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Cina

Bergoglio dice che i rapporti del Vaticano con il governo comunista cinese sono «molto rispettosi»

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Durante il volo di ritorno del viaggio apostolico in Mongolia, Bergoglio ha speso parole di elogio per la Repubblica Popolare Cinese, che era, secondo alcuni, il vero obiettivo della visita papale ad Ulan Bator, considerata come una tappa di avvicinamento a Pechino.

 

Parlando dei rapporti del Vaticano con la Cina comunista, Papa Francesco ha descritto il rapporto come «molto rispettoso», nonostante le autorità di Pechino abbiano proibito ai cattolici cinesi di recarsi nella vicina Mongolia per vedere il Papa.

 

«I rapporti con la Cina sono molto rispettosi, molto rispettosi», ha detto Francesco. «Personalmente, ho una grande ammirazione per il popolo cinese, sono molto aperti, diciamo così… Per la nomina dei vescovi c’è una commissione che lavora con il governo cinese e con il Vaticano, da tempo: è un dialogo. E poi ci sono alcuni preti cattolici o intellettuali cattolici che sono invitati nelle università cinesi a insegnare».

 

Il pontefice argentino ha quindi dichiarato che «dobbiamo andare più avanti nell’aspetto religioso, per capirci di più. Che i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori, e che la Chiesa dipenda di un’altra potenza straniera».

 

Quindi è scattato l’ormai classico elogio al cardinale Parolin: «questa strada amichevole la sta facendo bene la commissione presieduta dal Cardinale Parolin: stanno facendo un bel lavoro, anche da parte cinese, un bel lavoro; i rapporti sono così, in cammino, diciamo in una parola».

 

Poi l’elogio universale ai cinesi, stile Bill Gates: «ho grande rispetto per il popolo cinese».

 

La Cina ha consentito il sorvolo dello spazio aereo da parte dell’aereo papale per ben due volte, per il quale il papa ha inviato al presidente cinese Xi Jinping messaggi attentamente formulati, nel tradizionale saluto telegrafico inviato dal Papa ai capi di Stato dei Paesi su cui sta passando sopra. Tali messaggi erano pieni di temi di «unità» e «pace», evitando così qualsiasi menzione del cattolicesimo e concentrandosi sui valori di «unità» così fortemente promossi dalle autorità cinesi.

 

«Assicurandovi delle mie preghiere per il benessere della nazione, invoco su tutti voi le benedizioni divine dell’unità e della pace» scrive il messaggio di papa Francesco, che benedice il regime comunista che tortura e massacra i fedeli e i sacerdoti cattolici, distrugge chiese e orfanotrofi, rapisce i consacrati, uccide milioni di bambini nel ventre materno, espianta gli organi dei prigionieri.

 

Al suo ritorno, il Pontefice ha inviato un messaggio dicendo: «Rinnovo volentieri i miei voti augurali a Sua Eccellenza e al popolo cinese, e invoco su tutti voi l’abbondanza delle benedizioni divine». Insomma, benedizioni a go-go per il Dragone, che non è il Satana della Bibbia (Ap 12,3), ma un modo per chiamare la Cina, però la parola è praticamente la stessa

 

Al termine della messa domenicale a Ulaanbator, Papa Francesco aveva rivolto un messaggio ai cattolici cinesi, affiancato dal cardinale John Tong Hon, ex vescovo di Hong Kong e dall’attuale cardinale designato Stephen Chow SJ.

 

Usando ancora una volta un linguaggio tematico così caro alle autorità cinesi, quello dell’essere buoni cittadini, Francesco ha aggiunto: «Andare avanti, avanzando sempre. E chiedo ai cattolici cinesi di essere buoni cristiani e buoni cittadini”.

 

In un’altra conferenza stampa aerea, di ritorno da Budapest, Bergoglio aveva di fatto mollato il cardinale Zen, ex arcivescovo di Hong Kong che ha passato la vita a combattere le persecuzioni della Cina comunista e a difendere quei cattolici cinesi «sotterranei» che da quando è in corso l’accordo sino-vaticano, hanno il tremendo timore di essere stati abbandonati dal Vaticano.

 

Zen è ora sotto processo nella nuova Hong Kong telecomandata da Pechino: l’assenza di mosse del Vaticano per difenderlo ha spinto persino il Parlamento Europeo (!) a chiedere alla Santa Sede di fare qualcosa.

 

L’accordo sino-vaticano, già di per sé considerabile come un indicibile tradimento dei cattolici cinesi e della loro fresca storia di martirio, è stato violato in questi mesi da Pechino che ha nominato e spostato vescovi senza il consenso di Roma. Il Vaticano, dopo un breve momento di freddezza, si è sottomesso al volere del Dragone.

