Bioetica
Biancaneve, Eluana e la sovranità biologica

Qualche mese fa, ricorderete, Pepé la moffetta fu accusato di essere uno stupratore.
Come tutti saprete, ora è il principe ad essere nei guai.
Il bacio a Biancaneve, datole quando si era addormita, lo ha incastrato. Per quel contatto fisico il nobile ragazzo non aveva il consenso. Quindi ora è al livello di un Grillo junior qualunque: accusato di abusi, non si è capito come si vuole difendere, anche perché come nel brutto caso sardo, anche qui c’è il video.
Notate che alla visione della violenza perpetrata sulla povera fanciulla qui sono in molti: i sette nani, del resto sempre stati un po’ sospetti, e in più tutti gli animali del bosco, che infine gioiscono per l’avvenuto stupro labiale
Notate che alla visione della violenza perpetrata sulla povera fanciulla qui sono in molti: i sette nani, del resto sempre stati un po’ sospetti, e in più tutti gli animali del bosco, che infine gioiscono per l’avvenuto stupro labiale. In realtà, a differenza che nell’altro caso che tiene banco sui giornali, qui sembra gioire anche la vittima una volta destatasi, ma questo è un altro discorso.
Ammettiamo che sin dal liceo giravano certe barzellette tremende sui principi delle fiabe – ne ricordiamo in particolare una su quello di Cenerentola. Tuttavia nessuna barzelletta è assurda come quest’ultima polemica della Cancel Culture, questa sorta di Rivoluzione Culturale cinese permanente imposta dal neonazifemminismo e dal nazi-antirazzismo, dalla wokeness, dall’estremismo del nuovo politicamente corretto.
I libri, e i film, si bruciavano pubblicamente durante la Germania nazista. I proponenti della nuova moralizzazione non ne sembrano turbati, forse perché ignorano la cosa, e non sono turbarti nemmeno dall’essere ignoranti.
Insomma, al rogo Walt Disney, al rogo le fiabe. Del resto, proprio Disney aveva fatto sulle distorsioni naziste dell’educazione dei bambini tedeschi un cartone stupendo, Education for Death. Mentre la fiabe, beh, non da ora sono sotto attacco. Chi rammenta la Spagna di Zapatero saprà che già lì era stato tentata seriamente la sostituzione delle fiabe con storielle dove il principe non salva la principessa (sessista, maschilista, fashista), i draghi non esistono, e invece che vivere felici e contenti al massimo lei accetta di fare con lui un giro in moto.
Ebbene, a sentire parlare così tanto di consenso e di belle addormentate non potevo impedire alla mia mente di tornare da Eluana Englaro.
Ebbene, a sentire parlare così tanto di consenso e di belle addormentate non potevo impedire alla mia mente di tornare da Eluana Englaro.
La Bella addormentata è proprio il titolo che l’ateo militante Marco Bellocchio diede al suo film sul caso Englaro, pellicola che ricevette, tra forti polemiche, abbondanti finanziamenti pubblici.
Sapete tutti cosa è successo a Eluana: mentre dormiva le hanno tolto il cibo, le hanno tolto l’acqua: la hanno, tecnicamente, portata a quello che con eufemismo orwelliano ora chiamano «fine vita». Non il bacio del principe: il bacio della morte. Con l’avallo di medici, di partiti, di istituzioni – le più alte del Paese.
Eluana addormentata poteva dare il consenso per il bacio della morte? Secondo il padre Beppino, sì. Egli per anni portò testimonianze di amiche che dicevano che Eluana in certe chiacchierate aveva detto che era preferibile morire che sopravvivere in stato vegetale. Alla fine l’ha vinta lui: e con lui una larghissima parte della popolazione italiana, che magari durante la battaglia bioetica attorno ad Eluana è pure aumentata di numero.
Dilemma filosofico e bioetico: se mi trovo in uno stato di coscienza diverso da quello in cui ho dichiarato di voler essere eutanatizzato, la mia volontà resta valida?
Tuttavia, come ci ricordano i recenti casi in Olanda – dove, se seguite Renovatio 21 sapete cosa sta succedendo: hanno iniziato da un po’ ad eutanatizzare persone contro la loro volontà – non è un dilemma filosofico e bioetico da poco quello che si può porre in questo caso: se mi trovo in uno stato di coscienza diverso da quello in cui ho dichiarato di voler essere eutanatizzato, la mia volontà resta valida?
