IVF
Aumenta il numero di bambini concepiti tramite donazione di sperma
Il numero di bambini nati nel Regno Unito da sperma di donatore è più che triplicato negli ultimi 13 anni, secondo le statistiche pubblicate dalla Human Fertilization and Embryology Authority (HFEA). Lo riporta BioNews.
Nel 2006 si sono verificate meno di 900 nascite a seguito dell’uso di sperma da donatore, salendo a oltre 2800 nel 2019. Il rapporto ha evidenziato che questo aumento del concepimento di donatori di sperma è guidato da pazienti single e coppie dello stesso sesso femminile e ha anche evidenziato una mancanza di diversità etnica tra gli spermatozoi e donatrici di ovuli.
L’HFEA, che funge da regolatore del settore della fertilità nel Regno Unito, ha analizzato le tendenze nazionali nella donazione di sperma, ovuli ed embrioni dai dati forniti dalle cliniche autorizzate negli ultimi 30 anni e ha incluso il feedback dei pazienti dal suo National Patient Survey del 2021. Complessivamente, hanno scoperto che la donazione di ovuli, sperma ed embrioni ha rappresentato una su 170 di tutte le nascite nel 2019, di cui una su sei ha seguito la fecondazione in vitro.
Sebbene le registrazioni nazionali dei donatori di sperma siano raddoppiate, passando da circa 400 donatori all’anno nei primi anni ’90 a circa 800 all’anno alla fine degli anni 2010, la percentuale di donatori di sperma importati dall’estero è aumentata dal 22% al 52% nell’ultimo decennio per soddisfare le esigenze crescente domanda.
La maggior parte dei donatori proviene dagli Stati Uniti (27%) e dalla Danimarca (21%). La Danimarca, come noto, è divenuta una sorta di superpotenza dello spermatozoo, in grado di supplire alla mancanza di donatori di sperma anche del Belgio.
«È sorprendente che così tanto sperma di donatore venga importato nel Regno Unito dagli Stati Uniti e dalla Danimarca, suggerendo che c’è una carenza di donatori nel Regno Unito», ha affermato Sarah Norcross, direttrice del Progress Educational Trust.
L’indagine sui pazienti ha anche rilevato che l’82% dei pazienti preferisce un donatore che corrisponda alla propria etnia. Il rapporto ha rivelato discrepanze nell’etnia dei donatori di sperma, rilevando che solo il due percento dei donatori di sperma era nero tra il 2016 e il 2020, nonostante costituissero il 4% della popolazione britannica di età compresa tra 20 e 39 anni nello stesso periodo.
Allo stesso modo, solo il 7% dei donatori di sperma erano asiatici, nonostante costituissero il 10% della popolazione.
Come riportato da Renovatio 21, in moltissimi Paesi oramai la «donazione» di sperma avviene bypassando cliniche e ospedali, addirittura tramite contatti consumatisi in Facebook. Si è avuto anche il caso di fialette di sperma offerte gratuitamente su Instagram.
I casi che risultano sono sempre più complessi, oscuri, osceni e grotteschi: per esempio, quello del donatore di sperma olandese che potrebbe aver generato 400 figli, mettendo la base per una società dove potrebbero consumarsi quantità di incesti da provetta: la sua prole genetica potrebbe finire ovviamente per accoppiarsi…
Vari altri casi di superdonatori – o super-spreader, come qualcuno comincia a chiamarli – si stanno moltiplicando in tutto il mondo.
Mentre Paesi come il Giappone stanno pensando di vietare la donazione di sperma per donne single e coppie lesbiche, altri in Paesi come l’Australia le istituzioni rifiutano di creare un registro degli spargitori di sperma.
Il mercato dello sperma entro il 2030 potrebbe valere 7,5 miliardi. Attualmente esso vale già quasi 5 miliardi di dollari.
Nel frattempo, si discute e si pratica anche la «donazione» di sperma dai morti, come in Israele, paese che già ha visto due anni fa un aumento del 300% dei donatori di sperma, con casi allucinanti come quello del prolifico donatore ebreo americano bandito dall’operare nello Stato ebraico.
La quantità di spermatozoi è in diminuzione impressionante nella popolazione.
IVF
Donatori di sperma «seriali» e bambini col tumore: cala la maschera sull’industria della riproduzione
La notizia arriva dalla Danimarca, patria europea della «donazione» si sperma e sede di alcune delle più grandi banche del seme al mondo. Un «donatore» di spermatozoi, apparentemente in perfetta salute, è risultato portatore asintomatico di una mutazione genetica rara, una variante del gene TP53, associata a un rischio elevato di sviluppare tumori, dopo aver contribuito alla nascita di quasi duecento bambini disseminati in quattordici Paesi.
Una cifra che basterebbe da sola a descrivere il livello di industrializzazione raggiunto dal mercato della riproduzione umana. Ma ciò che è accaduto dopo è ancora più rivelatore: secondo quanto riportato dall’emittente pubblica danese DR, la Banca Europea del Seme era già stata informata nel 2020 di un primo caso di tumore in un bambino concepito tramite questo donatore. È stato allora eseguito un test genetico sul materiale seminale dell’uomo, ma, a detta della banca, la mutazione non sarebbe stata rilevabile.
