Geopolitica
Bergoglio incontra il metropolita ortodosso Ilarione. Ma a che pro?

Durante la sua visita in Ungheria dal 28 al 30 aprile, papa Francesco ha incontrato il metropolita ortodosso Ilarione (Hilarion) e ha parlato con lui per 20 minuti presso la Nunziatura Apostolica dove si trovava il Santo Padre. Secondo i resoconti, tra gli abbracci, il Bergoglio avrebbe baciato la croce pettorale di Ilarione.
Hilarion, di cui ricordiamo il vaccinismo sfrenato, è stato per 13 anni «ministro degli Esteri» del patriarca di Mosca Cirillo, ed è stato nominato metropolita di Budapest nel giugno 2022.
Bergoglio lo aveva incontrato più volte in passato. Sul volo di ritorno a Roma, papa Francesco ha tenuto una conferenza stampa, rispondendo all’agenzia di stampa AGI Eliana Ruggiero se avesse parlato dell’Ucraina con il metropolita Hilarion nel loro colloquio del 29 aprile, e con il premier ungherese Viktor Orbán.
«Hilarion è una persona che rispetto tanto, e abbiamo sempre avuto un bel rapporto» ha detto Bergoglio nella sua classica, solitamente improvvida, conferenza stampa ad alta quota. «E lui ha avuto la cortesia di venire a trovarmi, poi è stato alla Messa, e l’ho visto anche qui, all’aeroporto. Hilarion è una persona intelligente con la quale si può parlare, e questi rapporti è necessario mantenerli, perché se parliamo di ecumenismo e poi diciamo “questo mi piace, questo non mi piace”… Dobbiamo avere la mano tesa con tutti, e anche ricevere la mano altrui».
Bergoglio è quindi passato a parlare del rapporto con i vertici del Patriarcato di Mosca: «con il patriarca Kirill ho parlato una sola volta dal momento che è iniziata la guerra, 40 minuti per zoom, poi tramite Antony, che è al posto di Hilarion, adesso, e che viene a trovarmi: è un vescovo che è stato parroco a Roma e conosce bene l’ambiente, e sempre tramite lui sono in collegamento con Kirill».
«È in sospeso l’incontro che noi dovevamo avere a Gerusalemme a luglio o giugno dell’anno scorso, ma per la guerra si è sospeso: quello si dovrà fare. E poi, con i russi ho un rapporto buono con l’Ambasciatore che adesso lascia, Ambasciatore da sette anni in Vaticano, è un uomo grande, un uomo comme il faut. Una persona seria, colta, molto equilibrato. Il rapporto con i russi principalmente è con questo Ambasciatore. Non so se ho detto tutto» ha chiosato il pontefice.
A questo punto, la giornalista è però tornata all’attacco, chiedendo «se potevano in qualche modo Hilarion e anche Orbán accelerare il processo di pace in Ucraina e
anche rendere possibile un incontro tra Lei e Putin (…) possono fare – tra virgolette – da intermediari?»
«Lei può immaginare che in questo incontro non abbiamo parlato solo di Cappuccetto Rosso, abbiamo parlato di tutte queste cose» ha risposto l’argentino. «Si parla di questo perché a tutti interessa la strada della pace. Io sono disposto, sono disposto a fare tutto quello che si deve fare. Anche adesso è in corso una missione, ma ancora non è pubblica, vediamo… Quando sarà pubblica ne parlerò».
Il sito del metropolita di Budapest, tuttavia riporta che si sarebbe parlato solo delle attività dell’arcidiocesi della capitale magiara e di rapporti interconfessionali.
L’impressione che ne può aver avuto il lettore è di grande diplomazia vaticana affrontata di petto dal papa – un papa 007, che con estrema discrezione poi spiattella tutto ai giornalisti in aereo. Tuttavia la realtà è più insipida.
Come riportato da Renovatio 21, Ilarione di Volokolamsk lo scorso giugno è stato rimosso dal Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca (il cosiddetto «ministro degli Esteri» del Patriarcato) è stato trasferito dalla propria sede, secondo la nota regola del promoveatur ut amoveatur, e assegnato come metropolita di Budapest e di tutta l’Ungheria, in concomitanza con il ritiro per motivi di età del precedente vescovo di Budapest Marco (Golovkov), il quale era tra l’altro stato per diversi anni amministratore della Chiesa Russa in Italia.
La rimozione avviene probabilmente in conseguenza di screzi, rimasti nascosti ma comunque percepibili, tra la gestione di Cirillo e la linea politica di Ilarione, troppo legata ai rapporti con l’Occidente e con la Chiesa Cattolica, e per questo considerata modernista da parte della gerarchia.
