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Guerra cibernetica

Apple spinge su milioni di iPhone un «aggiornamento rapido» della sicurezza. Per proteggerci da cosa?

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Nelle scorse ore ha rilasciato un aggiornamento di «sicurezza rapida» per iPhone, iPad e computer Mac.

 

Anche in Italia, gli utenti iPhone hanno ricevuto il messaggio di upgrade «rapido» del sistema, con un tipo di comunicazione senza precedenti per i messaggi di aggiornamento dell’azienda di Cupertino.

 

Secondo un avviso pubblicato lo scorso lunedì, Apple ha affermato che gli aggiornamenti di Rapid Security Response «forniranno importanti miglioramenti della sicurezza tra gli aggiornamenti software (…) Potrebbero anche essere utilizzati per mitigare alcuni problemi di sicurezza più rapidamente, come problemi che potrebbero essere stati sfruttati o segnalati come esistenti “in natura”».

 

L’aggiornamento spinto lunedì, tuttavia, non ha specificato quali falle di sicurezza di iOS o Mac sono state risolte.

 

Si tratterebbe di una nuova iniziativa con cui si diffonderebbero serie di patch di “sicurezza rapida” mirate alle vulnerabilità di sicurezza dei dispostivi Apple. In questa prima tornata il file di aggiornamento da scaricare era di circa 85 megabyte, con un riavvio del telefonino al termine del download. Alcuni utenti nel mondo si sono lamentati di non essere riusciti a completare la procedura.

 

Apple non ha fornito altri dettagli sull’aggiornamento.

 

Questa improvvisa richiesta di aggiornamento arriva nei tempi l’ascesa nuove forme di spyware, tra cui «Reign», un tipo di spyware scoperto di recente e prodotto dalla società israeliana QuaDream. Secondo ricercatori sentiti dalla rivista Forbes ed altre testate tale software è stato rilevato in connessione ad attacchi informatici effettuati tra il 2019 e il 2021.

 

Gli strumenti di hacking del telefono come Reign «non devono mai essere sottovalutati», ha detto a Forbes Jake Moore, consulente globale per la sicurezza informatica presso la società ESET Antivirus, in un recente articolo. «Il suo metodo di consegna silenzioso e sotto il radar gli consente di monitorare la stragrande maggioranza di un dispositivo e le persone prese di mira non avranno idea della sua presenza. Una volta implementato su un dispositivo, è estremamente difficile rimuovere Reign».

 

Gli israeliani si erano fatti conoscere anche tramite un’altra società, la NSO e il suo software di spionaggio totale dei telefonini Pegasus, che è venduto in tutto il mondo nonostante le grandi controversie, perfino dentro Israele (sarebbe stato utilizzato per spiare il clan Netanyahu).

 

La potenza di tali malware è tale che parrebbe bastare un solo SMS ricevuto per avere il telefono infettato dal programma, che spierà ogni vostra azione sul telefono e non: i trojan sono in grado di attivare il microfono anche quando il dispositivo è spento.

 

La NSO ed altre società di cybersecurity che producono tali software di spionaggio provengono dall’Unità 8200, una forza di élite interna all’esercito dello Stato Ebraico interamente dedicata alla guerra elettronica. Molti dei dipendenti di queste aziende provengono da lì.

 

Come riportato da Renovatio 21, sarebbero centinaia le ex spie israeliane con ruoli di primo piano nei colossi tech americani come Google, Facebook, Microsoft e Amazon.

 

Israele l’anno scorso ha rifiutato di vendere armi cibernetiche all’Ucraina o a Paesi che potevano rivendergliele, come i Baltici.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’estate scorsa fu rilevato che il governo greco del primo ministro Kyriakos Mitsotakis cadde vittima di uno scandalo di iPhone hackerati, così da costituire la quarta crisi di governo di un Paese NATO (erano caduti i governi in Italia, Gran Bretagna, Estonia) nel giro di pochi giorni.

 

 

 

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Guerra cibernetica

Il blackout di Amazon mette offline importanti siti web

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Un guasto ad Amazon Web Services (AWS) ha provocato disagi generalizzati a siti web e servizi online, colpendo piattaforme che includono streaming, servizi bancari, comunicazioni e media.

