Geopolitica
Afghanistan, le estorsioni dei talebani obbligano le organizzazioni umanitarie a sospendere le operazioni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Le autorità locali chiedono il 30% di cibo o denaro destinato alla popolazione. Le dichiarazioni dei funzionari provinciali sono contraddittorie e alcuni hanno ammesso di aver chiesto ai dipendenti delle organizzazioni umanitarie una parte del loro stipendio. Si complicano le condizioni di vita degli afghani.
Nella provincia centrale di Ghor le organizzazioni umanitarie hanno sospeso le loro operazioni a causa delle estorsioni dei talebani, che chiedono che venga loro consegnato il 30% del cibo o degli aiuti destinati alla popolazione.
Fonti anonime lo hanno rivelato ad Amu TV, una delle poche agenzie di stampa indipendenti rimaste nel Paese: «Un comitato talebano visita le organizzazioni per raccogliere denaro che dovrebbe essere distribuito alle persone in forma di aiuti umanitari, dicendo che serve per la costruzione della strada» che va da Ghor a Herat. Per questa ragione diverse organizzazioni non sono disposte a continuare il loro lavoro. Le ONG lavorano «per la popolazione dell’Afghanistan sulla base di progetti», fornendo cibo e carburante per permettere alla gente di superare l’inverno, ha aggiunto un’altra fonte.
La situazione è stata confermata anche da un cooperante del Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite (PAM), secondo cui non è la prima volta che i talebani chiedono alle agenzie una quota degli aiuti: «in molti distretti della provincia di Ghor i talebani hanno sequestrato derrate alimentari e altri aiuti con la scusa della costruzione di una strada». I talebani estorcono gli aiuti alle agenzie in particolare nei distretti di Du Layna e Pasaband e in alcune parti della città di Firozkoh.
Nel frattempo la povertà, la disoccupazione, il freddo (che ha già mietuto diverse vittime) e ora anche la sospensione degli aiuti umanitari stanno complicando le condizioni di vita della popolazione afghana e in particolare degli sfollati interni che si trovano nella provincia di Ghor: «ero venuto qui a causa della povertà, ma non c’è lavoro», ha detto ad Amu TV Ibrahim, uno degli sfollati. «Sono tre anni che mia moglie, io e i nostri tre figli facciamo affidamento sull’aiuto delle organizzazioni per sopravvivere. Con il blocco degli aiuti da parte dei talebani non abbiamo niente da mangiare e niente per scaldare la nostra casa, venite a vedere».
Le dichiarazioni da parte dei talebani sono state finora contraddittorie: il portavoce del governatore provinciale ha detto che le autorità talebane non hanno mai estorto denaro alle agenzie: al contrario queste si sarebbero inventate una scusa per non aver distribuito gli aiuti per più di un mese. Tuttavia, un altro funzionario locale a capo del Dipartimento dell’informazione e della cultura ha detto che «ai dipendenti che lavorano per alcune organizzazioni a Ghor – e non direttamente alle agenzie umanitarie – è stato chiesto di dedicare una percentuale dei loro stipendi».
La Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) ha più volte ribadito che dopo la conquista del Paese da parte dei talebani ad agosto 2021 e l’interruzione dei trasferimenti bancari internazionali, il denaro spedito in Afghanistan viene depositato in conti delle Nazioni Unite in banche private e utilizzato dalle agenzie ONU esclusivamente per scopi umanitari, e non viene consegnato all’Emirato Islamico dell’Afghanistan.
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Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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