Ilarione aveva inoltre perso consenso nell’opinione pubblica russa a seguito delle sue posizioni oltranziste sul tema della vaccinazione (non sierizzarsi è «peccato mortale», aveva detto, spendendosi poi per le mascherine), che non avevano incontrato certo il favore della popolazione e del clero, ed era stato per questo oggetto di amplissime critiche.
Quindi, il papa è andato a chiedere intercessioni presso Kirill o presso Putin da un personaggio allontanato dalle alte sfere?
A che pro questa visita?
Non è che si sia trattato, più che altro, di una visita di cortesia (dovuta ai trascorsi tra i due in questi ultimi anni) spacciata dai giornali occidentali per incontro ai vertici che certifica lo sforzo vaticano per la pace?
Avevamo visto la stessa quando Ilarione condannò pubblicamente i non vaccinati dicendo che non vaccinarsi era peccato mortale: i media nostrani riferirono che, in pratica, quella era la posizione del Patriarcato moscovita.
Avevamo visto anche, pochi mesi fa, il papa insultare intere etnie della Federazione Russa. Davanti alle giustissime proteste diplomatiche di Mosca, il Vaticano – fatto rarissimo – si era scusato.
Questo è il personaggio che vuole intestarsi il processo di pace tra russi e ucraini. Lo stesso, che, ricorderete, fece all’uopo quella strana consacrazione, dopo che il suo Segretario di Stato aveva parlato di armi. Su Renovatio 21 l’avevamo chiamata «Consacrazione a mano armata». Misteri grandi davvero.
Poco dopo, in udienza generale baciò una bandiera della centuria di Maidan.
È cambiato qualcosa? Oppure è che ci vogliono raccontare a tutti i costi che lo sia?
Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
«Li prenderemo la prossima volta» Israele non esclude un altro attacco al Qatar

Israele è determinato a uccidere i leader di Hamas ovunque risiedano e continuerà i suoi sforzi finché non saranno tutti morti, ha dichiarato martedì a Fox News l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Yechiel Leiter.
In precedenza, attacchi aerei israeliani hanno colpito un edificio residenziale a Doha, in Qatar, prendendo di mira alti esponenti dell’ala politica di Hamas. Il gruppo ha affermato che i suoi funzionari sono sopravvissuti, mentre l’attacco è stato criticato dalla Casa Bianca e condannato dal Qatar.
«Se non li abbiamo presi questa volta, li prenderemo la prossima volta», ha detto il Leiter.
L’ambasciatore ha descritto Hamas come «nemico della civiltà occidentale» e ha sostenuto che le azioni di Israele stavano rimodellando il Medio Oriente in modi che gli Stati «moderati» comprendevano e apprezzavano. «In questo momento, potremmo essere oggetto di qualche critica. Se ne faranno una ragione», ha detto riferendosi ai Paesi arabi.
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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che, sebbene smantellare Hamas sia un obiettivo legittimo, colpire un alleato degli Stati Uniti mina gli interessi sia americani che israeliani.
Leiter ha osservato che Israele «non ha mai avuto un amico migliore alla Casa Bianca» e che Washington e lo Stato Ebraico sono rimaste unite nel perseguire la distruzione del gruppo militante.
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito del suo ruolo di mediatore, ha dichiarato che tra le sei persone uccise nell’attacco israeliano c’era anche un agente di sicurezza del Qatar.
L’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, ha denunciato l’attacco come un «crimine atroce» e un «atto di aggressione», mentre il ministero degli Esteri di Doha ha accusato Israele di «terrorismo di Stato».
Israele ha promesso di dare la caccia ai leader di Hamas, ritenuti responsabili del mortale attacco dell’ottobre 2023, lanciato da Gaza verso il sud di Israele. L’ambasciatore ha giurato che i responsabili «non sopravviveranno», ovunque si trovino.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Attacco israeliano in Qatar. La condanna di Trump

#Qatar / #Palestine / #Israel 🇶🇦🇵🇸🇮🇱: Israeli Air Forces carried out air strikes to assassinate Senior officials of #HAMAS in the city of #Doha.
