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Andrew Tate vince in tribunale: da restituire beni per quattro milioni di dollari

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Un tribunale rumeno riconsidererà il sequestro dei beni del popolare personaggio dei social Andrew Tate, che sta affrontando accuse legate al traffico di esseri umani e ad altri crimini sessuali in Romania, Paese dove ha scelto di risiedere con il fratello.

 

I beni in via di restituzione includono contanti, auto di lusso e altri oggetti per un valore stimato di 4 milioni di dollari.

 

Ieri la Corte d’Appello di Bucarest ha accettato il ricorso legale della Tate, ribaltando una precedente sentenza che respingeva una richiesta di restituzione dei beni. Nella nuova decisione, ai funzionari è stato ordinato di riconsiderare il sequestro dei beni, che rimarranno in custodia governativa fino al completamento della valutazione finale.

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La sentenza prevede che Tate – così come suo fratello Tristan, anch’egli accusato dalla procura romena e proprietario di parte delle proprietà sequestrate – possa tornare in tribunale per presentare nuove argomentazioni per reclamare i beni.

 

«Salutiamo la decisione oggi e applaudiamo il giudice per quella che consideriamo una sentenza giuridicamente corretta e giustificata» ha dichiarato l’avvocato difensore dei fratelli Tate, Eugen Vidineac.

 

In un post sui social media, Tate ha acclamato il «giudice intelligente» per aver accettato di riconsiderare i sequestri dei beni, aggiungendo che i pubblici ministeri avrebbero dovuto dimostrare che aveva guadagnato soldi illegalmente.

 

«Non proveranno nulla perché non è mai successo», ha aggiunto Tate, sostenendo anche che la proprietà sequestrata valeva 27 milioni di dollari e comprendeva case, automobili, oro e contanti.

 

La polizia è stata vista rimuovere i beni da una delle proprietà della Tate vicino a Bucarest nel gennaio 2023, inclusi veicoli di lusso e diversi orologi che, secondo quanto riferito, valevano milioni.

 

L’anno scorso le autorità rumene hanno accusato i fratelli Tate di stupro, traffico di esseri umani e formazione di un gruppo criminale organizzato, e avevano precedentemente detenuto i due, che hanno doppia cittadinanza statunitense e britannica, prima di metterli agli arresti domiciliari. I due fratelli ora non sono più in custodia, ma non possono lasciare il Paese mentre il caso legale si svolge.

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Secondo l’unità anti-racket rumena DIICOT, i fratelli Tate hanno corteggiato sette donne con dichiarazioni d’amore e promesse di relazioni prima di portarle a Bucarest e costringerle a fare pornografici per l’attività di camgirl del gruppo – una tecnica definita loverboy, secondo la quale ragazze vulnerabili vengono avviate alla prostituzione dopo essere state fatte innamorare del loro lenone.

 

Oltre alla violenza fisica e psicologica, le donne sarebbero state costrette a indebitarsi per poter continuare a lavorare. I Tate hanno negato tali accuse.

 

Andrew Tate, chiamato dai fan «Top G», è stato quattro volte campione mondiale di kickboxing, arte marziale competitiva molto impegnativa e non troppo retribuita, dove era conosciuto con il nome di «King Cobra». È figlio di Emory Tate, il primo grande campione di scacchi di origini afroamericane; Andrew, che era divenuto un fenomeno della scacchiera già da bambino, sostiene oggi che il padre avesse lavorato anche per la CIA.

 

Inseparabile dal fratello Tristan, Andrew ha raccontato la sua versione dei fatti in una lunga intervista con Tucker Carlson, che ha poi sentito anche Tristan Tate. Andrew, dopo anni di ateismo manifesto, si è convertito all’islam a Dubai lo scorso anno, mentre Tristan avrebbe riscoperto la religione cristiana grazie al padre della madre di sua figlia, un religioso ortodosso romeno.

 

Andrew Tate è una figura di spicco sui social media dopo essere apparso nella versione britannica del reality «Grande Fratello» nel 2016, mantenendo nei suoi post un atteggiamento sfacciato per molti irritante, vantandosi della sua grande ricchezza e incoraggiando i suoi giovani seguaci maschi a frequentare e pagare corsi in cui promette di aiutarli a superare il loro insuccesso con il denaro e le donne.

 

I critici hanno accusato Tate di diffondere misoginia e di avere una cattiva influenza sui giovani. Lui ha sempre negato con forza tali accuse.

 

I suoi discorsi, che spesso colpiscono per profondità ed articolazione, hanno molti estimatori ben al di fuori della cosiddetta «manosphere», ossia la sottocultura che rivendica il ruolo dei maschi nella società.