Quello che dico quando sono lucido può essere diverso da quello che dico quando non lo sono? In Olanda è successo così: anziani dementi che hanno chiesto l’eutanasia da lucidi poi l’hanno visibilmente rifiutata .
Abbiamo il diritto, quindi, di uccidere qualcuno seguendo le sue volontà, anche se la mente che ha prodotto quelle volontà non c’è più, anzi, ora le rifiuta? Si tratta di domande abissali solo per il «laico» che cerca una logica nel sacrificio umano della morte assistita.
Quello che dico quando sono lucido può essere diverso da quello che dico quando non lo sono?
Facciamoci una domanda ulteriore: il medico è tenuto a spegnere il cuore di un essere umano basandosi su sue volontà raccolte anni prima in una condizione completamente diversa?
Il caso più eloquente è accaduto in Florida circa 4 anni fa. Un settantenne in stato di incoscienza finisce in rianimazione. È messo male di suo: diabete, polmoni ostruiti, tasso alcolemico alle stelle. Nessun parente da contattare. Quando i dottori lo spogliano, sul petto salta fuori un tatuaggio dal significato incontrovertibile: DO NOT RESUSCITATE. Cioè, non rianimatemi, con tanto di firma.
Il DNR è un ordine legale di rianimazione, scritto o orale a seconda del Paese. Indica che una persona non vuole ricevere la rianimazione cardiopolmonare se il cuore di quella persona smette di battere.
Abbiamo il diritto di uccidere qualcuno seguendo le sue volontà, anche se la mente che ha prodotto quelle volontà non c’è più, anzi, ora le rifiuta?
Nel caso della Florida, i dottori decisero di salvare comunque il paziente. Il Comitato etico la pensava diversamente, perché «sarebbe molto ragionevole dedurre che il tatuaggio esprimesse un’autentica preferenza». Il paziente morì senza riprendere conoscenza.
Un altro caso in California, 10 anni fa circa. Un altro tatuaggio DNR: ce lo aveva un signore di 59 anni che deve farsi amputare la gamba a causa di ulcere croniche. Parlando con i dottori, disse che in caso di bisogno vuole essere rianimato. I dottori si stupirono : ma come, e quel tatuaggio?
L’uomo spiegò di avere in gioventù perso una scommessa giocando a poker con altri membri dello staff dell’ospedale mentre era ubriaco; il perdente dovette tatuarsi “D.N.R.” sul petto».
Non abbiamo diritto di baciare le persone addormentate, ma di ucciderle? Il mondo moderno risponde in coro: sì.
Sentita questa storia, i medici hanno suggerirono all’uomo di fargli rimuovere il tatuaggio per evitare confusione in futuro. Macché: l’uomo «non pensava che nessuno avrebbe preso sul serio il suo tatuaggio e rifiutava di rimuoverlo».
Quindi: non abbiamo diritto di baciare le persone addormentate, ma di ucciderle? Il mondo moderno risponde in coro: sì.
Il principio della Necrocultura del resto è sempre il medesimo: laddove puoi favorire la Morte, fallo sempre. Aumenta il numero di vite falciate via – specie dal sistema medico, che viene pervertito nella sua funzione di fornitore di salute dei corpi. La Morte diviene la grande forza di gravità che muove tutte le cose sanitarie e non solo.
Il principio della Necrocultura del resto è sempre il medesimo: laddove puoi favorire la Morte, fallo sempre. Aumenta il numero di vite falciate via – specie dal sistema medico, che viene pervertito nella sua funzione di fornitore di salute dei corpi. La Morte diviene la grande forza di gravità che muove tutte le cose sanitarie e non solo.
E non apriamo nemmeno il discorso sui feti: anche quelli belli – bellissimi – addormentati, privati del diritto di dire la loro sulla loro uccisione, sul loro squartamento e pure sull’utilizzo dei loro tessuti strappati a cuor battente per farne ricerca scientifica o anche linee cellulari per vaccini. In realtà, non è più di soli feti che stiamo parlando, se vari Stati nel mondo, dagli USA alla Nuova Zelanda alla solita Olanda, si stanno muovendo verso il cosiddetto aborto post-natale: in pratica uccidi (e magari lo fai a pezzi per la scienza) il bambino appena nato. Cioè, l’infanticidio vero e proprio, oramai in via di legalizzazione in Paesi come il Belgio.