 

I segni dell’infeudamento della gerarchia cattolica al potere cinese sono visibili da tempo, e appaiono in forme sempre più rivoltanti: un articolo in lingua inglese nel portale internet della Santa Sede sembrava lasciar intendere che le persecuzioni dei cristiani in Cina ad opera del Partito Comunista Cinese sono «presunte».

 

Come ipotizzato da Renovatio 21, dietro all’accordo sino-vaticano potrebbero esserci ricatti a vari membri del clero: la Cina per un periodo ha disposto dei dati di Grindr, l’app degli incontri omosessuali, dove si dice vi siano immense quantità di consacrati. Da considerare, inoltre, che per lungo tempo il messo per l’accordo con Pechino fu il cardinale Theodore McCarrick, forse la più potente figura cattolica degli USA, noto per lo scandalo relativo non solo ai suoi appetiti omofili (anche con ragazzini) ma alla struttura che vi aveva costruito intorno. McCarrick quando andava in Cina a trattare per la normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare e Santa Sede, dormiva in un seminario della Chiesa Patriottica Cinese….

 

Si tratta insomma di un altro discorso rivelatore fatto dal pontefice durante la sua ormai consueta conferenza stampa aeronautica, momento in cui l’argentino si sbizzarrisce in una sorta di «magistero aereo» sconosciuto ai papi precedenti: lo abbiamo imparato sin dai tempi in cui, di ritorno dalla GMG del Brasile nel 2013, la giornalista Ilze Scamparini chiese un commento su monsignor Ricca, accusato di essere «prelato della lobby gay» da un settimanale italiano, ottenendo come risposta dal pontefice il famigerato «chi sono io per giudicare?»

 

Lungi dall’essere chiacchierate a braccio con i giornalisti asserviti (e vaccinati), sono momenti di verità da osservare con attenzione.

 

La verità qui è che il gesuita non molla il sogno mostruosamente proibito della sua Compagnia, quello di conquistare la Cina… secoli fa, ritengono, fu un papa a fermare i gesuiti a Pechino. Ora che il papa – cosa per qualche ragione consentita – è un gesuita, la Cina deve essere presa, anche se ciò può costare la vita dei fedeli cattolici stessi.

 

Ondate di sangue di martiri, che il pontefice attuale non riconosce come semen christianorum.

 

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Cina

«Inarrestabile»: Xi svela la triade nucleare in una parata militare che sfida l’Occidente. A suo fianco Putin e Kim

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La grande parata militare del leader cinese Xi Jinping in piazza Tian’anmen, che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale e a cui hanno partecipato leader mondiali, in particolare i cosiddetti «paria» delle attuali relazioni internazionali, il presidente russo Vladimir Putin e il nordcoreano Kim Jong-un, non ha deluso le aspettative, anzi ha suscitato una rapida risposta da parte del presidente Trump.

 

Il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato che l’ascesa della Cina è «inarrestabile» e ha mostrato oltre 10.000 soldati in marcia in perfetta sincronia insieme a centinaia di armi avanzate.

 

In particolare, Xi ha anche mostrato per la prima volta la forza nucleare terrestre, marittima e aerea dell’Esercito Popolare di Liberazione – una triade completa e letale.

 

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La parata è stata un’occasione per mostrare al mondo che la modernizzazione del più grande esercito permanente al mondo è in pieno svolgimento e per evidenziare i legami sempre più stretti – forse persino una «relazione speciale» – tra la Cina e le altre potenze nucleari, Russia e Corea del Nord.

 

Nel suo discorso inaugurale, Xi Jinping ha dichiarato: «L’umanità si trova nuovamente a un bivio, dovendo scegliere tra pace o guerra, dialogo o conflitto, cooperazione vantaggiosa per tutti o giochi a somma zero».

 

Riguardo alla triade nucleare completa, questa comprende il missile a lungo raggio lanciato da aerei JingLei-1, il missile intercontinentale lanciato da sottomarini JuLang-3, il missile balistico intercontinentale terrestre DongFeng-61 e una nuova variante del missile balistico intercontinentale terrestre DongFeng-31, come riportato da Xinhua News.

 

La Cina ha potenziato il suo arsenale nucleare, svelando nuove capacità, tra cui missili balistici intercontinentali di ultima generazione come il DF-5C, il DF-61 e il JL-3, quest’ultimo lanciato da sottomarini.

 

Questo completa la triade nucleare cinese, con missili nucleari dispiegabili da aria, terra e mare, rafforzando la capacità di un secondo attacco. In particolare, il JL-3 può colpire il territorio continentale degli Stati Uniti, consentendo a Pechino di minacciare obiettivi strategici in un eventuale conflitto.

