Economia
Anche il banco di criptovalute BlockFi va in bancarotta

La società di criptovalute BlockFi ha depositato presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il distretto del New Jersey, dove ha sede. L’azienda ha anche una filiale internazionale alle Bermuda che ha presentato istanza di fallimento lunedì.
Il prestatore di criptovaluta ha almeno 100.000 creditori, secondo il suo deposito del Chapter 11, la procedure legale americana per dichiarare bancarotta.
La notizia rappresenta l’ultimo crollo delle criptovalute in un anno pieno di loro, che risale a Celsius Network (azienda non dissimile da BlockFi), al progetto cripto Terraform Labs e all’hedge fund 3AC quest’anno.
La procedura fallimentare di BlockFi estende l’ombra proiettata dall’immane crack FTX, con la quale, scrive il Washington Post, BlockFi aveva un destino intrecciato.
Quando la banca di criptovalute BlockFi si è trovata nei guai la scorsa estate, è stato Sam Bankman-Fried, il giovane bizzarro amministratore delegato di FTX ad aiutare per affinché BlockFi potesse «navigare nel mercato da una posizione di forza», secondo le parole del Bankman-Fried a giugno. Poco dopo annunciò che che FTX avrebbe prestato a BlockFi fino a 400 milioni di dollari. In cambio del prestito, FTX si è assicurata il diritto di acquistare un giorno BlockFi a un prezzo non superiore a 240 milioni.
«Ora BlockFi è stato reso debole. E Bankman-Fried è il motivo» scrive il WaPo.
Almeno 100.000 creditori devono denaro a BlockFi, che ha elencato passività e attività tra 1 miliardo e 10 miliardi di dollari, secondo la dichiarazione di fallimento presentato. La società ha affermato in passato di avere 450.000 clienti al dettaglio, ma questo numero non è stato verificato da fonti esterne.
Nel frattempo, proprio i clienti al dettaglio sono quelli che stanno soffrendo di più
«Maximillian Kavaljian, un professionista degli investimenti di 26 anni della Virginia del Nord, ha dichiarato al Washington Post di aver depositato ciò che una volta ha affermato essere un valore di decine di migliaia di dollari di criptovalute con BlockFi, trasferendolo da Coinbase. È stato attratto, ha detto, dalla promessa di BlockFi di rendimenti del 9% e da una carta di credito offerta dalla società. Il suo denaro è ora inaccessibile» scrive il quotidiano.
BlockFi sino a poco fa era considerata una società in espansione inarrestabile. Lanciata nel 2017, la società aveva raccolto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 investimenti per per alcuni osservatori si aggirerebbero attorno al miliardo di dollari.
Tra gli investitori vi sarebbe Peter Thiel (che è passato dal dire che il Bitcoin potrebbe essere un’arma della Repubblica Popolare Cinese all’investirci parecchio danaro), l’ hedge fund Morgan Creek Capital e i gemelli Winklevoss, mitici veri fondatori omozigoti di Facebook appassionati del canottaggio dei fratelli Abbagnale e di Mario Cipollini, cui somigliano non poco
I dipendenti di BlockFi erano saliti a 850, quasi il triplo del numero di FTX, e si era ambiziosamente espansa in Asia. Offrendo rendimenti fino al 10%, la società ha attirato una base cospicua di depositanti.
L’intera portata dei clienti e degli investitori deve ancora essere rivelata, il fallimento interesserà un gran numero di persone: il deposito ha rilevato che a 50 gruppi è dovuto almeno un milione di dollari.
Come riportato da Renovatio 21, attorno al crack di FTX vi è un’enorme nuvola politica e geopolitica: il CEO Bankman-Fried, dopo aver ampiamente donato alla campagna Biden 2020 (con tanto di testimonianze in cui nei bilanci aziendali vi sarebbe stata la voce «perdita di Trump» alle recenti midterm 2022 è divenuto il secondo donatore del partito Democratico USA dopo George Soros. Interessante sarebbe anche il ruolo che FTX avrebbe avuto nel finanziamento di studi che sconsigliavano l’uso di ivermectina e idrossiclorochina nella cura del COVID.
Bankman-Fried, bizzarro giovane scapigliato ed inelegante che viveva con la sua cerchia di collaboratori in una villa alla Bahamas dove si praticava il «poliamore», aveva altresì lavorato ad un’operazione per finanziare l’Ucraina in guerra tramite criptovalute.
Secondo un recente articolo pubblicato dal sito Revolver News, alcune criptovalute sarebbe usate dall’Intelligence americana per riciclare danaro e finanziare fazioni in lotta in altri Paesi come la Birmania.
Torniamo a sottolineare quello che potrebbe essere il disegno soggiacente: il crollo a catena delle criptovalute ci potrebbe mandare direttamente alle criptovalute nazionali emesse dalle Banche Centrali, le CBDC, che ogni giorno trovano un leader pronto a dire che il suo Paese è pronto ad adottarle.
Economia
Il debito francese è un pericolo per tutta l’Eurozona

