Epidemie
Bambini, scuole e test COVID: quali sono i rischi?

Renovatio 21 pubblica la traduzione di questo articolo su gentile concessione di Alliance for Natural Health International
I ricercatori avvertono dei rischi di lesioni cerebrali per milioni di bambini che ora si sottopongono regolarmente a test con tampone nasale effettuati da non esperti, in alcuni casi dagli scolari stessi.
I bambini nel Regno Unito sono tornati a scuola questo mese, il primo passo di un allentamento dolorosamente lento delle restrizioni formulato negli ultimi mesi. Tuttavia, questo è il caso dei soli bambini sono sottoposti a regolari test COVID-19 e che rispettano l’obbligo di indossare le mascherine, ora esteso alle aule e alle aree comuni. Tutto ciò ha un costo, sia per la salute sia per il benessere dei bambini, oltre a sottrarre ben 78 milioni di sterline dai soldi dei contribuenti.
Ma queste restrizioni sono necessarie? I ricercatori del Dipartimento di malattie infettive dell’Imperial College di Londra suggeriscono di no, a causa dei tassi di trasmissione estremamente bassi di SARS-CoV-2 nelle scuole.
Alcune persone sono giustamente preoccupate che l’uso improprio dei tamponi nasali utilizzati nei PCR o nei test a flusso laterale possa causare danni alla delicata membrana che protegge il cervello
Ragazzi, avete voglia di farvi punzecchiare il cervello?
Alcune persone sono giustamente preoccupate che l’uso improprio dei tamponi nasali utilizzati nei PCR o nei test a flusso laterale possa causare danni alla delicata membrana che protegge il cervello. Ma se doveste credere ai fact-checker, sareste portati a pensare che questa non sia altro che una teoria complottista. Ma, come è stato dimostrato in molti altri casi, i fact checker hanno sbagliato di nuovo.
Esiste un rischio e tale rischio aumenta man mano che sempre più persone inesperte (ora inclusi i bambini) effettuano i propri tamponi.
Nell’ottobre 2020, un caso clinico è stato pubblicato su JAMA Otolaryngology-Head & Neck Surgery che descriveva il caso di una donna la cui membrana cerebrale era stata perforata da un tampone COVID con conseguente fuoriuscita di liquido cerebrospinale.
Nell’ottobre 2020, il caso di una donna la cui membrana cerebrale era stata perforata da un tampone COVID con conseguente fuoriuscita di liquido cerebrospinale
Una seconda donna negli Stati Uniti ha recentemente avuto un’esperienza simile. Valutando l’uso dei tamponi nasali, i ricercatori che pubblicano su JAMA Otolaryngology-Head & Neck Surgery hanno emesso avvertimenti sui rischi per i milioni di persone che ora si sottopongono regolarmente ai test, in particolare i tamponi nasali somministrati in modo inesperto.
E chi sta effettuando i tamponi nasali nelle scuole? Gli scolari stessi! Speriamo che quando i bambini sbagliano, è perché non vanno abbastanza in profondità, e non il contrario.
Quello che sembra non venga detto a nessuno è che la lamina cribriforme, la parte che separa il cervello dalla cavità nasale, è una struttura delicata, morbida, a nido d’ape o simile a un setaccio, sottile e stretta con minuscole perforazioni.
Chi sta effettuando i tamponi nasali nelle scuole? Gli scolari stessi!
Questo è il motivo per cui è un sito perfetto per la chirurgia endoscopica transnasale della base cranica. Ma chiaramente è provato che non ha senso suggerire che qualcuno inesperto nel maneggiare un tampone nasale non possa spingere il tampone nel cervello.
Perché il test del flusso laterale nelle scuole è profondamente fuorviante ed è uno spreco di denaro pubblico
Quasi 57 milioni di kit per il test del flusso laterale (LFT) sono stati consegnati alle scuole del Regno Unito.
È provato che non ha senso suggerire che qualcuno inesperto nel maneggiare un tampone nasale non possa spingere il tampone nel cervello
Sono state espresse preoccupazioni sulla loro accuratezza a causa del numero di risultati falsi positivi che restituiscono. D’altro canto, ci sono anche preoccupazioni per gli alti livelli di falsi negativi, sebbene questo sia un problema minore in quanto i tassi di veri negativi sono molto inferiori a quanto si pensi generalmente.
Le opinioni sull’uso dei test massivi per rilevare la presenza di SARS-CoV-2 sono mescolate con la preoccupazione che i test non impediscano la trasmissione del virus. Regna la confusione in termini di test positivi. Se un bambino risulta positivo a casa e un successivo test PCR risulta negativo, quel bambino può tornare a scuola. Tuttavia, se un test LFT positivo è stato eseguito nei locali della scuola, l’alunno e i suoi contatti dovranno autoisolarsi indipendentemente dal fatto che abbiano o meno un test PCR negativo poiché il governo considera minime le possibilità che il test LFT sia un falso positivo.
Abbiamo discusso in precedenza dei problemi del test PCR e della probabilità significativamente maggiore che un test restituisca un risultato positivo quando la prevalenza del virus nella comunità è bassa. Lo stesso problema si applica ai test di flusso laterale.
