Renovatio 21 vi scrive da anni, riguardo allo sterminio delle zanzare per alterazione genetica di massa. All’Imperial College di Crisanti, dove l’italiano sviluppava gli insetti, arrivavano dai Gates diecine di milioni di dollari.
I piani sono moltissimi. Robert Kennedy ha delineato quella che potrebbe essere la spaventosa strategia a lungo termine dietro al fatto che nel 2020 Gates è divenuto il primo proprietario terriero degli USA: il dominio sull’alimentazione umana
Ora, torniamo ad Epstein: il problema più grande che può avere Gates in questo momento. Hanno detto che Bill voleva servirsi dei super-contatti di Epstein per vincere il Nobel per la Pace. Crediamo sia una menzogna, mandata in giro ad arte per coprire la verità: lo abbiamo già scritto, a unire Gates ad Epstein non era la ricerca di introduzioni a potenti (Gates ne avrebbe bisogno?) né l’interesse per le belle giovani. Ad unirli, con probabilità, potrebbe essere stata la passione per l’eugenetica.
Ora, in tutta la cronologia pubblica del rapporto Gates-Epstein, emersa un anno fa sul New York Times, un dato non ha mai vacillato: i due si sono frequentati «solo» dal 2011, quando li avrebbero fatti conoscere. Epstein era già da più di un lustro entrato in galera come pedofilo ed era pure bizzarramente uscito (Alexander Acosta, allora procuratore della Florida, poi Segretario del Lavoro per Trump, disse che gli avevano detto di lasciarlo perdere perché aveva a che fare con «l’intelligence»). La cosa è grave, ma sarebbe più grave scoprire che i due si conoscevano e si frequentavano da molto prima.
Ebbene, un podcast recentissimo di Robert Kennedy con la giornalista investigativa americana Withney Webb ha accennato alla possibilità che la strana amicizia vi fosse molti anni prima, e alcuni articoli di giornale sull’argomento sarebbero stati fatti sparire dalla rete…
Siamo sicuri, quindi, che il tracollo d’immagine di Gates sia terminato?
Di cosa discutevano Gates, i Rockefeller, Soros ed altri quella sera del 2009? Di riduzione della popolazione… Che dite, il tema è attuale?
Siamo sicuri che Bill abbia finito di perdere la faccia?
Certo, si potrebbe riscoprire questo vecchio articolo di Renovatio 21, con questa ancora più antica cena fatta tra amici… Di cosa discutevano Gates, i Rockefeller, Soros ed altri quella sera del 2009? Di riduzione della popolazione… Che dite, il tema è attuale?
Metti una sera a cena: Bill Gates, Rockefeller, Soros. E la riduzione della popolazione terrestre
Immagine © Renovatio 21
Alimentazione
Un leader agricolo messicano assassinato in seguito allo sciopero nazionale
Bernardo Bravo Manríquez, presidente della principale associazione di agrumicoltori di Michoacán e membro del Fronte Nazionale per il Salvataggio della Campagna Messicana (FNRCM), il gruppo agricolo più attivo del Messico, è stato assassinato la mattina del 20 ottobre.
Bravo, alla guida degli Agrumicoltori della Valle di Apatzingán, aveva partecipato allo sciopero nazionale degli agricoltori del 14 ottobre, organizzato con successo dal FNRCM per sollecitare il governo a introdurre politiche a sostegno dell’agricoltura nazionale, minacciata da speculatori finanziari internazionali e dai loro cartelli.
Gli agrumicoltori avevano guadagnato l’attenzione nazionale gettando in strada circa due tonnellate di lime di alta qualità durante lo sciopero, permettendo alla gente di raccoglierli, per evidenziare che il prezzo pagato ai produttori per ogni chilo di lime è nettamente inferiore al costo di produzione.
Secondo Aristegui News, l’associazione di Bravo ha spiegato la partecipazione allo sciopero con la richiesta di istituire una banca per lo sviluppo agricolo con crediti agevolati e tassi bassi, per rilanciare le campagne. I coltivatori di lime hanno anche proposto concessioni idriche, protezione della filiera produttiva e prezzi equi.
Gli agricoltori hanno chiarito ai legislatori di non volere sussidi, ma misure per affrontare «le cause strutturali» della crisi che colpisce il settore, chiedendo «un solido quadro giuridico che ci protegga da speculazioni e abusi». L’articolo ha inoltre riportato che Bravo, come leader del settore, aveva denunciato estorsioni da parte di gruppi criminali organizzati e l’assenza di sicurezza per i coltivatori di lime.
A febbraio, Bravo aveva segnalato di aver ricevuto minacce, annunciando la chiusura degli uffici amministrativi della sua azienda. Nella dichiarazione rilasciata il giorno del suo assassinio, il FNRCM ha chiesto al governo di indagare sull’omicidio, ma ha anche criticato «l’indifferenza» del governo alle richieste di dialogo, che crea «condizioni di vulnerabilità per i produttori». La dichiarazione ha evidenziato l’esclusione, da parte del Segretario dell’Agricoltura Julio Berdegué, di due leader del FNRCM, Baltazar Valdez Armentía di Sinaloa e Yako Rodríguez di Chihuahua, da un incontro del 17 ottobre con i leader agricoli, nonostante l’approvazione del Ministero del Governo.
Il FNRCM ha avvertito che il governo dovrebbe collaborare con il movimento per «costruire un’alleanza con lo Stato per salvare le campagne e l’economia nazionale». Ha inoltre denunciato le pressioni del governo statunitense e delle sue entità, che cercano di «aggravare la polarizzazione sociale e l’ingovernabilità per giustificare interventi». In questo contesto, il governo non dovrebbe adottare «gesti divisivi e discriminatori contro i produttori nazionali», ha concluso il FNRCM.
È noto che i cartelli della droga abbiano anche interessi agricoli, soprattutto nel campo dell’avocado, frutto divenuto particolarmente popolare negli USA con le ultime generazioni per le sue proprietà nutritizie.
Alimentazione
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Alimentazione
Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.
«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».
Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.
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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.
Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.
La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.
Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.
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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.
Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.
Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.
In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».
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