Ora ci si consenta di tornare ai nazisti. Se guardate Education for Death, il cartone di propaganda antitedesco di Disney che vi abbiamo consigliato sopra, vedrete cosa insegnavano ai bambini: la legge del più forte. La volpe uccide il coniglio, perché è più potente. Il sogno di Hitler era quel paradiso nicciano dove i forti comandano sui deboli, o magari pure li eliminano in massa, perché lebensunwertes leben, «vita indegna di essere vissuta».
Quale differenza c’è tra questa antropologia nazista e la sanità moderna? Nessuna. Anche noi, qui, ora, uccidiamo i deboli. Siamo prepotenti con loro. Ci accaniamo, perfino, con quelli che non possono rispondere: comatosi, embrioni, feti, malati di mente – molto presto, vedrete, arriveranno anche i bambini autistici danneggiati da vaccino. Sulla vita deve trionfare l’utilitarismo, unica filosofia politica e sociale rimasta: sacrifica il più piccolo per il maggior godimento del più grande.
Quale differenza c’è tra questa antropologia nazista e la sanità moderna? Nessuna. Il mondo moderno è figlio di Hitler, sì: egli ha perso la guerra militare, ma ha vinto quella bio-ideologica
Il mondo moderno è figlio di Hitler, sì: egli ha perso la guerra militare, ma ha vinto quella bio-ideologica: in realtà, non è stato proprio lui a vincerla – sono stati i suoi padroni, quelli che da Wall Street lo avevano strafinanziato durante la sua ascesa, e da cui poi copiò le idee eugenetiche, che preesistevano la svastica, la quale altro non fece che copiare il modello angloamericano dei Rockefeller e dei loro scherani.
Nel frattempo, tuttavia, preoccupiamoci per il bacio molesto a Biancaneve. Il suo corpo è stato violato, la sua integrità emotiva pure.
Mica come con il vaccino a cui per decreto stanno obbligando i sanitari e domani pure noi tutti: quello non viola il corpo, e nemmeno l’integrità del proprio DNA. Potete decidere di non essere baciati nel sonno da un principe da favola; non potete decidere di rifiutare una terapia genica sperimentale. L’aspetto allucinatorio dell’ora presente, se ci pensate un attimo, si offre con grande sincerità.
Preoccupiamoci delle labbra violate di Biancaneve, ma non della sovranità biologica di ciascuno di noi: tra sciocchezze e sacrifici umani, ne abbiamo perso perfino il ricordo
Preoccupiamoci delle labbra violate di Biancaneve, ma non della sovranità biologica di ciascuno di noi: tra sciocchezze e sacrifici umani, ne abbiamo perso perfino il ricordo.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Disney dal film Biancaneve e i Sette Nani (1937)
Bioetica
Medici britannici lasciano morire il bambino prematuro perché pensano che la madre abbia mentito sulla sua età

Un bambino prematuro nato a 22 settimane è morto dopo che i medici in Gran Bretagna si sono rifiutati di somministrargli un trattamento salvavita. Lo riporta LifeSite.
Mojeri Adeleye è nato prematuro alla 22ª settimana, dopo che la madre aveva subito la rottura prematura delle membrane. Durante l’emergenza, la mamma e il bambino sono stati trasferiti in un altro ospedale, dove la data di gestazione è stata scritta in modo errato, etichettando Mojeri come se avesse meno di 22 settimane di gestazione.
Le linee guida raccomandano l’assistenza medica solo per i neonati prematuri nati dopo la 22a settimana di gestazione. Sebbene la madre di Mojeri avesse informato il personale medico dell’errore, questi non le hanno creduto e hanno lasciato che il bambino morisse.
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Secondo il rapporto del medico legale, la madre di Mojeri era stata visitata per gran parte della gravidanza presso l’ospedale locale ma a seguito di complicazioni, la donna è stata trasferita in un altro ospedale.
Tuttavia, è stato commesso un errore nelle note di riferimento e la madre di Mojeri è stata registrata come a meno di 22 settimane di gestazione. Le linee guida nazionali raccomandano che il trattamento salvavita venga fornito solo ai prematuri nati a 22 settimane di gestazione o dopo, e sebbene la madre di Mojeri abbia ripetutamente cercato di comunicare al personale la corretta età gestazionale, non le hanno creduto.