Il crescente debito sovrano della Francia, unito alle lotte politiche interne, potrebbe minacciare la stabilità fiscale dell’Eurozona. Lo riporta l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle, citando un esperto.
La Francia ha uno dei debiti nazionali più elevati dell’UE, attualmente pari a 3,35 trilioni di euro (3,9 trilioni di dollari), pari a circa il 113% del PIL. Si prevede che il rapporto salirà al 125% entro il 2030. Il deficit di bilancio è previsto al 5,4-5,8% quest’anno, ben al di sopra del limite del 3% previsto dall’Unione.
Friedrich Heinemann del Centro Leibniz per la Ricerca Economica Europea ZEW di Mannheim, in Germania, ha dichiarato alla testata in un articolo pubblicato sabato: «dovremmo essere preoccupati. L’eurozona non è stabile in questo momento».
Un drastico piano di austerità proposto dal primo ministro francese François Bayrou, membro del governo di minoranza, ha innescato un voto di sfiducia, che ha perso lunedì sera, portando al collasso il governo francese.
Il piano del Bayrou prevedeva tagli ai posti di lavoro nel settore pubblico, una riduzione della spesa sociale e la soppressione di due festività. Il Rassemblement National di Marina Le Pen, i Socialisti e il partito di sinistra La France Insoumise si sono opposti con veemenza alla proposta.
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Anche un sondaggio Elabe condotto prima del voto ha mostrato che la maggior parte degli intervistati era contraria alle misure.
Lo Heinemann ha dichiarato a DW di dubitare che la Francia troverà presto una via d’uscita, visti gli aspri scontri politici.
A luglio, Bloomberg, citando gli esperti di ING Groep NV, ha affermato in modo analogo che il crescente debito della Francia potrebbe rappresentare una «bomba a orologeria» per la stabilità finanziaria dell’UE.
Nonostante il considerevole deficit di bilancio, la Francia prevede di aumentare la spesa militare a 64 miliardi di euro nel 2027, il doppio di quanto speso nel 2017.
Il presidente Emmanuel Macron ha ripetutamente citato una presunta minaccia russa. Il Cremlino ha costantemente liquidato le accuse come «assurdità», accusando l’UE di una rapida militarizzazione.
A maggio, gli Stati membri hanno approvato un programma di debito da 150 miliardi di euro per l’approvvigionamento di armi.
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Immagine di Philippe Druesne via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
Economia
Trump porge il ramoscello d’ulivo a Musk. Cui Tesla prepara un possibile pagamento da un trilione

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Economia
La Turchia interrompe totalmente gli scambi commerciali con Israele

La Turchia ha interrotto tutti i legami commerciali ed economici con Israele, chiudendo il suo spazio aereo ad alcuni voli israeliani, ha annunciato il Ministro degli Esteri Hakan Fidan. I due Paesi sono in conflitto da mesi a causa della campagna militare israeliana a Gaza, con la Turchia che accusa il Paese di aver commesso un genocidio.
In un discorso al parlamento nazionale di venerdì, il Fidan ha affermato che la Turchia ha «completamente interrotto i nostri scambi commerciali con Israele» e «chiuso i nostri porti alle navi israeliane».
«Non permettiamo alle navi portacontainers che trasportano armi e munizioni verso Israele di entrare nei nostri porti e agli aerei di entrare nel nostro spazio aereo», ha aggiunto il ministro di Ankara, affermando che alle navi battenti bandiera turca è vietato fare scalo nei porti israeliani e che alle imbarcazioni israeliane è vietato entrare nei porti turchi.
Come riportato da Renovatio 21, la guerra commerciale con Israele era partita un anno fa con la sospensione degli scambi.
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Una fonte diplomatica turca ha dichiarato all’agenzia Reuters che le restrizioni ai voli riguardano solo i voli ufficiali israeliani e gli aerei con armi o munizioni, non il transito di routine dei vettori commerciali.
L’agenzia ha inoltre riferito che le autorità portuali turche stanno ora richiedendo informalmente agli agenti marittimi di attestare che le navi non sono collegate a Israele e non trasportano carichi militari o pericolosi diretti nel Paese.
Tuttavia, un funzionario israeliano ha dichiarato al Jerusalem Post che la Turchia aveva «già annunciato in passato la rottura delle relazioni economiche con Israele, e che tali relazioni sono continuate», riferendosi apparentemente alla sospensione delle importazioni ed esportazioni da parte di Ankara a maggio.
I commenti del ministro sono l’ultimo segnale del deterioramento delle relazioni tra Turchia e Israele, rese ancora più tese dalla guerra a Gaza. La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, in settimana i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
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Immagine di Rob Schleiffert via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 4.0
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