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Tate fu uno delle prime figure pubbliche a rifiutare la narrazione pandemica, trasferendosi, allo scoppio del COVID, in Svezia, Paese che definiva «noioso» ma dove non c’era restrizioni, come mostravano i suoi tanti video con ragazze nei locali, pubblicati mentre il resto del mondo era chiuso in casa dai lockdown.

 

Poco dopo, d’improvviso, i suoi canali social furono chiusi, mentre partirono quantità di articoli e servizi che contenevano contro di lui e il fratello accuse sessuali e criminali.

 

Tate sostiene che nel carcere rumeno, dove è stato messo da uno dei procuratori più in vista del Paese, ha incontrato brevemente un inviato dell’ambasciata USA, mentre non avrebbe sentito alcun appoggio da quella della Gran Bretagna, Paese materno dove è cresciuto.

 

Alcuni ritengono che l’origine dei problemi di Tate potrebbero essere proprio in meccaniche profonde del Dipartimento di Stato USA, o forse ancora più in alto, dove l’ideologia gender de-mascolinizzante è penetrata al punto da divenire una policy precisa, come peraltro dimostrerebbe l’avversione materiale per i Paesi africani che hanno istituito leggi anti-sodomia – lo stesso portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale (NSC) di Biden, l’ammiraglio John Kirby, ha di fatto definito pubblicamente i diritti LGBT come «il fondamento della politica estera americana».

 

Il disinteresse nei confronti dello YouTuber americano Gonzalo Lira, arrestato, torturato e ri-arrestato dai servizi di Kiev per i suoi video in cui spiegava la guerra in corso senza infingimenti. Lira è, di fatto, abbandonato dalla diplomazia americana.

 

Nel suo ultimo video, girato e pubblicato mentre si trovava a pochi metri dal confine tra l’Ucraina e l’Ungheria, dove stava cercando di fuggire per chiedere asilo politico, Lira raccontava di aver saputo, tramite fonti, del fatto che Victoria Nuland, la pupara del caos ucraino, sapeva di lui, e lo odiava.

 

Anche Lira, notiamo, ha trascorsi nella «manosfera», dove argomentava apertamente, come Tate, il rifiuto del processo di svirilizzazione in atto nella società.

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Immagine di Anything Goes With James English via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
 

 

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Egitto e Iran «rifiutano completamente» il piano «Pride Match» per la Coppa del Mondo

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Il «Pride Match» previsto per la Coppa del Mondo FIFA del prossimo anno in Nord America sta incontrando l’opposizione di Iran ed Egitto.   La federazione calcistica ha recentemente pubblicato le partite del torneo, che si terrà in Messico, Stati Uniti e Canada. Tuttavia, la partita tra Egitto e Iran si scontra con il progetto di un gruppo LGBT di celebrare l’omosessualità e il transgenderismo in concomitanza con la partita.   Il termine Pride Match non è una designazione ufficiale della FIFA, ma piuttosto del comitato ospitante locale e degli attivisti LGBT.   «Il Seattle PrideFest è organizzato in città dal 2007 da un’organizzazione no-profit che ha designato la partita del 26 giugno come evento celebrativo, prima che la FIFA effettuasse il sorteggio per la Coppa del Mondo venerdì», scrive l’Associated Press (AP). La partita di calcio coincide con il Seattle PrideFest.