 

 

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I media statali cinesi hanno definito queste armi come il «jolly» strategico della Cina, evidenziandone il ruolo cruciale nella protezione della sovranità, della sicurezza e dell’orgoglio nazionale, nonché come elemento centrale della strategia di deterrenza del Paese.

 

Durante la parata sono stati mostrati sistemi laser per la difesa aerea, tra cui un grande laser che, secondo la televisione di stato, sarà utilizzato su navi da guerra, insieme a una versione terrestre. Sono stati presentati inoltre per la prima volta due grandi droni sottomarini, le cui immagini hanno rivelato dimensioni impressionanti rispetto ai soldati nelle vicinanze.

 

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L’arrivo di Kim Jong Un a Pechino ha rivelato la presenza di due membri della sua famiglia: la sorella Kim Yo-jong, una delle sue più fidate consigliere, e una giovane ragazza, presumibilmente la figlia Kim Ju Ae, la cui partecipazione ha suscitato speculazioni su una possibile futura successione.

 

Gli eventi di mercoledì hanno offerto l’inedita immagine di tre leader, definiti dalla stampa occidentale mainstream come «l’asse del rivolgimento», intenti a supervisionare l’esibizione di armamenti nucleari.

 

Il missile balistico intercontinentale DF-5C, composto da tre sezioni trasportate su tre veicoli, può portare fino a 12 testate nucleari e ha una portata di 13.000-20.000 km, sufficiente per colpire qualsiasi bersaglio globale.

 

Riguardo alle relazioni tra Stati Uniti e Cina, la tempistica di questi eventi è significativa, poiché la Casa Bianca ha recentemente annunciato che il presidente Trump potrebbe visitare la regione entro fine ottobre ed è disponibile a incontrare Xi Jinping. Tra i temi principali ci sono un possibile accordo sui dazi, la potenziale vendita di TikTok negli Stati Uniti e l’influenza di Pechino su Putin per quanto riguarda il futuro della guerra in Ucraina, in particolare la possibilità di un cessate il fuoco o di una risoluzione più ampia.

 

In un momento della parata cinese, Xi e Putin hanno discusso di come i trapianti di organi e altri progressi scientifici potrebbero permettere alle persone di vivere fino a 150 anni in questo secolo.

 

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«Pace attraverso la forza» sembra essere il messaggio di Xi in questa parata, per usare un’espressione che in realtà è usata da tempo dai leader americani. In piazza Tian’anmen, nel frattempo, sono sfilati missili ipersonici anti-nave, un chiaro messaggio in direzione di Taiwan, dove incrociano sempre, nelle cicliche provocazioni, portaerei e navi da guerra USA.

 


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Riguardo a Kim Jong Un, è evidente che si è fortemente allineato con la Russia nel conflitto in Ucraina, inviando oltre 10.000 soldati nordcoreani a sostegno dello sforzo bellico – con circa 2.000 di loro rimpatriati da cadaveri– evidenziando un’alleanza sempre più stretta tra Mosca e Pyongyang. Xi Jinping, invece, non si è impegnato a tal punto in questa alleanza e probabilmente non desidera farne parte.

Il presidente americano Donaldo J. Trump non ha potuto trattenersi dal commentare le immagini provocatorie.

 

«Vi prego di porgere i miei più cordiali saluti a Vladimir Putin e Kim Jong-un, mentre cospirate contro gli Stati Uniti d’America» ha scritto il presidente americano.

 

 

Trump ha anche sottolineato la sconfitta americana del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, che alla fine ha garantito una pace duratura alla Cina. No, Xi non ha elogiato gli Stati Uniti per questo, ma si è schierato orgogliosamente al fianco dei suoi alleati sanzionati dagli Stati Uniti…

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

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Cina

La Cina presenta il primo chip 6G al mondo

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I ricercatori cinesi hanno presentato il primo chip 6G al mondo, in grado di aumentare la velocità di connessione nelle aree remote fino a 5.000 volte rispetto al livello attuale. Lo riporta il giornale di Hong Kong South China Morning Post (SCMP).   La tecnologia 6G si prevede possa ridurre il divario digitale tra aree rurali e urbane. Sviluppato da ricercatori dell’Università di Pechino e della City University di Hong Kong, il chip 6G «all-frequency» potrebbe offrire velocità internet mobile oltre i 100 gigabit al secondo su tutto lo spettro wireless, incluse le frequenze usate nelle zone remote, rendendo l’accesso a internet ad alta velocità più disponibile nelle regioni meno connesse e permettendo, ad esempio, di scaricare un film 8K da 50 GB in pochi secondi.   Tuttavia, le tecnologie 5G e 6G suscitano preoccupazioni. Critiche riguardano i possibili rischi per la salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche, soprattutto con le alte frequenze del 6G, oltre a vulnerabilità agli attacchi informatici a causa dell’aumento dei dispositivi connessi. L’espansione delle infrastrutture potrebbe inoltre avere un impatto ambientale e accentuare le disuguaglianze, lasciando indietro le aree rurali. Si temono anche un incremento della sorveglianza e problemi legati alla privacy dei dati con l’aumento della connettività.

