Nucleare
Armi nucleari all’Iran: Trump contro Medvedev
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha messo in guardia il vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo Dmitrij Medvedev dal parlare «con noncuranza» di armi nucleari.
Il commento è arrivato dopo che l’ex presidente russo ha suggerito che diversi Paesi, di cui non si conosce il nome, erano pronti a fornire all’Iran armi di distruzione di massa.
In un post pubblicato lunedì sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha scritto: «Ho sentito l’ex presidente russo Medvedev usare con nonchalance la parola ‘N’ (nucleare!) e dire che lui e altri Paesi avrebbero fornito testate nucleari all’Iran?»
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Il capo di Stato americano ha chiesto una conferma o una confutazione immediata, insistendo sul fatto che «la parola che inizia per “N” non dovrebbe essere trattata con tanta superficialità».
Trump ha continuato vantandosi delle superiori capacità militari americane, sia aeree che navali, citando come prova il bombardamento dell’Iran avvenuto nel fine settimana.
In una serie di post pubblicati domenica su X, Medvedev ha affermato che «diversi paesi sono pronti a fornire direttamente all’Iran le proprie testate nucleari».
L’alto funzionario russo non ha fatto nomi, ma ha suggerito che i bombardamenti americani non hanno impedito «l’arricchimento del materiale nucleare e… la futura produzione di armi nucleari» da parte di Teheran. Medvedev ha affermato che la leadership iraniana emergerà «ancora più forte» alla luce delle azioni di Washington.
Con la «stragrande maggioranza dei Paesi in tutto il mondo [che si oppone] alle azioni di Israele e degli Stati Uniti», il presidente Trump «può scordarsi del premio Nobel per la pace», poiché «ha spinto gli Stati Uniti in un’altra guerra», ha concluso.
Lunedì Medvedev aveva risposto a Trump sottolineando che «la Russia non ha alcuna intenzione di fornire armi nucleari all’Iran perché, a differenza di Israele, siamo parti del Trattato di non proliferazione nucleare».
Tuttavia, l’ex presidente russo ha aggiunto che «altri Paesi potrebbero farlo, ed è quanto è stato detto» esortando Washington ad astenersi dal «discutere su chi possiede più armi nucleari», sottolineando che il nuovo trattato START sul controllo degli armamenti, firmato da Mosca e Washington sotto la supervisione di Medvedev, è ancora in vigore.
«La domanda è: cosa succederà adesso?» ha concluso il Medvedev, cognome russo la cui traduzione letterale è «Degli Orsi».
Come riportato da Renovatio 21, parlando durante un incontro a Mosca lunedì con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, il presidente russo Vladimiro Putin ha definito l’attacco degli Stati Uniti all’Iran un’ «aggressione immotivata» in violazione del diritto internazionale, per la quale «non può esserci alcuna giustificazione».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Nucleare
Muore assassinato un grande esperto di energia da fusione nucleare
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Nucleare
Il Giappone ha bisogno di armi nucleari: parla un alto collaboratore del primo ministro
Secondo fonti giornalistiche, un alto consigliere della prima ministra giapponese Sanae Takaichi avrebbe dichiarato ai media che il Giappone dovrebbe valutare la possibilità di sviluppare un arsenale nucleare proprio.
Il funzionario, che ha preferito rimanere anonimo e che ricopre il ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale della premier, ha affermato che la storica dipendenza dal deterrente nucleare americano potrebbe non essere più del tutto affidabile, secondo quanto riportato dai media. In tale scenario, potrebbe diventare necessario rivedere la politica non nucleare adottata dal Paese nel dopoguerra, ha aggiunto il consigliere, come riferito dall’emittente televisiva pubblica nazionale NHK.
Nel corso di un incontro con i giornalisti giovedì, il funzionario ha ammesso che una simile decisione comporterebbe un elevato costo politico a livello interno, precisando tuttavia che al momento non vi sono segnali che Takaichi stia effettivamente considerando un cambiamento di rotta.
Il Giappone è l’unico Stato al mondo ad aver subito attacchi nucleari: gli Stati Uniti lanciarono bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki negli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, mentre l’Unione Sovietica dichiarava guerra all’Impero giapponese.
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Nel dopoguerra, Tokyo ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare, che riconosce ufficialmente come potenze nucleari soltanto Cina, Francia, Russia, Stati Uniti e Regno Unito. Inoltre, nel 1967 il Giappone ha adottato unilateralmente i tre principi non nucleari, impegnandosi a non possedere, non produrre e non permettere il dispiegamento di armi nucleari sul proprio territorio.
Secondo le ricostruzioni, il consigliere ha indicato che il Giappone potrebbe essere costretto a ripensare questi impegni per creare un deterrente autonomo, in risposta alle minacce percepite provenienti da Cina, Russia e Corea del Nord.
La Takaichi è stata eletta poche settimane fa come prima donna a ricoprire la carica di primo ministro del Giappone. Considerata conservatrice, ha propugnato la modifica della Costituzione pacifista nipponica imposta dagli americani dopo la Guerra, l’ampliamento del ruolo delle Forze di autodifesa, il consolidamento delle alleanze di sicurezza con Stati Uniti e Taiwan, nonché un approccio più deciso verso la Cina.
Due settimane fa il premier nipponico ha siglato accordi sui minerali essenziali con Donald Trump in visita in Giappone. In una prima volta nella relazione tra i due Paesi, l presidente americano l’ha invitata a bordo di una portaerei al largo della costa giapponese.
Come riportato da Renovatio 21, la Takaichi si oppone al «matrimonio» omosessuato.
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Immagine di Un: 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Nucleare
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