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«Sia l’Egitto che noi abbiamo sollevato obiezioni, perché si tratta di una mossa irragionevole e illogica che sostanzialmente segnala il sostegno a un gruppo specifico, e dobbiamo assolutamente affrontare questo punto», ha dichiarato ai media statali Medhi Taj, della Federazione calcistica iraniana, secondo quanto riportato dall’AP.   Ado Rida, omologo di Taj in Egitto, ha osservato che il Paese a maggioranza islamica «rifiuta completamente tali attività, che contraddicono direttamente i valori culturali, religiosi e sociali della regione, in particolare nelle società arabe e islamiche».   Il comitato organizzatore locale della Coppa del Mondo FIFA 2026 di Seattle non ha intenzione di intervenire contro la celebrazione, che probabilmente offenderà i musulmani praticanti che si oppongono all’omosessualità, considerandola un peccato. Sia l’Egitto che l’Iran puniscono l’omosessualità.   «Il Pacifico nord-occidentale ospita una delle più grandi comunità iraniano-americane del Paese, una fiorente diaspora egiziana e ricche comunità che rappresentano tutte le nazioni che ospitiamo a Seattle», ha dichiarato Hana Tadesse all’Associated Press. «Ci impegniamo a garantire che tutti i residenti e i visitatori possano sperimentare il calore, il rispetto e la dignità che caratterizzano la nostra regione».   Nel frattempo, il New York Times ipotizza che potrebbe esserci un conflitto con le regole della FIFA che vietano che le partite vengano utilizzate per promuovere un’agenda politica.   «I codici etici dell’organismo calcistico, in particolare l’articolo 4, richiedono neutralità in merito a questioni politiche e sociali, e i giocatori che violano il codice potrebbero incorrere in sanzioni che includono il divieto di giocare a calcio fino a due anni», ha riportato l’agenzia di stampa. Questo potrebbe anche, in teoria, essere utilizzato per punire i giocatori che protestano contro l’agenda LGBT.   «Durante la Coppa del Mondo 2022, la FIFA ha messo in guardia i giocatori dall’indossare le fasce arcobaleno LGBTQ OneLove, che avrebbero dovuto richiamare l’attenzione sui diritti degli omosessuali in Qatar, e ha affermato che se le avessero indossate avrebbero ricevuto cartellini gialli di avvertimento in campo», ha riportato il giornale neoeboraceno.   L’intersezione di calcio e diktat LGBT ha creato diversi episodi degni di nota negli ultimi anni. La polizia tedesca ha avviato un’indagine su una stella del calcio della Premier League, il portiere della nazionale germanica Bernd Leno, accusato di aver apprezzato un video di un’Intelligenza Artificiale che mostrava violenza durante una parata del Gay Pride.   Come riportato da Renovatio 21, la stella del calcio serbo Nemanja Matic è stato sospeso per quattro partite per aver coperto uno stemma arcobaleno pro-LGBT sulla sua maglia.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il ministero dello Sport francese annunziò punizioni per i calciatori che rifiutavano di indossare le magliette omotransessualiste.   Non c’è solo il calcio sotto il tallone arcobalenato.   Come riportato da Renovatio 21, un caso non dissimile avvenne anche nell’hockey su ghiaccio nordamericano, quando a inizio 202 il 26enne Ivan Provorov, difensore russo dei Philadelphia Flyers della lega hockeistica NHL, ha suscitato polemiche dopo aver rinunciato a un riscaldamento pre-partita in cui gli sarebbe stato richiesto di indossare una maglia da riscaldamento color arcobaleno a sostegno di il movimento dell’orgoglio.

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Religioso canadese arrestato per essersi rifiutato di scrivere delle scuse al bibliotecario della «Drag Queen Story Hour»

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Un pastore protestante canadese è stato arrestato per essersi rifiutato di scusarsi con una bibliotecaria che aveva organizzato un’ora di racconti drag queen per bambini. Lo riporta LifeSite.

 

Nel pomeriggio del 3 dicembre, la polizia di Calgary ha arrestato il pastore cristiano Derek Reimer per essersi rifiutato di ottemperare a un’ordinanza del tribunale che gli imponeva di scrivere delle scuse formali al direttore della biblioteca pubblica di Calgary, da lui criticato per aver promosso un’ora di racconti drag queen per bambini nel 2023.

 

«Sapete perché lo state arrestando? Non si pentirà delle sue convinzioni», ha chiesto alla polizia un giornalista canadese indipendente con lo pseudonimo di Dacey Media durante l’arresto.

 

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All’arresto erano presenti il ​​pastore Artur Pawlowski – già noto per le sue azioni di disobbedienza in pandemia – e il figlio di Reimer. I video dell’arresto sono rapidamente circolati sui social media, con molti attivisti canadesi che lo hanno condannato, in quanto considerato un attacco ai valori cristiani e pro-famiglia.

 

Al momento dell’arresto, Reimer stava scontando un anno di arresti domiciliari, contro i quali aveva già presentato ricorso e si è presentato in tribunale per discutere le condizioni della sua condanna. Nel 2023, l’avvocato di Reimer, Andrew MacKenzie, della Mission 7 Ministries, ha presentato ricorso contro la condanna a un anno di arresti domiciliari e due anni di libertà vigilata inflitta al pastore prima di Natale per aver protestato contro un evento «drag queen story hour» rivolto ai bambini presso la Saddletown Library di Calgary nella primavera del 2023. Gli avvocati del governo avevano cercato di condannare Reimer al carcere per la sua protesta contro il piano di indottrinamento omotransessualista.

 

Reimer aveva chiesto a Shannon Slater, la direttrice della biblioteca, perché la biblioteca stesse organizzando un evento del genere. Non avendo ricevuto risposta, Slater disse a Reimer di andarsene.

 

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Tuttavia, Reimer aveva pubblicato la sua interazione con Slater sui social media. Gli era stato ordinato di scrivere una lettera di scuse a Slater, che doveva essere consegnata entro la fine della settimana scorsa. Reimer ha dichiarato ai media locali che non avrebbe consegnato la lettera, poiché per «dispiacere» bisogna «ammettere la colpa», ovvero «aver sbagliato», sottolineando come questo equivalga ad ammettere di aver commesso un «errore» e che questo è ciò che significa «chiedere scusa».