Quando la madre è entrata in travaglio, il personale si è rifiutato di fornire a Mojeri qualsiasi assistenza salvavita. Era, infatti, da poco più di 22 settimane di gestazione, come aveva insistito la madre. Poiché i medici non hanno fatto nulla, Mojeri è morto.
Il medico legale ha scritto nel rapporto: «Nel corso dell’inchiesta, le prove hanno rivelato elementi che destano preoccupazione. A mio parere, sussiste il rischio che si verifichino decessi in futuro, se non si interviene».
«Date le circostanze, è mio dovere legale riferirvi. Le questioni di interesse sono le seguenti: La mancanza di considerazione nei confronti della conoscenza da parte della madre di Mojeri della propria gravidanza e della data prevista del parto per Mojeri; La mancanza di discussione con i genitori di Mojeri sulle possibili misure da adottare in caso di parto prematuro prima della 22ª settimana».
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Le linee guida della British Association of Perinatal Medicine (BAPM) del 2019 raccomandavano che, se i bambini nascevano vivi a 22 settimane, venissero fornite cure «focalizzate sulla sopravvivenza»; in precedenza, le linee guida affermavano che i bambini nati prima delle 23 settimane non dovevano essere rianimati.
Dopo l’attuazione di queste linee guida, il numero di bambini prematuri sopravvissuti alla 22ª settimana è triplicato. Prima di allora, i bambini prematuri considerati «troppo piccoli» venivano semplicemente lasciati morire.
Si stima che il 60-70% dei neonati possa sopravvivere alla nascita prematura a 24 settimane di gestazione. Tuttavia, fino al 71% dei neonati prematuri, anche quelli nati prima delle 24 settimane, può sopravvivere se riceve cure attive anziché solo cure palliative. E sempre più spesso, i bambini sopravvivono anche a 21 settimane, scrive Lifesite, che ricorda: «non tutti i bambini sopravvivranno alla prematurità estrema, ma meritano almeno di avere una possibilità».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; immagine modificata
Bioetica
L’amministrazione Trump condanna la «persecuzione della preghiera silenziosa» fuori dagli abortifici britannici

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Bioetica
L’aborto ha spazzato via il 28% della generazione Z. E molto, molto di più

Statistiche ampiamente condivise in rete questa settimana riportano che circa il 28% della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) negli USA è stata abortita nel grembo materno. Lo scrive LifeSite.
Secondo le stime del Guttmacher Institute (il braccio di ricerca e sviluppo del grande abortificio multinazionale Planned Parenthood) sul numero di aborti eseguiti ogni anno negli Stati Uniti dal 1997 al 2011, gli anni di nascita della Generazione Z, circa 19,5 milioni di esseri umani concepiti in quella generazione, sono stati soppressi attraverso l’aborto. Attualmente si stima che negli Stati Uniti ci siano 69,3 milioni di membri della Generazione Z.
I dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che il tasso di aborti tra i bambini della Generazione Z negli Stati Uniti corrisponde quasi alla percentuale stimata di bambini non ancora nati uccisi dall’aborto in tutto il mondo: il 29%, ovvero tre gravidanze su 10.
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Le statistiche di Inghilterra e Galles mostrano tassi di aborto molto simili. «la percentuale di concepimenti che hanno portato all’aborto è stata del 29,7%; si tratta di un aumento rispetto al 26,5% del 2021 e della percentuale più alta mai registrata», ha rilevato un rapporto dell’Office of National Statistics (ONS) basato sui dati del 2022.
Ricordiamo anche che queste statistiche risultano calcolabili pure per realtà apparentemente distanti come il Giappone, con dati nel periodo post-bellico che indicavano l’aborto di circa un terzo dei concepiti, con casi allucinanti di infanticidi – che oggi la Finestra di Overton vuole che chiamiamo «aborti post-natali» – come quello di Miyuki Ishikawa, detta «Oni-sanba», ostetrica che avrebbe ucciso almeno 86 bambini (qualcuno parla di una cifra doppia) affidatile negli anni dell’immediato dopoguerra.
Non si tratta di numeri sconosciuti anche all’Italia, dove per anni le nascite sono state attorno alla cifra di 500 mila, con le interruzioni di gravidanza sopra i 100.000, con un calo sensibile nell’ultimo decennio, in linea tuttavia con il calo delle nascite, specie dopo la pandemia.
