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Sorveglianza

Amazon ha comprato Roomba per spiare le vostre case ancora di più

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Negli scorsi giorni è stata battuta la notizia che Amazon ha acquistato iRobot, l’azienda che produce i famosi apirapolveri automatici chiamati Roomba.

 

L’acquisizione è avvenuta per una cifra di circa 1,7 miliardi di dollari.

 

Le motivazioni dietro all’operazione sono stati subito chiari a tutti, al punto che perfino i giornali mainstream non hanno esitato a scriverlo: avere il controllo sulla tua Roomba significa avere più dettagli sulla tua casa. Dati domestici – tanti dati sulla casa di milioni e milioni di persone.

 

Tutta la flotta preesistente di dispositivi-smart per la casa targati Amazon hanno la capacità di trasmettere le informazioni sugli utenti ad Amazon. In pratica, essi possono offrire resoconti molto completi su comportamenti delle famiglie.

 

Ora, dopo aver acquisito i dati  delle Roomba, le cui versioni avanzate sono dotate di tecnologie di mappatura e telecamere, Amazon sarà in grado di ottenere un quadro ancora più approfondito di ogni focolaio domestico.

 

«Puoi imparare i comportamenti di una famiglia in base ai loro modelli», ha detto a Bloomberg Brad Russell, che tiene traccia dei prodotti per la casa intelligente per il ricercatore Parks Associates Inc. «Una delle cose più fondamentali è la locazione. C’è molto che potrebbero fare con quello».

 

Alcuni esperti di privacy e antitrust hanno condannato l’acquisizione, dicendosi sconvolti per la portata della situazione. Ron Knox, ricercatore senior presso l’Institute for Local Self-Reliance, la ha definita «l’acquisizione più pericolosa e minacciosa nella storia dell’azienda», che è già controversa per questioni di antitrust e soprattutto di algoritmi di profilazione delle persone (Amazon dispone anche di algoritmi di riconoscimento facciale che vendeva a forze dell’ordine, prima che scoppiassero controversie per il loro supposto bias razzista).

 

«L’interesse di Amazon per l’acquisto di un prodotto popolare come Roomba è evidente», ha continuato Knox in una serie di tweet. «Ma con l’acquisizione di iRobot, Amazon otterrebbe molto di più: un prodotto rivale, un vasto set di dati e un nuovo modo di entrare nelle case e nella vita delle persone».

 

«E questo è tutto. iRobot non è una startup; è leader nel suo mercato e le Roomba stanno già esplorando i milioni di case mentre parliamo. Il gigante dell’e-commerce ha acquistato una quota di mercato significativa, per non parlare di una serie completamente nuova di dati estremamente rivelatori» riassume Futurism.

 

«Amazon vuole avere le mani ovunque», ha detto a Wired Evan Greer, direttore dell’organizzazione no-profit per la difesa dei diritti digitali Fight for the Future, «e acquisire un’azienda che si basa essenzialmente sulla mappatura dell’interno delle case delle persone sembra un naturale estensione del raggio di sorveglianza che Amazon ha già».

 

Oltre agli algoritmi di profilazione sul proprio sito, Amazon riceve dati da Alexa, lo smart speaker popolare anche in Italia, che ovviamente ascolta ogni conversazione in casa, al punto che in USA è stato chiesto di avere le registrazione nei casi di omicidio.

 

Dati provengono anche dai Fire Stick, i connettori internet TV di Amazon, e dall’app Prime inserita nelle TV.

 

Amazon anni fa aveva acquistato anche Ring, un dispositivo che sostituisce il campanello connettendosi ad Internet.

 

L’azienda di Jeff Bezos è altresì il più grande provider di cloud computing del mondo, con contratti con le forze armate e i servizi segreti americani. Amazon Web Services (AWS) è uno dei primi fornitori di hosting per siti web al mondo.

 

La quantità di dati di cui dispone Amazon è impressionante – come è impressionante la capacità di Intelligenza Artificiale in grado di macinarli, analizzarli, leggerli a favore del programma di espansione della multinazionale.

 

Si tratti di uno dei vertici di quello che si chiama «Capitalismo di sorveglianza». Il quale, a causa della convergenza tra privato e pubblico realizzata dal Grande Reset, non riguarderà solo le aziende, ma anche gli Stati, con cui i colossi informatici già scambiano favori e dati. È quello che l’economista statunitense Michael Rectenwald definisce «capitalismo con caratteristiche cinesi».

 

Il processo in corso lo conosciamo: l’esistenza dei cittadini sarà ridotta a mera utenza di una piattaforma, che sostituirà infine lo Stato e le sue leggi. Il green pass ne è stato la prova generale.

 

Lo aveva ipotizzato l’ideologo del Movimento 5 Stelle in un video in cui parlava della società del futuro dove se non hai accesso alla piattaforma praticamente non esisti.  Nei suoi libri, in effetti, si dimostrava eccitato all’idea di sensori piazzati sui monumenti, magari per controllare la qualità dell’aria.