 

Reimer ha anche sottolineato di aver detto alla corte di aver «fatto leva sulla mia libertà di coscienza, su uno studio approfondito e sulla mia comprensione di essa, unita alla libertà di espressione e di religione», e che «ciò ha spiegato e stabilito che devi esprimere alla corte le tue profonde opinioni religiose sul perché questa è una violazione della tua coscienza e perché non puoi farlo».

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Immagine screenshot da Twitter

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Le femministe britanniche espungono i membri transgender (nel senso, agli affiliati transessuali)

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Due tra le più importanti organizzazioni britanniche riservate a donne e ragazze, il Girlguiding (l’equivalente delle Girl Scout) e il Women’s Institute, hanno deciso di chiudere le porte ai membri transgender, nel senso degli affiliati transessuali.   Martedì il Girlguiding ha reso noto che «le ragazze e le giovani donne trans non potranno più iscriversi» come nuove socie. Il giorno successivo, mercoledì, il Women’s Institute, fondato oltre 110 anni fa, ha annunciato che «l’iscrizione sarà riservata esclusivamente alle persone di sesso femminile alla nascita».   Entrambe le associazioni hanno sottolineato che la scelta non era quella auspicata, ma è diventata inevitabile per evitare possibili contenziosi legali dopo la sentenza emessa ad aprile dalla Corte Suprema del Regno Unito. I giudici hanno stabilito che, ai sensi dell’Equality Act 2010, i termini «donna» e «sesso» si riferiscono esclusivamente al sesso biologico e non all’identità di genere.

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La pronuncia era arrivata al termine di un ricorso presentato da For Women Scotland contro una norma del governo scozzese che includeva i transgenderri (munite di certificato di riconoscimento del genere) nel calcolo delle quote femminili nei consigli di amministrazione pubblici.   Un sondaggio realizzato subito dopo la sentenza ha mostrato che il 59% dei britannici concorda sul fatto che una persona transgender non sia legalmente una donna (dati Electoral Calculus). Tra chi ha accolto favorevolmente la decisione c’è anche J.K. Rowling, da tempo sostenitrice di For Women Scotland.   Sempre quest’anno, la Federazione calcistica inglese (FA) e British Rowing (l’ente per il canottaggio) hanno adottato politiche analoghe: dal 1º giugno 2025 i transgender non potranno più competere nelle categorie femminili del calcio in Inghilterra, mentre nel canottaggio britannico l’accesso alla gara femminile è limitato a chi è «assegnato di sesso femminile alla nascita»; per tutti gli altri resta aperta la categoria Open.   Secondo le ultime indiscrezioni, anche il Comitato Olimpico Internazionale starebbe valutando di escludere i transessuali dalle competizioni femminili olimpiche.

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La battaglia tra femministe e transessuali va avanti oramai da un pezzo, al punto che il mondo transessualista ha trovato un acronimo per definire le femministe che non accettano il dogma transgenderro imposto ora all’intera società occidentale: le chiamano TERF, trans-exclusionary radical feminists ossia femministe radicalo trans-escludenti.   Il caso più celebre di persona definita TERF per aver espresso dubbi sul fatto che maschi biologici possano essere definiti «donne» è stata la scrittrice di Harry Potter JK Rowling, che è peraltro la donna più ricca del Regno Unito.   In Europa si era avuto il caso della norvegese Christina Ellingsen, dell’organizzazione femminista globale Women’s Declaration International (WDI), è sotto indagine della polizia per aver fatto la denuncia in un tweet in cui ha criticato il gruppo di attivismo trans FRI. «Perché insegna ai giovani che i maschi possono essere lesbiche? Non è una terapia di conversione?» avrebbe twittato la Ellingsen.   Il caso si replicò in Norvegia con l’attrice e cineasta Tonje Gjevjon, una lesbica nota nella cultura popolare del Paese, che osò scrivere su Facebook che «è semplicemente impossibile per gli uomini diventare lesbiche quanto lo è per gli uomini rimanere incinti. Gli uomini sono uomini indipendentemente dai loro feticci sessuali». L’attrice fu quindi informata di essere sotto indagine e di rischiare tre anni di carcere per l’espressione delle sue opinioni.   Come riportato da Renovatio 21, a fine 2020 la Norvegia ha adottato una nuova legge penale che punisce le persone per aver detto qualcosa di considerabile come incitamento all’odio nei confronti di persone transgender anche nel contesto della propria casa o conversazioni private.   Più recente il caso dell’attivista brasiliana per i diritti delle donne Isabella Cepa, la quale ha ottenuto lo status di rifugiata in un Paese europeo non specificato, dopo essere stata accusata di reati penali in Brasile per aver definito un politico transgender da uomo a donna come un uomo.  

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Immagine: The Girl Guides Association in Britain 1914-1918; un gruppo di Guide posa per una fotografia nel Regno Unito durante la Prima Guerra Mondiale. Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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