Geopolitica
Arrestato consigliere salvadoregno per la sicurezza nazionale ritenuto «agente doppio»

Il presidente di El Salvador Nayib Bukele ha dichiarato che il consigliere per la sicurezza nazionale del Paese Alejandro Muyshondt è stato arrestato dopo che le indagini hanno scoperto che lavorava come «agente doppio» per l’ex presidente Mauricio Funes, che vive in esilio in Nicaragua e ricercato da autorità salvadoregne per diversi reati.
In un lungo messaggio al popolo salvadoregno, il presidente Bukele ha sottolineato che tutte le informazioni che stava condividendo sono state declassificate da lui, sotto la sua autorità e in linea con la legislazione del paese.
«Per quanto riguarda l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Alejandro Muysondt, è stato arrestato e sarà consegnato ai tribunali per diversi reati, tra cui quello di favorire l’evasione e la divulgazione di documenti segreti da parte di un dipendente ufficiale a favore dell’ex presidente Mauricio Funes tra gli altri», ha detto Bukele in un post di mercoledì su Twitter.
AVANCE DE LA INVESTIGACIÓN:
Antes de empezar, quiero aclarar que la información de inteligencia e información clasificada que sea mencionada en esta publicación, ha sido DESCLASIFICADA, bajo mi autoridad, de acuerdo a las leyes de la República.
Desde hace varios meses, en medio…
— Nayib Bukele (@nayibbukele) August 9, 2023
Il presidente ha osservato che dopo aver lanciato a giugno la nuova iniziativa anti-corruzione del Paese, che ha consentito di sequestrare di fatto tutti i beni di un altro ex presidente salvadoregno Alfredo Cristiani, l’ufficio del consigliere per la sicurezza nazionale è stato uno dei pochi ad avere accesso a elementi di prova su indagini in corso.
Tuttavia, le indagini condotte dall’OIE, l’Intelligence di Stato salvadoriana, hanno scoperto il Muyshondt avrebbe lavorato per Funes con il quale ha fatto trapelare documenti riservati e, in diversi casi, ne ha modificato versioni per poi condividerle con giornalisti, cittadini di più Paesi e un governo straniero il cui nome non è stato divulgato.
«Ci sono anche prove dirette che il consigliere per la sicurezza nazionale ha aiutato l’ex presidente Funes a sfuggire alla giustizia ed evitare di essere catturato», ha continuato Bukele.
Inoltre, dopo che un rappresentante dell’OIE ha informato Muyshondt di un’imminente indagine contro la sua persona, il consigliere per la sicurezza nazionale avrebbe fatto trapelare informazioni compromettenti su un Parlamentare del partito al governo, Erick Garcia, in particolare sul suo acquisto di droga da un narcotrafficante.
Bukele ha affermato che un’indagine condotta dall’ufficio del procuratore generale ha stabilito che Garcia aveva effettivamente defraudato la fiducia pubblica, mentre altri dei suoi possibili crimini sarebbero ancora oggetto di indagine.
«Le prove sono sufficienti per perseguire il legislatore per falsità ideologica, per privarlo dell’immunità parlamentare e per sospenderlo dalla carica di legislatore», ha continuato il presidente.
Il presidente salvadoregno ha osservato che è stata avviata un’indagine anche contro il deputato supplente di Muyshondt e candidato a deputato supplente al Parlamento centroamericano (PARLACEN), Nidia Turcios.
Come riportato da Renovatio 21, sotto Bukele El Salvador, un tempo il Paese più violento della Terra, ha raggiunto il record di 365 giorni senza omicidi grazie alla politica di repressione di gang e narcotrafficanti attivata dal giovane presidente quando è salito al potere quattro anni fa: designando la famigerata Mara Salvatrucha (MS-13), Barrio 18 e altre bande come terroristi, il suo governo ha finora incarcerato oltre 65.000 sospetti criminali in colossali nuovi supercarceri di massima sicurezza.