 

Ebbene, ci siamo.

 

Sorvegliati dall’aspirapolvere, per costruire il futuro tecnocratico della nostra sottomissione.

 

 

 

 

 

 

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Sorveglianza

Il nuovo presidente della Bolivia vuole la blockchain per combattere la corruzione

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Il presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, punta a combattere la corruzione nel governo boliviano attraverso la tecnologia blockchain.

 

Paz ha sconfitto il rivale Jorge Quiroga con il 54,5% dei voti contro il 45,5% e assumerà la carica l’8 novembre. Con un messaggio centrista e favorevole al mercato, Paz ha vinto il ballottaggio di domenica, ereditando un’economia provata dalla carenza di carburante e dalla limitata disponibilità di dollari statunitensi, come riportato dall’AP. Per gli esperti del settore delle criptovalute, il programma di governo di Paz include due proposte specifiche legate alle risorse digitali e alla blockchain.

 

La prima proposta prevede l’uso della blockchain e degli smart contract negli appalti pubblici. Il programma ufficiale del Partido Demócrata Cristiano de Bolivia per il 2025 promette l’adozione di tecnologie blockchain e contratti intelligenti per eliminare la discrezionalità negli acquisti statali, con l’obiettivo di ridurre la corruzione automatizzando alcuni processi contrattuali.

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La seconda iniziativa consente ai cittadini di dichiarare le criptovalute in un nuovo fondo di stabilizzazione valutaria, sostenuto da un programma di regolarizzazione delle attività che include esplicitamente le criptovalute. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tali fondi servono a stabilizzare la valuta e a coprire importazioni essenziali in caso di scarsità di dollari. L’inclusione delle criptovalute permette al governo di tassarle o convertirle rapidamente in valuta forte, senza detenere token volatili.

 

Paz adotta un approccio pragmatico alle criptovalute, senza essere un sostenitore estremo del Bitcoin. La sua piattaforma considera la blockchain uno strumento anticorruzione e le criptovalute dichiarate come parte di un’iniziativa una tantum per capitalizzare un fondo di stabilizzazione valutaria. Non ci sono indicazioni di politiche per adottare il Bitcoin a livello nazionale, conservarlo nelle riserve o legalizzarne l’uso al dettaglio.

 

A giugno 2024, la Banca Centrale della Bolivia ha revocato il divieto sulle transazioni in criptovalute, autorizzando canali elettronici regolamentati e segnalando una modernizzazione dei pagamenti, scrive Cointelegraph. Nei mesi successivi, il volume medio mensile di scambi di asset digitali è raddoppiato rispetto alla media dei 18 mesi precedenti, secondo la banca.

 

Il cambiamento si è riflesso nell’economia reale. A ottobre 2024, Banco Bisa ha introdotto la custodia di USDT per le istituzioni, un primato tra le banche boliviane. A marzo, la compagnia petrolifera statale YPFB ha esplorato l’uso di criptovalute per le importazioni di energia, in un contesto di carenza di dollari. A settembre, i distributori locali di marchi automobilistici come Toyota, Yamaha e BYD hanno iniziato ad accettare USDT, segno di una crescente sperimentazione tra i commercianti.

 

Il 31 luglio, la banca centrale ha firmato un memorandum con El Salvador, definendo le criptovalute un’«alternativa valida e affidabile» alla valuta fiat e impegnandosi a collaborare su strumenti politici e di intelligence per modernizzare i pagamenti e promuovere l’inclusione finanziaria.

 

La banca ha riportato che i volumi mensili di scambio di criptovalute hanno raggiunto i 46,8 milioni di dollari al mese, con un totale di 294 milioni di dollari da inizio anno al 30 giugno.

 

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Immagine di Parallelepiped09 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 