Anche in Italia, dunque, abbiamo avuto una percentuale di generazioni spazzate via sopra il 20%, in pratica una piccola guerra condotta contro il Paese stesso, ma legalizzata e pagata dal contribuente – o una serie di bombe atomiche, i cui effetti si misurano in megadeath («megamorte», un milione di individui sterminati).
Come scritto anni fa da Renovatio 21, negli anni l’Italia dell’aborto ha subito una devastazione umana molto superiore a quella di Hiroshima e Nagasaki, con almeno 6-7 megadeath di danno alla popolazione. E parliamo solo delle cifre ufficiali, che non includono gli embrioni distrutti dalle provette, che sono già in numero maggiore di quelli trucidati dall’interruzione volontaria di gravidanza.
Se non volete pensarlo in percentuale, pensatelo così: 6 milioni di persone uccise, sono perfettamente pensabili come un attacco atomico che cancella tutto il Triveneto, o la Sicilia e la Calabria assieme, o l’Emilia-Romagna con l’Umbria e le Marche, o tutto il Lazio e zone limitrofe, o due terzi della Lombardia.
Come avevamo scritto oramai più di 10 anni fa: «Per quanto possa sembrare allucinante, dobbiamo guardare in faccia la realtà: l’Italia è una rovina post-atomica. E neppure lo sa».
Le cifre divenute virali questa settimana non includono mai – perché è un calcolo che i pro-life, specie italiani, non hanno l’intelligenza di fare – quello che qualcuno chiama il ghost number. Proviamo a pensare le cifre americane: e 6.392.900 femmine abortite tra il 1973 e il 1982 avrebbero oggi 25-40 anni, e quindi con alta probabilità almeno un figlio di media (chi due, chi cinque, chi zero). Otteniamo così la cifra di 54.853.850 persone spazzate via dall’anagrafe, sottratte alla società.
Un danno di quasi 55 megadeath: come se il temuto showdown nucleare con la Russia, fosse avvenuto – e senza che i sovietici sparassero un solo colpo. Basandosi sulle attuali statistiche demografiche americane, è possibile calcolare che tra questi 55 milioni vi potrebbero essere stati 7 giudici della Corte Suprema, 31 premi Nobel, 6000 atleti professionisti, 11.010 suore, 1.102.403 insegnanti, 553.821 camionisti, 224.518 camerieri, 336.939 spazzini, 134.028 contadini, 109.984 poliziotti, 39.447 pompieri, 17.221 barbieri.
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Soprattutto, e questo deve essere meditato profondamente dalle femministe, in questo immane turbine di morte sono state disintegrate 27.426.925 donne. Le quali sono, senza dubbio alcuno, il bene più prezioso che esista sulla Terra: ogni cellula uovo che la donna ovulerà in tutta la sua vita, è già formata dal feto a poche settimane dal concepimento. La prima cellula del nostro corpo – l’ovocita – già esisteva dentro nostra madre quando era un feto, venti, trenta, quaranta anni prima che venissimo alla luce. Un’autentica, insondabile meraviglia: la vita contenuta dentro la vita.
L’aborto interrompe questa catena superiore. Come diceva un detto ebraico: chi uccide un uomo uccide l’umanità; ammazzi qualcuno e rovini per sempre le generazioni che seguiranno. Peggio di un fallout radioattivo, l’aborto reca un danno aberrante, che si accumula distruggendo il futuro – i figli, i figli dei nostri figli – su una scala che non possiamo immaginare.
Chi non crede a queste romanticherie scientifiche e umanistiche, pensi ai soldi: i 55 megadeath causati dall’aborto in USA rappresentano 55 milioni di lavoratori e consumatori americani che non pagano le tasse e non partecipano al mercato nazionale. Dal PIL, è possibile calcolare che l’aborto abbia causato all’economia americana un danno di 37 trilioni e 600 miliardi di dollari.
L’abisso di cui stiamo parlando non vi è stata ancora nessuna rappresentazione adeguata alla sua immensità apocalittica. Né la polemologia (la disciplina che nel Novecento si è dedicata allo studio della guerra), né la psicologia, né la sociologia, né la filosofia paiono comprendere questo Inferno per intero.
No, non è solo un terzo della Generazione Z ad essere stato cancellato dall’aborto. È molto, molto di più.
Roberto Dal Bosco
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