Reportedly HAMAS negotiation team was targeted with Air-To-Surface Missiles while discussing the ceasefire in the capital of Qatar. pic.twitter.com/WdWuqY6rXq — War Noir (@war_noir) September 9, 2025
🚨🇮🇱🇶🇦🇵🇸 BREAKING: ISRAEL just AIRSTRIKED Hamas’s negotiation team in DOHA, QATAR pic.twitter.com/cTdA5fT4gP
— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) September 9, 2025
BREAKING:
Israeli fighter jets struck Qatar’s capital, Doha. An Israeli airstrike in Doha killed Hamas leader in Gaza, Khalil al-Hayya, and three senior members of the group’s leadership, Al Arabiya reports, citing sources. Al Hadath states those in the targeted building… pic.twitter.com/03rwdUbvZ5 — Visegrád 24 (@visegrad24) September 9, 2025
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NEW: Qatar reserves the right to retaliate for the Israeli attack against Doha, Qatari PM says
“We’ve reached a decisive moment; There should be retaliation from the whole region” pic.twitter.com/dKHnqEHNqN — Ragıp Soylu (@ragipsoylu) September 9, 2025
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Nel suo post Trump ha affermato che il bombardamento israeliano all’interno di «una nazione sovrana e stretto alleato degli Stati Uniti» non ha «favorito gli obiettivi di Israele o dell’America». «Considero il Qatar un forte alleato e amico degli Stati Uniti e mi dispiace molto per il luogo dell’attacco», ha scritto, sottolineando che l’attacco è stato «una decisione presa dal primo ministro Netanyahu, non una decisione presa da me». Trump ha affermato che, non appena informato dell’operazione, ha incaricato l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff di avvertire i funzionari del Qatar, ma ha osservato che l’allerta è arrivata «troppo tardi per fermare l’attacco». Il presidente ha affermato che eliminare Hamas era un «obiettivo degno», ma ha espresso la speranza che «questo sfortunato incidente possa servire come un’opportunità per la PACE». Da allora Trump ha parlato con Netanyahu, che gli ha detto di voler fare la pace, e con i leader del Qatar, che ha ringraziato per il loro sostegno e ha assicurato che «una cosa del genere non accadrà più sul loro territorio». La Casa Bianca ha definito l’attacco un incidente «sfortunato». Trump ha dichiarato di aver incaricato il Segretario di Stato Marco Rubio di finalizzare un accordo di cooperazione per la difesa con il Qatar, designato come «importante alleato non NATO».( @realDonaldTrump – Truth Social Post ) ( Donald J. Trump – Sep 09, 2025, 4:20 PM ET )
This morning, the Trump Administration was notified by the United States Military that Israel was attacking Hamas which, very unfortunately, was located in a section of Doha, the Capital of… pic.twitter.com/axQSlL46gW — Fan Donald J. Trump 🇺🇸 TRUTH POSTS (@TruthTrumpPosts) September 9, 2025
“The president views Qatar as a strong ally and friend of the United States and feels very badly about the location of this attack.”
White House press sec. Karoline Leavitt read a statement after Israel’s strike on Hamas leadership in Doha. https://t.co/X3EkiIHoZ7 pic.twitter.com/OdDyR4QcgF — ABC News (@ABC) September 9, 2025
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Geopolitica
Lavrov: la Russia non ha voglia di vendetta

La Russia non ha intenzione di vendicarsi dei paesi occidentali che hanno interrotto i rapporti e fatto pressioni su Mosca a causa del conflitto in Ucraina, ha affermato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
Intervenendo lunedì all’Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca, Lavrov ha sottolineato che la Russia non intende «vendicarsi o sfogare la propria rabbia» sulle aziende che hanno deciso di sostenere i governi occidentali nel loro tentativo di sostenere Kiev e imporre sanzioni economiche a Mosca, aggiungendo che l’ostilità è generalmente «una cattiva consigliera».
«Quando i nostri ex partner occidentali torneranno in sé… non li respingeremo. Ma… terremo conto che, essendo fuggiti su ordine dei loro leader politici, si sono dimostrati inaffidabili», ha affermato il ministro.
Secondo Lavrov, qualsiasi futuro accesso al mercato dipenderà anche dalla possibilità che le aziende rappresentino un rischio per i settori vitali per l’economia e la sicurezza della Russia.
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Il ministro ha sottolineato che la Russia è aperta alla cooperazione e non ha alcuna intenzione di isolarsi. «Viviamo su un piccolo pianeta. Costruire i muri di Berlino è stato in stile occidentale… Non vogliamo costruire alcun muro», ha affermato, riferendosi al simbolo della Guerra Fredda che ha diviso la capitale tedesca dal 1961 al 1989.
«Vogliamo lavorare onestamente e se i nostri partner sono pronti a fare lo stesso sulla base dell’uguaglianza e del rispetto reciproco, siamo aperti al dialogo con tutti», ha affermato, indicando il vertice in Alaska tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense, Donald Trump, come esempio di impegno costruttivo.
Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha dichiarato sabato che le aziende occidentali sarebbero state benvenute se non avessero sostenuto l’esercito ucraino e avessero rispettato gli obblighi nei confronti dello Stato e del personale russo, tra cui il pagamento degli stipendi dovuti.
Questo mese Putin ha anche respinto l’isolazionismo, sottolineando che la Russia vorrebbe evitare di chiudersi in un «guscio nazionale», poiché ciò danneggerebbe la competitività. «Non abbiamo mai respinto o espulso nessuno. Chi vuole rientrare è il benvenuto», ha aggiunto.
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