Geopolitica
Basi militare e Mar Cinese meridionale: Kamala Harris assicura sostegno Usa a Manila
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Filippine e Cina si contendono parti del vasto specchio d’acqua. La vice presidente USA visita l’isola di Palawan, vicino l’area di crisi. Washington vuole rafforzare la propria presenza militare nella nazione insulare. Proposta la costruzione di due avamposti nella provincia filippina che guarda Taiwan.
Gli Stati Uniti sono dalla parte delle Filippine di fronte a intimidazioni e atti coercitivi nel Mar Cinese meridionale. Lo ha dichiarato oggi la vice presidente Usa Kamala Harris durante una visita a Palawan, isola filippina che si affaccia sul tratto di mare conteso: un velato attacco alla Cina, che rivendica quasi per intero il vasto specchio d’acqua.
Nazionalisti e attivisti filippini vogliono che il loro presidente Ferdinand Marcos jr. faccia valere una sentenza della Corte internazionale di arbitrato dell’Aia per proteggere i confini nazionali dalle pretese territoriali della Cina.
Nel 2016 la Corte dell’Aia ha definito «senza basi legali» le rivendicazioni cinesi su quasi il 90% del Mar Cinese meridionale. Insieme a Vietnam, Brunei, Malaysia, Taiwan e in parte l’Indonesia, le Filippine si oppongono alle richieste territoriali della Cina, che da anni continua a militarizzare alcune isole e banchi coralliferi nel tratto di mare.
Per contenere l’espansione di Pechino, le navi da guerra degli Stati Uniti compiono regolari pattugliamenti nei pressi di questi avamposti militari.
La puntata di Harris a Palawan arriva in un momento di tensione tra Filippine e Cina. Marcos jr. ha detto oggi che il suo governo ha inviato una nota diplomatica alla Cina sull’incidente di ieri nel Mar Cinese meridionale.
Secondo la versione filippina, negata da Pechino, unità della guardia costiera cinese hanno recuperato «con la forza» parti di razzo galleggianti mentre erano trascinate verso una propria isola da forze navali di Manila.
Scopo primario del viaggio di Harris nelle Filippine, iniziato il 20 novembre, è di accelerare i piani di allargamento della presenza militare USA nel Paese, come previsto da un accordo siglato dai due alleati nel 2014. Washington non ha più basi permanenti in territorio filippino da inizio anni Novanta; grazie a un’intesa del 1999 può schierare però truppe per esercitazioni militari.
Il patto di sette anni fa permette invece a unità statunitensi di stabilirsi a rotazione in strutture militari filippine, potendo ammassare armi purché non siano nucleari.
Manila ha rivelato che gli USA vogliono costruire cinque nuovi avamposti militari nel Paese, due dei quali nella provincia settentrionale di Cagayan. L’area si affaccia sullo Stretto di Luzon, che divide le Filippine da Taiwan: un punto strategico in caso di conflitto tra Pechino e Taipei. Lo è anche per la strategia USA di prevenire attacchi navali cinesi contro il territorio taiwanese con una «anti-Marina».
È una strategia di difesa attiva che vede unità terrestri statunitensi, sparse in tutto il Pacifico occidentale, utilizzare missili di precisione per tenere a distanza le forze navali di Pechino.
Il ministero cinese degli Esteri ha dichiarato oggi che Pechino «non è contro normali relazioni tra USA e Filippine, ma queste non dovrebbero danneggiare gli interessi di altri Paesi».
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Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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