Risultato? La vendita dello sperma è ripresa come se nulla fosse.
Tre anni più tardi, un nuovo caso, un altro bambino ammalatosi di cancro e portatore della stessa mutazione, ha costretto la banca a ripetere le analisi: questa volta la mutazione è stata trovata. Solo a quel punto, nell’ottobre 2023, il donatore è stato definitivamente bloccato.
Nel frattempo, 197 bambini erano già venuti al mondo, 99 dei quali solo in Danimarca.
La spiegazione ufficiale offerta dalla banca del seme è lapidaria: la mutazione non sarebbe stata individuabile tramite uno screening standard perché «rara e non descritta» e perché «presente solo in una piccola parte degli spermatozoi del donatore e non nel resto del corpo».
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Come a dire: l’industria della riproduzione artificiale umana procede come un qualunque processo produttivo seriale. Il materiale difettoso può sfuggire ai controlli qualità, capita. E se il prodotto finale, in questo caso, bambini in carne ed ossa, dovesse risultare affetto da patologie gravi, pazienza: si aggiorneranno i protocolli, si migliorerà la sensibilità dei test, si ottimizzerà la filiera.
Nel frattempo, però, centinaia di famiglie dovranno convivere con l’incertezza che il proprio figlio possa sviluppare forme tumorali potenzialmente letali.
La vicenda danese dimostra ancora una volta che la riproduzione artificiale, lungi dall’essere il trionfo della libertà e dell’autodeterminazione, è un’industria; e come tutte le industrie opera seguendo logiche economiche, produttive, utilitaristiche.
Il donatore non è una persona, ma un fornitore biologico; il bambino non è un figlio, ma il risultato di una procedura; la banca del seme non è una istituzione «al servizio della vita», ma un’azienda che deve vendere un prodotto.
È la medesima logica che vediamo operare nel sistema trapiantologico: il corpo umano diventa una risorsa, una miniera da cui estrarre ciò che serve. Nel caso in questione non si estraggono organi, ma gameti. L’obiettivo, però, è lo stesso: costruire un mercato che tratta l’essere umano come un aggregato di funzioni e materiali utili.
La narrazione rassicurante della scienza che controlla tutto si infrange davanti a questa vicenda, rivelando il suo contrario: un sistema che procede per tentativi, che sbaglia, che minimizza, che giustifica l’ingiustificabile pur di non mettere in discussione l’impianto ideologico e commerciale su cui si regge.
Perché il vero tabù è ammettere che la tecnica non è neutra, né onnipotente; che la produzione industriale di esseri umani comporta rischi enormi, incalcolabili, e che il primo a pagarli è sempre il più debole.
Finché non si avrà il coraggio di guardare in faccia questa verità, continueremo a chiamare progresso ciò che è, in realtà, una gigantesca regressione antropologica: la riduzione della vita umana a merce negoziabile, vendibile e restituibile perché «difettosa», proprio come qualunque altro prodotto industriale.
Alfredo De Matteo
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IVF
Gli embrioni uccisi dalla fecondazione in vitro superano il numero di bambini uccisi dall’aborto: pure i pro-life USA se ne accorgono
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IVF
Trump annuncia un accordo per rendere più facile la provetta. Kennedy dice che per questo andrà in paradiso
Il presidente USA Donald Trump ha annunciato che la sua amministrazione ha raggiunto un accordo con le aziende farmaceutiche per ridurre drasticamente il costo della fecondazione in vitro (IVF). Si tratta di uno sviluppo devastante che porterà alla creazione in laboratorio di milioni di esseri umani e al loro scarto.
Renovatio 21 inoltre torna a sottolineare che in questo modo aumenteranno a dismisura i casi di chimere umane, ossia di individui dotati di più DNA.
«Le iniziative che ho appena annunciato rappresentano le azioni più audaci e significative mai intraprese da un presidente per portare il miracolo della vita in più case americane», ha dichiarato Trump giovedì nello Studio Ovale. «Non esiste felicità e gioia più grande nel crescere i figli, e ora milioni di americani che lottano contro l’infertilità avranno una nuova opportunità di vivere l’esperienza più bella di tutte».
.@POTUS: “We’re here today to announce a historic victory for American women, mothers, and families. With the actions I will outline this afternoon, we’ll dramatically slash the cost of IVF, and many of the most common fertility drugs… prices are going way down.” pic.twitter.com/O8YOXNPLF7
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) October 16, 2025
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Il presidente descritto la sua iniziativa come una «vittoria storica per le donne, le madri e le famiglie americane» e ha scherzato sul fatto che darà il via a un’era di «bambini Trump».
Il segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), Robert F. Kennedy Jr., si è congratulato con Trump, dicendogli che «andrà in paradiso» per aver promosso la fecondazione in vitro.
RFK Jr. just told Trump he’ll “get to heaven” for promoting IVF. WATCH 👇
No, Mr. Kennedy. As a Catholic, you know IVF violates God’s law—and as a man of science, you know it kills millions of embryonic children.