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Le tecnologie wireless come il 5G operano su gamme di frequenza limitate. Il nuovo chip 6G, invece, copre l’intero spettro (da 0,5 GHz a 115 GHz) in un design compatto di 11 mm x 1,7 mm, eliminando la necessità di più sistemi per gestire diverse frequenze. Questo permette al chip di funzionare in modo efficiente su bande sia basse che alte, supportando applicazioni ad alta intensità e migliorando la copertura in aree rurali o remote.   «Le bande ad alta frequenza come le onde millimetriche e i terahertz offrono una larghezza di banda estremamente ampia e una latenza estremamente bassa, rendendole adatte ad applicazioni come la realtà virtuale e le procedure chirurgiche», ha dichiarato al China Science Daily il professor Wang Xingjun dell’Università di Pechino.   I ricercatori stanno sviluppando moduli plug-and-play per diversi dispositivi, come smartphone e droni, che potrebbero facilitare l’integrazione del nuovo chip nelle tecnologie di uso quotidiano.   La Cina pare accelerare per una primazia tecnologica non solo nelle telecomunicazioni – con il caso di Huawei, e relativi incidenti diplomatici internazionali, e sospetti anche in Italia – ma in genere nel settore tecnologico, dove si assiste ai consistenti sforzi per l’IA, visibili nell’ascesa di DeepSeek, un’Intelligenza Artificiale realizzata nel Dragone che non abbisogna di chip particolarmente performanti.

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Cina

Xi agli Stati SCO: sfidiamo il predominio occidentale

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I membri dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) dovrebbero continuare a resistere «all’egemonismo e alla politica di potenza» per contribuire a costruire un sistema internazionale più equo, ha affermato lunedì il presidente cinese Xi Jinping aprendo la riunione dei leader del gruppo a Tianjin.

 

Nel suo discorso programmatico ai leader e ai rappresentanti dei paesi membri e partner, Xi ha invocato quello che ha definito lo «spirito di Shanghai» di «fiducia reciproca, mutuo vantaggio, uguaglianza, consultazione, rispetto per le diverse civiltà e ricerca di uno sviluppo condiviso».

 

Xi ha elogiato i progressi compiuti dalla SCO dalla sua fondazione nel 2001 e ha delineato nuove priorità, affermando che i membri devono «opporsi alla mentalità da Guerra Fredda, al confronto tra blocchi e alle pratiche intimidatorie», termini spesso usati da Pechino per criticare le politiche statunitensi e occidentali.

 

«Dovremmo sostenere un mondo multipolare equo e ordinato e una globalizzazione economica universalmente vantaggiosa e inclusiva, e rendere il sistema di governance globale più giusto ed equo», ha aggiunto lo Xi.

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Il presidente cinese ha inoltre esortato i membri a perseguire una cooperazione vantaggiosa per tutti, nel rispetto delle differenze nazionali, rafforzando gli scambi tra i loro popoli e spingendo per una maggiore efficienza e un processo decisionale basato su prove concrete all’interno della SCO.

 

La produzione economica collettiva del gruppo regionale ha raggiunto i 30.000 miliardi di dollari, ha osservato Xi, aggiungendo che la sua influenza globale si sta espandendo di conseguenza. I membri stanno lavorando insieme per affrontare sfide come la sicurezza, le questioni ambientali e l’innovazione, ha aggiunto.

 

Il commercio cumulativo della Cina con i Paesi SCO ha superato i 2,3 trilioni di dollari, ha affermato Xi, evidenziando i progetti nell’ambito della Belt and Road Initiative di Pechino e di altri meccanismi. Ha promesso ulteriori investimenti, anche nell’istruzione e nella formazione di competenze scientifiche e ingegneristiche necessarie per sostenere la crescita futura.

 

All’incontro ospitato dalla Cina partecipano più di 20 nazioni provenienti da Asia, Europa e Medio Oriente, oltre a rappresentanti delle principali organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU e l’ASEAN.

 

Ha destato interesse in rete l’immagine dove Xi parlava e scherzava con il presidente russo Vladimiro Putin e il premier indiano Narendra Modi.

 

 

Si tratta, oltre che di tre Paesi che sommano tra i due e i tre miliardi di persone. Tutte e tre le nazioni sono potenze atomiche, con Mosca ad essere, almeno ufficialmente, il Paese che dispone di più testate al mondo.

 

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Immagine di Kremlin.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

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