La confusione in termini di test positivi. Se un bambino risulta positivo a casa e un successivo test PCR risulta negativo, quel bambino può tornare a scuola. Tuttavia, se un test LFT positivo è stato eseguito nei locali della scuola, l’alunno e i suoi contatti dovranno autoisolarsi indipendentemente dal fatto che abbiano o meno un test PCR negativo
Per illustrare ciò, abbiamo inserito i dati di sensibilità e specificità (77,8% e 99,68% rispettivamente) dal test a flusso rapido Innova al calcolatore di valutazione del test diagnostico MedCalc. Gli obiettivi erano calcolare il valore predittivo positivo (PPV) (cioè la probabilità che il SARS-VoV-2 sia presente quando il test è positivo) e il valore predittivo negativo (NPV) (cioè la probabilità che il SARS-CoV-2 non sia presente quando il test è negativo) tenendo conto della bassa prevalenza (quantità) di infezione in una data popolazione.
Questo è importante perché, come abbiamo spiegato nel nostro articolo «Casedemic» che criticava i test PCR, la teoria bayesiana rende essenziale che si tenga conto della prevalenza quando si considerano i tassi di falsi positivi e negativi di qualsiasi test diagnostico. Un fatto chiave su cui il ministro della salute del Regno Unito, Matt Hancock, sembra non riuscire a capirci qualcosa o che sceglie di non farlo.
Abbiamo utilizzato tre tassi di prevalenza: 0,14% (tratto dai dati NHS Test & Trace), quindi dimezzato (0,07%) e raddoppiato (0,28%), per tenere conto della variazione, poiché la prevalenza è variabile.
A queste prevalenze, si possono trovare valori predittivi positivi (PPV) molto inferiori rispetto alle affermazioni sulla precisione fatte dal governo.
Per i tre tassi di prevalenza, 0,07%, 0,14% e 0,28%, le probabilità che un test positivo indichi con successo la presenza dell’infezione sono rispettivamente del 15%, 25% e 41%. Non viene detto ai ragazzi delle scuole, ai genitori e ai loro insegnanti.
La task force COVID-19 della Royal Statistical Society ha anche sollevato preoccupazioni sul rischio di test «positivi» quando la prevalenza di infezione è bassa. Non è strano che nessuno sembri ascoltare?
La task force COVID-19 della Royal Statistical Society ha anche sollevato preoccupazioni sul rischio di test «positivi» quando la prevalenza di infezione è bassa. Non è strano che nessuno sembri ascoltare?
Ci chiediamo ancora: dove è l’analisi costi/benefici che mostra che questo massiccio acquisto di 57 milioni di kit con il denaro dei contribuenti per il test del flusso laterale era giustificato per le scuole?
Sputare o tamponare?
Il test con tampone orofaringeo non solo può potenzialmente danneggiare la persona sottoposta a test, ma è anche decisamente fastidioso.
Ci chiediamo ancora: dove è l’analisi costi/benefici che mostra che questo massiccio acquisto di 57 milioni di kit con il denaro dei contribuenti per il test del flusso laterale era giustificato per le scuole?
C’è un modo migliore per testare? In realtà c’è, ma non ne sentiamo parlare molto. Coinvolge la pletora di test salivari che sembrano essere efficaci quanto i test del flusso laterale e molto più facili da somministrare.
Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha rilevato che un numero molto più elevato di campioni di saliva è risultato positivo fino a 10 giorni dopo la diagnosi di COVID-19 rispetto ai campioni di tampone.
I test salivari stanno diventando sempre più disponibili, ma devono ancora essere utilizzati dai governi.
Di seguito alcuni dettagli:
C’è un modo migliore per testare? In realtà c’è, ma non ne sentiamo parlare molto. Coinvolge la pletora di test salivari che sembrano essere efficaci quanto i test del flusso laterale e molto più facili da somministrare
USA
- SalivaDirect – sviluppato dalla Yale School of Public Health è stato approvato per l’uso dalla Food & Drug Administration statunitense nell’agosto dello scorso anno.
- Gli scienziati della Washington University hanno annunciato lo sviluppo di un test salivare che sperano possa essere utilizzato su larga scala.
- DxTerity ha aggiunto al suo portafoglio un test SARS-CoV-2 basato sulla saliva.
Regno Unito
- I test salivari Covguard sono disponibili per i cittadini del Regno Unito.
- Vatic Health è un’altra opzione del Regno Unito creata da un team di scienziati, ingegneri e designer.
- E se state cercando test salivari che soddisfino anche i requisiti «di idoneità», date un’occhiata a Fitness Genes e Hydro-x.
Australia
- Un team della University of Technology di Sydney ha sviluppato un test salivare molto sensibile agli antigeni del SARS-CoV-2 che può fornire risultati in meno di 15 minuti.
Traduzione di Alessandra Boni
Pubblicato originariamente da Alliance for Natural Health International.
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?

A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID

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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe

Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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