We pray for your conversion—and for the President’s. 🙏 pic.twitter.com/sfOnjSFRCf
— John-Henry Westen (@JhWesten) October 17, 2025
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Il processo di fecondazione in vitro (IVF) è considerato gravemente immorale, poiché comporta la creazione consapevole di decine di embrioni umani «in eccesso» che vengono poi uccisi e trattati come merci. Si stima che oltre un milione di embrioni siano congelati negli Stati Uniti dopo la fecondazione in vitro e che fino al 93% di tutti gli embrioni creati tramite IVF venga infine distrutto.
Come riportato da Renovatio 21, in America come in Italia oggi la provetta uccide più dell’aborto.
Dopo che una sentenza della Corte Suprema dell’Alabama, che ha stabilito che gli embrioni congelati fossero considerati bambini in una causa per omicidio colposo, ha portato la questione al centro dell’attenzione nazionale lo scorso anno, la maggior parte dei repubblicani nazionali si è affrettata a dichiarare il proprio sostegno alla fecondazione in vitro (con poche eccezioni).
A guidare la carica era stato lo stesso Trump, che si è autodefinito un «leader della fecondazione in vitro» e ha promesso di promulgare un nuovo diritto federale alla fecondazione in vitro, sia attraverso sussidi diretti che tramite un obbligo assicurativo (sebbene abbia anche suggerito di sostenere esenzioni religiose a quest’ultimo).
A febbraio, Trump ha firmato un ordine esecutivo che ordina alla sua amministrazione di elaborare azioni amministrative e raccomandazioni politiche per rafforzare l’«accesso» e la «sostenibilità» della fecondazione in vitro, senza tuttavia impegnarsi ancora in una politica specifica.
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo prosperano nuove pratiche eugenetiche di screening degli embrioni, con startup lautamente finanziate dagli oligarchi elettronici volte a creare bambini «perfetti» come nel più estremo sogno hitleriano.
Non c’è solo la mostruosa ecatombe di embrioni della cosiddetta «micromorte» a rendere problematica la riproduzione artificiale. Con embrioni multipli impiantati nella donna e «attecchiti» si può avere il fenomeno della «chimera umana».
In biologia, una chimera è un organismo o una creatura che presenta due o più popolazioni di cellule geneticamente diverse, ciascuna originata da zigoti differenti. Queste popolazioni cellulari geneticamente distinte di fatto coesistono all’interno dell’organismo
Le chimere umane, ovvero individui derivati dalla combinazione di due embrioni, costituiscono una realtà riconosciuta da un numero significativo di anni, benché questa realtà sia spesso ignorata nonostante il notevole incremento dei casi, come riportato da alcuni professionisti medici.
Le persone chimeriche, le quali presentano due diversi set di DNA in quanto risultato della fusione di due esseri distinti, effettivamente mostrano disfunzioni che emergono col tempo: il «fratello» che è stato assorbito continua a crescere all’interno del corpo del gemello ospite più sviluppato. È possibile che tessuti come capelli, muscoli e persino occhi si trovino all’interno del corpo di un individuo chimera.
In altre situazioni, l’embrione assorbito si sviluppa in modo «coordinato» con l’altro gemello, diventando un organo specifico all’interno del corpo dell’embrione dominante.
Il chimerismo ha già giocato brutti scherzi in giro per il mondo.
Sono stati riportati casi in cui individui hanno avuto figli, ma non hanno trasmesso il loro proprio DNA ai loro discendenti, poiché gli organi genitali, sia maschili che femminili, erano in realtà derivati dai gemelli assorbiti durante la fase embrionale. Di conseguenza, la loro prole è geneticamente figlia dei fratelli che non hanno mai conosciuto e dei quali non erano nemmeno a conoscenza, ma che esistono nella realtà della genetica: è da capogiro, a pensarci, ma è così.
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In America, dove i test genetici sono arrivati al consumatore, saltano fuori casi sempre più allucinanti. I servizi sociali tolgono i bambini ad una donna, che viene arrestata dalla polizia dopo un test del DNA: i figli non sono suoi, li ha rapiti – invece li ha partoriti lei, solo che i suoi organi riproduttivi erano in realtà della sorella che condivideva con lei il grembo materno, e che si è fusa con la donna, che quindi, da figlia unica, ha una sorella, ma non la ha mai vista, perché è dentro di lei, ma al contempo è la vera madre dei suoi figli (sì, gira la testa). Prima di risolvere legalmente questo problema, la signora ne ha passate di ogni tipo.
Stesso caso per un uomo che si è sentito dire di non essere il padre dei suoi figli, in quanto il vero padre, dissero i medici, era secondo i risultati del DNA un parente stretto, un fratello (vicenda di corna abbastanza classica). E invece, l’uomo era figlio unico – suo fratellino si era sistemato, molto prima di nascere, come organo genitale del fratellone, e ha continuato così, generando così dei figli con la cognata.
L’aberrazione biologica qui fa il paio con quella sociale, perché le ramificazioni di distruzione della società, della famiglia, del concetto stesso di identità individuale sono abissali.
Più che paradiso, qui stiamo parlando di inferno sulla terra.
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Immagine da Twitter
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