«Abbiamo concluso il 10 maggio 2023 con 0 omicidi a livello nazionale», ha detto Bukele su Twitter. «Con questo, sono 365 giorni senza omicidi, un anno intero».
Cerramos el 10 de mayo de 2023, con 0 homicidios a nivel nacional.
Con este, son 365 días sin homicidios, todo un año. pic.twitter.com/NlSqVxXdhx
— Nayib Bukele (@nayibbukele) May 11, 2023
Ora El Salvador è «il Paese più sicuro dell’America Latina», aveva affermato lo scorso 10 maggio il presidente salvadoregno.
Immagine di SoloFrank via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Geopolitica
La Von der Leyen vole che l’UE rimuova il diritto di veto dei singoli Paesi sulla politica estera

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha richiesto l’eliminazione dell’unanimità nel processo decisionale di politica estera dell’UE, sottolineando la necessità per l’Unione di agire più rapidamente su sanzioni, aiuti militari e altre misure.
Nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione al Parlamento europeo di mercoledì, von der Leyen ha dichiarato che è arrivato il momento di «liberarsi dalle catene dell’unanimità» e di adottare il voto a maggioranza qualificata in alcuni settori della politica estera.
Con l’attuale sistema, tutti i 27 Stati membri devono essere d’accordo per approvare le decisioni. La Von der Leyen ha sostenuto che questo meccanismo ha rallentato la risposta dell’UE alle crisi e ha affermato che il voto a maggioranza eviterebbe che singoli governi possano bloccare azioni sostenute dalla maggioranza.
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Le sue parole hanno immediatamente suscitato l’opposizione di Slovacchia e Ungheria, che hanno entrambe minacciato di utilizzare il diritto di veto per bloccare politiche considerate dannose per i loro interessi nazionali. Il premier slovacco Robert Fico ha avvertito che l’abolizione del diritto di veto «segnerebbe la fine del blocco» e potrebbe persino essere «il precursore di un enorme conflitto militare».
Il premier ungherese Viktor Orbán ha definito la proposta di Bruxelles come un’iniziativa di «burocrati» e ha sostenuto che abbandonare il consenso minerebbe la sovranità, rischiando di trascinare gli Stati membri in guerre contro la loro volontà. Ha previsto che l’UE non sopravvivrà un altro decennio senza riforme strutturali e senza un disimpegno dalla guerra in Ucraina.
La settimana scorsa Ursula aveva accusato la Russia di aver disturbato il GPS del suo aereo, vicenda poi smentita da parte bulgara e dal sito Flightradar24.
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Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni prima la Von der Leyen aveva definito Putin «un predatore».
Come riportato da Renovatio 21, la Von der Leyen due mesi fa aveva accusato la combo costituita da Putin e no-vax come mandanti del voto di sfiducia che l’ha interessata nella vicenda dei messaggini al capo di Pfizer Albert Bourla per le forniture di sieri mRNA (peraltro specialità del marito) cancellati e spariti per sempre.
La Von der Leyen chiede un ingresso accelerato di Kiev in Europa, a cui si oppone il premier ungherese Vittorio Orban sostenendo che ciò trascinerebbe in guerra l’intero blocco.
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Immagine di European Commission via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

.@charliekirk11 on Volodymyr Zelenskyy: “The gangster is coming back to extort more American politicians to try to get us further into a no-win war.” pic.twitter.com/AF53AP67rB
— Human Events (@HumanEvents) September 15, 2023
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Geopolitica
Mosca critica Israele per l’attacco al Qatar

La Russia ha condannato l’attacco israeliano alla capitale del Qatar, Doha, definendolo una palese violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, affermando che l’attacco mina gli sforzi per raggiungere un accordo pacifico tra Israele e Hamas, ha affermato mercoledì il Ministero degli Esteri di Mosca.