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Intelligenza Artificiale

Apple Siri accusata di intercettare gli utenti: indagine penale in Francia

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La procura francese ha avviato un’indagine penale contro Apple per le accuse secondo cui il suo assistente vocale Siri avrebbe raccolto e analizzato registrazioni degli utenti senza il loro consenso. L’inchiesta è stata assegnata all’agenzia francese per la criminalità informatica, come comunicato dalla procura di Parigi e riportato dal sito Politico e dall’agenzia Reuters.   L’indagine è scaturita da una denuncia presentata a febbraio da un’ONG francese, basata sulla testimonianza della «gola profonda» Thomas Le Bonniec, ex dipendente di un subappaltatore di Apple, che ha dichiarato di aver ascoltato migliaia di registrazioni di Siri nel 2019 durante un’attività di controllo qualità.   Le Bonniec avrebbe lavorato per Globe Technical Services in Irlanda, dove revisionava e annotava clip audio per migliorare l’accuratezza di Siri. Ha riferito a Politico che il materiale rivelava a volte «momenti intimi e informazioni riservate», che potevano consentire l’identificazione degli utenti.   L’informatore ha accolto con favore l’indagine, affermando che dovrebbe permettere di «rispondere a domande urgenti», come il numero di registrazioni effettuate dal lancio di Siri e il luogo in cui i dati sono archiviati.   Un portavoce di Apple in Francia ha dichiarato a Politico che l’azienda «non ha mai utilizzato i dati di Siri per creare profili di marketing, non li ha mai resi disponibili per scopi pubblicitari e non li ha mai venduti a nessuno per nessun motivo».   Apple ha inoltre comunicato a Reuters di aver rafforzato le misure sulla privacy di Siri dal 2019, con ulteriori miglioramenti effettuati quest’anno. L’azienda ha precisato che le conversazioni con Siri «non sono mai state condivise con i marketer né vendute agli inserzionisti».   A gennaio, Apple ha anche sottolineato che non avrebbe conservato «registrazioni audio delle interazioni con Siri, a meno che l’utente non acconsenta esplicitamente».   Come riportato da Renovatio 21, negli Stati Uniti, Apple ha affrontato una class action simile, in cui Siri è stato accusato di aver registrato involontariamente conversazioni private, poi esaminate da appaltatori terzi per il controllo qualità.   All’inizio di quest’anno, l’azienda ha raggiunto un accordo da 95 milioni di dollari, approvato da un giudice federale il mese scorso. L’accordo prevede risarcimenti fino a 20 dollari per dispositivo con Siri abilitato per gli utenti che hanno posseduto prodotti Apple tra il 2014 e il 2024. Inoltre, Apple è stata obbligata a eliminare le vecchie registrazioni di Siri entro sei mesi.   Come riportato da Renovatio 21, ad inizio anno era emerso che il governo britannico aveva una technical capability notice («avviso di capacità tecnica») ad Apple, costringendo l’azienda a creare una backdoor per il suo servizio iCloud criptato. Tale manovra consentirebbe alle forze dell’ordine e alle agenzie di sicurezza britanniche di accedere ai dati criptati archiviati dagli utenti Apple in tutto il mondo, secondo il giornale.  

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Immagine di Kārlis Dambrāns via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Sorveglianza

Perfino le aziende legate alla CIA Palantir e Signal lamentano la spinta alla sorveglianza nell’UE

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Due importanti società tecnologiche statunitensi, Palantir Technologies e Signal Foundation, hanno espresso preoccupazione per l’aumento della sorveglianza statale e per i controversi progetti di controllo digitale che stanno emergendo in Europa.

 

Palantir, azienda tecnologica nota per la sua lunga collaborazione con la CIA, uno dei suoi principali clienti e primi investitori, non parteciperà a gare per contratti legati all’ID digitale, ha dichiarato Louis Mosley, responsabile dell’azienda in Gran Bretagna.

 

«Palantir ha sempre seguito una politica di supporto ai governi democraticamente eletti nell’attuazione delle loro politiche, anche quando si tratta di misure molto controverse», ha detto giovedì a Times Radio. «L’identità digitale non è stata sottoposta al vaglio delle ultime elezioni, non era nel programma elettorale. Non ha ricevuto un chiaro e forte sostegno pubblico alle urne, quindi non è un progetto per noi».

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A fine settembre, il primo ministro britannico Keir Starmer ha presentato il piano per l’ID digitale, promuovendolo come uno strumento per «contrastare il lavoro nero e semplificare l’accesso ai servizi pubblici essenziali per la maggior parte delle persone». I critici, tuttavia, lo hanno definito un passo verso una sorveglianza diffusa e un controllo digitale.

 

Nel frattempo, Signal – servizio di messaggistica criptata con legami meno evidenti con la CIA avendo ricevuto finanziamenti da Radio Free Asia, un’agenzia di propaganda statunitense, che gli erano già costati il blocco in Russia – ha minacciato di lasciare il mercato europeo se l’Unione Europea approvasse il suo piano di controllo delle chat. Venerdì, la presidente di Signal Foundation, Meredith Whittaker, ha commentato le notizie riportate dai media, definendo il cambio di posizione della Germania, che ora sembra sostenere il piano, un «rovesciamento catastrofico».

 

«Se fossimo costretti a scegliere tra integrare un sistema di sorveglianza in Signal o abbandonare il mercato, abbandoneremmo il mercato», ha dichiarato Whittaker, criticando il piano come un programma di «scansione di massa» giustificato «con il pretesto di proteggere i bambini».

 

Il programma di controllo delle chat, ufficialmente noto come Regolamento sugli abusi sessuali sui minori (CSAR) e in discussione nell’UE dal 2020, obbligherebbe servizi di messaggistica come Signal, WhatsApp, Telegram e altri ad analizzare i file sui dispositivi degli utenti alla ricerca di contenuti illeciti prima della crittografia e dell’invio.

 

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Immagine di Cory Doctorow via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0

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