 

Il problema, verificatosi lunedì, ha coinvolto diverse grandi aziende, tra cui la piattaforma di Amazon, la piattaforma di intrattenimento in streaming Disney+, Lloyds Bank, l’app di trasporto Lyft, il New York Times, il forum Reddit e il celeberrimo (dopo la pandemia) servizio di teleconferenze Zoom.

 

AWS ha comunicato di aver rilevato «un incremento dei tassi di errore e delle latenze» su vari servizi, sottolineando di essere al lavoro «su più fronti paralleli per accelerare il ripristino». L’azienda ha successivamente riportato «progressi significativi» e promesso ulteriori aggiornamenti.

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Il fornitore di servizi cloud ha individuato l’origine del problema in una specifica parte della sua infrastruttura che serve la costa orientale degli Stati Uniti, senza però chiarire immediatamente le cause.

 

Un’interruzione simile su vasta scala si era verificata a luglio 2024, quando un aggiornamento software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike aveva causato crash globali dei sistemi Microsoft Windows.

 

Elon Musk si è vantato del fatto che la sua piattaforma social, X, è invece resistita al blackouto. «X funziona» ha twittato laconicamente ed ironicamente il miliardario, che con Jeff Bezos di Amazon ha una rivalità anche sul lato di industria spaziale.

 


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La scorsa primavera a subire un’interruzione delle comunicazioni, un mese dopo aver visto un enorme blackout elettrico, fu il Regno di Spagna.

 

Un collasso delle grandi piattaforme internet di Meta si registrò nel marzo 2024, con alcuni che dettero la colpa ai miliziani Houthi che avrebbero tagliato i cavi del Mar Rosso.

 

Come riportato da Renovatio 21, già tre anni fa si era registrato un aumento delle interruzioni dell’internet in tutto il globo.

 

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Cina

La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico

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La Cina ha accusato la National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti di aver condotto un «significativo» attacco informatico protrattosi per anni contro l’ente cinese incaricato di gestire l’orario nazionale ufficiale.   In un comunicato diffuso domenica sul suo account social ufficiale, il Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) ha dichiarato di aver acquisito «prove inconfutabili» dell’infiltrazione della NSA nel National Time Service Center. L’operazione segreta sarebbe iniziata nel marzo 2022, con l’obiettivo di sottrarre segreti di Stato e compiere atti di sabotaggio informatico.   Il centro rappresenta l’autorità ufficiale cinese per l’orario, fornendo e trasmettendo l’ora di Pechino a settori cruciali come finanza, energia, trasporti e difesa. Secondo l’MSS, un’interruzione di questa infrastruttura fondamentale avrebbe potuto provocare «instabilità diffusa» nei mercati finanziari, nella logistica e nell’approvvigionamento energetico.

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L’MSS ha riferito che la NSA avrebbe inizialmente sfruttato una vulnerabilità (exploit) nei telefoni cellulari di fabbricazione straniera utilizzati da alcuni membri del personale del centro, accedendo così a dati sensibili.   Nell’aprile 2023, l’agenzia avrebbe iniziato a utilizzare password rubate per penetrare nei sistemi informatici della struttura, un’operazione che avrebbe raggiunto il culmine tra agosto 2023 e giugno 2024.   Il ministero ha dichiarato che gli intrusi hanno impiegato 42 diversi strumenti informatici nella loro operazione segreta, utilizzando server privati virtuali con sede negli Stati Uniti, in Europa e in Asia per nascondere la loro provenienza.   L’MSS ha accusato gli Stati Uniti di «perseguire in modo aggressivo l’egemonia informatica» e di «violare ripetutamente le norme internazionali che regolano il cyberspazio».   Le agenzie di intelligence americane «hanno agito in modo sconsiderato, conducendo incessantemente attacchi informatici contro la Cina, il Sud-est asiatico, l’Europa e il Sud America», ha aggiunto il ministero.   Negli ultimi anni, Pechino e Washington si sono scambiate accuse reciproche di violazioni e operazioni di hacking segrete. Queste tensioni si inseriscono in un più ampio contesto di scontro tra le due potenze, che include anche una guerra commerciale.   All’inizio di gennaio, il Washington Post aveva riportato che, il mese precedente, hacker cinesi avrebbero preso di mira l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del dipartimento del Tesoro statunitense. All’epoca, Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, aveva definito tali accuse «infondate».   Come riportato, ad inizio anno le agenzie federali USA accusarono hacker del Dragone di aver colpito almeno 70 Paesi. Due anni fa era stata la Nuova Zelanda ad accusare hackerri di Pechino di aver penetrato il sistema informatico del Parlamento di Wellington.