Martedì Israele ha colpito un edificio residenziale a Doha in un’operazione che ha coinvolto circa 15 aerei da guerra e almeno dieci missili. Il raid, che avrebbe causato la morte di diversi membri di Hamas, tra cui il figlio dell’alto funzionario Khalil al-Hayya, aveva come obiettivo quello di eliminare l’ala politica del gruppo, secondo le IDF.
Hamas ha affermato che i suoi vertici sono sopravvissuti a quello che ha definito un tentativo di assassinio dei negoziatori coinvolti nei colloqui per un accordo.
Il ministero degli Esteri russo ha affermato che l’attacco al Qatar, «un Paese che svolge un ruolo chiave di mediazione nei colloqui indiretti tra Hamas e Israele per porre fine alla guerra di Gaza, che dura da quasi due anni, e garantire il rilascio degli ostaggi», non può che essere visto come un tentativo di indebolire gli sforzi di pace internazionali. Mosca ha esortato tutte le parti ad agire responsabilmente e ad astenersi da azioni che potrebbero aggravare ulteriormente il conflitto.
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Mosca ha ribadito la sua posizione, chiedendo un «cessate il fuoco immediato a Gaza» e sollecitando una risoluzione globale della questione palestinese. Il Ministero degli Esteri russo ha affermato che «tali metodi di lotta contro coloro che Israele considera suoi nemici e oppositori meritano la più ferma condanna».
Il Qatar, che ospita funzionari di Hamas nell’ambito dei suoi sforzi di mediazione, ha affermato che tra le sei persone uccise nell’attacco c’era anche un agente di sicurezza locale.
Il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha condannato l’attacco definendolo un atto di «terrorismo di Stato» e ha avvertito che il suo Paese si riserva il diritto di rispondere. Ha accusato il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu di minare la stabilità regionale e ha affermato che l’incidente ha vanificato gli sforzi di mediazione promossi dagli Stati Uniti.
Israele, che incolpa Hamas per il mortale attacco dell’ottobre 2023 nel sud di Israele, ha promesso di dare la caccia ai leader del gruppo «ovunque si trovino».
Le autorità di Gaza affermano che gli attacchi sferrati da Israele dal 7 ottobre 2023 hanno causato la morte di almeno 64.000 persone. Gli osservatori per i diritti umani hanno accusato Israele di aver commesso un genocidio rendendo l’enclave inabitabile e peggiorando le condizioni di carestia attraverso restrizioni agli aiuti.
Il rapporto tra Russia e Qatar, nato negli anni ’90 da interessi energetici condivisi, è un’alleanza pragmatica tra giganti del gas, con Mosca che vede Doha come partner contro la dominanza USA nel mercato globale. Collaborano in forum come OPEC+ e BRICS+, con scambi per miliardi in LNG e armamenti.
Le relazioni si inasprirono il 7 febbraio 2012, quando, secondo quanto riferito, dopo che un diplomatico del Qatar aveva avvertito la Russia di perdere il sostegno della Lega Araba in merito all’imminente risoluzione sulla rivolta siriana, a cui Russia e Cina avevano poi posto il veto, la risposta arrivò dura dall’ambasciatore russo all’ONU Vitaly Churkin, che affermò: “Se mi parli in questo modo, oggi non ci sarà nessun Qatar” e si vantò della superiorità militare russa sul Qatar. In seguito, la Russia negò tutte queste accuse.
Il culmine si era avuto nel 2004: l’autobomba che uccise Zelimkhan Yandarbiyev, ex presidente ceceno in esilio a Doha. La Russia negò coinvolgimento, ma due agenti FSB furono arrestati; uno morì in custodia, l’altro estradato. Il Qatar condannò l’attentato come «terrorismo di Stato», sospendendo legami per mesi, ma pragmatismo prevalse: accordi energetici ripresero presto.
Oggi, nonostante frizioni, il sodalizio resiste, bilanciato da interessi economici.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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