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Le attività dell’hacking internazionale da parte di gruppi cinesi hanno negli ultimi anni raggiunto le cronache varie volte. A maggio 2021 si è saputo che la Cina ha spiato per anni i progetti di un jet militare USA, grazie a operazioni informatiche mirate.   Come riportato da Renovatio 21, a ottobre 2023 si è scoperto che hackers cinesi hanno rubato dati da un’azienda biotech americana, colpendo il settore della ricerca.   A febbraio 2022, allo scoppio del conflitto ucraino, Microsoft ha rilevato un malware «wiper» diretto a Kiev, con sospetti di coinvolgimento cinese.   Come riportato da Renovatio 21, a gennaio 2023 un attacco cibernetico cinese ha colpito università sudcoreane. Due anni fa vi fu inoltre un attacco cibernetico a Guam, isola del Pacifico che ospita una grande base USA. Analisti dissero che poteva essere un test per il vero obbiettivo, cioè lo scontro con Taiwan.

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Guerra cibernetica

Aeroporti nordamericani hackerati con messaggi pro-Hamas

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Messaggi che elogiavano Hamas e attaccavano alti funzionari americani e israeliani sono stati trasmessi tramite sistemi di diffusione sonora e visualizzati su schermi digitali in tre aeroporti canadesi e uno statunitense lo scorso martedì. Lo ha riportato la stampa locale.

 

Le autorità hanno avviato indagini su quello che appare come un attacco informatico coordinato.

 

L’attacco hacker avrebbe colpito i display informativi e i sistemi audio di due aeroporti nella Columbia Britannica, l’aeroporto internazionale di Windsor in Ontario e l’aeroporto internazionale di Harrisburg in Pennsylvania.

 

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Le immagini dei display aeroportuali, diffuse dai notiziari locali, mostravano il messaggio «Israele ha perso la guerra, Hamas ha vinto con onore», insieme a una dichiarazione offensiva contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Sullo schermo è apparsa anche la firma digitale «Hackerato da Mutarrif Siberislam». Le trasmissioni audio includevano, secondo quanto riferito, slogan pro-palestinesi come «Palestina libera» e insulti rivolti sia a Trump che al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

 

Le autorità dell’aeroporto di Kelowna hanno confermato l’incidente, spiegando che una terza parte aveva avuto accesso sia agli schermi informativi sui voli sia al sistema di diffusione sonora. Un portavoce dell’aeroporto internazionale di Victoria ha precisato che solo il sistema audio dell’aeroporto era stato compromesso.

 

Transport Canada ha dichiarato di essere a conoscenza degli attacchi, incluso un ulteriore incidente all’aeroporto internazionale di Windsor.

 

Le autorità di Harrisburg hanno confermato che l’episodio è sotto indagine da parte di funzionari locali, statali e federali.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il sistema dell’aviazione canadese fu oggetto di un misterioso attacco hacker che lo paralizzò totalmente, poco dopo che uno stop fosse dato agli aerei delle Filippine e un «problema tecnico» (questa la versione ufficiale) mettesse a terra tutti gli aerei USA, evento che non ha avuto precedenti se non nelle ore dopo l’attentato dell’11 settembre 2001. In quel caso, alcuni ipotizzarono un attacco di hacking di tipo ransomware, con riscatto pagato in bitcoin, il cui valore, in quelle ore, di fatto aumentò.

 

Come riportato da Renovatio 21, un attacco hacker ha colpito il mese scorso anche grandi aeroporti europei.

 

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Immagine screenshot da Twitter

 

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